Brexit: il nuovo accordo con l’UE
Il 14 Novembre u. s. si è tenuto un incontro cruciale fra il PM Theresa May ed il proprio Gabinetto sulle 585 pagine di Accordo di Recesso. Tale proposta ha già suscitato numerose voci di dissenso, sia tra gli stessi conservatori sia anche dal Partito Unionista Democratico e tra i Laburisti[1].
Il contenuto della nuova bozza di Accordo si articola in tre macro-temi e nella sua introduzione si specifica che il Regno Unito continuerà a dover osservare il diritto UE, ma perderà i propri rappresentanti e membri nelle Istituzioni[2]. Se non inaspettato, resta comunque paradossale: il Governo Britannico, più che “riprendere il controllo”[3], lo perderà per ben 21 mesi, se non di più. Tuttavia, nonostante lo svantaggio di perdita di potere decisionale a livello legislativo ed esecutivo, questo Periodo Transitorio garantirà comunque ad imprese e governi locali tempo sufficiente per prepararsi al “dopo-Brexit”.
Per quanto riguarda i diritti dei cittadini, tale argomento delicatissimo è rimasto in sostanza inalterato sia rispetto all’attuale regime Europeo sia nel corso delle negoziazioni stesse. Infatti, i cittadini europei nel Regno Unito (e viceversa) manterranno i diritti di cittadinanza UE, tra cui residenza e sicurezza sociale. I Britannici che acquisteranno residenza in un altro Stato membro durante il Periodo di Transizione manterranno tale status anche dopo la fine dello stesso e, se si risiederà continuativamente per almeno 5 anni nello Stato membro, se ne acquisterà la residenza permanente. La criticità in questo caso è rappresentata dal fatto che i diritti europei non potranno essere fatti valere in uno Stato membro diverso da quello in cui un cittadino britannico si troverà. Inoltre, la riconoscenza di qualifiche professionali e accesso all’università sono profili che continuano a mancare di definizione politica e giuridica.
L’aspetto finanziario ha rappresentato ulteriore oggetto di negoziato, imprescindibile per la prosecuzione delle discussioni stesse sugli altri temi principali. Il Regno Unito dovrà corrispondere all’UE un ammontare tra i 45 ed i 60 miliardi di euro per la sua uscita, a copertura delle sue obbligazioni di appartenenza all’Unione.
La questione Irlanda è stata, in ogni caso, la più spinosa. L’obiettivo di partenza era evitare la costruzione di una frontiera interna all’isola tra Irlanda del Nord ed Eire (ancora Stato membro). Laddove non si fosse trovata adeguata soluzione nell’Accordo di Recesso, l’UE aveva suggerito il mantenimento della prima nel Mercato Unico e nell’Unione Doganale fino al termine del Periodo di Transizione. Tale backstop solution era stata rigettata dal Regno Unito in quanto considerata una vera e propria annessione di parte del suo territorio all’UE, oltre alla considerazione che ciò avrebbe semplicemente spostato la barriera interna lungo il Mare d’Irlanda.
Al fine di garantire dunque una libera circolazione dei beni tra i due Stati, la nuova formulazione dell’Accordo suggerisce la creazione di un ‘unico territorio doganale’. Il vantaggio è duplice: da un lato, laddove non fosse raggiunto un accordo, si eviterebbero barriere fisiche nel commercio di beni all’interno della stessa isola e, dall’altro, si impedirebbe al Regno Unito di stringere accordi commerciali con altri Paesi che prevedano l’eliminazione di tariffe sui beni. In sostanza, l’appartenenza del Regno all’Unione Doganale verrebbe mantenuta fino al 31 Dicembre 2020. I Brexiters temono, tuttavia, questo punto in quanto non è ben chiaro se e quando tale meccanismo cesserà di operare, vista la necessità che sul punto ci sia accordo con l’UE. I primi segni di scontento si sono manifestati, assumendo la forma di dimissioni da alcuni esponenti del Governo e l’assunzione del comando delle negoziazioni dal lato Britannico da parte di Stephen Barclay.
È interessante menzionare, da ultimo, l’accordo relativo alla giurisdizione. Le corti britanniche continueranno ad essere assoggettate alla giurisprudenza della Corte di Giustizia dell’UE fino alla fine del Periodo di Transizione, salvo in tema di Unione Doganale all’interno dell’Isola irlandese. Se infatti la backstop solution sarà attuata, le relative controversie saranno definite attraverso un procedimento arbitrale. La Corte interverrà, tuttavia, con una decisione vincolante solo laddove venga in rilievo il diritto dell’Unione Europea. La critica che si muove in questo caso è che il Regno Unito è ancora lontano da quella totale indipendenza dal diritto Europeo che persegue con l’uscita.
Alla luce dei punti sin qui esposti, si prospettano alcuni possibili scenari.
La Camera dei Lords e quella dei Commons devono adesso decidere se approvare o meno tale proposta. In caso di rifiuto – estremamente probabile viste le numerose proteste anche da parte degli stessi esponenti del Governo – alla May resterebbero pochissimi giorni per designare un nuovo piano.
Una seconda possibilità è che sia lo stesso PM a ritirare la bozza di accordo al fine di evitare un voto di sfiducia nei suoi confronti. In questo caso però occorrerebbe riprendere le negoziazioni con Bruxelles e ciò potrebbe rendere questi ultimi meno disponibili a concessioni. Oltre a ciò, sarebbe assolutamente prevedibile un rifiuto netto del Consiglio Europeo all’eventuale richiesta Britannica di estendere il termine del 29 Marzo ex art. 50, TUE.
Tornando al voto di sfiducia, laddove esso venisse effettivamente espresso dalla maggioranza del Governo (probabile secondo dichiarazioni rilasciate dagli stessi Tories)[4], si indirebbero nuove elezioni politiche. Questa strada è pericolosa in quanto renderebbe ancora più caotica la situazione nel Regno.
Infine, non si esclude ancora la possibilità che venga indetto un secondo referendum popolare di approvazione del testo di Accordo di Recesso, purchè, si badi, esso riceva preventiva approvazione dal Parlamento Britannico.
[1] R. Syal, Six possible scenarios in light of Theresa May’s Brexit deal, Novembre 2018, disponibile qui, https://www.theguardian.com/politics/2018/nov/15/six-possible-scenarios-in-light-of-theresa-may-brexit-deal.
[2] Commissione Europea, Draft Withdrawal Agreement, Novembre 2018, disponibile qui: .
[3] Vote Leave, Take Control Organisation, Manifesto, disponibile qui: http://www.voteleavetakecontrol.org/briefing_control.html.
[4] BBC News, Stephen Barclay named new Brexit Secretary, Novembre 2018, disponibile qui: https://www.bbc.com/news/uk-46241693.
Born in Bologna in 1994, she graduated from Alma Mater Studiorum – University of Bologna with a thesis in EU Law on The Consequences of Brexit on Citizenship rights.
Currently enrolled in a Master in International and European Union Law (LL.M) at Tilburg University.
Writing on legal issues and topics is one of the ways through which she expresses her dedication to International and EU Law. Besides, she is VP in the traineeships area of the ELSA Bologna team and constantly looks for new stimulating challenges.
Her project is to become a EU Law experts, with a focus on environmental law and Human Rights.
She’s always down for a cup of tea and some chocolate, as well as for travelling around Europe with her beloved backpack.