venerdì, Marzo 29, 2024
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Analisi economica e ruolo degli indicatori statistici: il BES

Nell’ambito dell’analisi economica, il ruolo degli indicatori statistici si è ampliato sempre più negli anni, in quanto sono visti e utilizzati come strumenti utili sia ad orientare che ad influenzare i processi decisionali; infatti se alcuni indicatori di natura prevalentemente macroeconomica come il PIL, il tasso di inflazione o il rapporto deficit/PIL sono entrati ormai a pieno titolo in tutti i cicli di programmazione politica, gli indicatori di natura socio-economica e quelli ambientali si sono consolidati solo negli ultimi anni assumendo un ruolo esplicito e riconosciuto atto all’orientamento delle policy.

Lo sviluppo e il rafforzamento degli indicatori statistici su aspetti sociali, economici e ambientali hanno alimentato il dibattito per la costruzione di un quadro informativo capace di valutare il livello di benessere e la sua sostenibilità nel tempo.

Su questo aspetto, il primo punto di svolta è avvenuto nel 1990 grazie alla presentazione da parte dell’ONU del primo rapporto sull’Indice di Sviluppo Umano (ISU)[1] il quale era propedeutico all’indicatore del reddito pro-capite, della speranza di vita e del livello di istruzione.

Nel tempo l’ISU ha ampliato i propri confini inglobando nel suo quadro teorico i diversi fenomeni sociali e gli aspetti legati alla sostenibilità ambientale, che inizialmente veniva vista come un obiettivo potenzialmente conflittuale con quello dello sviluppo; oggi, invece, la sostenibilità ambientale è considerata come un tassello imprescindibile di un processo di miglioramento delle condizioni di vita, nonché un aspetto rilevante nei processi di crescita.

Il processo di rivoluzione partito dal 1990 ha preso sempre più vigore a partire dal 2001, anno in cui l’OCSE ha promosso diverse iniziative con l’obiettivo di aumentare la consapevolezza sul tema della misurazione del progresso sociale e successivamente alla Dichiarazione di Istanbul, adottata nel giugno 2007 dalla Commissione europea, dall’OCSE, dall’Organizzazione della conferenza islamica, dalle Nazioni Unite, dal Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (UNDP) e dalla Banca mondiale, si è raggiunto un primo consenso internazionale sulla necessità di costruire un apposito comitato grazie al quale si sarebbe costruito l’insieme degli indicatori di Benessere Equo e Sostenibile (BES), che verranno usati dal Ministero dell’economia e delle finanze per predisporre un apposito allegato del Documento di Economia e Finanza (DEF), in cui saranno riportati gli andamenti e le previsioni tenendo conto non più solo degli aspetti puramente economici.

Successivamente, ad agosto 2009, la Commissione europea ha pubblicato una comunicazione dal titolo “Non solo PIL – Misurare il progresso in un mondo che cambia”, che come scopo aveva quello di far riflettere su come poter migliorare le informazioni date dal PIL, quindi un indicatore dalla natura esclusivamente economica e quantitativa, integrandole con delle informazioni che rispecchiassero le preoccupazioni della politica e della società; nel settembre dello stesso anno la Commissione sulla misurazione della performance economica e del progresso sociale ha pubblicato il rapporto Stiglitz-Sen-Fitoussi in cui venivano elencate dodici raccomandazioni su come misurare in modo migliore la performance economica, il benessere sociale e la sostenibilità; nel 2011, invece, il Comitato del sistema statistico europeo (ESSC) ha adottato una relazione: “Misurare il progresso, il benessere e lo sviluppo sostenibile” il cui obiettivo era quello di dare un elenco di 50 azioni specifiche affinché il Sistema Statistico Europeo (SSE) prendesse in considerazione la misura multidimensionale della qualità della vita; la prospettiva delle famiglie; gli aspetti distributivi di reddito, consumi e ricchezza e la sostenibilità ambientale.

Per quanto riguarda la concezione multidimensionale della qualità della vita, infatti, è stato individuato un set di indicatori, armonizzato su base europea, organizzato su 8 + 1 dimensioni, di cui le prime 8 rispecchiano i valori e le priorità che le persone stabiliscono, come le capacità atte al raggiungimento del benessere, mentre l’ultima, il così detto + 1, si basa sulla percezione della qualità della vita, con lo scopo di darne un valore quantitativo e non solo qualitativo.

