giovedì, Marzo 28, 2024
Criminal & Compliance

Combattere per morire. La questione giuridica dell’eutanasia

La storia di Fabiano Antoniani, in arte Dj Fabo, con i suoi appelli lanciati nei suoi ultimi giorni di vita, ha commosso l’Italia intera.

Fabiano era un giovane ragazzo di appena 40 anni, ex broker, irrefrenabile viaggiatore e appassionato di musica, fino a quel terribile incidente stradale avvenuto in una notte di circa tre anni fa, che lo rese cieco e tetraplegico, alimentato attraverso un sondino, ma pur sempre lucido e capace di intendere e di volere. E dal suo letto, tanti sono stati i suoi appelli affinché potesse porre fine alla sua vita di sofferenze attraverso il suicidio-assistito, finché inascoltato e stanco di vivere, il 27 febbraio 2017, Dj Fabo si fa accompagnare in una clinica in Svizzera dal Radicale Marco Cappato, per poter morire, purtroppo lontano dal suo Paese, che come egli stesso ha detto: “…non ha dato aiuto”.

Intanto, il Radicale Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni e promotore della campagna “Eutanasia legale”, rischia fino a dodici anni di reclusione per averlo aiutato.

Ma facciamo prima chiarezza sul significato di termini quali eutanasia, suicidio assistito e testamento biologico.

Per eutanasia si intende la pratica con la quale si procura intenzionalmente la morte di un individuo la cui qualità della vita sia permanentemente compromessa da una grave malattia. Essa si definisce attiva o passiva: l’eutanasia attiva consiste nel determinare o accelerare la morte del paziente mediante l’intervento del medico, utilizzando farmaci letali; l’eutanasia passiva, invece, consiste nel procurare la morte del malato attraverso l’astensione del medico dal praticare le cure mediche indispensabili per tenerlo in vita. Inoltre, l’eutanasia attiva può essere volontaria o non volontaria: quella attiva volontaria si riferisce al caso in cui sia il paziente stesso a chiedere al medico di procurargli la morte attraverso il c.d. testamento biologico (oggi in Italia non ancora espressamente previsto). L’eutanasia attiva non volontaria, invece, è quella eseguita su pazienti incapaci di intendere e di volere e che viene quindi richiesta da un soggetto terzo. Infine, si parla di suicidio assistito per indicare l’atto che pone fine alla vita, commesso dal paziente stesso (e non da soggetti terzi), con l’aiuto e il supporto di altre persone.

L’eutanasia ha sempre diviso l’opinione della gente, aprendo ampi dibattiti di ordine politico, sociale, culturale, morale, religioso e scientifico, che si risolvono in atteggiamenti contrari di risoluto sostegno e viceversa, di inflessibile opposizione.

I sostenitori

L’idea di poter finalmente porre fine ad una vita fatta di insostenibili sofferenze rappresenta per molte “vittime” e per i sostenitori dell’eutanasia, una vera e propria “libertà di scelta” di ogni persona, un principio democratico e come tale insindacabile.

L’eutanasia, da questo punto di vista, è considerata piena espressione della dignità della persona, in quanto non sempre una vita, privata da ogni possibilità di auto sostentamento e nella piena consapevolezza di vedere i propri cari soffrire quotidianamente, sia degna di essere chiamata “vita”.

Gli oppositori

Le ragioni dei contrari possono essere di vario ordine, a partire dal Giuramento di Ippocrate dei medici, che esclude espressamente l’eutanasia; di ordine morale, in quanto inaccettabile secondo le convinzioni personali di alcune persone; di ordine religioso, in quanto alcune teologie moderne considerano l’eutanasia come un vero e proprio “peccato”. Spesso il problema risiede invece nell’incertezza e nella difficoltà di comprendere le volontà dell’individuo che versi nell’impossibilità quasi totale di comunicare, riguardo al suo futuro.

In Europa e nel mondo

Nella maggior parte dei paesi Europei quali Francia, Germania, Gran Bretagna, Spagna, Austria, Svizzera, Lussemburgo, Belgio, Olanda, Danimarca, Svezia, Norvegia, Ungheria e Repubblica Ceca l’eutanasia non è più un reato e l’uno dopo l’altro questi Paesi, a partire dal 2000, hanno depenalizzato l’eutanasia. Altrettanto hanno fatto Canada, Stati Uniti, Colombia, Cina e Messico, mentre in Portogallo l’eutanasia è condannata e in Australia la situazione legale è ancora in evoluzione.

L’aspetto giuridico italiano

In Italia, l’eutanasia è vietata e illegale e viene pertanto considerata un reato. Di fatto però, in alcuni casi molto noti come quello di Piergiorgio Welby prima e di Eluana Englaro poi, l’eutanasia (passiva) è stata talvolta autorizzata dai giudici, ma solo al termine di lunghissime vicende giudiziarie sostenute con ogni mezzo dai familiari

Per Eluana Englaro, infatti, una bella ragazza appena ventenne, tenuta per 17 anni in “stato vegetativo permanente” a seguito di un brutto incidente automobilistico, la Corte d’Appello, nel luglio 2008, dopo  lunghe battaglie legali sostenute dal padre di Eluana al fine di ottenere il riconoscimento della volontà della figlia di interrompere le cure nel caso fosse capitata una circostanza del genere, autorizzò l’interruzione dei trattamenti di idratazione e alimentazione forzata della ragazza. Contro tale provvedimento fu anche presentato un ricorso da parte del procuratore generale di Milano, che fu poi bocciato dalla Corte di Cassazione.

