giovedì, Marzo 28, 2024
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Economia circolare: nuove strategie di mercato

L’economia circolare, secondo la Ellen MacArthur Foundation[1], è definita come «un termine generico per definire un’economia pensata per potersi rigenerare da sola. In un’economia circolare i flussi di materiali sono di due tipi: quelli biologici, in grado di essere reintegrati nella biosfera, e quelli tecnici, destinati ad essere rivalorizzati senza entrare nella biosfera».

È dunque un sistema economico elaborato per riutilizzare i materiali in successivi cicli produttivi, avendo come obiettivo la riduzione al massimo degli sprechi.

Il modello economico oggi attuato è il “take-make-dispose”, il quale si basa sull’accessibilità di grandi quantità di risorse e di energia e con uno schema concettuale basato su “estrarre, produrre, utilizzare e gettare”, ma non essendo più adatto alla realtà quotidiana sono state messe in atto delle iniziative a sostegno dell’efficienza e della riduzione sia delle risorse che dell’energia fossile consumata per unità di produzione; si è posta, quindi, come necessaria la transizione dal modello lineare a quello circolare in tutte le fasi di produzione – dalla progettazione, alla produzione, al consumo, fino alla destinazione e al fine vita – in modo tale che si possa limitare l’apporto di materia ed energia in ingresso e di conseguenza limitarne, anche, scarti e perdite, tutto ciò ponendo una maggiore attenzione alla prevenzione ambientale e avendo come ulteriore obiettivo la realizzazione di un nuovo valore economico, territoriale e sociale.

Riprendendo la definizione di economia circolare si può notare come questa sia un’economia progettata per auto-rigenerarsi, in cui i materiali di origine biologica sono destinati ad essere reintegrati nella biosfera e quelli di matrice tecnica ad essere rivalorizzati; questo fa si che ci sia un completo ripensamento sul modello produttivo classico, adottando l’approccio circolare e alcuni principi di base, quali:

  1. Eco Progettazione: progettare i prodotti pensando fin da subito al loro impiego a fine vita, quindi con caratteristiche che ne permetteranno lo smontaggio o la ristrutturazione.
  2. Modularità e versatilità: dare priorità alla modularità, versatilità e adattabilità del prodotto affinché il suo uso si possa adattare al cambiamento delle condizioni esterne.
  3. Energie rinnovabili: affidarsi ad energie prodotte da fonti rinnovabili favorendo il rapido abbandono del modello energetico fondato sulle fonti fossili.
  4. Approccio eco-sistemico: pensare in maniera olistica, avendo attenzione all’intero sistema e considerando le relazioni causa-effetto tra le diverse componenti.
  5. Recupero di materiali: favorire la sostituzione delle materie prime vergini con materie prime seconde provenienti da filiere di recupero che ne conservino le qualità.[2]

Quindi, l’economia circolare è un modello di produzione e consumo che implica condivisione, prestito, riutilizzo, riparazione, ricondizionamento e riciclo dei materiali e dei prodotti esistenti; questo per garantire una maggiore estensione del ciclo di vita dei prodotti generando ulteriore valore.

Fonte:

Il Parlamento europeo chiede l’adozione di misure che vadano a sopperire la strategia del modello economico lineare.

Alla luce di queste riflessioni sorge spontaneo chiedersi come mai sia necessaria la transizione verso questo nuovo modello economico; questo perché ci troviamo di fronte ad un aumento della domanda di materie prime, ma allo stesso tempo alla presenza di una scarsità delle risorse.

Tale concetto risponde al desiderio di crescita sostenibile spostando l’attenzione sul concetto di riutilizzo dei materiali e dei prodotti; un modo per comprendere tale modello è l’osservazione dei biosistemi degli esseri viventi i quali funzionano in modo ottimale in quanto i “prodotti” sono progettati per inserirsi nei cicli dei materiali formando un flusso che mantiene il valore aggiunto del ciclo.

Il transitare, quindi, verso tale schema richiede la partecipazione e l’impegno di diversi gruppi di persone, tra cui ha una certa importanza lo possiede il ruolo dei decisori politici che hanno il compito di offrire alle imprese condizioni strutturali – che mirano all’efficienza nell’impiego delle risorse – affinché si valorizzi il ruolo dei consumatori e di definire in che modo i cittadini possano beneficiare dei vantaggi del sistema circolare, aprendo nuovi mercati, migliorandoli, e creando maggiore occupazione.

