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Demolizione e ricostruzione del Ponte Morandi: Protocollo di intesa per la tutela dell’ambiente e della salute

Lo scorso 14 agosto 2018, come purtroppo ormai a tutti ben noto, si è assistito al disastroso crollo del Ponte Morandi di Genova.

Lo scenario venutosi a creare a seguito del disastro genovese è stato caratterizzato: i) da centinaia di cittadini costretti ad evacuare e lasciare le proprie abitazioni; ii) da responsabilità non ancora ben delineate; iii) da urgenti ed indispensabili lavori di demolizione e ricostruzione del ponte; iv) dalla esigenza di tutelare l’ambiente e la salute dei cittadini circostanti durante le attività di demolizione e ricostruzione della struttura.

Con particolare riferimento alla demolizione e ricostruzione del ponte, per molti mesi gli architetti, gli ingegneri ed i geologi coinvolti non hanno trovato un punto di incontro in merito alla opportunità di demolire il ponte e ricostruirlo o di mettere in sicurezza la parte rimasta indenne del ponte e ricostruire su di essa.

Ciò che è certo è che su indicazione del Commissario straordinario per la ricostruzione del Ponte Morandi, Marco Bucci, nominato con decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri, sono iniziati lo scorso 8 febbraio i lavori di demolizione e ricostruzione del ponte. Il piano di demolizione ha previsto dapprima l’esplosione dei vari monconi e, successivamente, alla luce del rinvenimento di lastre di amianto si è deciso di procedere con lo smontaggio dei monconi utilizzando anche l’irrigazione continua e teli impermeabili.

In siffatto contesto non v’è chi non veda l’esistenza di possibili pericoli per l’ambiente e per la salute dei cittadini che vivono nelle vicinanze del Ponte Morandi. Ed invero, si stima che nei distretti sanitari 9 e 10 del Medio Ponente e della Valpolcevera, limitrofi al Ponte Morandi, vivano circa 124.000,00 cittadini. È evidente, dunque, come vi sia l’esigenza di tutelare la popolazione dal possibile inquinamento derivante dalle operazioni di demolizione e ricostruzione del Ponte, che andrebbero ad intaccare il suolo, l’acqua e l’aria. Per non parlare della gestione dei rifiuti e delle sostanze pericolose connesse alle predette operazioni di demolizione. Si pensi solamente alle lastre di amianto rinvenute in alcuni monconi della struttura.

Alla luce di questa esigenza, che può essere definita primaria, nell’ambito del piano di demolizione e ricostruzione del Ponte Morandi, le istituzioni interessate a tali attività hanno deciso di sottoscrivere un Protocollo di Intesa al fine di evidenziare una comune sensibilità alle problematiche ambientali e di salute connesse alle demolizione e ricostruzione della struttura.

Dopo ampie discussioni ed intese, lo scorso 18 gennaio 2019 è stato finalmente varato il “Protocollo d’intesa tra il Commissario Straordinario per la ricostruzione del Ponte Morandi, il Commissario delegato per l’emergenza, il Comune di Genova, l’assessorato alla sanità e l’assessorato all’ambiente e tutela del territorio della regione liguria, l’agenzia regionale per l’ambiente e l’ASL 3 genovese[1].

Il predetto protocollo di intesa, dopo aver sottolineato come nell’ambito dell’attività di demolizione e ricostruzione assumano particolare rilievo le funzioni svolte dall’Arpal (Agenzia Regionale per l’ambiente) e dall’Azienda Sanitaria locale territorialmente competente, ha previsto che tutte le attività di demolizione e ricostruzione prevedono appunto controllo e monitoraggio continuo con riferimento alle componenti ambientali che individua nel clima, aria, acqua, suolo, agenti fisici e dei relativi fattori di inquinamento.

Le istituzioni interessate dovranno sempre agire in piena sinergia e ad ognuna viene attribuita una specifica funzione: l’Arpal deve controllare e raccogliere i dati che riguardano la tutela dell’ambiente durante tutte le fasi dei lavori di demolizione e ricostruzione; l’Asl deve invece verificare e controllare le attività svolte e monitorare costantemente le condizioni di salute dei circa 124.000,00 abitanti residenti nelle zone limitrofe al ponte[2].

Per ora le operazioni di demolizioni procedono con le modalità descritte e con la continua sorveglianza da parte di Arpal ed Asl, ma lo scenario potrebbe ben presto cambiare.

Autostrade per l’Italia s.p.a. ha infatti promosso un ricorso al Tar della Liguria per l’annullamento del decreto con cui è stato nominato il Dott. Marco Bucci Commissario per la ricostruzione del Ponte Morandi e per l’annullamento altresì di una serie di decreti adottati dal Dott. Bucci anche in merito alle operazioni di demolizione[3].

Per ora, la causa, la cui prima udienza pubblica era fissata il 27 febbraio 2019, è stata rinviata all’udienza del prossimo 22 maggio 2019, all’esito della quale i Giudici Amministrativi decideranno se accogliere o meno il ricorso della società.

Indipendentemente dalla conferma o meno del Dott. Bucci a Commissario straordinario per la ricostruzione del Ponte Morandi, si auspica che una eventuale pronuncia non comporti l’interruzione dei lavori di demolizione e ricostruzione, il cui celere svolgimento è fondamentale sia per risolvere i problemi dei singoli cittadini genovesi che tutti i problemi connessi ai rischi ambientali e di salute derivanti dal Ponte, come descritti.

[1] Il testo del Protocollo è disponibile sul sito della Presidenza del Consiglio dei Ministri dedicato al Commissario per la ricostruzione del Ponte Morandi:http://www.commissario.ricostruzione.genova.it/sites/default/files/upload/PROTOCOLLO%20ARPAL%20ASL%20_18.1.2019.pdf

[2] www.genova24.it

[3] Tar Liguria – Genova nrg 848/2018 – sez. I

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