venerdì, Marzo 29, 2024
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La Corte Suprema indiana depenalizza i rapporti omossesuali

Criminalizzare il rapporto omosessuale è irrazionale, arbitrario e manifestamente incostituzionale》 Le parole di Dipak Misra, giudice della Corte Suprema indiana, esprimono con chiarezza e concisione la decisione assunta dopo settimane di tensione, espressione di un cambiamento non solo giuridico ma soprattutto sociale e culturale[1].

La sentenza della più alta istanza giuridica del paese, che ai sensi della Costituzione indiana è anche Corte Costituzionale e Corte Suprema d’Appello, è scaturita da un ricorso presentato da associazioni di attivisti della comunità LGBT avente ad oggetto la legittimità costituzionale della Section 377 del Codice Penale Indiano. Cittadini e deputati hanno sottoscritto una petizione per l’abolizione definitiva dell’articolo di legge. I ricorrenti asserivano che il suddetto articolo, nella parte in cui criminalizzava i rapporti sessuali consensuali tra adulti dello stesso sesso, violasse gli articoli 14 e 21 della Costituzione i quali sanciscono, rispettivamente, il diritto all’eguaglianza e il diritto alla vita.

Nella lettura della sentenza dello scorso 6 Settembre la norma[2] è stata definita ‘arcaica’, come gran parte delle disposizione del Codice Penale indiano, già oggetto di diverse pronunce storiche. Esso infatti fu introdotto da Lord Macaulay durante il colonialismo britannico in India nel 1860. La Sezione 377, in particolare, è contenuta nel Capitolo XVI ‘Delle offese al corpo umano’ e rubricata ‘Delle offese innaturali’ con la quale si disponeva che: ‘chiunque volontariamente abbia rapporti carnali contro l’ordine naturale, con qualsiasi uomo o donna è punito con la reclusione per la vita, con la reclusione o altra pena per un termine che può estendersi sino a dieci anni, ed è anche passibile di multa’.

Nonostante i giudici della Corte Suprema abbiano rilevato una scarsa applicazione della norma, questo non ha impedito che essa diventasse un’arma contro la comunità LGBT del secondo paese più popoloso del mondo. Inoltre, come denunciato da molteplici azioni non governative, la sua formulazione generica ha dato luogo ad abusi interpretativi gravi da parte di polizia e pubblici ufficiali con conseguente violazione dei principi fondamentali sanciti dalla Costituzione indiana.

La sentenza ha rappresentato un traguardo importante dopo battaglie per i diritti civili che durano da decenni e che erano già sfociate in una precedente depenalizzazione.

Nel 2009 infatti, l’associazione non governativa, Naz Foundation, aveva presentato una richiesta di incostituzionalità quale azione di interesse pubblico, sulla base del fatto che il terrore generato dall’applicazione arbitraria della Sezione 377 aveva un impatto negativo sulle campagne di prevenzione e cura di HIV/AIDS. Al contrario, il Ministero della Salute sottolineava la necessità di mantenere in vigore la norma enfatizzando la portata deterrente e preventiva della stessa[3].

La Corte Suprema di New Delhi, quindi, si era già espressa con una sentenza di accoglimento[4] della questione e aveva constatato come la Sezione 377 fosse frutto di morale e stereotipi che si erano concretizzati in azioni fortemente discriminatorie nei confronti della popolazione LGBT. Dall’altro lato aveva evidenziato che la scelta del proprio partner rientra nella sfera di autonomia privata di ogni essere umano tutelata dalla Costituzione. Pertanto, la morale popolare e la pubblica disapprovazione non erano state considerate valide giustificazioni per limitare diritti costituzionalmente protetti.

Nonostante la fattispecie in questione fosse stata già depenalizzata, il reato era stato reintegrato dalla Corte Suprema quattro anni più tardi causando critiche e proteste. Nel 2013, invero, la Corte Suprema aveva affermato che meno di 200 persone erano state condannate per atti omosessuali in base alla legislazione vigente e aveva rimandato la decisione al Parlamento che, tuttavia, aveva omesso di pronunciarsi alimentando il malcontento dei cittadini.

Di conseguenza i giudici di New Delhi hanno nuovamente affrontato la questione recuperando le motivazioni della precedente sentenza. La Sezione 377 è stata dichiarata incostituzionale perché in violazione di tre diritti e principi fondamentali, quali il diritto alla vita ed alla liberà personale, il diritto all’eguaglianza e il divieto di discriminazione basato su ragioni di sesso.

Con questa storica pronuncia l’India diventa il 124esimo paese al mondo dove i rapporti omosessuali non sono più considerati reato.

 

[1] Corte Suprema decisione del 06/09/2018 WRIT PETITION (CRIMINAL) NO. 76 OF 2016

[2] https://factly.in/tracing-the-history-of-ipc-section-377/

[3]  WP(C) No.7455/2001

[4] Corte Suprema decisione del 02/07/2009

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