venerdì, Marzo 29, 2024
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Design Thinking e trasformazione dei servizi pubblici

Il 17 e 18 maggio più di 80 ragazzi esperti di design thinking si sono incontrati a Roma in un’aula della Link Campus University per partecipare ad una competizione dal titolo Citizens of future / The future of Citizens con l’obiettivo di ripensare i servizi pubblici italiani da qui al 2030. Un evento promosso dal Team per la Trasformazione Digitale[1], la task force del governo guidata dal commissario Luca Attias che ha l’obiettivo di trasformare i servizi pubblici italiani attraverso le tecnologie digitali e il design[2]. Con il format della Design Jam, ovvero un laboratorio di progettazione con tempistiche molto serrate e orientato al ‘fare’ più che al ‘discutere’, l’evento ha coinvolto  professionisti provenienti da tutta Italia che lavorano in agenzie, aziende o da free.lance come service, content o user-experience designer.

La grande partecipazione all’evento ha dimostrato come sempre più figure professionali di questo tipo sono disposte a prendersi del tempo (molte volte in maniera volontaria) per sostenere la trasformazione ‘di senso’ dei servizi pubblici mettendo sul tavolo le proprie competenze.

Come sono coinvolte queste figure?

Il processo metodologico del design prevede solitamente una domanda, una necessità, un input da cui partire. In questo caso, la sfida a cui i team di designer hanno risposto è stata definita come uno scenario da costruire più che come un problema da risolvere: immaginare l’evoluzione dei servizi pubblici da qui al 2030. Come i cittadini vivranno il loro rapporto con il mondo della pubblica amministrazione? Quali saranno le interazioni e attraverso quali canali?

Il 2030 è una data simbolica per molte previsioni che riguardano il futuro prossimo e anche un traguardo o una scadenza importante per il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità dell’ONU (Agenda 2030[3]).

Il riferimento temporale non è stato l’unico elemento che ha definito la sfida, ma l’accento è stato posto su 4 aree tematiche determinanti e in forte evoluzione nel futuro prossimo del Paese e del mondo: mobilità, educazione, turismo e spazi pubblici. Per ognuno di questi temi civici è stato delineato il percorso di trasformazione da qui al 2030 :

  • La mobilità pubblica e quella privata sono sempre meno distinguibili nelle grandi città dove si tende a possedere meno auto e a condividere di più mezzi. Inoltre, l’avvento di altri tipi di veicoli di spostamento e di trasporto come droni per voli a corto raggio ridefinirà la conformazione delle città.
  • Con l’avvento delle tecnologie, il mondo dell’educazione vedrà una grande rivoluzione dal punto di vista degli strumenti, della didattica e delle modalità di insegnamento fino anche alla ridefinizione del ruolo degli insegnanti. Inoltre, con l’aggiornamento rapido delle tecnologie e delle competenze richieste, l’educazione diventerà sempre più importante in tutti i momenti della vita giovane e adulta.
  • Il tema dello sviluppo del turismo è determinante in un paese come l’Italia con un’attenzione particolare alle nuove forme di turismo da quello sostenibile a quello lento fino alla creazione di asset che rispondono ai nuovi stili di viti dei nomadi digitali.
  • Il tema degli spazi pubblici, invece, è trasversale alle diverse tematiche ma dà particolare importanza alla vivibilità degli spazi comuni sempre più affollati e cementificati, alla creazione di luoghi di connessione più che di mero commercio, e all’inclusività dei servizi urbani più che contenitori esclusivi.

In che modo il design risponde a questo tipo di sfide?

Tra i professionisti che sono solitamente coinvolti nello sviluppo dei servizi pubblici, nell’immaginario comune figurano principalmente persone amministrative, con competenze legali oppure in alcuni casi ingegneri o urbanisti. I designer sono professionisti relativamente ‘nuovi’ in questo panorama e portano un contributo innovativo e molto diverso in termini di competenze. I service designer, in particolare, sono figure sviluppatesi in parallelo alla crescita dell’economia dei servizi e si sono affermati come progettisti di sistemi e di esperienze per il consumatore finale e per i lavoratori di organizzazioni private.

Le competenze di creatività, di attenzione all’utente e di visualizzazione della complessità sono state guardate sempre di più come interessanti e rilevanti non solo per il settore privato ma anche per il settore pubblico.

Per questo motivo, le proposte progettuali[4]  presentate da queste figure nel contesto dell’evento Citizens for Future[5] hanno tutte in comune una forte componente di centralità dell’utente, di innovazione tecnologica e di sensibilità per il pianeta e il tessuto sociale[6].

