giovedì, Marzo 28, 2024
Criminal & Compliance

“Agente 007, licenza di uccidere”? Quando la difesa personale rischia di trasformarsi in offesa

Sempre più discussa, c’è chi la critica e chi la idolatra. La legittima difesa domiciliare tra disciplina e innovazioni.

Immaginiamo che sia sera e che Tizio stia a casa dormendo, o magari leggendo un libro o bevendo una camomilla. Improvvisamente dei rumori sospetti catturano la sua attenzione, si alza dal letto e si dirige in cucina. Ciò che vede lo sorprende: la finestra è rotta e qualcuno ha fatto irruzione nella sua abitazione. Lo stesso qualcuno che lo aggredisce o aggredisce i suoi figli. Tizio reagisce e uccide il ladro. Tizio sarà processato per eccesso di difesa o omicidio doloso, oppure ha avuto una condotta “retta”?

A dispetto di quel che può sembrare, non si tratta né di un romanzo poliziesco né di un racconto dell’orrore. Tizio potrebbe essere chiunque:  io o uno qualsiasi dei lettori di Ius in Itinere. Ed il problema è di carattere giuridico e non morale.

Sicuramente si sarà sentito parlare di legittima difesa domiciliare, oggi ancor più di ieri in seguito alla riforma del 2006 e ad alcuni casi che hanno destato scalpore, come quello del signor Sicignano, il pensionato milanese di 65 anni che uccise un giovane albanese introdottosi nella sua proprietà. Questo ed altri casi hanno portato opinione pubblica e politici a disporsi in due schieramenti fronteggianti, a favore o contro una norma “più permissiva” sulla legittima difesa (anche se, ad onor del vero, non è particolarmente chiaro che cosa questa espressione stia ad indicare).

Ma andiamo per gradi. La legittima difesa è una scriminante disciplinata nel nostro ordinamento nell’art. 52 del codice penale, che così recita al primo comma: “Non è punibile chi ha commesso il fatto, per esservi stato costretto dalla necessità di difendere un diritto proprio od altrui contro il pericolo attuale di una offesa ingiusta, sempre che la difesa sia proporzionata all’offesa”. Si tratta, dunque, di una norma dell’ordinamento giuridico generale posta a difesa di un “diritto proprio o altrui”, intendendosi in tal modo una qualsiasi situazione giuridica attiva che può essere ricollegata ad un interesse dell’agente o di altri soggetti e ricondotta nell’ambito del diritto soggettivo. È richiesta quindi, innanzi tutto, una situazione potenzialmente lesiva. Il pericolo può provenire da un uomo, animale o cosa, ma negli ultimi due casi è sempre necessario che ci sia un qualche legame con la condotta umana per non ricadere negli estremi dello stato di necessità. Esso deve essere, poi, attuale, altrimenti non si tratterebbe più di difesa ma di vendetta. Così è illegittimo il comportamento di chi, sorpreso il ladro, lo insegue mentre questi si dà alla fuga, non essendo tutelato nel sistema italiano il “diritto all’inseguimento”. Quanto all’offesa ingiusta, qualsiasi condotta umana, commissiva od omissiva, può essere considerata tale. È ingiusta perché non è tollerata dallo Stato.

La norma parla anche di costrizione e di necessità di difendersi. Necessità di difendersi significa che l’azione deve essere una reazione difensiva che si contrappone ad un’altra azione uguale e contraria. Costrizione vuol dire che l’agente non aveva nessun altro modo di difendere se stesso o un’altra persona: si tratta di una condotta obbligata.

Altro requisito fondamentale è la proporzionalità tra la condotta dell’agente e l’offesa: il male inflitto deve essere proporzionato a quello che si stava per subire, valutazione questa affidata al giudice che deve prendere in considerazioni le più disparate variabili e gli interessi in gioco.

In questo contesto si pongono i novelli commi 2 e 3 modificati nel 2006, disciplinanti la discussa legittima difesa domiciliare: Nei casi previsti dall’articolo 614, primo e secondo comma, sussiste il rapporto di proporzione di cui al primo comma del presente articolo se taluno legittimamente presente in uno dei luoghi ivi indicati usa un’arma legittimamente detenuta o altro mezzo idoneo al fine di difendere:

  1. a) la propria o altrui incolumità;
  2. b) i beni propri o altrui, quando non vi è desistenza e vi è pericolo d’aggressione.

La disposizione di cui al secondo comma si applica anche nel caso in cui il fatto sia avvenuto all’interno di ogni altro luogo ove venga esercitata un’attività commerciale, professionale o imprenditoriale”.

Qual è la portata di questa innovazione? Fermo restando gli altri presupposti (attualità dell’offesa ed inevitabilità dell’uso delle armi), viene introdotta una presunzione iuris et de iure di proporzione tra difesa ed offesa nei casi di violazione di domicilio ed in presenza del pericolo di aggressione fisica. Non si tratta, dunque, di una nuova ed autonoma scriminante, ma piuttosto di un’ipotesi speciale di legittima difesa. Lo conferma la Cassazione Penale 28802/2014, confermando la condanna in appello ed in primo grado di un proprietario di casa che aveva ucciso uno dei ladri entrati di notte nella sua abitazione. La questione non è priva di rilievi pratici. Dire che si tratta di una ipotesi speciale della scriminante significa richiedere, ai fini della sua configurabilità, anche i presupposti descritti nel primo comma dell’art. 52 c.p., con la conseguenza che il giudice dovrà sempre necessariamente verificare l’attualità del pericolo, l’offesa ingiusta e l’inevitabilità della reazione difensiva. Nel caso di specie la Cassazione ha ritenuto mancante il primo requisito  dal momento che quando è stato sparato il colpo di fucile il ladro stava fuggendo, escludendosi dunque che fosse in atto un’aggressione personale nei confronti dell’imputato.

