giovedì, Aprile 18, 2024
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Accordi regionali di libero scambio e investimenti stranieri

Inizialmente, gli accordi regionali avevano come obiettivo essenziale la creazione di aree di libero scambio: è questo il caso del NAFTA (North America Free Trade Agreement – Accordo nordamericano di libero scambio), stipulato tra Canada, Stati Uniti e Messico nel 1992 ed entrato in vigore nel gennaio del 1994 o del MERCOSUR (Mercado Común del Sur), istituito nel 1991 con il Trattato di Asunción da Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay, ai quali si è poi aggiunto il Venezuela nel 2006, e di cui fanno parte, in qualità di Stati associati, Cile, Bolivia, Perù, Colombia ed Ecuador. Tuttavia, a causa della proliferazione dei Trattati Bilaterali di Investimento, considerati strumenti preferenziali per la tutela degli investimenti internazionali, si è riscontrata una certa tendenza dei Paesi stipulanti accordi regionali di libero scambio ad inserire all’interno di questi ultimi previsioni relative agli investimenti stranieri, superando quelle esistenti nell’ambito dell’Organizzazione Mondiale del Commercio: infatti, molti accordi contengono norme relative alle regole sullo stabilimento degli investimenti stranieri, che normalmente non si ritrovano nei trattati stipulati in seno all’Organizzazione Mondiale del Commercio.

Gli accordi regionali di libero scambio consentono agli stati membri di adottare e favorire l’utilizzo di misure contrarie alla clausola MFN (Most Favoured Nation) che siano vantaggiose per le imprese che operano all’interno della regione interessata e “discriminatorie” rispetto alle importazioni provenienti da Paesi terzi.
Questi accordi, definiti Preferential Trade and Investments Agreements (PTIAs), contengono disposizioni
volte a promuovere e proteggere i flussi di capitale tra le parti, seconda la logica del cd. second best, inteso quale standard inferiore rispetto a quello basato sulla clausola MFN; essi rappresentano anche un esempio di investment-related trade measures (IRTMs), nella misura in cui attraggono investimenti da imprese situate in Stati non firmatari del trattato regionale.

Gli accordi regionali di libero scambio possono essere distinti in quattro categorie:
(a) trattati che danno maggiore spazio al diritto allo stabilimento e alla libera circolazione dei capitali, come la Comunità Europea;
b) accordi che creano principi e standards di protezione degli investimenti, superando le regole “classiche” contenute nei Trattati Bilaterali di Investimento, come il NAFTA;
(c) accordi che si concentrano sullo sviluppo dei Paesi contraenti, come il Protocollo del MERCOSUR del 1994 relativo alla promozione e alla protezione degli investimenti provenienti da Stati terzi;
(d) trattati che puntano ad incoraggiare la cooperazione tra le imprese dei Paesi firmatari.

Queste tipologie di trattati hanno però in comune due elementi: flessibilità e selettività, che consentono alle parti di condividere approcci omogenei alla materia degli investimenti e di stipulare accordi, senza dover considerare quelle differenze culturali e giuridiche che
costituiscono spesso un ostacolo nelle negoziazioni multilaterali a livello globale.

Rispetto alla liberalizzazione degli investimenti, due sono gli approcci seguiti: il primo, che potrebbe essere definito NAFTA-based, non prevede la liberalizzazione per alcuni settori (cd. negative list approach); il secondo, seguito dalla Comunità Europea nei rapporti con gli Stati terzi, aspira ad una progressiva abolizione delle restrizioni relative all’ingresso, allo stabilimento e all’operazione di investimento.

Francesca Salvatore

Francesca Salvatore, napoletana, classe 1993. Studentessa di Giurisprudenza all'Università Federico II, laureanda in Diritto del commercio internazionale con una tesi sul capitolo 11 dell'Accordo Nordamericano di libero scambio, relativo alla tutela degli investimenti stranieri. Iscritta a ELSA Napoli, parteciperà alla 16esima edizione della ELSA Moot Court Competition, organizzata con la partnership della WTO.

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