martedì, Aprile 16, 2024
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Europa 2020: strategia e fondi strutturali regionali

Ai sensi del Trattato di Lisbona, in Europa si continua a sostenere una specifica politica di coesione economica e sociale volta ad operare per eliminare i profondi divari esistenti – a livello di sviluppo economico e di tenore di vita – tra le diverse regioni o categorie sociali, quindi tra Stati più ricchi e meno avvantaggiati. Proprio per questi motivi è stata elaborata una strategia denominata Europa 2020 che attraverso lo stanziamento di diverse tipologie di fondi mira ad un miglioramento complessivo di tutti gli Stati membri. I fondi strutturali rappresentano ad oggi il principale strumento finanziario utilizzato dall’Unione europea per l’attuazione di tali obiettivi. Le politiche organiche che con essi si vogliono attuare vengono sviluppate nell’arco di sette anni, per cui si assiste ciclicamente alla definizione di nuovi obiettivi ed alla riorganizzazione degli strumenti e regolamenti di attuazione, in rapporto tendenzialmente coerente con le diverse posizioni politiche e programmatiche assunte nel tempo dalle istituzioni comunitarie.

L’attuale programmazione 2014-2020, che in Europa mira a massimizzare il proprio contributo alla crescita tramite la definizione di 11 Obiettivi Tematici.

  1. Rafforzare la ricerca, lo sviluppo tecnologico e l’innovazione
  2. Migliorare l’accesso alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC), nonché il loro utilizzo e qualità
  3. Migliorare la competitività delle PMI
  4. Sostenere la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio
  5. Promuovere l’adattamento ai cambiamenti climatici e la prevenzione e la gestione dei rischi
  6. Preservare e tutelare l’ambiente e promuovere l’efficienza delle risorse
  7. Promuovere il trasporto sostenibile e migliorare le infrastrutture di rete
  8. Promuovere l’occupazione sostenibile e di qualità e sostenere la mobilità dei lavoratori
  9. Promuovere l’inclusione sociale e lottare contro la povertà e qualsiasi discriminazione
  10. Investire in istruzione, formazione e apprendimento permanente
  11. Migliorare l’efficienza della pubblica amministrazione

La nuova programmazione 2014-2020 richiede inoltre ad ogni Stato membro l’elaborazione di un documento unico, chiamato Accordo di partenariato, che indica le linee strategiche, le priorità, l’allocazione delle risorse e le modalità per garantire una programmazione efficiente di tutti i fondi strutturali che interessano il Paese. L’Accordo di Partenariato 2014-2020 dell’Italia è stato adottato il 29 ottobre 2014. Le risorse comunitarie ammontano a circa 350 miliardi di euro, pari al 36% del bilancio dell’UE, a cui si associa un cofinanziamento nazionale di importo variabile secondo gli accordi con gli stati membri.

I fondi risultano suddivisi (in sintonia anche con le precedenti programmazioni) in:

– Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR)

– Fondo sociale europeo (FSE)

– Fondo di coesione (FC)

– Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR)

– Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (FEAMP)

Il FESR interviene su tutti gli obiettivi della strategia Europa 2020, concentrandosi maggiormente sui settori di investimento collegati alle imprese (innovazione, infrastrutture, ICT e ricerca, servizi alle imprese) e alla fornitura di servizi ai cittadini (come nei settori dell’istruzione, dell’energia, delle infrastrutture sanitarie). Le regioni risultano suddivise in 3 differenti categorie: più sviluppate, in transizione e meno sviluppate. Nelle prime due categorie almeno l’80% delle risorse a livello nazionale è destinata a rafforzare lo sviluppo tecnologico e la ricerca, promuovere la competitività tra le PMI e sostenere una transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio in tutti i settori. A quest’ultimo obiettivo, non presente nella precedente programmazione, va in ogni caso garantito almeno il 20% del totale delle risorse del fondo. Nelle regioni meno sviluppate le percentuali si riducono rispettivamente al 50% e al 12%, in modo da consentire un maggior sostegno ad investimenti coerenti con i deficit di infrastrutture e capacità produttive. Seppur con una diversa modulazione è necessaria una significativa scelta che può essere meglio affrontata in un forte contesto di partenariato ed in presenza di progetti integrati, che sappiano tradurre le priorità in occasioni diffuse di sviluppo.  Nell’ambito della ricerca e dell’innovazione si ritrovano, accanto a temi già oggetto delle ultime programmazioni, attenzioni particolari alla cosiddetta “Smart specialization”. Si richiede ovvero alle regioni di identificare aree prioritarie su cui concentrare attraverso un approccio di sistema, gli interventi locali, regionali, nazionali ed europei. Per il raggiungimento dell’obiettivo relativo al miglioramento dell’accesso alle tecnologie dell’informazione assumono una maggiore presenza le applicazioni rivolte all’e-government, l’e-learning, l’e-inclusion e l’e-health. Questi ultimi risultano essere tutti fronti di lavoro spontaneamente orientati a sviluppare schemi di integrazione con il FSE.

