martedì, Aprile 23, 2024
Uncategorized

La storia della Francia dal 1789 all’elezione di Emmauel Macron

Conoscere l’evoluzione storica della Francia è di fondamentale importanza, non solo per comprendere l’attuale organizzazione di questo Paese, ma anche per analizzare tutti gli effetti che la sua storia ha apportato in Europa e nel mondo. Con la presa della Bastiglia il 14 luglio del 1789 (oggi festa nazionale di Francia) il popolo si ribellò allo Stato assoluto del Re Luigi XVI di Borbone, che lo costringeva a vivere in condizioni davvero esaustive, sia dal punto di vista politico che economico: i cittadini insorsero al grido di libertà ed uguaglianza per tutta la popolazione francese, dando vita una delle più grandi rivoluzioni civili della storia.

Dopo l’emissione del manifesto di Brunswick del luglio 1792 che minacciava la popolazione francese dagli attacchi austriaci e prussiani, Luigi XVI venne sospettato di tradimento, arrestato e, assieme alla famiglia, prima imprigionato e poi condannato a morte e ghigliottinato. Da questo momento in poi la Francia si articolerà in una storia politica davvero complessa: nel 1804 Napoleone Bonaparte proclamato Imperatore di tutti i francesi dal senato (inaugurando così il Primo Impero francese), arriverà ad occupare quasi tutto il territorio del continente d’Europa, per poi essere sconfitto dai suoi oppositori nel 1815 a Waterloo. Nel corso del XIX secolo, a seguito della sconfitta nel 1815, la monarchia dei Borboni venne definitivamente restaurata. Ciò condurrà ad un’alternanza di periodi di Repubblica e di monarchia che avrà culmine nell’ascesa di Napoleone III, presidente della Repubblica dal 1848 al 1852 e Imperatore dei francesi dal 1852 al 1870. La Francia di questo periodo, che corrisponde anche agli inizi dell’industrializzazione, diventerà una grande potenza coloniale, annettendo al suo controllo varie zone territoriali come in Africa e Indocina.

Dal 1914 al 1918 il Paese transalpino prese parte ed assunse un ruolo rilevante nel primo conflitto bellico mondiale, riuscendo vittorioso soprattutto a danno dei tedeschi, con i quali contendeva da tempo le terre dell’Alsazia e della Lorena. Al termine della Grande guerra però, il paese soffrì la grande depressione e date le massicce perdite avutesi nel conflitto, i francesi preferirono una politica di pace che terminò solo a seguito dell’invasione tedesca della Polonia, iniziata il 1º settembre 1939. Francia e Gran Bretagna, dichiararono quindi guerra alla Germania e, con una fitta trama di alleanze, diedero inizio al secondo conflitto mondiale. Durante gli anni di belligeranza la Francia fu divisa in due parti: quella settentrionale, denominata zone occupée, occupata dall’esercito tedesco, e quella meridionale, chiamata zone libre, amministrata dal neonato governo con sede a Vichy[1]. I francesi richiamarono anche gli eserciti che erano in quel momento a presidio delle zone coloniali e grazie anche all’aiuto degli alleati come Stati Uniti ed Inghilterra, nell’agosto del 1944 si giungerà alla liberazione di Parigi e di tutta la Francia.

Nel 1958 Charles de Gaulle divenne Presidente della Repubblica e tutto il periodo del secondo dopoguerra venne caratterizzato da una continua decolonizzazione dei territori conquistati in passato, che culminò con l’indipendenza dell’Algeria nel 1962. Nel 1958 in Francia si diede inizio alla V Repubblica, venne sottoscritta la Costituzione che identificava il Paese come una nazione “indivisibile, laica, democratica e sociale”, avente un regime parlamentare semi -presidenziale che concede molti dei poteri più importanti nelle mani de Presidente della Repubblica eletto a suffragio universale[2]. Tra i suddetti poteri ci sono la nomina del primo ministro, presiedere il Consiglio dei ministri, il Consiglio superiore della magistratura, il Consiglio di difesa nazionale ed essere comandante in capo delle forze armate.