Da questi passaggi fondamentali si sono sviluppate molteplici iniziative a livello nazionale e locale, come il Canadian Index of Wellbeing (Ciw)[2], il Measures of Australia’s Progress[3], la misurazione del Gross National Happiness Index in Buthan[4]; mentre nel Regno Unito nel 2010 l’Office for National Statistics (Ons) ha lanciato il programma Measuring National Well-being[5] che ha sviluppato un set di indicatori condiviso e affidabile a cui i cittadini possano rivolgersi per capire e monitorare il benessere nazionale[6].

Ed è in questo quadro rivoluzionario che si inserisce il progetto BES realizzato dall’Istat – inizialmente in collaborazione con il CNEL – attraverso un Comitato di indirizzo sulla misurazione del progresso della società italiana composto da rappresentanze delle parti sociali e della società civile.

L’Istat ha inoltre costituito una Commissione scientifica di esperti dei diversi domini riconducibili al benessere, con l’obiettivo di individuare gli indicatori statistici più utili per la misurazione delle dimensioni individuate dal Comitato stesso.

Il BES, quindi, è un indicatore che discende dalla combinazione di dodici domini[7], ognuno composto da specifici oggetti, ed è, inoltre, un concetto dinamico, espresso in valori che potrebbero subire cambiamenti in base alle scelte che si operano e sulla base dell’accento che viene posti su alcune variabili piuttosto che su altre.

Sulla base delle matrici dei dati statistici elaborate, l’indicatore di benessere equo e sostenibile è sintetizzabile grazie agli indici compositi[8] costruiti per ciascun dominio.

Relativamente alla presentazione conclusiva dell’indicatore bisogna prestare attenzione alla definizione dei domini, che lo delineano e lo strutturano nei suoi aspetti fondanti, e agli obiettivi di standardizzazione atti a dare una definizione quantitativa del BES, questi, quindi, sono:

  1. Salute → definito come elemento centrale nella vita e condizione indispensabile del benessere individuale e della prosperità delle popolazioni stesse; questo perché tocca tutte le fasi di vita di un individuo comportando inevitabilmente delle modifiche ai comportamenti, alle relazioni sociali e alle opportunità; infatti «Focalizzarsi strategicamente  su  uno  stile  di  vita  sano  sia  per  i  giovani  che  per  gli anziani è prezioso. Una vasta gamma di portatori di interessi può contribuire allo sviluppo di programmi ed attività intergenerazionali che promuovono la salute di giovani ed anziani. Per quanto concerne i giovani, i suddetti programmi possono includere da un lato attività educativa finalizzate alla promozione di un sano stile di vita, anche con il coinvolgimento delle organizzazioni giovanili, e dall’altro l’attivazione di programmi scolastici di alfabetizzazione sanitaria. Per quanto concerne gli anziani, le iniziative d’invecchiamento attivo e sano possono apportare benefici sia alla loro salute sia alla loro qualità della vita.[9]».[10]
  2. Istruzione e formazione → è un dominio che fa riflettere su come queste, assieme alla formazione e al livello di competenze, danno un valore intrinseco al benessere tendendo anche ad influenzarlo; questo perché le persone con livelli di istruzione più alti riescono ad avere un tenore di vita più elevato, con maggiori opportunità lavorative in ambienti sicuri e salubri e inoltre, a livelli più elevati di conseguimento in termini di istruzione e formazione corrispondono anche livelli più elevati di accesso e godimento di beni e servizi culturali. Quindi è particolarmente significativo perché sono considerate come gli strumenti più importanti per la promozione sociale e il superamento delle disuguaglianze.[11]
  3. Lavoro e conciliazione dei tempi di vita → questo dominio sta ad indicare quanto possa influenzare la sensazione di benessere e quanto possa costituire un’aspirazione universale per il raggiungimento di quest’ultimo il possedere un lavoro adeguatamente remunerato, ragionevolmente sicuro e rispondente alle competenze. Le sotto-dimensioni e gli indicatori scelti per rappresentare questo dominio intendono rispondere a tale considerazione e a illustrare il contributo che la condizione lavorativa può dare al benessere di una società sviluppata. Per osservare in che modo cambia, nel corso degli anni, la percezione del lavoro e in che modo influenzi il benessere, esso si sviluppa su due livelli differenti, quali: occupazione e qualità della vita.[12]
  1. Benessere economico → è l’insieme delle capacità reddituali e delle risorse economiche utili a sostenere un determinato standard di vita, quindi non sono viste come un fine, ma come un mezzo per raggiungere questo obiettivo; come il precedente dominio anch’esso si compone di due indici diversi, quali: 1) reddito e disuguaglianze e 2) condizioni economiche minime.[13]
  2. Relazioni sociali → con questo dominio si definisce l’insieme delle reti relazionali a cui gli individui appartengono e in cui si riconoscono; queste risultano essere un’ulteriore risorsa in quanto un clima di fiducia interpersonale, l’elevata partecipazione a reti associative e la presenza di una cultura civica accrescono il benessere individuale e la coesione sociale e all’interno di questi network si mobilitano delle risorse che adottano delle performance migliori che comportano una maggiore efficienza delle politiche pubbliche con un conseguente minor costo delle transazioni economiche.[14]
  3. Politica e istituzioni → con questo dominio si introducono i temi della partecipazione politica e della fiducia nei confronti delle istituzioni; infatti, si basa sulla considerazione che la fiducia espressa dai cittadini nei riguardi delle istituzioni favoriscano la cooperazione incitando le politiche pubbliche ad affermare la propria efficacia ed efficienza nell’erogazione dei servizi. Con lo svilupparsi del quadro concettuale della parità di genere all’interno degli organi dirigenziali e con l’aumento culturale di una maggiore considerazione della politica e delle istituzioni nel report del 2014 e nei successivi andamenti annuali sono stati inseriti altri quattro indicatori, quali:
  • donne negli organi decisionali;
  • donne nei consigli d’amministrazione delle società quotate in borsa;
  • età media dei parlamentari italiani;
  • durata dei procedimenti civili.[15]
  1. Sicurezza → la definizione operativa di tale dominio è presa dalla teoria Sen che afferma «lo sviluppo può essere visto […] come un processo di espansione delle libertà reali godute dagli esseri umani […] e il benessere è la libertà di godere ciò che fa della vita una vita pienamente umana» (Sen, 2000). La sicurezza personale è un elemento fondativo del benessere degli individui, in quanto, essere vittima di un crimine può comportare una perdita economica, un danno fisico e/o un danno psicologico dovuto al trauma subito, impattando sul senso di vulnerabilità che esso determina; in sostanza la paura di essere vittima può influenzare molto sia la qualità della vita, nonché la libertà del singolo e lo sviluppo dei territori stessi. Il dominio, infatti, per standardizzare questo quadro teorico è stato elaborato su un duplice livello: 1) tasso di omicidi e 2) criminalità predatoria.[16]
  1. Benessere soggettivo → ha un alto valore informativo e analitico perché le percezioni e le valutazioni influenzano il modo in cui le persone affrontano la vita e usufruiscono delle opportunità che gli si presentano. Il benessere soggettivo rientra nel cosiddetto insieme degli indicatori soggettivi che sono complementari agli indicatori maggiormente oggettivabili (dati quantitativi), questo grazie alla loro capacità di valutare le eventuali divergenze tra ciò che gli individui riferiscono di percepire in merito alla propria soddisfazione e ciò che viene catturato con l’osservazione statistica dei fenomeni economici e sociali. Obiettivo di tale dominio è quello di sintetizzare le valutazioni e le percezioni espresse dai soggetti sulla loro vita.[17]
  2. Paesaggio e patrimonio culturale → questo dominio è elaborato sulla definizione di Biasutti che divide il concetto di paesaggio in sensibile e geografico[18]; per quanto riguarda il primo, esso aiuta a migliorare il benessere su un piano esistenziale che va a determinare la qualità della vita associandola anche alla protezione del paesaggio con interesse e consapevolezza del problema ambientale; il secondo aspetto, invece, fa riferimento alla relazione che il benessere ha con la tutela del paesaggio, del patrimonio storico e artistico, nonché con lo sviluppo locale, attraverso valori aggiunti quali il turismo, i servizi ecosistemi e la produzione agroalimentare di qualità.[19]
  3. Ambiente → costituisce uno dei requisiti essenziali per garantire un autentico benessere; in quanto acqua pulita, aria pura e cibo non contaminato sono possibili solo in un contesto ambientale “sano” in cui le attività umane produttive e sociali si combinino con la natura rispettandone l’integrità strutturale ed il metabolismo socio-economico. Sulla consapevolezza dell’essenzialità di tale indicatore nel rapporto del 2017 sono state effettuate alcune modifiche al set degli indicatori con lo scopo di migliorare la rappresentatività territoriale e di eliminare alcune ridondanze, introducendo ulteriori variabili, quali:
  • consumo materiale interno: è la quantità di materiali trasformati in emissioni, rifiuti o nuovi stock (in milioni di tonnellate);
  • dispersione da rete idrica comunale: si intende l’insieme delle perdite idriche totali nelle reti comunali di distribuzione dell’acqua potabile (valore percentuale sul volume complessivo immesso in rete);
  • qualità dell’aria urbana – Biossido di azoto: è la percentuale di centraline dei comuni capoluogo di provincia con misurazioni valide che hanno superato il valore limite annuo previsto per l’NO2 (40 μg/m3);

