mercoledì, Marzo 27, 2024
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Codice di condotta: collaborazione tra Ong ed autorità di pubblica sicurezza . Tra salvataggi sicuri ed ordine pubblico

 

 

 

Questione delicata è quella che riguarda i rapporti tra le Organizzazioni non governative ed il Ministero dell’Interno. A fine luglio si è creato un tavolo rotondo finalizzato alla ratifica di un accordo che ben stabilisse le modalità di “approdo” delle Ong sulle coste italiane.

Il Viminale, nei giorni scorsi, si è dedicato alla stesura del “Codice di condotta” composto di 13 articoli, che si occupa del sistema organizzato per il salvataggio in mare, il recupero e le prime necessità dei migranti.

Il Codice redatto dal Ministero italiano con il beneplacido dell’Unione Europea deve essere accettato e firmato anche dalle Ong, alcune delle quali, però, come “Medici senza frontiere ” e ” Jugend Rettet” non l’hanno fatto, venendo escluse dal piano di salvataggio in mare e da tutto ciò che esso comporta.

La ratio che ha portato alla ratifica del Codice è  quella della salvaguardia della sicurezza pubblica, intesa come ordine costituzionale  doverosamente  tutelabile con azioni ad hoc.  Il sentiero che ha portato alla creazione di questo Codice è stato rastrellato di opposizioni, commenti sfavorevoli, e soprattutto di richieste d’aiuto, provenienti dai Comuni italiani che mal convivono con l’assenza di normative di specie.  Ciò che il Codice tende ad eliminare, o meglio si augura di abrogare, è il “disordine” sociale, e l’esistenza di manovre di salvataggio incontrollate che  spesso pagano le conseguenze di una mancata collaborazione tra i protagonisti.

Il salvataggio in mare, nella pratica quotidiana,  si traduce in migliaia di vite salvate da una morte certa; in persone che devono non solo essere accolte ma anche inserite nel tessuto societario, poiché un accoglimento senza distinzioni o riserve ha portato, in taluni casi, ad un incontrollato numero di immigrati  presente su territori insufficienti, e spesso anche senza il consenso delle autorità.

Questo codice  si occupa del recupero in mare a trecentosessanta gradi. Il suo raggio d’azione va dal controllo all’interno delle navi delle Ong al sicuro  e protetto trasporto degli immigrati, fino ad arrivare ai finanziamenti ed alla loro gestione.

Il controllo a bordo delle navi, si traduce nell’impegno delle Ong a ricevere, a bordo, per il periodo rigorosamente necessario e dietro istanze motivate dalle autorità competenti , controlli finalizzati alle indagini sul traffico di essere umani, senza ostacolare, però, le operazioni umanitarie.

Questo potere di controllo è essenziale. Le operazioni umanitarie e quelle di salvataggio devono essere compiute nella massima trasparenza, in modo tale, sia da accelerarne il processo che evitare manovre differenti da quelle previste.  Altra esigenza colmata da questo nuovo Codice è quella dell’idoneità delle imbarcazioni per il salvataggio. E’ stato inserito un obbligo di idoneità delle strutture e delle imbarcazioni, per evitare che possano aversi incidenti, prevedibili, durante le manovre di soccorso.

Tra gli articoli del codice, alcuni dei quali molto tecnici e specifici, vi è una parte che si occupa delle sovvenzioni. Argomento cogente. Quello richiesto alle Ong è un impegno a dichiarare, in conformità alla disciplina vigente presso lo Stato di bandiera, le fonti di finanziamento per l’attività di soccorso in mare e a comunicare, laddove vi sia una specifica richiesta, le suddette informazioni alle autorità italiane rispettando il principio di trasparenza.

Cooperazione tra Ong e autorità di pubblica sicurezza

Punto di massimo rilievo, per quel che riguarda il rapporto tra le amministrazioni locali, il potere centrale e il salvataggio e recupero in mare  è quello che riguarda la cooperazione delle Ong con l’autorità di pubblica sicurezza. Elemento di importanza focale per il raggiungimento degli obiettivi prefissati alla nascita di questo codice.

La previsione della nuova norma fa riferimento all’obbligo di comunicazione leale e trasparente tra i responsabili delle Ong che si occupano di salvataggio e sbarchi e le autorità di pubblica sicurezza che, necessariamente, devono organizzare l’arrivo e il controllo degli immigrati per tutelare l’ordine pubblico e scongiurare qualsiasi tipo di disordine.

Questo è stato, in via di discussione, il punto più controverso. Una leale collaborazione prevede una comunicazione totale ed un controllo riferibile e sostenuto.  Un rapporto di conoscenza è l’ anticamera di un’organizzazione capace di mantenere intatto il piano sulla sicurezza cittadina, evitare capitomboli delle amministrazioni comunali locali e prefigura, laddove ci sia la possibilità, di avere un controllato e statalmente accettabile influsso di migranti.

La questione sembra ancora irrisolta, visto che, non tutte le Organizzazioni non governative hanno firmato l’accordo. Quello che si può prefigurare, laddove Il codice di condotta venga rispettato è evitare che di tutta la questione vengano maggiormente investiti i comuni vicini le coste che, talvolta, non hanno risorse, appoggio e strumenti tali da contenere i salvataggi in mare, gli sbarchi e l’inserimento nel tessuto societario. Un codice così esteso fa ben sperare in una presa di coscienza ed in una volontà comune che renda partecipi anche altri Paesi europei.

Quello che deve essere, in ogni caso, salvaguardato è l’ordine pubblico.  Perché se è vero che il disordine genera paura, l’ordine ben mantenuto crea un tessuto societario ben disposto all’integrazione e alla collaborazione.

 

 

 

 

 

 

 

Mirella Astarita

Mirella Astarita nasce a Nocera Inferiore nel 1993. Dopo la maturità classica prosegue i suoi studi presso la facoltà di Giurisprudenza dell’ateneo Federiciano. Amante fin da piccola della letteratura e dei mondi a cui dà accesso, crescendo impara a guardare e raccontare con occhio critico ciò che la circonda. Le piace viaggiare, conoscere posti nuovi, sentire le loro storie ed immaginare come possa essere vivere lì. Di indole curiosa lascia poche cose al caso. La sua passione verso il diritto amministrativo nasce seguendo i primi corsi di questa materia. Attenta all’incidenza che ha questa sfera del diritto nei rapporti giuridici, le piace sviscerare fino in fondo i suoi problemi ed i punti di forza. Attualmente è impegnata nella stesura di una tesi di diritto amministrativo comparato, riguardante i sistemi di sicurezza.

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