Il sistema legislativo è fondato su un Parlamento di tipo bicamerale, l’Assemblea Nazionale è composta da 577 membri in carica per cinque anni mentre il Senato consta di 331 membri[3] eletti a suffragio universale indiretto, dai deputati e dai consiglieri pubblici e rinnovabili per un terzo ogni tre anni. Per quanto concerne il sistema giudiziario, in Francia ci sono diversi Tribunali: civili, penali e amministrativi, distinti in base alla gravità dei crimini da porre a giudizio. La pena di morte è stata abolita solamente nel 1981, è invece in vigore dal 1994 un nuovo codice penale che ha sostituito quello del 1810. Nel corso della sua storia, come illustrato finora, la Francia ha sempre dimostrato avere un ruolo chiave nelle scelte prese in ambito internazionale, fino a diventare uno dei Paesi più importanti del mondo, tra i principali iniziatori sia dell’Unione Europea che delle Nazioni Unite e come membro permanente del Consiglio di sicurezza.

Dal 1958, in Francia la continua alternanza di diverse forze politiche al potere ha maturato una vera e propria bipolarizzazione tra i partiti di destra e di sinistra. Di quest’ultimo schieramento i principali protagonisti scesi in campo sono stati il Partito Comunista Francese (PCF) ed Il Partito Socialista (PS) che hanno rivestito funzioni di fondamentale rilevanza sulla scena politica, particolarmente dal 1969. Sul fronte opposto invece i partiti, ispirati dall’azione politica di Charles de Gaulle, si unificarono nel 1967 con la nascita dell’Unione Democratica per la V Repubblica. Nel 1978, sotto la guida di Giscard d’Estaing, ci fu l’istituzione dell’Unione per la Democrazia Francese, partito che vedeva tra i suoi schieramenti le forze della destra non gollista[4]: ciò decretò il definitivo declino dell’era gollista nel contesto della destra francese, con la creazione nel dicembre del 1976, grazie a Jacques Chirac, dell’Assembramento per la Repubblica (Rassemblement pour la République – RPR). Da quel momento il sistema partitico francese vedrà l’avvicendarsi, sulla base di una “quadrille bipolaire”, di quattro forze dal medesimo spessore: il Partito Comunista Francese ed il Partito Socialista a sinistra e l’Unione Democratica Francese con l’Assembramento per la Repubblica a destra.

Nel 1981, con l’elezione come Presidente della Repubblica François Mitterand, il PCF subì una pesante sconfitta perdendo gran parte del suo elettorato, che avvicinandosi al PS diventerà il partito maggioritario dell’Assemblea Nazionale. In quegli anni, l’insofferenza da parte del popolo francese per le politiche adottate dai governi socialisti fece registrare un forte incremento di consensi per il Front National (FN) di Jean-Marie Le Pen, che nelle elezioni europee del 1984 riuscì a giungere ad una percentuale del 10% degli elettori iniziando in concreto da zero.

Quattro anni dopo il FN avanza come terza forza politica, alternativa al sistema bipolare tradizionale che vede da sempre l’opposizione di destra e sinistra, con le elezioni presidenziali del 1988 in cui Le Pen riesce ad ottenere più del 14% dei suffragi (al primo turno). L’incremento di consensi di Jean-Marie Le Pen migliora ulteriormente nella seconda metà degli anni 90, in particolare durante le elezioni legislative del 1995 (raggiungendo questa volta una percentuale intorno al 15 % dell’elettorato), mentre la politica tradizionale francese seguita a perdere consensi. Intanto l’estrema sinistra di Arlette Laguiller, candidata di Lotta Operaia, , ottiene più del 5%. Con la guida del socialista Lionel Jospin, durante le elezioni legislative del 1997, la Sinistra Plurale riesce ad unificare PS, PCF, Verdi, MDC e radicali socialisti, arrivando ad una maggioranza del 55%. Jospin costruirà così un governo di coalizione tra tutti i partiti costituenti. Tale coalizione però, malgrado i risultati discretamente positivi, cesserà di esistere nel 2002, con la fine della legislatura. A destra, l’UDF dovrà fare fronte dal 1998 ad una frattura organizzata da una quarantina di deputati liberali, che costituiranno il partito Democrazia Liberale (DL), un partito che rimarrà comunque marginale nello spettro politico.

