martedì, Marzo 19, 2024
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Educazione finanziaria: verso una Strategia nazionale

Per educazione finanziaria si intende “la conoscenza e la comprensione dei concetti e dei rischi finanziari unite alle competenze, alla motivazione e alla fiducia in se stessi per utilizzare tale conoscenza e comprensione al fine di prendere decisioni efficaci in un insieme di contesti finanziari, per migliorare il benessere finanziario delle singole persone e della società e consentire la partecipazione alla vita economica[1].

Tale concetto assume una rilevanza sempre più importante in un epoca, come quella attuale, dove la distribuzione di strumenti finanziari è sempre più capillare e dove l’economia (ed in particolar modo la finanza) è in grado di incidere sensibilmente sulla vita di cittadini e imprese. Tanto la globalizzazione, quanto la tecnologia, hanno contribuito al proliferare di nuovi prodotti che richiedono un sapere sempre più diffuso della materia. Non è necessario, infatti, spingersi fino alla vicenda dei mutui subprime, che ha causato la grande crisi finanziaria a partire dalla fine del 2006. Basta pensare anche solamente al recente boom delle cryptocurrencies[2]  che negli ultimi tempi hanno stuzzicato le fantasie di investimento di moltissime persone, spesso inconsapevoli del tipo di prodotto che stavano acquistando.

Recenti studi[3] hanno dimostrato infatti come in Italia il livello di alfabetizzazione finanziaria della popolazione sia tra i più bassi dei Paesi OCSE. Come analizzato da Banca d’Italia, “ il punteggio di conoscenza finanziaria è in media di 3,5 su un massimo di 7 punti, rispetto a una media G20 di 4.3”[4]. Pertanto, il nostro Paese si pone all’ultimo posto tra gli stati europei in questa speciale classifica.

Gli effetti di un simile risultato possono essere molto preoccupanti e possono non limitarsi soltanto alla sfera personale del singolo. È infatti dimostrabile come “la mancanza di basilari nozioni finanziarie ha però importanti ripercussioni anche nella sfera sociale di un paese e, più in generale, sulla capacità che questo ha di riformare il proprio sistema economico[5].

Prendiamo ad esempio il sistema pensionistico. Un’analisi condotta tra il 1990 e il 2010  ha mostrato il grado di financial literacy di un Paese possa avere un costo non solo economico sul sistema del Paese stesso. Negli stati con un elevato grado di educazione finanziaria, infatti, “le riforme che hanno imposto sacrifici immediati in cambio di benefici futuri vengono meglio comprese dall’elettorato, che pertanto si mostra meno avvezzo a punire i governi o i partiti politici che hanno introdotto tali riforme. Pertanto, il costo elettorale di tali riforme è più basso[6] .

In seguito al passaggio al sistema contributivo è divenuto ancora più importante il ricorso a forme di previdenza integrativa volte a garantire al lavoratore una fonte di integrazione della pensione obbligatoria. Talvolta però, lo scarso grado di conoscenza e l’elevato grado di sfiducia nel mercato finanziario, spesso determinato da uno scarso grado di fairness ed eticità di alcuni operatori, hanno spinto i lavoratori a non aderire a fondi previdenziali a discapito della loro stessa convenienza. Da qui l’importanza di un’adeguata educazione finanziaria. Più i consumatori sono finanziariamente istruiti ed indipendenti, più è probabile che adottino scelte consapevoli in materia di investimenti, di prestiti ed assicurazioni. In tal senso, “l’educazione finanziaria potrebbe facilitare l’allocazione ottimale delle risorse e migliorare la società. Dal momento che i clienti economicamente più istruiti hanno la possibilità di comprendere, elaborare e controllare le informazioni che ottengono dagli intermediari finanziari, gli intermediari stessi sono spinti ad adottare comportamenti corretti, riducendo eventuali conflitti di interesse i clienti.”[7]

Analogo discorso vale per i più giovani. Sin dal 2007 la Banca d’Italia, d’intesa con il MIUR ha predisposto un programma sperimentale per introdurre l’educazione finanziaria come insegnamento  scolastico.

E’ proprio dai più giovani che deve partire il grande cambiamento per rendere la popolazione finanziariamente più matura. E le motivazioni per cui l’educazione finanziaria debba partire proprio dai più giovani sono facilmente dimostrabili: “in primo luogo, l’istruzione obbligatoria favorisce uguale accesso ed inclusione anche ai soggetti più svantaggiati, i quali potrebbero essere i più bisognosi di alfabetizzazione finanziaria. In secondo luogo, così facendo si affronta tale materia in una particolare fase dello sviluppo quando le persone sono maggiormente ricettive. Infine, la scuola assicura costi inferiori rispetto a qualsiasi canale educativo[8].

Per dare maggiore impulso a questo sistema, nel 2017 il Ministero dell’Economia e delle Finanze, d’intesa con il MIUR, ha dato vita al Comitato per la programmazione e il coordinamento delle attività di educazione finanziaria, con lo scopo di promuovere e coordinare iniziative utili a innalzare tra la popolazione la conoscenza e le competenze finanziarie, assicurative e previdenziali, nonché migliorare la capacità di fare scelte coerenti con i propri obiettivi e le proprie condizioni. Tale Comitato, composto da 11 membri tra i più illustri accademici e tecnici del settore, supportato da autorità pubbliche e di vigilanza[9], è nato allo scopo di elaborare una “Strategia nazionale per l’educazione finanziaria, assicurativa e previdenziale” volta ad a:

  • organizzare e coordinare i soggetti pubblici e privati attivi sulla materia, promuovendo lo scambio di informazioni e sinergie;
  • definire le politiche nazionali in materia di comunicazione e diffusione di informazioni volte a promuovere l’educazione finanziaria, assicurativa e previdenziale;
  • prevedere la possibilità di stipulare convenzioni atte a promuovere interventi di formazione con associazioni rappresentative di categorie produttive, ordini professionali, associazioni dei consumatori, organizzazioni senza fini di lucro e università, anche con la partecipazione degli enti territoriali.[10]

La Strategia nazionale per l’educazione finanziaria, assicurativa e previdenziale[11] è stata posta in consultazione lo scorso 16 aprile sul portale governativo www.quellocheconta.gov.it.

