sabato, Aprile 20, 2024
Uncategorized

Credit Guarantee Schemes (CGSs)

I mercati del credito per le piccole e medie imprese (PMI) sono caratterizzati da fallimenti e imperfezioni. Fino al 68% delle PMI nei mercati emergenti non sono servite o sono scarsamente servite dalle istituzioni finanziarie, con un conseguente deficit di credito stimato intorno a 1000 miliardi di dollari. I CGSs sono una forma comune di intervento per sbloccare finanziamenti per le PMI.
Sono circuiti che rientrano nel settore dell’attività creditizia. Anche se non viene erogata liquidità, il soggetto che esercita questa attività acquisisce una posizione di rischio di credito. Si parla di garanzie del credito. 

Lo schema di funzionamento è semplice: esiste un fondo gestito da uno o più soggetti e a valere su questo fondo vengono erogate non linee di credito in senso stretto, ma garanzie a soggetti specifici. È importante parlare di soggetti specifici perché è uno strumento che è stato utilizzato con rinnovato interesse in anni più recenti, soprattutto dopo la crisi finanziaria, perché è un modo per indirizzare liquidità verso le attività produttive che appartengono a determinati settori o rientrano in determinate dimensioni al fine di favorire lo sviluppo del credito.

Se in un Paese un settore produttivo non ottiene un sufficiente livello di credito dagli intermediari creditizi, lo Stato può intervenire elargendo finanziamenti “a pioggia” a valere sul suo bilancio per esempio, o addirittura contributi a fondo perduto.

Utilizzando questo particolare tipo di strumento, invece, lo Stato interviene per aiutare chi ha difficoltà a ottenere credito, costituendo un fondo, specificandone le regole di utilizzo e facendo in modo che questo fondo elargisca garanzie.

Il successo di questa forma è legato all’esistenza di un cosiddetto moltiplicatore. Lo Stato (se si parla di Stato, non sono tutti fondi di natura statale) mette a disposizione una determinata cifra sul fondo, ad esempio 100, e il livello delle garanzie che può essere garantito è un multiplo di 100. Il moltiplicatore può essere fissato secondo criteri gestionali, dalla regolamentazione o dai soggetti che danno in affidamento il fondo da gestire.

Questo è lo schema generale.

Il come avvenga nello specifico è declinato nei vari paesi, secondo gli accordi di Basilea e le leggi in vigore nel Paese considerato.

A livello europeo (ma non solo), in termini di numerosità (e in molti paesi anche in termini di forza lavoro impiegata e valore aggiunto prodotto) le PMI hanno un ruolo importante, ma per effetto delle asimmetrie informative hanno anche maggiori difficoltà di finanziamento rispetto a un’impresa più grande, perché maggiore è il livello delle asimmetrie che le caratterizza e ciò si riflette anche sul costo della valutazione che l’intermediario deve sostenere prima di poter concedere l’erogazione del credito richiesta.

Se il costo da sostenere per il superamento delle asimmetrie informative ex ante nel processo valutativo da parte dell’intermediario finanziario è troppo elevato, l’istituzione deciderà di non finanziare quel soggetto poiché non lo riterrà conveniente. Inoltre, è necessario considerare anche il problema di asimmetrie informative ex post, ossia quelle legate all’attività di monitoraggio, come viene gestito e utilizzato il credito successivamente all’erogazione, per verificare che le risorse siano state utilizzate in conformità a quanto dichiarato. Se anche in questo caso il costo del monitoraggio fosse molto elevato, l’intermediario rinuncerà ex ante all’erogazione del credito.

In linea generale, la garanzia offerta a un soggetto terzo rispetto al creditore e al possibile debitore, risolve in parte entrambi i problemi di asimmetria informativa.

Ex ante, perché anche il soggetto che offre questo prodotto deve fare una valutazione e quindi in alcuni casi la valutazione dei prenditori viene scaricata su chi eroga la garanzia e quindi la banca può fare la valutazione al soggetto che offre la garanzia.

Ex post, poiché sono messi in atto adeguati meccanismi che evitano l’azzardo morale, facendo in modo che la garanzia non sia al 100% del valore del credito erogato dall’intermediario al soggetto da finanziare. Se la garanzia fosse al 100%, il soggetto che ha preso il prestito non è incentivato a fare di tutto per restituire il prestito. Questo strumento consente quindi all’intermediario creditizio di trovare convenienza nell’erogare il prestito.

