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Erasmus ed effetto Brexit: Londra abbandona il programma

Il 24 dicembre 2020 il c.d. “Accordo di Natale” tra Regno Unito e Unione Europea ha segnato la fine di mesi di incertezze e faticosi negoziati, scongiurando lo spettro di una c.d. ‘hard Brexit’.

È stato infatti formalizzato l’Accordo sugli scambi e la cooperazione tra l’UE e il Regno Unito (“TCA”), che disciplina, tra le altre, le questioni più spinose su cui le parti non erano riuscite a trovare un’intesa soddisfacente quali, ad esempio, i settori della pesca e della circolazione dei beni.

Durante la conferenza stampa di presentazione della cosiddetta “Brexmas[1], il Primo Ministro Boris Johnson ha annunciato, inoltre, la “difficile decisione” del Regno Unito di abbandonare il programma Erasmus.[2]

L’Erasmus: dalle origini ad oggi

Lo European Region action scheme for the mobilitiy of University students (in seguito, “Erasmus”) vede ufficialmente la luce alla fine degli anni ‘80. Per rinvenirne le origini, tuttavia, è necessario fare riferimento ad un contesto più ampio. L’intenzione di cooperare, a livello internazionale, nell’ambito della scienza e della cultura emerse, in particolare, in seno alla Conferenza sulla sicurezza e la cooperazione in Europa -‘CSCE’- (1975)[3]. Gli Stati partecipanti espressero la volontà di approfondire la comunicazione fra popoli e la conoscenza della cultura altrui. Ciò avrebbe consentito una maggiore comprensione reciproca a beneficio di tutti i popoli e, in particolare, delle generazioni future,[4] rendendo più agevole una cooperazione in ambito culturale. Un’ iniziativa comune nell’ambito dell’istruzione, inoltre, era vista come uno strumento utile a stabilire e mantenere rapporti amichevoli all’interno della Comunità europea.[5] Sulla base di  questi principi, gli Stati Membri dell’allora CEE intrapresero un percorso in direzione di un dialogo più aperto in tema di istruzione pur fronteggiando, tuttavia, diverse criticità.

In primo luogo, il tema dell’istruzione non ricopriva alcun ruolo nelle politiche della Comunità, non essendo contemplato nel TCEE o “Trattato di Roma” (Trattato che istituisce la Comunità economica europea, 1957) come materia di competenza europea. È soltanto nel corso degli anni ’70 che l’esigenza di un intervento a livello comunitario nelle politiche di istruzione diventa concreta: fu istituita l’odierna “Direzione generale della Commissione europea per l’Istruzione, gioventù, sport e cultura”, volta a supportare l’impegno di ciascuno Stato Membro nell’istruzione dei propri cittadini.

Nonostante ciò, era ancora forte lo scetticismo sul ruolo della CEE in un ambito di competenza sprovvisto di qualsivoglia base giuridica nei Trattati. Gli Stati membri, infatti, volevano scongiurare un’ingerenza della Commissione, poiché temevano un’armonizzazione dei propri programmi di studio.[6]

Le conferenze e i dibattiti culminarono, nel 1976, con una Risoluzione che individuava gli obiettivi e le modalità di attuazione del programma comunitario sull’istruzione e la formazione[7] attraverso la quale, in particolare, la Comunità Europea si impegnava in maniera attiva a finanziare tali iniziative.

Nacque quindi il progetto pilota consistente nei c.d. Joint Study Programmes, che coprirà il decennio 1976-1986 consentendo la mobilità dei primi studenti europei e coinvolgendo facoltà di stampo sia umanistico che scientifico.

Il successo dei c.d. “programmi comuni di studio”[8] incrementerà la cooperazione tra gli atenei europei, promuovendone una maggiore autonomia e un più diretto coinvolgimento e accrescendo, al contempo, la fiducia nel programma all’interno del mondo accademico[9].

In base a tali premesse fu possibile dirigersi verso l’ufficiale avvio del programma. Ciò avvenne, inoltre, grazie alla serrata collaborazione tra la Commissione europea ed associazioni studentesche come la EGEE (oggi ‘AEGEE’, Association des Etats Généraux des Etudiants de l’Europe)[10], che diede voce al sentito interesse del mondo studentesco verso il modello Erasmus.

