sabato, Aprile 20, 2024
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Economia sociale e solidale: un’utopia realizzata

L’economia sociale e solidale è caratterizzata dall’insieme delle attività senza scopo di lucro e di utilità sociale e dalle organizzazioni del terzo settore, che hanno tra i principi aziendali la reciprocità e la democrazia,  con lo scopo di produrre beni e servizi che soddisfino l’interesse generale. La Direzione Generale del terzo settore e della responsabilità sociale delle imprese hanno l’obiettivo di promuovere, sviluppare e sostenere le organizzazioni rientranti nel terzo settore con l’aiuto di attività, progetti e iniziative – vedi il Fondo Sociale Europeo[1] – realizzate in ambito nazionale e comunitario in collaborazione con le amministrazioni centrali, gli enti territoriali, gli organismi comunitari e internazionali, le scuole, le università e le imprese.[2] È vista, inoltre, come un’economia improntata a rimuovere le distorsioni generate dal mercato sul piano distributivo, avendo come primario obiettivo la redditività sociale.

Le organizzazioni e le imprese sociali presenti nel contesto dell’Unione europea, che ne riconosce l’esistenza e l’importanza, sono circa il 10%, ma non avendo ancora una definizione formale queste rientrano nell’insieme delle Piccole e Medie Imprese e solo recentemente, con la costituzione dell’Unità Economia Sociale (nuova struttura costituita nel 1989 all’interno della DG XXIII/A/4) e con l’adozione di programmi specifici rivolti a mutue, associazioni, fondazioni e altre organizzazioni non profit, si sono compiuti dei passi importanti verso il riconoscimento politico. [3]

Tuttavia, l’economia sociale fa parte di uno di quei settori meno compresi dalla società, in quanto la sua classificazione comporta una definizione problematica, visto che l’analisi dei fenomeni sociali, caratterizzati da una fitta e complessa rete di relazioni, sia interne che esterne, tende a scomporre e frammentare eccessivamente la materia non riuscendo a delinearne una corretta definizione operativa, composta da un termine univoco e distintivo; la diatriba sulla definizione è resa ancor più complessa da una mole di configurazioni che il fenomeno assume nei diversi contesti nazionali, assumendo e basandosi su definizioni e riferimenti, che vanno dalla semplice terminologia all’aspetto più complesso relativo alla normativa di riferimento, come ad esempio: non profit/independent sector (contesto nordamericano); voluntary, charitable, informal/philanthropic sector (contesto anglosassone); third sector, économie sociale (contesto francese); intermediary system (contesto tedesco); privato sociale (contesto italiano).

Nonostante le diverse connotazioni, ci sono elementi base presenti in ogni contesto e su cui si lavora per darne una definizione riconosciuta globalmente e univocamente, questi sono:

  1. Libera adesione;
  2. Democrazia;
  3. Non profitto individuale;
  4. Sviluppo della persona umana;
  5. Indipendenza nei confronti dello Stato.

L’economia sociale si presenta, inoltre, come una leva prioritaria per lo sviluppo strategico dei territori grazie alla capacità di coniugare la dimensione economica e imprenditoriale con quella di natura sociale, riuscendo a costruire un meccanismo composto da reti di relazioni sia tra organizzazioni e singoli che con altre istituzioni, contribuendo in questo modo alla competitività e all’incremento del capitale sociale; in sostanza, analizzando quali siano le determinanti che caratterizzano le imprese che operano nel settore, l’economia sociale è connotata da:

  1. Creazione della coesione sociale – una correlazione positiva tra risorse umane impiegate nel settore no profit e ricchezza prodotta sul territorio;
  2. Politiche condivise con le istituzioni pubbliche – capacità delle politiche in partnership pubblico/privata;
  3. Innovatore sociale – gli attori che operano nel settore dell’economia sociale spesso rispondono a bisogni cui il settore pubblico e/o privato non sopperiscono, determinando la capacità molto diffusa di dare risposte innovative, efficienti e sostenibili, producendo valore diffuso per l’intera società piuttosto che orientando vantaggi verso singoli individui;
  4. Fattore di competitività nei territori – corrispondono migliori livelli di benessere diffuso nelle comunità, offrendo più alti incentivi alla competitività delle imprese e allo sviluppo grazie all’interazione sistemica che si innesca;
  5. Resilienza alle difficoltà del ciclo economico.[4]

