venerdì, Marzo 29, 2024
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Economia non osservata: il valore “invisibile” del PIL

Nell’opera La Lettera Rubata di Edgar Allan Poe si legge «Il posto migliore per nascondere qualsiasi cosa è in piena vista» (E. A. Poe, 1845), questa espressione rispecchia a pieno il concetto di economia non osservata (Non Observed Economy), costituita da quattro elementi: a) economia sommersa – insieme delle sotto-dichiarazioni e dei lavori irregolari e di tutte le attività che sono volontariamente celate alle autorità fiscali, statistiche e previdenziali attraverso dichiarazioni non corrette riguardo il fatturato e i costi delle unità produttive; b) economia illegale – insieme delle attività economiche illegali svolte senza autorizzazione o titolo; c) economia informale – insieme delle attività, servizi e transazioni di beni non inclusi nella contabilità nazionale basati su rapporti di lavoro non regolati da contratti formali; d) sommerso statistico – insieme di attività che sfuggono all’osservazione diretta per mancanza di informazioni (ad esempio errori campionari o di copertura negli archivi)[1].

Ciò che porta a nascondere la propria attività può derivare da vari motivi, quali il carattere legale dell’attività svolta e la volontà di sottrarre gli introiti alla tassazione; ovviamente oltre all’aspetto etico e legale del fenomeno, si ha una ripercussione su tutto il sistema economico nazionale creando condizioni di concorrenza poco chiari che diminuiscono il mark-up[2] dei prodotti riducendo gli incentivi all’innovazione e una maggiore inefficienza nel sistema produttivo, che comporta uno sviluppo minimo del Paese.

I primi dati raccolti sul fenomeno mostrano come il 14,3% del valore aggiunto del sistema produttivo è dato dall’economia non osservata, in cui per il 13,2% è data dall’economia sommersa e per l’1,1% dalle attività illegali; soprattutto si può osservare che il settore maggiormente “colpito” da questa è quello di altri servizi alle persone per circa il 39,1%, questo perché nella categoria rientrano i lavori irregolari connessi al lavoro domestico (vedi Figura 1)[3].

Figura 1. Incidenza dell’Economia non osservata. Anno 2013 (%)

Fonte: https://www.rassegna.it/articoli/leconomia-non-osservata-ma-ben-visibile

Nel corso degli anni l’Istat ha svolto svariate ricerche e rilevazioni sul fenomeno, nel 2013 in Italia circa il 12,9% del PIL era dato dal valore dell’economia sommersa e delle attività illegali, in aumento rispetto ai due anni precedenti; nel 2016, invece, l’economia non osservata vale circa 210 miliardi di euro, pari al 12,4% del PIL. Tali stime confermano che il fenomeno è ancora ben percepibile, ma allo stesso tempo è in discesa rispetto al picco del 2014 del 13,1% (vedi Figura 2).

Figura 2. Incidenza dell’Economia non osservata sul PIL – anni 2013-2016 (%)

Fonte: Istat, report L’economia non osservata nei conti nazionali, ottobre 2018 (pagina 2);

Considerando la composizione dell’economia non osservata nel 2016, si può osservare come la componente relativa alla sotto-dichiarazione pesa per il 45,5% del valore aggiunto, mentre la restante parte, è attribuibile per il 37,2% all’impiego di lavoro irregolare, per l’8,6% alle attività illegali e per l’8,8% alle altre componenti, quali fitti in nero, mance e integrazione domanda-offerta.

Figura 3. Componenti Economia non osservata – anno 2016 (%)

Fonte: Istat, report L’economia non osservata nei conti nazionali, ottobre 2018 (pagina 2);

Il peso della sotto-dichiarazione sul complesso del valore aggiunto, inoltre, risulta maggiormente rilevante nei settori dei servizi professionali (16,3%), nel commercio, trasporti, alloggio e ristorazione (12,4%), nelle costruzioni (11,9), nella poduzione di beni alimentari e di consumo (7,5%) e nella produzione di beni di investimento (2,3%). La componente di valore aggiunto generata dall’impiego di lavoro irregolare, invece, è particolarmente rilevante nel settore degli altri servizi alle persone (47,2%), principalmente connessa al lavoro domestico, nell’agricoltura, silvicoltura e pesca (18,6%), delle costruzioni (16,6%) e del commercio, trasporti, alloggi e ristorazioni (16,2%); per quanto riguarda le unità di lavoro irregolari[4], nel 2016 sono circa 3 milioni 701 mila (15,6%) – prevalentemente dipendenti; le attività illegali, infine, considerate per la compilazione dei conti nazionali hanno generato circa 18 miliardi di euro in valore aggiunto (compreso l’indotto), con un aumento di 0,8 miliardi riconducibile alla dinamica delle attività illegali e dei prezzi relativi al traffico di stupefacenti.