Nella nuova programmazione il FSE allarga la propria mission e la specifica in modo strettamente coerente con la strategia Europa 2020. Esso si occupa di intervenire principalmente in modo diretto su quattro obiettivi tematici della strategia 2020 (dall’8 all’11) ovvero:

  • Promuovere un’occupazione sostenibile e di qualità e sostenere la mobilità professionale
  • Promuovere l’inclusione sociale e combattere la povertà e ogni discriminazione
  • Investire nell’istruzione, nella formazione professionale e nell’apprendimento permanente
  • Rafforzare la capacità istituzionale delle autorità pubbliche e delle parti interessate e promuovere un’amministrazione pubblica efficiente

Questi quattro punti sono articolati dando vita a particolari priorità di intervento.

Secondo il principio di concentrazione dal 60% all’80% della dotazione del fondo però, a seconda del livello di sviluppo del territorio interessato dal programma operativo (così come avviene nel FESR), deve essere investito su un massimo di cinque priorità ed è dunque necessario effettuare una significativa scelta che può essere meglio affrontata anche in questo caso in presenza di progetti integrati e in un contesto di partenariato. Oltre a questi principali quattro punti, il FSE contribuisce a tutti gli 11 obiettivi tematici ad esclusione di quello relativo ai trasporti (il settimo), declinando in modo specifico le azioni svolte nei suoi propri ambiti di intervento.

Il Fondo di coesione, infine, prevede lo stanziamento di complessivi 63.4 miliardi di euro da destinarsi ad attività comprese nelle seguenti categorie:

  • reti trans-europee di trasporto, in particolare i progetti prioritari di interesse europeo così come definiti dall’UE. Il Fondo di coesione sosterrà i progetti infrastrutturali rientranti nell’iniziativa Meccanismo per collegare l’Europa;
  • tutela dell’ambiente. In tale campo, il Fondo di coesione può anche intervenire nel quadro di progetti correlati al settore dell’energia o dei trasporti, a condizione che questi offrano chiari vantaggi sotto il profilo ambientale in termini di efficienza energetica, utilizzo delle energie rinnovabili, sviluppo del trasporto ferroviario, sostegno all’inter-modalità, potenziamento dei trasporti pubblici e così via.

Il sostegno finanziario del Fondo di coesione può essere interrotto per decisione (adottata a maggioranza qualificata) del Consiglio qualora uno Stato membro evidenzi un deficit pubblico eccessivo che non abbia risolto e né si sia attivato per risolvere la situazione deficitaria. Esso assiste gli Stati membri con un reddito nazionale lordo (RNL) pro capite inferiore al 90% della media dell’Unione europea. I suoi obiettivi sono la riduzione delle disparità economiche e sociali e la promozione dello sviluppo sostenibile. In virtù del Regolamento sulle disposizioni comuni, attualmente il Fondo di coesione è soggetto alle medesime norme di programmazione, gestione e controllo che disciplinano FESR e FSE. Gli Stati membri ammissibili al Fondo di coesione nel periodo 2014-2020 sono: Bulgaria, Cipro, Croazia, Estonia, Grecia, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Portogallo, Repubblica ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia e Ungheria. La scelta di questi Paesi è strategica in quanto anche attraverso il loro sviluppo si cercherà di ridurre tutte le disparita e le disuguaglianze presenti nelle 274 regioni dell’Unione europea promuovendo crescita, occupazione e competitività delle piccole medie imprese. Negli ultimi cinque anni tale politica ha creato oltre 600.000 posti di lavoro investendo nella formazione di circa 15 milioni di persone migliorandone la possibilità di trovare un’occupazione, ha inoltre assicurato la provvigione di acqua potabile a beneficio di tre milioni di individui in più rispetto agli anni passati, 61.000 sono stati i progetti di ricerca finanziati e i numeri sono in continua crescita. Gli investimenti della politica di coesione sono coordinati con il Fondo europeo agricolo e per lo sviluppo rurale e il Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca, integrando altre fonti europee di finanziamento. La politica di coesione viene riesaminata dalle istituzioni europee ogni sette anni prima di essere attuata dagli Stati membri e dalle regioni. Per assicurare che i fondi siano spesi in maniera efficace, la politica di coesione si concentra su obiettivi e risultati dando maggiore rilievo alla valutazione e offrendo incentivi per progetti sempre più validi. Tramite procedure semplificate la politica di coesione mira a far emergere il meglio da ogni regione promuovendone la competitività e favorendone la crescita economica ma anche sociale in modo che il senso di appartenenza all’Europa possa essere presente nella vita di ogni cittadino che risiede negli Stati membri dell’Unione. Una buona informazione è alla base della riuscita delle politiche che si intende attuare in modo che tutti  sappiano come sarà speso il loro denaro e  quali saranno i  risultati ottenuti in virtù di una qualità della vita sempre più alta e Stati con meno disuguaglianze sia dal punto di vista economico che sociale.

Fonti:

www.wikipedia.org

www.europa.eu

 

 

 

Mario Nocera

Mario Nocera, nato a Napoli il 04/01/1992 Direttore Area: Politica Economica Responsabile sviluppo business Laurea Magistrale in Scienze delle Pubbliche Amministrazioni presso: l'Università degli Studi di Napoli Federico II. Tesi di Laurea in: Teoria dell Sviluppo umano. Titolo Tesi: ''Le diseguaglianze in Italia : il divario tra Nord e Sud'' Interessi: economia, finanza, politica, attualità e sociologia. Contatti: mario.nocera@iusinitinere.it

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