Per fare qualche esempio di come i designer hanno risposto alle sfide: il progetto vincitore della competizione, Urbanat è un servizio di trasformazione naturale che riporta la biodiversità nello spazio urbano e consente ai cittadini di partecipare attivamente alla rigenerazione naturale del proprio quartiere. Il servizio è guidato dal Team per la trasformazione Naturale, un gruppo di esperti tra urban designers, botanici, biologi, incaricati dalla Pubblica Amministrazione di progettare, e poi realizzare insieme ai cittadini, interventi che restituiscono natura alla città in armonia con la biodiversità locale.

Al secondo posto, il progetto meFormo che risponde alla sfida sull’educazione: un progetto pensato per garantire la formazione continua, attraverso un sistema flessibile digitale di formazione professionale soprattutto in un futuro molto più mobile dal punto di vista dei ruoli lavorativi e delle competenze richieste. Al terzo il progetto M.E. – Mobility Europe, un servizio europeo che premia i comportamenti virtuosi dei cittadini, attraverso delle monete digitali supportando le politiche sostenibili e il cambiamento di comportamento delle persone.

Perché è importante questa competizione?

La ragione per cui è interessante analizzare questi tipi di iniziative sta nel vero obiettivo di questo evento che non è solo generare soluzioni ma, soprattutto, consolidare e dare un volto a una community nazionale che sta emergendo e che avrà un impatto di risonanza sul futuro del paese: la generazione di designer che vuole scendere in campo per cambiare i servizi pubblici.

Questo evento è la dimostrazione che anche in Italia questo gruppo di giovani professionisti sta crescendo attorno alla community di Designers Italia[7]. Piattaforma promossa dal team per la trasformazione digitale, si definisce come ‘il punto di riferimento per il design della Pubblica Amministrazione’ e ha dato vita a ‘guidestrumenti e un forum per favorire la collaborazione e promuovere il ruolo dello human-centered design nello sviluppo dei servizi pubblici’.

Negli ultimi anni la community dei designers che lavorano ‘dentro, con e per’ le pubbliche amministrazioni si è solidificata. I primi designer che si sono avvicinati a questo mondo non sono più delle ‘mosche bianche’ ma oggi sono supportati da un gruppo nazionale e globale di professionisti che condividono una visione comune e che scambiano storie, esperienze e strumenti.

Questo movimento si è consolidato anche facendo leva sulle esperienze internazionali che hanno dimostrato come il moltiplicarsi delle community sia stato determinante nello sviluppo dei dipartimenti sperimentali (PolicyLab) di design e innovazione all’interno dei governi e delle pubbliche amministrazioni.[8]

Il governo britannico è stato tra i primi a parlare di ‘community di designers’ che lavorano per il settore pubblico[9]. Sotto la guida di Louise Downe (Direttrice per gli standars di Design e Servizi per il governo del Regno Unito) nel 2017 il GDS[10] ha dichiarato l’intenzione di creare una community internazionale per far crescere e migliorare le esperienze di service design nei governi. Ciò ha significato aprire i processi della pubblica amministrazione britannica ad un gruppo esteso di designer, oltre i confini del governo nazionale, per fare leva sull’intelligenza collettiva di una comunità che per natura, lavora in team, funziona in workshop di co-progettazione e cresce con l’esperienza.

Ad oggi, la comunità internazionale conta una rete di 1200 membri da oltre 58 paesi che restano connessi da remoto attraverso scambio di e-mail, chiamate internazionali e gruppi su slack. L’obiettivo della community è condividere le storie, le competenze, gli esperimenti e costruire insieme degli standard e degli strumenti comuni. Nell’estate del 2018, 220 membri (tra interaction designer, graphic designer, service designer e content designer) da 26 paesi si sono riuniti a Londra per la prima International Design in Government Conference[11].

Nel 2019 sulla falsariga dell’evento di Londra, verranno organizzati diversi eventi in Europa e nel mondo da vari membri della comunità dedicati a connettere designers che lavorano ‘dentro, per o con’ il settore pubblico. Sotto l’hashtag #govdesign si possono individuare tutte le esperienze locali, come lo statunitense Gov Design Meet Up[12] che, in incontri regolari, incoraggia i professionisti a condividere le loro esperienze riguardo a temi come la digitalizzazione dei servizi pubblici di base, le difficoltà e i successi nella trasformazione dei servizi sanitari, l’inclusività dei cittadini che hanno disabilità fisiche e cognitive…

In conclusione

Durante l’esperienza Citizens of Future, nonostante il poco tempo, i gruppi di lavoro hanno generato i concept di progetto e hanno messo in piedi una presentazione corredata di un prototipo digitale e delle informazioni di dettaglio delle soluzioni proposte. Le 11 proposte di progetto dimostrano le potenzialità di 11 team di designers che lavorano insieme per 2 giorni e fanno leva sulle competenze di ciascun componente. Immaginando occasioni più lunghe, gruppi di designer in collaborazione con altre professionalità, possono dare vita a servizi pubblici di valore e di grande impatto con attenzione all’usabilità per l’utente e per lo staff che li gestisce.