Ciò che viene in rilievo – in particolar modo – dalle analisi dei dati del 2016 sono due aspetti:

  1. Calo del lavoro irregolare → La componente irregolare del lavoro ha segnato nel 2016 un calo di 0,7 punti percentuali, con un aumento del 2,8% delle unità di lavoro regolari, con una discesa dell’incidenza del 15,9% del lavoro non regolare tra i dipendenti; la presenza del lavoro irregolare è molto eterogenea nel comparto dei Servizi, poiché al suo interno sono comprese sia le attività delle Pubbliche Amministrazioni, che impiegano solo unità di lavoro regolare, sia le attività dei servizi privati alle imprese e alle famiglie, dove le unità di lavoro irregolari sono presenti in misura maggiormente rilevante. In generale, in tutti i comparti si osserva una flessione del tasso di irregolarità, ad esempio nel terziario è arrivata al 17% anche se i cali più accentuati si osservano nel settore del Commercio, trasporti, alloggio e ristorazione e nel settore dell’Istruzione, sanità e assistenza sociale, mentre quello più lieve si registra nel comparto degli Altri servizi alle imprese;
  2. Aumento delle attività illegali → Nel 2016 i consumi finali di beni e servizi illegali sono risultati pari a 19,9 miliardi di euro, circa l’1,9% del valore complessivo della spesa per consumi finali. L’incremento complessivo è determinato dal traffico di stupefacenti il cui valore è pari a 12,6 miliardi di euro, dalla spesa relativa all’acquisto di droghe illegali pari a 15,3 miliardi di euro, dalle attività di contrabbando di sigarette con un valore aggiunto pari a 0,4 miliardi di euro e un ammontare di consumi di 0,6 miliardi di euro; mentre l’indotto connesso alle attività illegali riferibili al settore dei trasporti e dalle attività di magazzinaggio hanno generato un valore aggiunto pari a 1,3 miliardi di euro;[5]

Concludendo, i risultati evidenziano come comportamenti irregolari producano benefici solo apparenti e come le nuove informazioni e metodologie utilizzate nella stima dell’economia non osservata non determineranno in modo diretto un ridimensionamento del fenomeno, ma consentono di dotarsi degli strumenti necessari a proporre politiche di contrasto idonee per rendere questo fenomeno sempre meno presente.

[1]MEF, Relazione sull’economia non osservata e sull’evasione fiscale e contributiva anno 2018, art. 10-bis.1 c.3 Legge 31 dicembre 2009, n. 196; http://www.mef.gov.it/documenti-allegati/2018/A6_-_Relazione_evasione_fiscale_e_contributiva.pdf

[2]Il mark-up è il rapporto tra il prezzo di vendita del bene e il suo costo di produzione; http://www.treccani.it/enciclopedia/mark-up_%28Dizionario-di-Economia-e-Finanza%29/

[3]Fantozzi R., L’economia «non osservata» (ma ben visibile), ottobre 2016; https://www.rassegna.it/articoli/leconomia-non-osservata-ma-ben-visibile

[4]Il tasso di irregolarità è calcolato come incidenza delle unità di lavoro (ULA) non regolari sul totale;

[5]Istat, report L’economia non osservata nei conti nazionali, ottobre 2018; https://www.istat.it/it/files//2018/10/Economia-non-osservata_2013-2016_rev.pdf

Fonte immagine: https://www.professionefinanza.com/lavoro-nero-20-miliardi-in-meno-nelle-casse-dello-stato/

Roberta Iacobucci

Laureata in Sociologia all'Università di Napoli "Federico II", tesi di laurea in Statistica per la ricerca sociale sulla comparazione degli indicatori economici e sociali che si usano per misurare il grado di povertà di un Paese. Laureata con lode in Comunicazione, Valutazione e Ricerca Sociale presso l'Università di Roma "La Sapienza", tesi di laurea in Sociobiologia e Teoria dei giochi, per l'analisi dell'agire strategico cooperativo in riferimento al suo grado di funzionamento all'interno della società. Area di interesse: Politica Economica

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