mercoledì, Aprile 24, 2024
Criminal & Compliance

Animal Rights – il codice penale non li ha dimenticati

Sin dall’antichità veniva censurato e condannato il maltrattamento degli animali. Da testi antichi si rinviene che Socrate chiese in agorà una pesante pena per l’accecamento di una rondine da parte di un giovane, sostenendo che costui non sarebbe stato un buon cittadino in quanto: chi è capace di istinti crudeli verso creature più deboli, manca delle capacità di convivenza e di rispetto civile anche con i propri simili.

Sono tantissime le leghe, le associazioni che combattono un fenomeno tanto diffuso come il maltrattamento e l’abbandono degli animali ma al giorno d’oggi sembra che la situazione sia addirittura peggiorata. Sono all’ordine del giorno le notizie di cronaca, nera al parere di chi scrive, che concernono le più violente e crude violenze.

Fino al 2014, e più precisamente alla legge n° 189/2014, gli animali erano tutelati a norma dell’Art. 638 c.p. (Uccisione e danneggiamento di animali altrui) come se questi costituissero la lesione del patrimonio di un soggetto terzo. L’elemento comune dei reati introdotti dal legislatore del 2014, va ravvisato nella nuova concezione di animale inteso ora come soggetto di diritti meritevoli di tutela e non più esclusivamente come oggetto giuridico, quindi ciò che inizia ad essere difeso, come sottolinea la Cassazione, è il sentimento per gli animali.

Chiarito quindi che la lesione di animali costituisce un REATO penalmente perseguibile, si passa ad esaminare alcune norme del titolo IX bis c.p. ” Dei Delitti contro il sentimento per gli animali ” .

Art. 544 bis. – Uccisioni di animali

Chiunque per crudeltà o senza necessità, cagiona la morte di un animale è punito con la reclusione da quattro a due mesi.

Dal testo della norma si evince che tale reato può considerarsi al pari di un omicidio, in quanto attribuisce rilievo alle condotte oggettivamente idonee a produrre l’evento morte dell’animale; il legislatore è stato accorto nel legiferare tale disciplina delimitandola alla crudeltà e alla non necessità escludendo una tutela onnicomprensiva: non sarà punibile ad esempio l’uccisione di animali destinati alla macellazione.

Art. 544-ter. – Maltrattamento di animali.

Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche ecologiche è punito con la reclusione da tre mesi a un anno o con la multa da 3.000 a 15.000 euro.
La stessa pena si applica a chiunque somministra agli animali sostanze stupefacenti o vietate ovvero li sottopone a trattamenti che procurano un danno alla salute degli stessi.
La pena è aumentata della metà se dai fatti di cui al primo comma deriva la morte dell’animale.

In riferimento a tale norma, vi è da precisare che sono considerati maltrattamenti qualsiasi altra situazione che costringa un animale a vivere in condizioni inaccettabili; per addurre qualche esempio : maltrattamento è far vivere un animale in spazi ristretti o in condizioni igieniche non consone oppure la malnutrizione. 

Art. 727 – Abbandono di animali

Chiunque abbandona animali domestici o che abbia acquisto abitudine della cattività è punito con l’arresto fino a un anno o con l’ammenda da 1.000 a 10.000 euro. Alla stessa soggiace chiunque detiene animali in condizioni incompatibili con la loro natura e produttive di gravi sofferenze.

Per la Corte di Cassazione, il concetto di abbandono deve ricomprendere non soltanto il distacco totale e definitivo, ma anche l’indifferenza, la trascuratezza, la mancanza di attenzione e il disinteresse verso l’animale (sentenza n. 18892/2011) che si legge come il non volersi prendere più cura del proprio animale, pur essendo consapevole dell’incapacità di quest’ultimo di poter provvedere a sé stesso. Proprio per questo, il cane abbandonato viene equiparato all’incapace abbandonato. L’abbandono, per la giurisprudenza costante, si concretizza SOLO nel caso in cui non venga assicurato «il rispetto delle esigenze psico-fisiche dell’animale»,  «sprovvisto di custodia e cura» ed «esposto a pericolo per la sua incolumità», tanto è vero  che vi è stata una recente sentenza la n°13338/2012, con la quale la Corte di Cassazione ha invalidato la condanna emessa nei confronti di una donna che aveva “dimenticato” di prendere i suoi cani e pagare le rette per il loro “soggiorno” presso una pensione privata, facendo valere, a sua discolpa, l’insussistenza dei requisiti di mancata cura o pericoli a cui, trovandosi all’interno della struttura, i cani non erano stati sottoposti.

Innumerevoli sono le sentenze con cui la cassazione ha provato a disciplinare la materia della norma in questione, tra queste si menziona la sentenza n° 38034/2013 dove la Cassazione statuisce che l’utilizzo del collare anti-abbaio costituisce la condizione di detenzione di animali in condizioni incompatibili con la loro natura, nonché di maltrattamento di animali; questo producendo scosse o altri impulsi elettrici trasmessi al cane tramite comando a distanza, integra il reato di cui all’Art. 727 c.p., concretizzando una forma di addestramento fondata esclusivamente su uno stimolo doloroso tale da incidere sensibilmente sull’integrità psicofisica dell’animale innescandogli dei sentimenti di dolore, paura, sofferenza e depressione.