Con l’avvio del nuovo secolo nuovi cambi segneranno, questa volta per sempre, la storia di Francia. L’elezione presidenziale del 2002 sarà interessata da una scissione del panorama politico mai vista fino a quel momento. Al primo turno, Lionel Jospin è superato da Jean-Marie Le Pen, e risente i danni di una sinistra sempre meno forte e divisa al suo interno. I candidati di estrema sinistra Laguiller e Besancenot invece riescono a raggiungere il 10% dei voti, guadagnando una buona percentuale di consensi. Il PCF retrocede al 3%, in opposizione ai consueti risultati intorno al 9%. Al secondo turno, Jacques Chirac, batte Le Pen con l’82% delle preferenze. Chirac ristruttura quindi la destra con il lancio dell’Unione per la Maggioranza Presidenziale (UMP). Unione del RPR e di Democrazia Liberale, l’UMP diventa il primo grande partito della destra di governo francese. Controtendenzialmente, le elezioni locali vedranno recuperare il PS sull’insieme dei partiti di sinistra, concorrendo a ripresentare una situazione di bipartitismo.

Durante la campagna presidenziale del 2007, Nicolas Sarkozy e Ségolène Royale, rispettivamente i candidati dell’UMP e del PS, si scontrano al secondo turno in un modello più tradizionale rispetto a quanto avvenuto nel 2002. I partiti di estrema sinistra ed estrema destra, cosi come i partiti minori, perdono molti voti. Al ballottaggio Nicolas Sarkozy vincerà le elezioni con il 53% dei consensi. Una rimonta del PS sarà protagonista delle elezioni presidenziali del 2012, come effetto di una serie di elezioni regionali e comunali, ed il candidato François Hollande verrà eletto con il 51,6% dei voti, vincendo sul presidente uscente Nicolas Sarkozy. Il PS riesce a conquistare la maggioranza all’Assemblea Nazionale Il 17 giugno, come esito delle elezioni legislative. Nel 2017 ci sono state le ultime elezioni presidenziali francesi. Il primo turno tenutosi il 23 aprile, mentre il secondo il 7 maggio, hanno portato all’elezione del Presidente di Emmanuel Macron[5], battendo l’opposizione di Marine Le Pen del Front National. Ancora una volta queste elezioni hanno segnato la storia della politica francese in quanto nessuno dei due partiti storici, Socialisti e Repubblicani è riuscito ad accedere al ballottaggio, innalzando una polemica riguardo il lavoro dei partiti tradizionali per la messa in atto dei propri valori e delle proprie ideologie.

 

[1] Robert O. Paxton, Vichy France, Old Guard and New Order, New York, 1972

[2]

[3] http://www.assemblee-nationale.fr/

[4] Nick Startin, Maastricht, Amsterdam and beyond: The troubled evolution of the French right, in French Relations with the European Union, Routledge, 2005

[5] http://www.repubblica.it/static/speciale/2017/elezioni/francia/

Mario Nocera

Mario Nocera, nato a Napoli il 04/01/1992 Direttore Area: Politica Economica Responsabile sviluppo business Laurea Magistrale in Scienze delle Pubbliche Amministrazioni presso: l'Università degli Studi di Napoli Federico II. Tesi di Laurea in: Teoria dell Sviluppo umano. Titolo Tesi: ''Le diseguaglianze in Italia : il divario tra Nord e Sud'' Interessi: economia, finanza, politica, attualità e sociologia. Contatti: mario.nocera@iusinitinere.it

Lascia un commento