nel rapporto del 2018 il set di indicatori è stato ulteriormente ampliato con altri tre indicatori:

  • impermeabilizzazione: è il complesso di operazioni che hanno l’obiettivo di bloccare – attraverso l’utilizzo di strutture artificiali – l’infiltrazione dell’acqua in una struttura, tessuto o altro materiale[20];
  • rischio di frane: si intende la percentuale della popolazione residente in aree con pericolosità da frane elevata sul totale della popolazione residente;
  • rischio di alluvioni: si intende la percentuale della popolazione residente in aree con pericolosità da alluvioni elevata sul totale della popolazione residente.[21]
  1. Innovazione, ricerca e creatività → questi tre macro elementi rientrano nel concetto di benessere, ma come determinante indiretta, in quanto sono alla base del progresso socio-economico; inoltre sono stati standardizzati con l’obiettivo di stimare il livello di occupazione nell’ambito ponendo una riflessione sulla così detta “fuga di cervelli”. Anche per questo dominio nel 2017 sono state introdotte delle modifiche e sono stati aggiunti tre indicatori, quali: 1) investimenti in proprietà intellettuali che indicano le spese in ricerca e sviluppo, prospezione e valutazione mineraria, di opere artistiche, letterarie o d’intrattenimento, software e basi di dati; 2) occupati in imprese creative che indicano il numero di occupati in imprese culturali e creative sul totale degli occupati (15 anni e più); 3) mobilità di laureati italiani (25-39 anni) il quale indica il tasso di migratorietà degli italiani (25-39 anni) – con titolo di studio terziario – calcolato come rapporto tra il saldo migratorio (differenza tra iscritti e cancellati per trasferimento di residenza) e i residenti con titolo di studio terziario (laurea, AFAM, dottorato).[22]
  1. Qualità dei servizi → indica il legame tra disponibilità dei servizi e il benessere dei cittadini e si fonda su l’approccio degli investimenti pubblici che migliorano le condizioni e la qualità dei servizi in cui vivono e operano i cittadini e in cui si stabiliscono le articolazioni sia sociali che economiche. In quest’ottica la povertà, infatti, è intesa come privazione di opportunità e dotazioni essenziali cui ogni individuo ha diritto e questa essenzialità implica che servizi inadeguati aggravano direttamente le condizioni di marginalità e di esclusione, e che un intervento deciso sul miglioramento di diffusione e qualità dei servizi contribuisce direttamente alla riduzione dell’esclusione sociale e della povertà, nonché ad un miglioramento del benessere percepito. A partire dal 2017 il quadro teorico del dominio è stato ampliato con l’introduzione di altri indicatori, quali: 1) copertura della banda larga, ovvero la popolazione coperta con banda ultra larga ad almeno 30 Mbps in percentuale sulla popolazione residente; 2) soddisfazione per i servizi di mobilità, ovvero la percentuale di utenti che hanno espresso un voto uguale o superiore a 8 per tutti i mezzi di trasporto che utilizzano abitualmente (più volte a settimana) sul totale degli utenti assidui.[23]

In conclusione, l’introduzione, nella percezione di benessere, di elementi qualitativi che si basano su una concezione soggettiva e individuale, non fa altro che ampliare e migliore, senza omettere i parametri macroeconomici, la definizione operativa del concetto e allo stesso tempo permette di oltrepassare la confort zone su cui si basa la rendicontazione economica di un Paese/Nazione e di poter osservare e inserire nei piani strategici aspetti fondamentali e conformi alle proprie necessità.

