venerdì, Marzo 29, 2024
Criminal & Compliance

Il webcam child sex tourism: la nuova frontiera della pedopornografia

webcam child sex tourism

Il webcam child sex tourism si può definire come una forma di turismo sessuale tramite webcam che vede coinvolti migliaia di bambini. Questo fenomeno si è diffuso come un’epidemia soprattutto nell’ultimo decennio.

I dati sono allarmanti: le Nazioni Unite e l’FBI hanno stimato che ad ogni ora del giorno ci sono più di 750.000 pedofili connessi online in oltre 40.000 chat pubbliche. Sono, per lo più, uomini residenti in paesi ricchi alla ricerca di bambini, che vivono in paesi poveri, disponibili a compiere atti sessuali davanti ad una webcam in cambio di denaro.

Le modalità con cui questi atti scellerati vengono posti in essere non consentono una efficace risposta da parte delle autorità. Solo nelle Filippine si contano decine di migliaia di casi. La radice del problema può ricondursi ai contesti in cui le vittime vivono: paesi poveri dove i bambini vengono abbandonati a loro stessi senza ricevere alcuna forma di educazione.

Se la grandezza di questi numeri provoca sgomento, la stessa cosa non può dirsi per quelli relativi alle condanne. La repressione del webcam child sex tourism risulta quasi impossibile dal momento che questi bambini non sembrano rivolgersi alle autorità locali e, inoltre, le chat sono anonime ed i pagamenti non tracciabili.

L’unica soluzione è controllare la rete cercando di cogliere i predatori in flagrante. Ed è esattamente questo uno degli obiettivi di Terres des Hommes.

Terres des Hommes e Sweetie

Nel 1960, l’attivista e giornalista Edmond Kaiser fonda a Losanna “la prima” Terres des Hommes, un “movimento di aiuto diretto all’infanzia”. È una rete che oggi conta ben 11 organizzazioni nazionali impegnate nella difesa dei diritti dei bambini e nella promozione di uno sviluppo equo, senza alcuna discriminazione etnica, religiosa, politica, culturale o di genere.

Nel 2013, allo scopo di rendere internet un posto più sicuro per tutti, Terres des Hommes, in collaborazione con l’Università di Amsterdam e l’Università dell’Aia, crea Sweetie.

Un avatar con le sembianze di una bambina filippina di 10 anni, la cui funzione è quella di interagire nelle molte realtà online popolate da pedofili. Il progetto nacque come un esperimento volto alla sensibilizzazione dei Governi e delle autorità mondiali sul problema del turismo sessuale minorile via webcam.

Invero, in un primo momento, si riteneva che il webcam child sex tourism fosse un fenomeno di nicchia, poi, in seguito all’analisi dei dati raccolti da Sweetie, si è preso atto dell’enorme diffusione del problema. In due mesi e mezzo Sweetie, entrando in sole 19 chat pubbliche, è stata contattata da più di 20mila persone, 1000 delle quali è stata poi identificata e segnalata all’Europol.

Raffaele Salinari, presidente di Terres des Hommes Italia, ha affermato che “con questo progetto è stato evidenziato come questo fenomeno relativamente nuovo abbia già acquistato una dimensione globale nella sua drammaticità, causando gravi conseguenze sulla psiche delle piccole vittime. Tuttavia Sweetie ha anche dimostrato che si può combattere la pedopornografia online utilizzando un approccio proattivo, molto efficace nel prevenire questi crimini”.

Profili legali

Nonostante la maggior parte dei Paesi proibisca il turismo sessuale minorile, la repressione del fenomeno non ha ancora raggiunto livelli soddisfacenti. Secondo Hans Guyt, presidente di Terres des Hommes Olanda, “non è un problema di mancanza di leggi. Le Nazioni Unite hanno stilato delle norme che rendono illegale questo tipo di violenza sui bambini quasi in ogni parte del mondo. Ma il problema maggiore è che la polizia non intraprende azioni finché le vittime non sporgono denuncia. Com’è ovvio, i bambini non riescono quasi mai a denunciare questo tipo di crimini, perché di solito provengono da famiglie molto povere e vengono costretti dagli adulti a prostituirsi online. A volte dovrebbero testimoniare contro la loro stessa famiglia, cosa quasi impossibile”.

Sulla base di una proposta avanzata dalla Commissione Europea nel 2010, il Consiglio ed il Parlamento Europeo adottarono, nel dicembre 2011, la direttiva “relativa alla lotta contro l’abuso e lo sfruttamento sessuale dei minori e la pornografia minorile”. Si tratta di una cornice legislativa che copre le modalità di indagine e di repressione, l’assistenza e la protezione delle vittime e introduce alcuni strumenti per la prevenzione del fenomeno.

Come noto, la direttiva obbliga gli stati membri a un determinato risultato ed il legislatore nazionale sceglierà i mezzi per raggiungerlo entro due anni: nel caso di specie il termine scade il 18 dicembre 2013.

L’Italia, dopo due anni da tale termine, non risultava ancora in linea con il dettato europeo, infatti nel dicembre 2015 la Commissione europea ha emesso un parere motivato (secondo step della procedura di infrazione) per la mancata comunicazione di tutte le misure nazionali adottate per la piena attuazione della direttiva comunitaria contro l’abuso dei minori.

