venerdì, Marzo 29, 2024
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La tecnologia blockchain: caratteristiche e possibili applicazioni

Nota di redazione: questo è il primo di una serie di articoli relativi alla tecnologia blockchain e alle sue molte applicazioni.
In particolare, in questa sede ci si propone di fornire le categorie fondamentali della tecnologia che verranno poi sviluppate a approfondite in futuro.

L’idea principale su cui si basa la blockchain non è nuova, ma risale al 1991 quando una “catena di informazioni” fu usata come libro mastro elettronico per certificare che i documenti digitali in esso salvati non venissero modificati[1].

L’esplosione al pubblico, però, si ebbe nel 2008 quando Satoshi Nakamoto, uno pseudonimo la cui identità resta ad oggi sconosciuta, pubblicò un saggio[2] in cui spiegava di aver scoperto “un sistema che consente di inviare pagamenti online, direttamente e in tutto il mondo, senza dover fare affidamento su alcun tipo di intermediario o istituzione finanziaria”. Da quel momento, ovunque, si sente parlare di Bitcoin e criptovalute, sulle quali regna l’incertezza di Banche e Governi che non sanno se ed in che modo accoglierle e disciplinarle.

Figura 1

Una veloce ricerca su GoogleTrends (Figura 1) mostra l’incredibile aumento relativo alle ricerche su google della parola “blockchain”. Un altro dato dell’inconfutabile interesse globale per questa tecnologia è riscontrabile grazie alla proprietà intellettuale ed in particolare ai brevetti. Laddove c’è un particolare interesse per una tecnologia, bisogna sempre tenere in considerazione gli strumenti forniti dall’ordinamento per proteggerla. Un report[3] mostra come diversi colossi del settore finanziario come American Express, Bank of America, Mastercard ed anche Ebay hanno e stanno partecipando a quella che è stata definita “corsa al brevetto” fin dal 2013.

Inoltre, il 2 febbraio la Commissione Europea ha lanciato l’Osservatorio e il Forum sulla Blockchain[4] e, pochi giorni prima anche il Parlamento Britannico ha annunciato[5] la creazione di un gruppo di esperti per studiare le potenzialità di questa tecnologia, e ancora il NIST sotto la guida del Dipartimento del Commercio americano ha rilasciato un documento in cui promette di fare chiarezza sul funzionamento e sull’applicazione di questa tecnologia[6].

Appurato che l’interesse per questa tecnologia è globale e che, come vedremo, travolge diversi settori non solo quello finanziario, cerchiamo di capire cos’è la blockchain.

Come suggerisce il nome si tratta di una “catena di blocchi” e viene comunemente definita come un “registro pubblico e decentralizzato” in cui poter non solo registrare ogni tipo di transazione, ma anche salvare ogni tipo di documento.

La tecnologia è molto complessa dal momento che vengono usati codici e chiavi crittografiche, ma l’idea è semplice: creare un registro decentralizzato (nessun ente centrale di controllo), distribuito (nessun server centrale) e pubblico (non esiste un proprietario), in cui le transazioni vengono immediatamente eseguite e registrate.

Parlare di decentralizzazione e poi affermare che molti colossi del settore finanziario stanno pensando di adottare la blockchain può sembrare una contraddizione, ed in parte lo è. Ciò è possibile dal momento che esistono due categorie di blockchain: la prima chiamata permissionless (priva di permessi), che è la manifestazione assoluta della decentralizzazione poiché consente a tutti di partecipare al network senza bisogno di alcuna autorizzazione; la seconda chiamata permissioned (con permessi), consente solo ad alcuni utenti di partecipare, centralizzando di fatto la struttura.

Una delle principali caratteristiche della blockchain è l’utilizzo delle funzioni crittografiche di hash. Essenzialmente, il processo di hashing consiste nel trasformare un qualsiasi input in un output fisso o meglio un in hash. Un input potrebbe essere una lettera, un file mp3, un ebook, un documento di testo, un film, l’intera discografia dei Pink Floyd, un qualsiasi file indipendentemente dalla sua grandezza (misurata in byte). A questo input viene applicato un “Hashing algorithm” che, attraverso diversi calcoli, produce un numero finito di caratteri che si riferiscono solo ed esclusivamente all’input originario (figura 2).

Figura 2

Questo complicato processo crittografico viene utilizzato per individuare l’impronta digitale del file, attraverso cui possiamo determinare se questo è stato o meno modificato, dal momento che, anche il minimo cambiamento del file corromperebbe l’hash. Ad esempio, se alla parola “Welcome” (Figura 2) aggiungessimo una “x” finale, l’impronta digitale (hash) di questo input non corrisponderebbe più all’impronta originaria. Ciò consente, pertanto, di certificare la proprietà e la data di un determinato documento o transazione.

Altra fondamentale caratteristica della blockchain è la firma digitale.

La firma digitale è un modo per provare che un messaggio proviene da una specifica persona e da nessun altro, come un hacker. Tale strumento è utilizzato continuamente nel mondo online, un esempio? Ogniqualvolta si visita un sito che inizia per “https”, vengono utilizzate firme digitali per stabilire reciproca fiducia tra l’utente ed il server.