Nonostante queste prospettive, persistono tutt’ora delle specifiche barriere che vanno dalla politica alla tecnologia, in quanto ad esempio alle imprese mancano diversi feedback che vanno dalla consapevolezza, alle conoscenze o alle capacità utili per mettere in atto il modello di economia circolare o ancora, gli investimenti per migliorare l’efficienza imprenditoriale restano insufficienti poiché percepiti come rischiosi e complessi.[3]

I vantaggi[4] che porterebbe tale modello sono molteplici, quali:

  • Riduzione della pressione sull’ambiente
  • Più sicurezza circa la disponibilità di materie prime
  • Aumento della competitività
  • Impulso all’innovazione e alla crescita economica
  • Incremento dell’occupazione – si stima che nell’UE grazie all’economia circolare ci saranno 580.000 nuovi posti di lavoro
  • Prodotti più durevoli e innovativi cin grado di far risparmiare e di migliorare la qualità della vita

Cosa fa l’UE, quindi, per attuare l’economia circolare?

L’Europa ha già preparato il campo: un’Europa efficiente nell’impiego delle risorse, una delle iniziative faro di Europa 2020[5], che coordina interventi che abbracciano molti settori politici, per garantire una crescita e un’occupazione sostenibili attraverso un uso migliore delle risorse.  Già nel 2015 la Commissione Europea ha adottato un piano d’azione per accelerare la transizione dell’Europa verso un’economia circolare, definendo 54 misure per “chiudere il cerchio” del ciclo di vita dei prodotti. Nel marzo del 2019 la Commissione UE ha pubblicato una relazione in cui comunica che tali azioni sono state attuate o comunque sono in fase di attuazione, sottolineando che la realizzazione di questo piano contribuirà a rafforzare la competitività dell’Europa, nonché a modernizzare sia l’industria che l’economia e a rendere la crescita in questi ambiti sostenibile.

Per far sì che il mercato segua queste indicazioni, l’Unione Europea ha previsto degli incentivi che vanno a favore di tali concetti, quali:

  • Appalti verdi: Alla luce della recente entrata in vigore del Collegato Ambientale, qualsiasi Ente Pubblico che rediga una gara d’appalto o che utilizzi le Convenzioni, gli accordi quadro e il Mercato Elettronico della P.A. (MePA) della Consip non può più esimersi dal conoscere e applicare le prescrizioni operative previste dal PAN GPP[6]. È per questo che diventa fondamentale diffondere informazione sui manufatti in plastica riciclata in conformità ai CAM (Criteri Minimi Ambientali) per la raccolta rifiuti e per l’arredo urbano.
  • Impronta ecologica: Si tratta di un indicatore che misura la porzione di terra e di mare necessaria a rigenerare le risorse consumate da una popolazione umana; inoltre stima il consumo umano di risorse naturali rispetto alla capacità della terra di rigenerarle.
  • Riparabilità: Insieme al riuso, la Commissione Europea promuove i prodotti più riparabili. Per questo si incentiva una progettazione ecocompatibile e la diffusione di informazioni chiare sulla riparazione di un oggetto.
  • Sharing: È la possibilità di condividere un bene o un servizio.
  • Rifiuti: Se non è possibile il riciclo o evitare di produrne, è necessario recuperare il contenuto energetico attraverso la termovalorizzazione viene ammessa dall’UE.
  • Plastica: Il passaggio da un’economia lineare a un’economia circolare passa anche dalla plastica. Attualmente l’uso è in crescita, ma il riciclaggio non sta al passo (nonostante l’Italia abbia segnato un picco di eccellenza nel riciclo proprio nel 2015). Ecco perché l’innovazione è fondamentale in questo settore.
  • Rifiuti alimentari: Ogni anno 100 tonnellate di cibo all’anno vengono sprecate in Europa. Oltre all’impatto economico e ambientale, bisogna tenere in considerazione quello sociale, un esempio il miglioramento della conservazione dei cibi sugli scaffali grazie a un packaging intelligente e il monitoraggio degli sprechi.

Le proposte dell’Unione Europea riguardano l’intero ciclo di vita economico: dalla produzione al consumo e dal consumo fino alla gestione dei rifiuti del mercato per le materie prime e secondarie; il passaggio dalle pratiche dell’economia lineare a quelle dell’economia circolare verrà finanziata dai fondi SIE[7], da 650 milioni di euro provenienti dal progetto Horizon 2020[8] (il programma di finanziamento dell’UE per la ricerca e l’innovazione) e da 5,5 miliardi di euro provenienti dai fondi strutturali per la gestione dei rifiuti, e mediante investimenti nelle economie circolari nazionali[9].

In Italia è stato fondato, per seguire i passi europei, il Collegato Ambientale[10] – entrato in vigore con la legge di stabilità del 2016 – che contiene disposizioni in materia di normativa ambientali con lo scopo di promuovere la green economy e lo sviluppo sostenibile, dando così la possibilità di far entrare i principi dell’economia circolare nel sistema economico italiano e nell’ordinamento italiano[11].