Questa direttiva, nonostante non consenta di mettere la parola fine al webcam child sex tourism e più in generale al gravissimo problema degli abusi sui minori, rappresenta, dal punto di vista legislativo, un gran passo in avanti e soprattutto fornisce mezzi ed opportunità per contrastare concretamente tale fenomeno.

L’atto in questione propone un’armonizzazione delle definizioni dei reati penali in materia di abuso sessuale contro i bambini, di sfruttamento sessuale dei bambini e di pornografia minorile in tutta l’Unione europea. Prevede, inoltre, un livello minimo di sanzioni penali e contiene anche norme atte a contrastare l’abuso sessuale on-line a danno dei bambini e il turismo sessuale che ha ad oggetto i minori.

Nel dicembre 2016 la Commissione ha emesso un documento al fine di fare il punto della situazione in merito al recepimento della direttiva. Nonostante l’Italia risulti carente nell’applicazione dell’articolo 10, in materia di misure interdittive atte ad evitare che chi venga condannato per i reati previsti dalla direttiva non possa più svolgere attività professionali in contatto diretto con minori, e dell’articolo 19, in base al quale gli Stati devono adottare le misure necessarie “per assicurare che le vittime ricevano assistenza e sostegno prima, durante e per un congruo periodo di tempo dopo la conclusione del procedimento penale”, nel febbraio 2017 si è definitivamente chiusa la procedura d’infrazione summenzionata.

Alla luce degli impegni assunti con gli organi europei e internazionali, in Italia la materia è disciplinata dagli artt. 600 – 600octies c.p., in particolare il riferimento va all’art. 600quinquies rubricato “Iniziative turistiche volte allo sfruttamento della prostituzione minorile”.

Tale disposizione non prevede espressamente la fattispecie del webcam child sex tourism, ciononostante risulta centrale ai fini di una futura riforma legislativa, necessaria e dovuta alla luce della gravità e della diffusione del fenomeno. Pertanto, si auspica una completa equiparazione tra l’utilizzo della webcam ed il viaggio in corpore vero e proprio, dal momento che gli effetti, purtroppo, sono ugualmente devastanti.

Invero, la necessità di un intervento legislativo ad hoc nel nostro ordinamento risulta ancor più presente se si considera che l’Italia è in cima alla classifica dei “fruitori” del turismo sessuale. È l’Ente bilaterale nazionale del turismo (Ebnt) a dare l’allarme. Secondo Ecpat (End child prostitution and trafficking) onlus, che si occupa di tutela dei minori da prostituzione, turismo sessuale e pedopornografia, sono 80mila gli italiani “a caccia” di minorenni in Repubblica Dominicana, Colombia e Brasile, Est Europa e Sud Est Asiatico.

Conclusione

Preso atto che il fenomeno del webcam child sex tourism è nell’agenda dell’Unione Europea, soprattutto della Commissione che monitora costantemente l’attività legislativa degli Stati membri in materia, e che nel nostro ordinamento è necessaria una riforma che tenga conto della (non più tanto) nuova portata che questo fenomeno ha assunto grazie alle potenzialità della rete, è proprio nella tecnologia che riponiamo le nostre speranze.

Dall’esperimento di Terres des Hommes è nato un potentissimo strumento fondamentale nello svolgere il compito più arduo: l’individuazione dei colpevoli. A piena dimostrazione del valore di questo progetto, Sweetie è stata premiata con dodici Leoni d’Oro e il Grand Prix for Good al Festival Internazionale della Creatività di Cannes.

Alla luce del successo non solo mediatico, ma soprattutto pratico, che questa campagna ha riscosso, Terres des hommes ha recentemente annunciato che è in via di sviluppo Sweetie 2.0. Hans Guijt ha dichiarato che “con il progetto Sweetie 2.0 Terre des Hommes vuole combattere contro questi crimini e contribuire alla sconfitta di questo esecrabile fenomeno, salvaguardando nel contempo la privacy dei cittadini”.

L’innovativo progetto 2.0 sarà in grado di controllare, individuare e identificare milioni di predatori sessuali. Il sistema verrà adattato alle normative nazionali e internazionali sui metodi d’indagine e sui procedimenti legali, pertanto non possiamo che augurarci che l’Italia non manchi all’appello.

Foto: Terresdeshommes.nl

Simone Cedrola

Laureto in Giurisprudenza presso l'Università Federico II di Napoli nel luglio 2017 con una tesi in Procedura Civile. Collaboro con Ius in itinere fin dall'inizio (giugno 2016). Dapprima nell'area di Diritto Penale scrivendo principalmente di cybercrime e diritto penale dell'informatica. Poi, nel settembre 2017, sono diventato responsabile dell'area IP & IT e parte attiva del direttivo. Sono Vice direttore della Rivista, mantenendo sempre il mio ruolo di responsabile dell'area IP & IT. Gestisco inoltre i social media e tutta la parte tecnica del sito. Nel settembre 2018 ho ottenuto a pieni voti e con lode il titolo di LL.M. in Law of Internet Technology presso l'Università Bocconi. Da giugno 2018 a giugno 2019 ho lavorato da Google come Legal Trainee. Attualmente lavoro come Associate Lawyer nello studio legale Hogan Lovells e come Legal Secondee da Google (dal 2019). Per info o per collaborare: simone.cedrola@iusinitinere.it

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