Un concetto simile è usato nella blockchain, dove gli utenti generano il cd. “paio di chiavi”, una chiave pubblica e una chiave privata collegate tra loro da una relazione matematica; ciò equivale alla creazione di un account sulla blockchain. La prima è creata per essere distribuita pubblicamente e funge come un indirizzo di casa, per ricevere messaggi da altri utenti. La seconda, invece, deve restare segreta dal momento che serve per certificare al destinatario che il messaggio proviene da quella specifica persona e non da altre.

Ricapitolando, la blockchain non esisterebbe senza questi due strumenti, l’hashing ed il “paio di chiavi”. Il primo consente a tutti gli utenti di concordare sull’attuale stato delle cose, il secondo assicura che tutte le transazioni siano portate avanti solo dai rispettivi aventi diritto.

D’altra parte, però, non è tutto oro quel che luccica.

In primo luogo, la blockchain ha un altissimo costo energetico, dal momento che le transazioni vengono validate sulla base del protocollo proof of work che prevede che altri partecipanti del network chiamati miners,  mettono a disposizione la propria potenza di calcolo espletata da processori che consumano tantissima energia[7]. In realtà, avendo appurato l’esistenza di questa inefficienza, pare che sia stata ideata un’alternativa: la cd. proof of stake[8], ma attualmente permane un evidente problema di sostenibilità ambientale ed energetica.

In secondo luogo, la summenzionata complessità della tecnologia lascia spazio, per ora, a numerose lacune legislative che possono risultare pericolose e rischiose, scoraggiando investitori e utenti.

In terzo luogo, data la complessità e l’implementazione di funzioni crittografiche, le transazioni svolte attraverso la blockchain sono più lente rispetto ad altri tipi di transazioni online: 7 al secondo rispetto alle 1.667 di Visa[9].

Ma, nonostante questa tecnologia sia in gran parte ricoperta da un alone di mistero, l’eccitazione è alle stelle dato che la blockchain, nota principalmente per essere alla base delle criptomonete come Bitcoin, va ben oltre il solo settore finanziario.

Grazie alle sue peculiari caratteristiche, le possibili applicazioni della blockchain spaziano dal settore energetico a quello della revisione contabile, dalla gestione della proprietà intellettuale alla protezione dei dati personali, dalla risoluzione delle controversie online al controllo della supply chain, dal settore assicurativo alla gestione di sistemi di voto. Pertanto, questi e altri potenziali utilizzi della blockchain verranno prossimamente trattati nel dettaglio in questa stessa sede, ricorrendo, ove possibile, anche alla parola di esperti e professionisti.

[1] Narayanan, A., Bonneau, J., Felten, E., Miller, A., and Goldfede, S., Bitcoin and Cryptocurrency Technologies: A Comprehensive Introduction, Princeton University Press, 2016.

[2] Nakamoto Satoshi, “Bitcoin: A Peer-to-Peer Electronic Cash System”, 2008, disponibile qui: https://bitcoin.org/bitcoin.pdf.

[3] “The race to patent blockchain”, disponibile qui:

[4]European Commission launches the EU Blockchain Observatory and Forum”, disponibile qui: http://europa.eu/rapid/press-release_IP-18-521_en.htm

[5]New UK parliamentary group on blockchain”, disponibile qui:

[6]Blockchain Technology Overview”, disponibile qui,

[7]Una transazione Bitcoin consuma quanto il tuo appartamento in una settimana”, disponibile qui: https://motherboard.vice.com/it/article/xwavxn/una-transazione-bitcoin-consuma-quanto-il-tuo-appartamento-in-una-settimana

[8] https://it.wikipedia.org/wiki/Proof-of-stake

[9]Bitcoin and Ethereum vs Visa and PayPal – Transactions per second”, disponibile qui: https://mybroadband.co.za/news/banking/206742-bitcoin-and-ethereum-vs-visa-and-paypal-transactions-per-second.html

Simone Cedrola

Laureto in Giurisprudenza presso l'Università Federico II di Napoli nel luglio 2017 con una tesi in Procedura Civile. Collaboro con Ius in itinere fin dall'inizio (giugno 2016). Dapprima nell'area di Diritto Penale scrivendo principalmente di cybercrime e diritto penale dell'informatica. Poi, nel settembre 2017, sono diventato responsabile dell'area IP & IT e parte attiva del direttivo. Sono Vice direttore della Rivista, mantenendo sempre il mio ruolo di responsabile dell'area IP & IT. Gestisco inoltre i social media e tutta la parte tecnica del sito. Nel settembre 2018 ho ottenuto a pieni voti e con lode il titolo di LL.M. in Law of Internet Technology presso l'Università Bocconi. Da giugno 2018 a giugno 2019 ho lavorato da Google come Legal Trainee. Attualmente lavoro come Associate Lawyer nello studio legale Hogan Lovells e come Legal Secondee da Google (dal 2019). Per info o per collaborare: simone.cedrola@iusinitinere.it

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