È uno strumento appetibile per i policy maker perché, decidendo chi ha diritto ad utilizzarlo, possono agire su un settore piuttosto che un altro. Definendo il soggetto che ha diritto a utilizzare questo strumento, viene dato un sostegno a quella categoria imprenditoriale che più ne ha bisogno, sia a livello individuale che di impresa, senza necessariamente impegnare i fondi nell’immediato.

Esistono diverse le tipologie di schemi. Analizzando la natura dello schema di garanzia, la prima distinzione che viene fatta attiene alla natura pubblica (statale) o privatistica. Il primo tipo rientra in quello che è possibile definire uno strumento di incentivazione. Ciò non toglie che possono essere organizzati schemi di garanzia di matrice privata. In genere, schemes di matrice privata sono organizzati dalle imprese. L’impresa presta garanzie scegliendo un modello (in genere) di natura mutualistica. Quindi, da un lato c’è un socio che costituisce o gestisce fondi elargiti da altri e soltanto i soggetti che sono soci possono usufruire delle garanzie. I soci, le imprese, possono appartenere, per esempio, a una stessa area geografica, a uno stesso settore, ecc., quindi hanno caratteristiche più o meno simili, si conoscono e si controllano a vicenda. Siccome ci sono in ballo risorse che mettono insieme tutti, dovrebbe funzionare il meccanismo peer monitoring (controllo tra pari).
Ai due estremi opposti è quindi possibile trovare i Public Guarantee Schemes e i Mutual Guarantee Schemes, che sono quelli organizzati in genere da piccole e medie imprese appartenenti o a un settore produttivo di un’economia di un paese (non ci sono quasi mai sistemi di garanzia con operatività internazionale o transnazionale) o area geografica.

In mezzo ci sono gli International Schemes, creati da organismi internazionali che funzionano tramite agenzie. Esistono anche dei fondi con schemi di garanzia a livello europeo, cioè l’Europa mette a disposizione dei fondi che vengono veicolati attraverso intermediari finanziari che si occupano di questa attività. Per esempio, il “Fondo europeo per gli investimenti” (FEI) eroga garanzie alle PMI attraverso una serie di intermediari selezionati in Europa. Ci sono agenzie che lo fanno per esempio in Africa o in alcune aree dell’Asia e lo utilizzano come strumento di cooperazione internazionale per i paesi in via di sviluppo.

Infine ci sono i Corporate Guarantee Schemes, non si parla in senso stretto di piccole e medie imprese ma parliamo di imprese più grandi, oppure di fondi gestiti da, per esempio, le camere di commercio, associazioni di categoria importanti che riuniscono imprese di dimensioni leggermente superiori.

Una seconda tipologia di categorizzazione attiene al versamento effettivo delle somme che costituiscono il fondo. Nel senso che viene stabilito che il fondo ha una determinata dimensione ed è possibile alimentarlo immediatamente oppure versare materialmente le disponibilità solo nel momento in cui è necessario che le garanzie vengano escusse. Questa è la differenza tra fondi “funded” e “unfunded”.

Uno schema di garanzia può permettersi di essere “unfunded”, cioè non avere materialmente i soldi in cassa, solo quando il soggetto che costituisce il fondo è pubblico, ossia quando il fondo è effettivamente erogato da uno Stato credibile o da un soggetto credibile. Lo Stato potrà permettersi di non versare immediatamente l’intero valore, ma di impegnarsi a versarlo nel momento in cui se ne presenta la necessità. Più ci si sposta verso il privato, più il fondo deve essere cash e vincolato.

Gli schemi di garanzia si differenziano anche per come viene erogata la garanzia. La principale distinzione è tra garanzia individuale e di portafoglio.

Nel caso della garanzia individuale, la banca ha un rapporto con il prenditore dei fondi, il prenditore dei fondi ha un rapporto con il garante ed esiste, infine, un rapporto tra la banca e il garante. Che cosa significa? Che la valutazione del prenditore, per esempio, può essere anche congiunta o delegata al garante, il prestito viene erogato direttamente dalla banca al prenditore che invece riceve la garanzia sotto forma di un certificato.