Contrariamente a quanto sostenuto da alcuni, il novello articolo 52 non riconosce, quindi, alcuna “licenza di uccidere” del cittadino, attribuendogli un potere – quello di togliere la vita – che non appartiene neppure allo Stato (se non i casi eccezionalissimi).

Essendo, la riforma del 2006, conseguenza di un noto caso di cronaca in cui un tabaccaio uccise un rapinatore, la norma si cura si equiparare al domicilio i luoghi in cui viene esercitata un’attività commerciale, professionale o imprenditoriale.

In conclusione, requisiti di questa nuova ipotesi di scriminante sono i seguenti: deve ricorrere uno dei casi ex art. 614, commi 1 e 2 c.p.; l’agente deve essere legittimato a trovarsi in quel luogo, perché per esempio ne è il proprietario o locatario; deve essere in pericolo l’incolumità della persona; ed infine, l’arma o un altro strumento di coercizione usati devono essere legittimamente detenuti dall’agente.

L’annosa questione della legittima difesa domiciliare non si conclude, però, con la riforma del 2006. Anzi, essa si inasprisce di anno in anno di fronte alle frequenti condanne di proprietari che dichiarano di aver agito in difesa della incolumità propria o della famiglia. Numerose le proposte di riforma provenienti dal basso  (dai cittadini) e discusse alle Camere, in ultimo nel marzo 2016. C’è chi sostiene che essa sia l’unico efficace strumento che i cittadini dispongono per difendere i luoghi della propria vita privata, e chi invece lamenta il rischio di legittimare una sorta di giustizia privata.

Resta, oggi, da chiedersi: fino a che punto la legittima difesa domiciliare ha a cuore la tutela del cittadino e quanto in realtà preclude ad un “ritorno al Far West”, come è stato talvolta denunciato?

Laura De Rosa

Raccontarsi in poche righe non è mai semplice, specialmente laddove si intende evitare l’effetto “lista della spesa”. Cosa dire di me, dunque, in questa piccola presentazione per i lettori di “Ius in itinere”? Una cosa è certa: come insegnano le regole di civiltà e buona educazione, a partire dal nome non si sbaglia mai. Mi chiamo Laura De Rosa e sono nata nella ridente città di Napoli nel 1994. Fin da bambina ho coltivato la mia passione per la scrittura, che mi ha portato a conseguire col massimo dei voti nel 2012 il diploma classico presso il liceo Adolfo Pansini. Per lungo tempo, così, greco e latino sono stati per me delle seconde lingue, tanto che al liceo rimproveravo scherzosamente la mia professoressa di greco accusandola del fatto che a causa sua parlassi meglio delle “lingue morte” piuttosto che l’inglese. Tuttavia, ciò non ha impedito che anche io perdessi la mia ignoranza in proposito e oggi posso vantare un livello B2 Cambridge ed una forte aspirazione al C1. Parlo anche un po’ di spagnolo e, grazie al programma Erasmus Plus che mi ha portato nella splendida Lisbona, ora posso dire con fierezza che il portoghese non è più per me un mistero. Sono cresciuta in un ambiente in cui il diritto è il pane quotidiano ed ho sempre guardato a questo mondo come a qualcosa di familiare e allo stesso tempo estraneo, perché talvolta faticavo a comprenderlo. Approcciata agli studi legali, invece, la mia visione delle cose è cambiata e mi sono accorta come termini che prima mi apparivano incomprensibili e lontani invece rappresentano la realtà di tutti giorni, anzi ci permettono di vedere e capire questa realtà. Ho affrontato, nel mio percorso universitario, lo studio del diritto penale con uno spirito critico mosso da queste considerazioni e sono giunta alla conclusione che questo ramo è quello che, probabilmente, più di tutti gli altri rappresenta l’uomo. Oggi sono iscritta all’ultimo anno della laurea magistrale presso l’Università Federico II di Napoli e, nonostante non ci sia branca del diritto che manchi di destare la mia curiosità, sono sempre più convinta di voler dare il mio contributo all’area penalistica. L'esser diventata socia di ELSA sicuramente ha rappresentato per me un'ottima opportunità in questo senso. Scrivere per un giornale non è, per me, un’esperienza nuova. La mia collaborazione con “Ius in itinere” ha però un sapore diverso: nasce dal desiderio di mettermi in gioco come giurista, scrittrice e membro della società. Il diritto infatti, come l’uomo, vive e si sviluppa. E come l’uomo ha un animo, aspetto da tenere sempre presente quando ci si approccia a studi giuridici. Mia volontà è dare un contributo a questo sviluppo nell’intento e nella speranza di collaborare ad un diritto più “giusto” e più “umano”. Oggi nelle vesti di scrittrice, un domani in un ruolo ancor più attivo. Mail: laura.derosa@iusinitinere.it

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