sabato, Aprile 20, 2024
Criminal & Compliance

Catfish: i profili fake e il reato di sostituzione di persona

Catfish, letteralmente pesce-gatto, è il nome di un documentario americano, che riporta le travagliate esperienze di persone, vittime dei c.d. profili fake.

Navigando in internet o “chattando” su social networks come Facebook, Instagram, occorre prestare attenzione a non imbattersi in profili palesemente falsi. Quest’ultimi sono riconoscibili per alcune peculiarità che li accomuna, quali: l’utilizzo di nickname particolari o le poche, se non quasi assenti, informazioni poste dal soggetto, che rendono la veridicità dell’account discutibile.

Se da un lato l’attivazione di un profilo falso, potrebbe apparire come uno scherzo innocente, in realtà, non sono pochi i casi in cui molti utenti denunciano molestie da parte di soggetti che si nascondono dietro ad una falsa identità.

Difatti, a seguito del continuo aumento delle querele presentate alla Polizia Postale e della preoccupante percentuale di account fittizi, attivi sui social, mostrate da una statistica effettuata dall’Ansa (circa un account su tre, è un fake) (1), la Cassazione, investita della questione ha statuito:

“L’attivazione di un profilo fake è un reato punibile con la reclusione fino ad un anno.”

Deriva, che l’utilizzo di tali profili, realizza un ipotesi di reato, in particolare, reato di sostituzione di persona, così come disciplinato dall’art. 494 del codice penale:

«Chiunque, al fine di procurare a sé o ad altri un vantaggio o di recare ad altri un danno, induce taluno in errore, sostituendo illegittimamente la propria all’altrui persona, o attribuendo a sé o ad altri un falso nome, o un falso stato, ovvero una qualità a cui la legge attribuisce effetti giuridici, è punito, se il fatto non costituisce un altro delitto contro la fede pubblica, con la reclusione fino ad un anno.»

Si precisa che costituisce reato:

  • sia la creazione di falsi profili con l’utilizzo di foto e/o immagini riferibili ad altra persona
  • sia l’attivazione di un account falso, al solo scopo di ledere o molestare gli interlocutori.

Merita menzione il caso di una donna che aveva attivato un profilo facebook avvalendosi di un nickname falso, per molestare la vicina di casa. A seguito delle continue minacce, la donna aveva esposto denuncia. La questione giunta sino in Cassazione, ha accolto le ragioni dell’offesa, affermando:

“non è reato sanzionabile penalmente la creazione di falsi account facebook, anche se a tal proposito è bene precisare che le regole di facebook sono chiare e non possono essere creati account falsi, in questo caso però nulla vieta alla società creatrice dell’importante social di denunciare i falsi utenti per violazione delle regole contrattuali, non ci sarebbe però il profilo penalistico, è invece reato utilizzare l’account falso per molestare attraverso la messaggistica istantanea, chat, altri utenti.” (Corte di cassazione sentenza n. n. 9391/2014) (2).

Sulla medesima scia, la sentenza n.  25774/2014 della Corte di Cassazione, ha confermato la condanna di un soggetto, per reato di sostituzione di persona ai sensi dell’art. 494 del codice penale.

Nel caso in questione, un ragazzo aveva esposto denuncia dopo aver scoperto su Badoo un profilo fake, che utilizzava le sue immagini associate ad altro nome (3).

La Suprema Corte pronunciandosi sul fatto, ha condannato l’autore dell’account fake, per aver adoperato impropriamente e senza preventivo consenso, foto appartenenti ad altra persona e per aver alterato volontariamente la propria identità, traendo in errore gli altri utenti.

Il messaggio che vuole farsi arrivare è chiaro: l’anonimato non rappresenta una copertura idonea ad evitare la rintracciabilità, in quanto, grazie all’operato della Polizia Postale, sono facilmente individuabili tutti i possessori di account; ed inoltre l’assenza di una normativa ad hoc non attribuisce agli utenti libero arbitrio, permettendo di agire senza interferenze, poiché eventuali comportamenti lesivi, saranno severamente puniti.

Per colmare la mancanza di un complesso normativo, si registrano costantemente interventi in materia, a tal uopo si richiama una considerevole pronuncia dell’Autorità Garante della Privacy (Newsletter n. 414/2016 “stop ai Fake e trasparenza sui dati“) che dettando direttive utili al contenimento del fenomeno dei c.d. fake e per ottimizzare il sistema di controlli degli utenti iscritti ai social, ha dichiarato:

“Facebook dovrà comunicare ad un ogni utente tutti i dati che lo riguardano – informazioni personali, fotografie, post – anche quelli inseriti e condivisi da un falso account, il cosiddetto “fake”. Il social network dovrà, inoltre, fornire all’iscritto, in modo chiaro e comprensibile, informazioni anche sulle finalità, le modalità e la logica del trattamento dei dati  ai soggetti cui sono stati comunicati o che possano venirne a conoscenza.” (4)

Frammentarie decisioni e provvedimenti non sono esaustivi per coprire un settore cosi vasto e si auspica quindi l’istituzione di una normativa idonea all’individuazione di regole e comportamenti che ogni utente è tenuto ad ottemperare, al fine di un corretto utilizzo dei social e per tutelare gli iscritti da eventuali abusi informatici.

(1) www.laleggepertutti.it

(2) blastingnews.com

(3)  dirittoininformazione.it

(4) www.garanteprivacy.it

Tayla Jolanda Mirò D'Aniello

Tayla Jolanda Mirò D'aniello nata ad Aversa il 4/12/1993. Attualmente iscritta al V anno della facoltà di Giurisprudenza, presso la Federico II di Napoli. Durante il suo percorso univeristario ha maturato un forte interesse per le materie penalistiche, motivo per cui ha deciso di concludere la sua carriera con una tesi di procedura penale, seguita dalla prof. Maffeo Vania. Da sempre amante del sistema americano, decide di orientarsi nello studio del diritto processuale comparato, analizzando e confrontando i diversi sistemi in vigore. Nel privato lavora in uno studio legale associato occupandosi di piccole mansioni ed è inoltre socia di ELSA "the european law students association" una nota associazione composta da giovani giuristi. Frequenta un corso di lingua inlgese per perfezionarne la padronanza. Conseguita la laurea, intende effettuare un master sui temi dell'anticorruzione e dell'antimafia.

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