Euricse[5], incaricata dall’ILO[6] ad indagare sull’economia sociale, con una ricerca intitolata “Meccanismi finanziari per ecosistemi innovativi dell’economia sociale e solidale”, in cui si è domandato che cosa sia l’economia sociale, quale ruolo può avere nello sviluppo del futuro del lavoro e quale ruolo può avere la finanza per supportarne lo sviluppo, l’hanno definita come «cooperative, mutue, associazioni, fondazioni e imprese sociali, che producono beni, servizi e conoscenza, perseguendo allo stesso tempo scopi economici e sociali e incoraggiando la solidarietà».

Negli ultimi anni l’attenzione verso questo modello economico è cresciuta a dismisura. Lo dimostra il fatto che le Nazioni Unite nel 2013 hanno creato una task force dedicata proprio ad “aumentare la visibilità dell’economia sociale e solidale”, ovvero: l’UNTFSSE[7]; questo perché in un contesto caratterizzato dalla globalizzazione, dalle sfide complesse, come l’aumento delle diseguaglianze, la crisi del lavoro, è emerso – come spiega Riccardo Bodini – il ruolo centrale dell’economia sociale e solidale, ponendosi come alternativa al sistema economico dominante.

I ricercatori di Euricse hanno analizzato il lato della domanda e si sono domandati quali bisogni abbiano i protagonisti dell’economia sociale e solidale. Per farlo hanno confrontato le realtà di 8 Paesi molto diversi tra loro: da un lato hanno preso le situazioni più evolute in questo ambito come l’Italia, il Quebec, il Lussemburgo e la Corea del Sud, dall’altro, aree più arretrate come Capo Verde, Marocco, Colombia ed Ecuador.

Da questa comparazione è emerso che i bisogni delle imprese sociali non sono così diversi da quelle tradizionali, ciò che li contraddistingue è la tipologia di strumenti finanziari; inoltre, le realtà dell’economia sociale e solidale hanno una forte partecipazione della base sociale, anche da un punto di vista economico e hanno costruito, come spiega Riccardo Bodini, meccanismi finanziari mutualistici, come in Italia il Fondo per lo sviluppo delle imprese cooperative.

Al fine di ottenere una migliore conoscenza quantitativa per una migliore valutazione e una misurazione più accurata del rischio, è necessario disporre di dati e statistiche più complete.[8]

Un esempio di come l’economia sociale sia di grande aiuto per lo sviluppo di un’azienda è la storia di Roberto Li Calzi, contadino siciliano, visionario e rivoluzionario, nonché un pioniere dell’agricoltura biologica e dell’economia sociale. Oltre 10 anni fa stava per abbandonare il tutto, in quanto gli agrumi sottopagati dalla grande distribuzione lo stavano facendo fallire, egli trovò un modo alternativo di distribuzione, che desse dignità al suo lavoro e ai suoi agrumi, insieme ad altri associati della cooperativa, ovvero il consorzio Galline Felici[9], con cui costruire una realtà dell’eccellenza italiana; oggi oltre agli agrumi si occupa della produzione di avocado siciliani “prenotati” dai gruppi di acquisto solidali (GAS[10]) francesi, lavora con le regole dell’economia sociale e solidale, estendendosi in Belgio e in Austria.

Li Calzi è uno dei protagonisti del documentario Nessun uomo è un’isola, un viaggio nell’Europa delle utopie realizzate, girato da Dominique Marchais, in cui si testimonia la realtà di piccoli grandi progetti locali, che nel fare rete mettono in pratica quel bene comune che dovrebbe essere primario in una società solidale e cooperante, in cui si predilige che l’attività locale, che diventa globale, mantenga le differenze, lavorando però sul cambiamento. 

Sull’esempio del consorzio Galline Felici, si può osservare come un’attività che si basa sull’economia sociale, si prestano ad essere stimolo di aggregazione e di relazioni umane, in cui rientra il sociale, cultura e politica, che comportano la partecipazione attiva al cambiamento. Sono attività che fanno parte di una piccola rivoluzione gentile e/o di un’utopia realizzata.[11]

In conclusione, all’economia sociale si affianca quella di mercato, ovvero un sistema economico caratterizzato sia dalla libertà di scambio che dalla giustizia sociale.