Oltre all’influenza internazionale data dalla creazione dei Public Policy Lab[13], questa generazione di designer presenta anche delle caratteristiche congenite, proprie dei Millennials molto attenti dalle cause sociali, al pubblico e al bene comune. Una generazione di designers educati già nelle università ad una maggiore attenzione alle persone e che non sono interessati a lavorare per organizzazioni che hanno un impatto insignificante sulle persone.[14] Su questo si basa la visione che unisce le comunità nazionali e internazionali: la consapevolezza che attraverso i servizi pubblici si può avere un grande impatto sulla vita dei cittadini e che il design può fare tanto per trasformali in modo sensato ed efficiente.

 

[1] Team per la trasformazione digitale, Sito web, disponibile qui: https://teamdigitale.governo.it/

[2] L’organizzazione delle due giornate ha visto il supporto dell’agenzia romana Nois3 e di Digital Entity

[3] Unric, Agenda 2030, Sito web, disponibile qui: https://www.unric.org/it/agenda-2030

[4] Nisi, A., “11 progetti per cambiare la PA grazie al Service Design. Citizens of the Future”, Ninjacademy, maggio 2019, disponibile qui https://www.ninjamarketing.it/2019/05/21/design-team-digitale-nois3-pa/

[5] Annunziata, L., “Il futuro dell’Italia? Passa (anche) dal design”, Startup Italia, maggio 2019, disponiible qui: https://startupitalia.eu/109343-20190520-futuro-dellitalia-passa-anche-dal-design

[6] Qui sono disponibili i progetti dello scorso anno: https://www.behance.net/gallery/70481189/Citizens-of-the-future

[7] Designers Italia, Sito web, disponibile qui: https://designers.italia.it/

[8]Zampella,C., ”Design e sperimentazione: un nuovo approccio alle politiche pubbliche”, ottobre 2018, https://www.iusinitinere.it/design-e-sperimentazione-un-nuovo-approccio-alle-politiche-pubbliche-13222.

[9] Design community, Gov UK, ottobre 2016, disponibile qui: https://www.gov.uk/service-manual/communities/design-community

[10] Government Digital Service, Blog, disponibile qui: https://gds.blog.gov.uk/

[11] Kane, K., “International Design in Government events are going global”, Blog Design in Government, Feb 2019, disponibile qui: https://designnotes.blog.gov.uk/2019/02/27/were-helping-to-run-3-global-international-design-in-government-events/

[12] Gov Design, Sito Web, disponibile qui: http://gov-design.com/

[13] C. Zampella, “Design thinking: cosa succede nei laboratori di innovazione pubblica?, Ius in Itinere, ottobre 2018 https://www.iusinitinere.it/design-thinking-cosa-succede-nei-laboratori-di-innovazione-pubblica-13943

[14] Redazione,“Perché i millennials scelgono la CSR”, Morning Future, Agosto 2017,disponibile qui: https://www.morningfuture.com/it/article/2017/08/03/millennials-csr-aziende-responsabili/45/

Immagine in evidenza, foto di Marvin Meyer su Unsplash

Claudia Zampella

nata ad Aversa nel giugno 1992. Laurea al Politecnico di Milano in Product-Service System Design in doppia laurea con la Tongji University di Shanghai e con il Politecnico di Torino. Tesi sul ruolo del design per la progettazione di servizi pubblici in paesi con un basso capitale sociale dal titolo "A design toolkit to engage citizens in innovating public policies within weak contexts" Area di interesse: Politica Economica Interessi: il service design thinking per i servizi e le politiche pubbliche, progettazione cittadino-centrica, sperimentazione nelle politiche pubbliche, public procurement innovation, tecnologia e dati per le decisioni pubbliche, tecnologie civiche, sostenibilità e diritti umani Lavoro attuale: Civic Service Designer presso una Società Benefit che si occupa di design e tecnologia per l'innovazione sociale attraverso la consulenza e la formazione Obiettivi futuri: diffusione delle competenze del design per l'innovazione sociale e pubblica in altri contesti; creazione di una community regionale interessata alla pratica e alla sperimentazione di questi temi.

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