Solo il 9% dei materiali consumati al mondo deriva dal riciclo dei rifiuti, gli obiettivi futuri si impegnano ad aumentare questa quantità e per imprimere un funzionamento circolare all’economia mondiale, riducendo in modo consistente il prelievo di materiali e colmando il gap che si rileva sulle materie e sull’energia utilizzata.

In conclusione, si può comprendere come sia necessario un cambiamento del modello economico, ma questo comporterà una sfida impegnativa; il Circle Economy, un’autorevole organizzazione internazionale con sede ad Amsterdam, nel suo recente rapporto (The circularity gap report 2019[12]) indica sette priorità per superare il gap di circolarità dell’economia attuale[13]:

  1. Risorse rigenerative: risorse rinnovabili, riutilizzabili e non tossiche, come materiali e fonti energetiche.
  2. Preservare e prolungare l’uso di ciò già prodotto.
  3. Usare il rifiuto come una risorsa.
  4. Ripensare il modello di business: creare maggior valore e ottenere vantaggi attraverso modelli di business che costruiscano l’interazione fra prodotti e servizi legati al loro utilizzo prolungato.
  5. Progettare per il futuro: adottare una prospettiva sistematica per prolungare l’uso futuro.
  6. Incorporare le tecnologie digitali: tracciare e ottimizzare l’uso delle risorse, rafforzando le connessioni fra gli attori della catena produzione – distribuzione, grazie all’uso delle piattaforme e delle tecnologie digitali.
  7. Consapevolezza condivisa: coinvolgere le organizzazioni, sia private che pubbliche, per aumentare la trasparenza affinché l’economia circolare diventi un valore condiviso.

Queste indicazioni dovrebbero aiutarci a seguire la via tracciata dall’Unione Europea e dal progetto di convertire l’economia mondiale, passando da uno schema lineare e poco sostenibile ad uno circolare con tante possibilità di crescita e di miglioramento dei valori socio-economici nonché territoriali.

 

[1] La Ellen MacArthur Foundation è stata lanciata nel 2010 per accelerare la transizione verso un’economia circolare. Sin dalla sua creazione, l’organizzazione di beneficenza è emersa come leader del pensiero globale, stabilendo l’economia circolare all’ordine del giorno dei responsabili delle decisioni tra imprese, governo e università. https://www.ellenmacarthurfoundation.org/our-story/mission

[2]

[3] https://www.minambiente.it/sites/default/files/archivio/allegati/economia_circolare/ce_economia_circolare_depliant.pdf

[4] https://www.europarl.europa.eu/news/it/headlines/economy/20151201STO05603/economia-circolare-definizione-importanza-e-vantaggi

[5] La strategia Europa 2020 mira a fare in modo che la ripresa economica dell’Unione Europea in seguito alla crisi economica e finanziaria si accompagni a una serie di riforme che stabiliscano fondamenta solide per la crescita e la creazione di occupazione da qui al 2020. http://publications.europa.eu/resource/cellar/8d8026dc-d7d7-4d04-8896-e13ef636ae6b.0010.02/DOC_5

[6] Piano d’azione per la sostenibilità ambientale dei consumi della pubblica amministrazione.

[7] I Fondi SIE, Fondi strutturali e di investimento europei, sono 5 e servono ad effettuare gli investimenti utili a creare posti di lavoro e un’economia e un ambiente sani e sostenibili in Europa; tali fondi sono: Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), Fondo sociale europeo (FSE), Fondo di coesione (FC), Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR)e Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (FEAMP). https://ec.europa.eu/info/funding-tenders/funding-opportunities/funding-programmes/overview-funding-programmes/european-structural-and-investment-funds_it

[8] https://www.iusinitinere.it/europrogettazione-uno-strumento-di-comunicazione-politica-tra-italia-e-europa-18352

[9]  https://www.ippr.it/news/news-ippr/9781-le-10-cose-da-sapere-sull-economia-circolare

[10] https://www.casaeclima.com/ar_25481__ITALIA-DA-NON-PERDERE-green-economy-ambiente-Green-economy-il-Collegato-ambientale–legge.-Focus-sulle-tante-novit-.html

[11]  https://www.wallstreetitalia.com/economia-circolare/

[12] https://www.circularity-gap.world/

[13] 

Fonte immagine: https://anteritalia.org/quanto-e-circolare-la-nostra-economia-ce-lo-dice-una-ricerca-delleurostat/

Roberta Iacobucci

Laureata in Sociologia all'Università di Napoli "Federico II", tesi di laurea in Statistica per la ricerca sociale sulla comparazione degli indicatori economici e sociali che si usano per misurare il grado di povertà di un Paese. Laureata con lode in Comunicazione, Valutazione e Ricerca Sociale presso l'Università di Roma "La Sapienza", tesi di laurea in Sociobiologia e Teoria dei giochi, per l'analisi dell'agire strategico cooperativo in riferimento al suo grado di funzionamento all'interno della società. Area di interesse: Politica Economica

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