Il maltrattamento, l’abuso, l’abbandono non coinvolgono solo animali domestici; vi sono molte altre specie che subiscono tali inumani atteggiamenti a causa di attività di intrattenimento e svago. Tra queste, in primis si potrebbe menzionare l‘attività circense. Nei circhi gli animali subiscono violenze atroci per mutarne i loro comportamenti ed essere addestrarti al fine di svolgere attività non conformi e non naturali al loro  “modus vivendi”. Di recente c’è stata la chiusura dello storico Circo Barnum – noto a più per le barbarie a cui erano sottoposti gli animali – la cui società  nel 2011, ha accettato di pagare una multa di 270mila dollari (circa 253mila euro) al Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti per presunte violazioni della Animal Welfare Act.; l’azienda non ha però mai ammesso gli illeciti, promettendo di implementare una nuova formazione per tutto il personale che si occupa degli animali. Caso ambiguo, che genera insoddisfazione per i soprusi eseguiti e non adeguatamente puniti.

Un successo per gli animalisti e per la LAV – Lega Anti Vivisezione – è stata la chiusura dell’allevamento Green Hill nel 2012, una vicenda nota ai più per lo scalpore dato dalla liberazione di oltre 3600 Beagol,  passati di mano in mano tra i volontari oltre il filo spinato di circoscrizione dell’aerea in cui questi erano rinchiusi, affidandoli poi a diverse famiglie italiane. Nel 2014 con il  decreto legislativo n° 26 si era finalmente vietato l’allevamento di cani a fini sperimentali, ma in data 15.02.2017 La Commissione Affari Costituzionali del Senato ha approvato l’emendamento che prevede tre anni di proroga per il divieto agli esperimenti su animali di droghe, alcol, tabacco e xenotrapianti. Questo denota una forte regressione dal punto di vista della tutela degli animali di cui il Governo non dovrebbe andar fiero.

Con amarezza si sottolinea come gli Orrori in questa materia permangano con particolare riferimento alla produzione di pellicce. L’Italia produce annualmente 1800 pellicce di visone, dopo procedure di scuoio aberranti, per una produzione e un mercato che all’interno della stessa nazione non è portante. Questi prodotti vengono venduti all’estero giacché la popolazione italiana ha espresso a più riprese un dissenso unanime verso tale produzione, non riuscendosi a spiegare il mancato adeguamento in materia a quanto previsto dal governo Olandese. L’ Olanda si unisce a Regno Unito, Austria, Bosnia, Slovenia e Croazia i quali in Europa, hanno iniziato a dare un segnale verso una moda del futuro che sia sostenibile dal punto di vista etico, ma soprattutto pronto ad ascoltare anche i propri cittadini, che ovunque dimostrano una crescita di sensibilità nei confronti degli animali. Sono molti gli stilisti e marchi italiani, che stanno provando a dare una svolta a tale produzione, per citarne qualcuno: Armani, Tommy Hilfiger, Geox i quali hanno ottenuto una certificazione animal free che testimonia come nel settore della moda si utilizzino sempre più materiali alternativi al posto di vere pellicce dimostrando profonda convinzione per la causa.

Si auspica pertanto una sensibilizzazione in materia non soltanto popolare, ma sopratutto istituzionale. L’Italia ha già fatto grossi passi in avanti, glielo si deve riconoscere, ma ciò ancora non basta. Sono tante ancora le iniziative che possono essere intraprese: sia di competenza statale sia delegando tali materie a comuni e regioni,  più vicini al cittadino e al singolo essere vivente.

 

Valeria D'Alessio

Valeria D'Alessio è nata a Sorrento nel 1993. Sin da bambina, ha sognato di intraprendere la carriera forense e ha speso e spende tutt'oggi il suo tempo per coronare il suo sogno. Nel 2012 ha conseguito il diploma al liceo classico statale Publio Virgilio Marone di Meta di Sorrento. Quando non è intenta allo studio dedica il suo tempo ad attività sportive, al lavoro in un'agenzia di incoming tour francese e in viaggi alla scoperta del nostro pianeta. È molto appassionata alla diversità dei popoli, alle differenti culture e stili di vita che li caratterizzano e alla straordinaria bellezza dell'arte. Con il tempo ha imparato discretamente l'inglese e si dedica tutt'oggi allo studio del francese e dello spagnolo. Nel 2017 si è laureata alla facoltà di Giurisprudenza della Federico II di Napoli, e, per l'interesse dimostrato verso la materia del diritto penale, è stata tesista del professor Vincenzo Maiello. Si è occupeta nel corso dell'anno di elaborare una tesi in merito alle funzioni della pena in generale ed in particolar modo dell'escuzione penale differenziata con occhio critico rispetto alla materia dell'ergastolo ostativo. Nel giugno del 2019 si è specializzata presso la SSPL Guglielmo Marconi di Roma, dopo aver svolto la pratica forense - come praticante avvocato abilitato - presso due noti studi legali della penisola Sorrentina al fine di approfondire le sue conoscenze relative al diritto civile ed al diritto amministrativo, si è abilitata all'esercizio della professione Forense nell'Ottobre del 2020. Crede fortemente nel funzionamento della giustizia e nell'evoluzione positiva del diritto in ogni sua forma.

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