Una analisi degli stemmi dei comuni nati da fusione
Una volta enucleato il procedimento che conduce il comune nato da fusione all’attribuzione del nuovo stemma (qualora ve lo foste perso, “La procedura per l’attribuzione dello stemma del Comune nato da fusione”), può giovare – e a tratti divertire – approfondire come questi si sono regolati di regione in regione.
Iniziamo dalla Campania. Dopo il tentativo fallito dei comuni dell’Isola d’Ischia, il Comune di Montoro (ex Montoro Superiore e Montoro Inferiore) resta ad oggi uno dei soli due casi di fusione nel Sud Italia (l’altro è Casali del Manco, in Calabria).
L’articolo 2, comma 4, dello Statuto comunale ha previsto come proprio stemma «tre monti con croce al centro; con alla base tratti di alloro e quercia, uniti dal nastro tricolore e sovrastata da corona reale». Lo stemma del neonato comune non è altro che un mixtum di quelli dei due comuni pre-fusione: da Montoro Inferiore, infatti, è stato preso il colore azzurrino verso cui sfuma lo sfondo bianco, mentre da Montoro Superiore è stato preso il colore marroncino delle tre montagne su cui poggia la croce latina centrale.
Si riscontrano anche esempi di comuni che hanno riprodotto integralmente i propri stemmi pre-fusione all’interno del nuovo stemma: è il caso del Comune di Ventasso, in Emilia Romagna, nato dalla fusione di Busana, Collana, Ligonchio e Ramiseto.
In Veneto, invece, il Comune di Alpago ha optato per una soluzione parzialmente diversa, racchiudendo all’interno del nuovo stemma solo gli elementi principali dei tre precedenti.
A queste soluzioni sembrano contrapporsi quei comuni che hanno, invece, adottato ex novo il proprio stemma, prescindendo da quelli propri delle realtà fuse. È il caso del Comune di San Siro, in provincia di Como, dove i due precedenti comuni venivano da una situazione di disparità, poiché, se da un lato il Comune di S. Abbondio deteneva un proprio stemma, dall’altro quello di S. Maria Rezzonico ne era sprovvisto. Questa è la ragione per la quale si è pensato ad uno stemma completamente nuovo, mantenendo come unico elemento di continuità – già presente nello stemma di S. Abbondio – il ponte ed il torrente Serio. Così, a ben dodici anni dalla fusione, nel 2014 è stato approvato dal Consiglio Comunale il disegno da sottoporre alla firma del Capo dello Stato. Per la realizzazione dello stemma, era stato incaricato un esperto del settore che, in seguito ad una ricerca, ha creato uno stemma i cui elementi sono connessi alla storia locale e, attraverso l’emblema, riassumono e identificano i sentimenti di identità della comunità.
È curioso constatare come in un vicino comune svizzero del Canton Ticino, Cugnasco-Gerra, per l’adozione dello stemma del nuovo comune sia stata percorsa la strada del concorso pubblico, aperto all’intera popolazione del Cantone Ticino, al termine del quale lo stemma è stato inserito all’interno del regolamento comunale con apposita modifica. In Italia una scelta simile è stata adottata dal Comune di Predaia, in Trentino-Alto Adige che, nascendo dalla fusione di ben cinque realtà, ha bandito un concorso di idee per la creazione dello stemma e del gonfalone che identificasse il nuovo ente.
Per saperne di più sulle fusioni dei comuni leggi i precedenti articoli:
- Il riordino degli enti locali attraverso le fusioni dei comuni
- Fusioni dei comuni: che valenza ha l’ascolto delle popolazioni interessate?
- Fusione dei comuni: quali vantaggi?
- L’unione dei comuni nel fantasma delle fusioni
- La fusione dei comuni “ordinaria” e quella “per incorporazione” nella Legge Delrio
- La procedura per l’attribuzione dello stemma del Comune nato da fusione
Andrea Amiranda è un Avvocato d’impresa specializzato in Risk & Compliance, con esperienza maturata in società strategiche ai sensi della normativa Golden Power.
Dal 2020 è Responsabile dell’area Compliance di Ius in itinere.
Contatti: andrea.amiranda@iusinitinere.it