I fondamenti stanno nella constatazione che il solo liberalismo non è grado di garantire l’equità sociale, ritenuta indispensabile proprio perché i singoli individui siano in grado di operare in condizioni di pari opportunità, riuscendo a garantire la piena realizzazione grazie alla libertà di impresa, di mercato; ne consegue che i fondamenti dell’economia sociale di mercato si possano sintetizzare nei seguenti punti:

  1. Severo ordinamento monetario;
  2. Credito conforme alle norme di concorrenza e la sua regolamentazione per scongiurare monopoli;
  3. Politica tributaria e fiscale che non sia elemento di disturbo alla libera concorrenza e che eviti sovvenzioni che la possano alterare;
  4. Protezione dell’ambiente;
  5. Ordinamento territoriale;
  6. Tutela dei consumatori finalizzata a minimizzare i comportamenti opportunistici.

In definitiva, i sostenitori dell’economia sociale di mercato sono strenui critici sia della concentrazione del potere economico e politico sia dello sfrenato antagonismo tra classi sociali. La loro proposta “riformista” si pone contro qualsiasi idea di pianificazione e collettivismo e anche contro il liberalismo sfrenato.[12]

[1] Il Fondo sociale europeo (FSE) è il principale strumento utilizzato dall’UE per sostenere l’occupazione, aiutare i cittadini a trovare posti di lavoro migliori e assicurare opportunità lavorative più eque per tutti, investendo nel capitale umano dell’Europa, quali: i lavoratori, i giovani e chi è alla ricerca di un lavoro. Grazie a una dotazione di 10 miliardi di euro l’anno, l’FSE aumenta le prospettive occupazionali di milioni di cittadini europei, prestando particolare attenzione a chi incontra maggiori difficoltà a trovare lavoro. https://ec.europa.eu/esf/main.jsp?catId=35&langId=it

[2] https://www.lavoro.gov.it/temi-e-priorita/Terzo-settore-e-responsabilita-sociale-imprese/focus-on/Economia-sociale/Pagine/default.aspx

[3] http://www.arpnet.it/cie/ise/dossier/economia_sociale/definizione.html

[4] https://www.labsus.org/2014/10/economia-sociale-leva-di-sviluppo-e-ben-essere/

[5]

[6] https://www.ilo.org/rome/ilo-cosa-fa/lang–it/index.htm

[7] https://unsse.org/

[8] https://valori.it/economia-sociale-per-affrontare-le-sfide-globali/

[9] https://www.legallinefelici.bio/

[10] I gruppo d’acquisto solidale (Gas) sono gruppi informali di cittadini che si incontrano e si organizzano per acquistare insieme prodotti alimentari o di uso comune. L’acquisto avviene secondo il principio della solidarietà, che li porta a preferire produttori piccoli e locali, rispettosi dell’ambiente e delle persone, con i quali stabiliscono una relazione diretta. Il Gas si caratterizza anche per tre aggettivi: piccolo, locale e solidale. Piccolo per permettere un’organizzazione semplice e per favorire le relazioni tra i soci, locale per rinsaldare il legame tra i cittadini ed il territorio che abitano. https://www.economiasolidale.net/

[11] https://www.ansa.it/canale_lifestyle/notizie/societa_diritti/2019/03/13/economia-sociale-unutopia-realizzabile_0f87a05e-db5d-466c-879b-b0caafd47d28.html

[12] https://treccani.it/enciclopedia/economia-sociale-di-mercato_%28Dizionario-di-Economia-e-Finanza%29/

Fonte immagine:

Roberta Iacobucci

Laureata in Sociologia all'Università di Napoli "Federico II", tesi di laurea in Statistica per la ricerca sociale sulla comparazione degli indicatori economici e sociali che si usano per misurare il grado di povertà di un Paese. Laureata con lode in Comunicazione, Valutazione e Ricerca Sociale presso l'Università di Roma "La Sapienza", tesi di laurea in Sociobiologia e Teoria dei giochi, per l'analisi dell'agire strategico cooperativo in riferimento al suo grado di funzionamento all'interno della società. Area di interesse: Politica Economica

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