giovedì, Marzo 28, 2024
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Il caso ENI, INI e IRA: la privatizzazione degli enti pubblici

A cura di Pasquale La Selva

Per definizione nel nostro ordinamento, un ente pubblico è un ente riconosciuto con norme di legge, gestito da una pubblica amministrazione per il perseguimento di un interesse pubblico.

Purtroppo, dalla sua nascita ad oggi, l’apparato amministrativo è vittima di un progressivo sovraccarico di compiti e mansioni che hanno portato alla creazione di numerose complessità, snaturando così l’efficienza degli enti. Gli anni ’90 sono stati teatro di un incalzante aumento del debito pubblico, motivo per cui si è dovuto correre ai ripari.

In un primo momento si optò per una abolizione delle Province, soluzione appoggiata dalla dottrina, ma che non prese mai vita in seguito all’opposizione della classe politica nel timore di una eccessiva riduzione delle cariche elettive.

Il legislatore dunque, si è lanciato su un meccanismo di privatizzazione degli enti pubblici, delle aziende autonome e di quelle municipalizzate, trasformandole in Società Per Azioni (s.p.a.), mantenendo intatta però la vigenza del diritto amministrativo, evitando un cambiamento eccessivamente riformatore.

L’articolo 1 della direttiva 93/38/CEE definisce le imprese pubbliche, ovvero imprese volte a soddisfare un interesse pubblico, “quelle imprese sulle quali le autorità pubbliche

possono esercitare una influenza dominante, perché ne hanno la proprietà o una partecipazione finanziaria o in conseguenza delle norme che le disciplinano”.

Si può pacificamente affermare dunque, che gli enti pubblici, compresi gli enti pubblici trasformati in s.p.a., restano sempre soggetti al diritto amministrativo.

Il legislatore effettuò i primi provvedimenti negli anni ’50 con la legge 404/1956, abolendo gli enti pubblici con scopi cessati o che portavano ad uno scompenso economico notevole.

Successivamente con la legge 70/1975 (legge sul parastato) si individuarono in primis gli enti necessari da mantenere in vita come INPS, Cassa per il Mezzogiorno, ENEA, ACI, i quali furono raccolti in un registro, si sono individuati poi gli enti non soggetti alla legge sul parastato, come l’IPAB e le Camere di commercio, sottoposti alle proprie regole di disciplina, infine sono stati individuati gli altri enti pubblici, che non rientrando nelle categorie precedenti, continuano ed esistere come enti privati, escludendoli così dai finanziamenti statali.

Il processo di privatizzazione attraversa due tappe: la prima è la privatizzazione formale, volta alla trasformazione dell’ente o dell’azienda in s.p.a. mentre la seconda, ovvero la privatizzazione sostanziale è volta alla collocazione del pacchetto azionario sul mercato.

Il primo settore soggetto a privatizzazione fu quello bancario, che ebbe inizio con la legge 218/1990 (legge Amato), mentre due anni più tardi si procedette alla privatizzazione di tutti gli altri settori con la legge 359/1992, e in questo scenario si assistette alla privatizzazione di ENI (Ente Nazionale Idrocarburi) sesto gruppo mondiale per giro d’affari nel campo degli idrocarburi, INA (istituto nazionale assicurazioni) il cui capitale è posseduto per metà dallo stesso ente e l’altra metà è posseduta da gruppi assicurativi privati, e IRI (Istituto della Ricostruzione Industriale). Durante la divisione delle quote azionarie degli enti soggetti al processo di privatizzazione, l’azionista di maggioranza rimase sempre il soggetto pubblico, dividendo il pacchetto azionario tra Ministri del Tesoro, del Bilancio e della programmazione economica, dell’industria e del commercio, mentre la parte rimanente delle quote si affidò ai privati.

Nel caso specifico ENI, dal 1995 al 2001, attraverso ben cinque fasi, è avvenuta la vendita del pacchetto azionario il cui 30% è rimasto sotto il controllo statale, distribuendo tale percentuale tra Tesoro e Cassa Depositi e Prestiti. Con la legge 474/1994 lo Stato, tramite il Ministero dell’economia e delle finanze, è titolare di una serie di poteri speciali (la cosiddetta golden share).

Attraverso questo processo è inevitabile un allontanamento dai controlli, per questo motivo sono state introdotte delle authorities di controllo, ovvero amministrazioni indipendenti aventi il compito di gestire e regolare i servizi di pubblica utilità.

In teoria, il vantaggio della privatizzazione sarebbe duplice: notevole riduzione delle spese da parte dello Stato e maggiore efficienza della gestione privata. Lo Stato dunque, affidandosi alla legge del profitto, affida alcuni enti alla gestione dei privati con palese intento di lucro, risparmiando sulle spese di mantenimento e sviluppo. Il privato infatti, proprio perché mosso dalle motivazioni sopra dette, amministrerebbe in maniera più efficace e dinamica un ente, aumentando i profitti, riducendo i costi, ed in altri casi pareggiando i bilanci, portando di conseguenza una maggiore efficienza dei servizi offerti ai consumatori.

Questa soluzione non è però esente da problemi di speculazione che i privati potrebbero compiere, per questo motivo parte della dottrina ha ritenuto opportuno distinguere la privatizzazione dalla liberalizzazione, che invece si affaccia maggiormente ad una libera concorrenza di mercato tra gestori privati, portando così a differenti soluzioni in caso di fallimento.

Pasquale La Selva

Pasquale La Selva nasce a Napoli il 22 Febbraio 1994. Ha conseguito la laurea magistrale in giurisprudenza presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II” con tesi in Diritto Amministrativo dal titolo "Il socio pubblico e la golden share", a relazione del Prof. Fiorenzo Liguori, ed ha conseguito, presso il Dipartimento di Scienze Politiche dello stesso Ateneo la laurea magistrale in Scienze della Pubblica Amministrazione, con una tesi sulle "competenze e poteri di ordinanza tra Stato, Regioni ed Enti Locali nell'emergenza sanitaria" a relazione del Prof. Alfredo Contieri. Pasquale ha conseguito anche un Master di II livello in "Compliance e Prevenzione della Corruzione nei settori Pubblico e Privato" presso l'Università LUMSA di Roma, con una tesi sulla rotazione del personale quale misura anticorruttiva. Pasquale è direttore del Dipartimento di diritto amministrativo di Ius in itinere ed è praticante avvocato. Durante il periodo degli studi, Pasquale è stato anche un cestista ed un atleta agonista: detiene il titolo regionale campano sui 400 metri piani della categoria “Promesse” dell'anno 2016, è stato vice campione regionale 2017 della categoria "assoluti" sulla stessa distanza, ed ha partecipato ad un Campionato Italiano nel 2016. Contatti: pasquale.laselva@iusinitinere.it

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