La garanzia di portafoglio è utilizzata in presenza di soggetti che hanno le stesse caratteristiche. È necessario valutarli nel merito creditizio non soltanto singolarmente, ma anche fare una valutazione dell’esposizione al rischio di credito complessivo, perché i prenditori non possono essere tutti della stessa classe di rischio, poiché è necessario diversificare il portafoglio. In questo caso, la banca può continuare ad avere rapporti con i singoli prenditori, anche se questi si fanno garantire in portafoglio, successivamente verranno inseriti via via nel portafoglio dal soggetto garante, e la garanzia verrà data per l’intero portafoglio. Non c’è un rapporto di contratto singolo con i soggetti. Per assurdo, il garante potrebbe anche non avere nessun rapporto i garantiti. In genere è la banca che gli passa le pratiche, il portafoglio viene confezionato e alcuni soggetti potrebbero anche non sapere di essere stati garantiti in portafoglio. Perché il rapporto contrattuale in una garanzia di portafoglio non è garante-garantito (prenditore), ma garante-banca.

Il soggetto garante che gestisce questi fondi deve avere la possibilità di raggiungere un equilibrio economico, quantomeno coprire i costi di gestione, che possono essere piuttosto elevati. Ciò significa che rappresenta un’attività che deve avere anche dei ricavi, per quanto il fondo da gestire sia concesso, per esempio, dallo Stato o dall’ente locale, ciò non significa che chi viene garantito non debba pagare per il servizio ottenuto. Non è, quindi, un prodotto gratuito per l’imprenditore.

La remunerazione per l’attività di erogazione della garanzia ha diverse componenti:

  • Tasse amministrative: è una componente di natura commissionale, comprende il costo sostenuto per effettuare la valutazione del prenditore e quindi la gestione della pratica;
  • Tasse per la garanzia erogata: sono di importo fisso, espresso in percentuale in base al valore della garanzia;
  • Ricavi dagli investimenti: riguarda i fondi “funded” e corrisponde ai ricavi della gestione degli investimenti che vengono fatti con le temporanee incidenze di liquidità.

Le componenti di costo sono rappresentate da:

  • Costi per la raccolta dei fondi: i soggetti che svolgono l’attività di garanzia non possono operare con un solo fondo che serve ad elargire garanzie, quindi è necessario sia di capitale proprio sia di capitale di debito e sono risorse che vanno remunerate;
  • Perdite su operazioni di garanzia: è il costo delle perdite che si generano per effetto dell’attività di garanzia se non tutto viene recuperato;
  • Costi operativi: sono i costi di gestione, le persone che lavorano all’interno di queste istituzioni.

Non è facile mantenere l’equilibrio tra queste variabili, soprattutto se intervengono soggetti esterni a definire i criteri della gestione del fondo.

In conclusione, i CGSs appaiono uno strumento strategico nell’ambito dei sistemi finanziari bancocentrici (come l’Italia), dove le PMI rappresentano la struttura portante del sistema produttivo. Le maggiori difficoltà per queste ultime nel reperire finanziamenti attraverso i canali tradizionali hanno favorito lo sviluppo di strumenti alternativi che, consentendo di sopperire alle imperfezioni del sistema, ne ampliano le opportunità di sviluppo

Fonti:

[1] http://www.worldbank.org/en/topic/financialsector/publication/principles-for-public-credit-guarantee-schemes-cgss-for-smes

[2] http://www.oecd.org/global-relations/45324327.pdf

[3]  http://www.eif.org

 

 

 

Matteo Capasso

Matteo Capasso nasce a Roma nel 1995. Consegue la maturità tecnica industriale in elettronica e telecomunicazioni nel 2014. Si laurea in Scienze Economiche nel 2017 presso la facoltà di economia dell’Università "La Sapienza" di Roma. Nello stesso anno inizia il corso di laurea magistrale in FINASS (Finanza e Assicurazioni), specializzandosi nel comparto assicurativo. Da settembre 2020 lavora presso Mediocredito Centrale, occupandosi dell'istruttoria delle domande di garanzia pervenute presso il Fondo di Garanzia per le PMI.

Lascia un commento