Il caso di Piergiorgio Welby scoppiato nel 2006, fu ancor più controverso, in quanto il paziente affetto da una patologia degenerativa grave che gli impediva di muoversi, ma perfettamente in grado di intendere e di volere, fece prima appello all’allora Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano di poter ottenere l’eutanasia, appello rimasto inascoltato e poi alla magistratura, per la quale, mancando nel sistema giuridico italiano una normativa specifica atta a regolamentare le decisioni di fine vita di un paziente seppur grave non potè accogliere le sue richieste. Quindi, Welby, non avendo ricevuto tale consenso, si rivolse al suo medico chiedendogli di procedere al distacco dell’apparecchio di ventilazione, sotto sedazione. Il medico, quindi, una volta accertatosi della volontà del paziente e dopo averlo sedato distaccò il ventilatore automatico e Welby dopo circa mezz’ora morì, suscitando una forte ondata di commozione in tutto il Paese e scatenando il dibattito sociale e politico sul vuoto normativo e sulla necessità di riconoscimento del diritto in questione.

Legge ed etica

Tutt’oggi, l’eutanasia in Italia è ancora assimilabile ad una pluralità di fattispecie delittuose pur non essendo espressamente menzionata. Si contempla l’ipotesi di omicidio volontario, ex art. 575 c.p., oppure, in caso di consenso del malato, si tratta di omicidio del consenziente ex art. 579, prevedendo pene dai 6 ai 15 anni di reclusione ed infine, il reato di suicidio assistito è sanzionato dall’art. 580, che recita: “Chiunque determina altri al suicidio o rafforza l’altrui proposito di suicidio, ovvero ne agevola in qualsiasi modo l’esecuzione, è punito, se il suicidio avviene, con la reclusione da cinque a dodici anni”.

Il procedimento di approvazione del disegno di legge sulle “Disposizioni anticipate di trattamento“ (testamento biologico), ha avuto il primo ‘via libera’ dalla commissione Affari Sociali della Camera il 17 febbraio c.a., nonostante le riserve da parte dei deputati di fede cattolica.

Diversamente, le proposte di legge sull’eutanasia hanno subito l’ennesimo rinvio. Il testo unificato della legge dovrebbe comprendere le sei proposte di legge fino ad oggi presentate, di cui cinque di iniziativa parlamentare ed una di iniziativa popolare presentata il 13 settembre 2013, grazie alla raccolta firme di circa 67mila cittadini pianificata dall’Associazione Luca Coscioni, un’associazione no profit di promozione sociale costituente il Partito Radicale, di cui fa parte Marco Cappato.

La proposta dell’Associazione prevede che la richiesta per ottenere il diritto all’eutanasia debba provenire da un paziente maggiorenne, affetto da una malattia grave ed inguaribile, e che non sia incapace di intendere e di volere. Inoltre, si prevede che la sua richiesta sia attuale e certa e che i parenti del paziente ne siano informati.

Purtroppo, la disciplina sul fine vita è ancora assente e intanto il quadro normativo può essere solamente ricostruito coniugando il codice deontologico medico con alcune norme Costituzionali come: L’art. 2 Cost. per il quale “la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo”; l’art. 13 per cui “la libertà personale è inviolabile”; l’art. 32 per il quale “nessuno può essere obbligato ad un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge”.

In conclusione, il fatto che uno Stato nel 2017 non tuteli la libertà di scelta sul proprio destino in casi così estremi come quelli sopra citati e che i suoi cittadini siano costretti a dover emigrare all’estero per porre fine alle proprie sofferenze, affrontando da soli lunghi e costosi viaggi, facendo sì che il “diritto” di autodeterminarsi diventi un diritto esclusivo “di classe”, non è più tollerabile!

Garantire una morte dignitosa, più che un dovere giuridico, è prima di tutto un dovere etico.

Avv. Alessia Di Prisco

Sono Alessia Di Prisco, classe 1993 e vivo in provincia di Napoli. Iscritta all'Albo degli Avvocati di Torre Annunziata, esercito la professione collaborando con uno studio legale napoletano. Dopo la maturità scientifica, nel 2017 mi sono laureata alla facoltà di giurisprudenza presso l'Università degli Studi Federico II di Napoli, redigendo una tesi dal titolo "Il dolo eventuale", con particolare riferimento al caso ThyssenKrupp S.p.A., guidata dal Prof. Vincenzo Maiello. In seguito, ho conseguito il diploma di specializzazione presso una Scuola di Specializzazione per le Professioni Legali a Roma, con una dissertazione finale in materia di diritto penale, in relazione ai reati informatici. Ho svolto il Tirocinio formativo presso gli uffici giudiziari del Tribunale di Torre Annunziata affiancando il GIP e scrivo da anni per la rubrica di diritto penale di Ius In Itinere. Dello stesso progetto sono stata co-fondatrice e mi sono occupata dell'organizzazione di eventi giuridici per Ius In Itinere su tutto il territorio nazionale.

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