La Strategia intende definire, in una una prospettiva di medio-lungo termine, i criteri fondamentali per migliorare l’alfabetizzazione finanziaria della popolazione, privilegiando iniziative larga scala. Tale consultazione, aperta fino al 31 maggio, ha avuto come scopo quello di raccogliere indicazioni da cittadini, associazioni di categoria, centri di ricerca e investitori, circa gli elementi essenziali da introdurre nella Strategia. I contributi forniti sono ora al vaglio del Comitato.

Altro player fondamentale di questa partita è senza dubbio la Banca d’Italia, la quale nell’ambito dei c.d. “servizi al cittadino” ha pubblicato da diverso tempo delle guide pratiche[12] volte a fornirea chiunque gli strumenti per una comprensione più larga possibile della materia, favorendo l’adozione di scelte consapevoli negli ambiti più comuni della vita di un normale cittadino: credito al consumo, mutuo ipotecario e conto corrente bancario.

A conclusione delle numerose iniziative sul tema, la IOSCO (International Organization for Securities Commission) ha lanciato dal 1 al 7 Ottobre p.v. la World Investor Week allo scopo di sensibilizzare quanto più possibile gli investitori, mediante la promozione di concorsi per aumentare la consapevolezza delle iniziative di educazione finanziaria e l’organizzazione di workshop e conferenze.

Dal canto suo, la Consob ha organizzato numerosi eventi divulgativi e di sensibilizzazione sulle best practices in materia di gestione del portafoglio personale e familiare, allo scopo di accrescere il welfare economico mediante un corretto di strumenti finanziari, assicurativi e previdenziali. Tali eventi termineranno il 31 ottobre in occasione della giornata mondiale del risparmio.

Notiamo dunque una crescita esponenziale delle risorse utilizzate dai governi e dalle autorità per consentire alla cittadinanza un più elevato grado di educazione finanziaria. Bisognerà attendere ancora diversi anni prima che l’Italia si avvicini al livello dei suoi partners europei, ma senza dubbio si può affermare che è stata presa la giusta direzione.

[1] OECD (2005) Recommendation on Principles and Good Practices for Financial Education and Awareness

[2] Per maggiori approfondimenti sul tema si veda Claudia Addona: “ https://www.iusinitinere.it/bitcoin-e-il-sistema-blockchain-4422, luglio 2017.

[3] OECD (2017), G20/OECD INFE report on adult financial literacy in G20 countries, disponibile al seguente link: http://www.oecd.org/daf/fin/financial-education/G20-OECD-INFE-report-adult-financial-literacy-in-G20-countries.pdf

[4] Banca d’Italia, Quaderni di Economia e Finanza, Measuring the financial literacy of the adult population: the experience of Banca d’Italia – Di Salvatore A., Franceschi F., Neri A., Zanichelli F., giugno 2018, disponibile al seguente link: http://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/qef/2018-0435/QEF_435_18.pdf?language_id=1

[5] Fornero E., Lagrosa I., L’Educazione Finanziaria? Serve per le riforme. E per crescere, Lavoce.info – disponibile al link: http://www.lavoce.info/archives/49042/leducazione-finanziaria-necessaria-le-riforme-crescere/

[6] Fornero E., Lo Prete A., Voting in the aftermath of a pension reform: the role of economic-financial literacy. Center for Research on Pensions and Welfare Policies, Aprile 2017 – disponibile al seguente link: http://www.cerp.carloalberto.org/wp-content/uploads/2017/04/WP_171-1.pdf

[7] Romagnoli A., Trifilidis M., in Banca d’Italia, Quaderni di Economia e Finanza, Does Financial Education at school work? Evidence from Italy, pag. 6 – disponibile al seguente link: https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/qef/2013-0155/QEF_155.pdf

[8] Romagnoli A, Trifilidis M., op. cit.

[9] Per maggiori informazioni sul Comitato si consiglia di visitare il seguente link: http://www.quellocheconta.gov.it/it/chi-siamo/comitato/

[10] Per una puntuale approfondimento si rimanda alla Legge 17 febbraio 2017, n. 15, recante “Disposizioni urgenti per la tutela del risparmio nel settore creditizio”.

[11] Per consultare il documento posto in consultazione si prega di visitare il seguente link: http://www.quellocheconta.gov.it/it/pdf/chi_siamo/Strategia.pdf

[12] Tali guide sono consultabili al seguente link: https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/guide-bi/index.html

Francesco Cimino

Francesco Cimino, Deputy Director dell'area Banking&Finance, 28 anni, laureato in giurisprudenza nel 2015 presso l'Università degli Studi Roma Tre con tesi in Diritto Commerciale dal titolo "Compliance nelle banche e nelle società finanziarie".  Ha conseguito un International Master in Export Compliance con project work dal titolo "Corporate compliance towards sanctions era: embedding banking approach in non-financial corporations". E' accreditato come Export Compliance Officer presso European Institute for Export Compliance. Ha lavorato come junior associate presso studio legale internazionale Allen&Overy (sede di Roma) nel dipartimento di International Capital Markets, curando attività di Debt Capital Markets e Regulatory Banking&Finance. Attualmente lavora nella Direzione Finanza di una grande corporate italiana.

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