venerdì, Marzo 29, 2024
Criminal & Compliance

Cass. Pen., Sez. I, 12 marzo 2021, n. 9896 sul riconoscimento della continuazione da parte del giudice dell’esecuzione

La massima

Il mancato riconoscimento di ufficio, da parte del giudice della cognizione, della continuazione così detta esterna non costituisce giudicato negativo implicito sul punto, che quindi può formare oggetto di richiesta ai sensi dell’art. 671 c.p.p.. Nel giudizio promosso ai sensi dell’art. 671 c.p.p., la mancata proposizione, nel giudizio di cognizione, di analoga richiesta di continuazione non ne costituisce indicatore negativo”. (Cass. pen, sez. I, 12.03.21, n. 9896)

Il caso.

La sentenza origina dal ricorso per cassazione presentato dal difensore dell’imputato contro l’ordinanza emessa dal Tribunale di Genova, quale giudice dell’esecuzione, che ha respinto la richiesta avente ad oggetto il riconoscimento della continuazione fra i reati giudicati da due sentenze divenute irrevocabili. Nella seconda sentenza il giudicante aveva riconosciuto la continuazione interna, mentre non era stata richiesta nè era stata ritenuta sussistente la continuazione in relazione ai fatti oggetto della prima sentenza. Nel ricorso veniva prospettata  la violazione dell’art. 671 c.p.p. e il difetto motivazionale della decisione assunta.

La motivazione.

La Corte di Cassazione, nell’accogliere il ricorso presentato, evidenzia che dall’esame testuale dell’art. 671 c.p.p. si evince che l’istituto della continuazione possa essere applicato dal giudice dell’esecuzione tranne nei casi in cui non sia stato espressamente escluso. Evidenzia la Suprema corte tuttavia che il riconoscimento della continuazione può essere ritenuto sussistente anche d’ufficio dal giudice in fase di cognizione, affermando contemporaneamente che: “con riguardo ai rapporti tra i giudizi di cognizione e quello instaurato ai sensi dell’art. 671 c.p.p., è consolidato l’orientamento, condiviso da questo collegio, secondo il quale la mancata prospettazione dell’unitarietà del disegno criminoso in relazione ai medesimi reati in sede di cognizione non costituisce indice negativo della sua esistenza, che può essere riconosciuta anche in fase esecutiva”. Conseguentemente il mancato riconoscimento della continuazione con i fatti accertati con una sentenza passata in giudicato non equivale ad un giudizio di diniego implicito e quindi può essere sottoposto al giudice dell’esecuzione.

La Corte di Cassazione ha quindi accolto il ricorso e rinviando gli atti per un nuovo giudizio.

 

Scarica qui la sentenza: Cass.pen., sez. I, 12.03.21 n. 9896

Francesco Martin

Dopo il diploma presso il liceo classico Cavanis di Venezia ha conseguito la laurea in Giurisprudenza (Laurea Magistrale a Ciclo Unico), presso l’Università degli Studi di Verona nell’anno accademico 2016-2017, con una tesi dal titolo “Profili attuali del contrasto al fenomeno della corruzione e responsabilità degli enti” (Relatore Chia.mo Prof. Avv. Lorenzo Picotti), riguardante la tematica della corruzione e il caso del Mose di Venezia. Durante l’ultimo anno universitario ha effettuato uno stage di 180 ore presso l’Ufficio Antimafia della Prefettura UTG di Venezia (Dirigente affidatario Dott. N. Manno), partecipando altresì a svariate conferenze, seminari e incontri di studi in materia giuridica. Dal 30 ottobre 2017 ha svolto la pratica forense presso lo Studio dell’Avv. Antonio Franchini, del Foro di Venezia. Da gennaio a luglio 2020 ha ricoperto il ruolo di assistente volontario presso il Tribunale di Sorveglianza di Venezia (coordinatore Dott. F. Fiorentin) dove approfondisce le tematiche legate all'esecuzione della pena e alla vita dei detenuti e internati all'interno degli istituti penitenziari. Nella sessione 2019-2020 ha conseguito l’abilitazione alla professione forense presso la Corte d’Appello di Venezia e dal 9 novembre 2020 è iscritto all’Ordine degli Avvocati di Venezia. Da gennaio a settembre 2021 ha svolto la professione di avvocato presso lo Studio BM&A - sede di Treviso e da settembre 2021 è associate dell'area penale presso MDA Studio Legale e Tributario - sede di Venezia. Da gennaio 2022 è Cultore di materia di diritto penale 1 e 2 presso l'Università degli Studi di Udine (Prof. Avv. Enrico Amati). Nel luglio 2022 è risultato vincitore della borsa di ricerca senior (IUS/16 Diritto processuale penale), presso l'Università degli Studi di Udine, nell'ambito del progetto UNI4JUSTICE. Nel dicembre 2023 ha frequentato il corso "Sostenibilità e modelli 231. Il ruolo dell'organismo di vigilanza" - SDA Bocconi. È socio della Camera Penale Veneziana “Antonio Pognici”, e socio A.I.G.A. - sede di Venezia.

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