[1] «L’ISU è uno strumento utilizzato convenzionalmente per misurare la ricchezza dei singoli stati, e si inscrive nella logica della misurazione dello sviluppo umano che amplia la prospettiva della semplice crescita economica per definire il livello di sviluppo dei singoli paesi (è utilizzato con lo stesso fine anche per regioni e singole città). Questo indice si fonda sulla sintesi di tre diversi fattori: il PIL pro capite, l’alfabetizzazione e la speranza di vita. Fino al 2009 tale calcolo si fondava sulla media aritmetica su base logaritmica che generava un valore da 0 a 1. Dal 2010 la misurazione dell’accesso alla conoscenza è legata all’indice di istruzione (che include gli anni medi e quelli previsti da destinare all’istruzione), il quale viene indicizzato con una media geometrica. I paesi del mondo non sono più divisi in base al valore, bensì sono divisi nei quattro gruppi in base al quartile di appartenenza». https://www.treccani.it/enciclopedia/indice-di-sviluppo-umano_(Lessico-del-XXI-Secolo)/

[2] https://uwaterloo.ca/canadian-index-wellbeing/

[3]https://www.ausstats.abs.gov.au/Ausstats/subscriber.nsf/0/E49E9DD90B4076C1CA257ABB000FBB94/$File/measures%20of%20australia%27s%20progress%20consultation%20report.pdf

[4]

[5]https://www.ons.gov.uk/peoplepopulationandcommunity/wellbeing/articles/measuringnationalwellbeing/qualityoflifeintheuk2018

[6] https://www.istat.it/it/files/2016/12/Indicatori-del-benessere.pdf

[7] Il dominio è un contenitore in quanto in esso confluiscono dimensioni che lo descrivono.

[8] L’indice composito, o anche meglio definito come indice sintetico, è l’aggregazione di un insieme di indicatori elementari, ovvero la proprietà di un oggetto che è stata sottoposta a definizione operativa (http://www.federica.unina.it/sociologia/metodologia-e-tecnica-della-ricerca-sociale/le-variabili/) che rappresentano le diverse componenti di un concetto multidimensionale da misurare. https://www4.istat.it/it/strumenti/metodi-e-strumenti-it/analisi

[9] SALUTE 2020 Un quadro politico europeo per sostenere la salute e il benessere tra i governi e all’interno della società . pdf Ingrosso M. (a cura di) 2015 La salute per tutti, FrancoAngeli, Milano.

[10] https://www.istat.it/it/files//2019/12/1.pdf

[11] https://www.istat.it/it/files//2019/12/2.pdf

[12] https://www.istat.it/it/files//2019/12/3.pdf

[13] https://www.istat.it/it/files//2019/12/4.pdf

[14] https://www.istat.it/it/files//2019/12/5.pdf

[15] https://www.istat.it/it/files//2019/12/6.pdf

[16] https://www.istat.it/it/files//2019/12/7.pdf

[17] https://www.istat.it/it/files//2019/12/8.pdf

[18] Biasutti R., Il paesaggio terrestre, Utet, Torino: 2° ed. 1962.

[19] https://www.istat.it/it/files//2019/12/9.pdf

[20] http://www.treccani.it/enciclopedia/impermeabilizzazione/

[21] https://www.istat.it/it/files//2019/12/10.pdf

[22] https://www.istat.it/it/files//2019/12/11.pdf

[23] https://www.istat.it/it/files//2019/12/12.pdf

Fonte immagine: https://energia-blog.it/sviluppo-sostenibile/

Roberta Iacobucci

Laureata in Sociologia all'Università di Napoli "Federico II", tesi di laurea in Statistica per la ricerca sociale sulla comparazione degli indicatori economici e sociali che si usano per misurare il grado di povertà di un Paese. Laureata con lode in Comunicazione, Valutazione e Ricerca Sociale presso l'Università di Roma "La Sapienza", tesi di laurea in Sociobiologia e Teoria dei giochi, per l'analisi dell'agire strategico cooperativo in riferimento al suo grado di funzionamento all'interno della società. Area di interesse: Politica Economica

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