Su proposta della Commissione, il Programma fu infine varato nel 1987, rappresentando un decisivo passo verso l’odierna mobilità degli studenti universitari all’interno dell’Unione Europea. Il neonato Programma Erasmus prevedeva, infatti, la possibilità di svolgere un periodo di studio presso un’università di un altro Stato membro, ottenendo, da parte dell’università di appartenenza, il pieno riconoscimento degli studi svolti all’estero presso l’università ospitante; il tutto, anche ai fini del conseguimento del titolo di laurea.

Furono queste le premesse necessarie per lo sviluppo dell’Erasmus così come lo conosciamo oggi e per la creazione di una base giuridica della politica europea in materia di istruzione e formazione. Nel Trattato di Maastricht del 1992, difatti, l’istruzione sarà formalmente riconosciuta come settore in cui all’Unione europea è consentito l’intervento. Va specificato, tuttavia, che la responsabilità primaria in tema di istruzione rimane degli Stati membri. In base al Trattato di Maastricht, l’Unione avrebbe svolto un ruolo di sostegno, incentivando, “se necessario” l’azione dei singoli Stati, ma pur sempre nel pieno rispetto della loro autonomia in tema di contenuti dell’insegnamento ed organizzazione del sistema di istruzione.

Questo assetto venne replicato nel Trattato di Lisbona (2007), che mantenne le summenzionate disposizioni in tema di istruzione[11], integrandole con una “clausola sociale” orizzontale[12]. In base a tale clausola l’Unione, nelle sue politiche, si impegna a promuovere un elevato livello di occupazione ed istruzione. In sostanza, quella dell’Unione in materia di istruzione rimane una competenza di sostegno. Pur sostenendo le politiche dei singoli Stati e promuovendo quanto più possibile una “visione europea” dell’istruzione, l’Unione è tenuta a rispettare i confini di una competenza che rimane prettamente statale, “ad esclusione di qualsiasi armonizzazione[13] delle disposizioni legislative dei singoli Stati membri.

Tra le politiche promosse dall’Unione europea in tema di istruzione l’Erasmus rappresenta sicuramente un successo.

Nel 1987, anno di esordio del programma, i paesi che vi presero parte furono 11, coinvolgendo 3200 studenti[14]. Ad oggi, il numero di paesi coinvolti è di 33, tra cui figurano anche paesi extra-Ue come la Norvegia o la Turchia e a cui si aggiungono numerosi paesi partner. Ciò consente all’Erasmus di coinvolgere nel proprio programma le più disparate aree del mondo, dall’Europa orientale all’America Latina. Nel 2019, considerati complessivamente studenti e staff, l’Erasmus ha visto la mobilità di 47.117 persone, con un incremento del 17,2% rispetto all’anno accademico precedente.[15]

Degli incrementi così sostanziosi sono sinonimo di un programma che ha saputo reinventarsi con successo nel corso degli anni. Ciò è stato reso più agevole da indagini e monitoraggi, svolti a livello dell’Unione europea[16], al fine di modellare il programma in base alle crescenti esigenze degli studenti europei.  Con decisione n. 1720/2006/CE, dal 2007 al 2013 l’Erasmus è confluito, insieme ad altri programmi per l’istruzione e la formazione, nell’LLP (lifelonging learning programme)[17], finalizzato a rafforzare la cooperazione tra gli stati coinvolti. Infine, con il Regolamento (UE) n. 1288/2013, l’LLP è stato convertito nell’odierno Erasmus+. 

Quest’ultimo, per garantire più efficaci sinergie, coinvolge oggi una platea sempre più ampia: non solo studenti universitari, ma anche studenti in età scolare, che possono partecipare a scambi linguistici o tirocini formativi. Inoltre, Erasmus+ si apre al settore dello sport, al fine di sostenere professionalità e pari opportunità attraverso la creazione di una rete tra le organizzazioni sportive in UE.

 

L’Effetto Brexit

Preceduto da Spagna e Germania, il Regno Unito rappresentava la terza meta più ambita dai partecipanti all’Erasmus, con 30.183 presenze nel biennio 2014-2015.[18] L’accordo di recesso[19], che si applica combinatamente al nuovo TCA, dispone, all’art. 138, che il Regno Unito continui a partecipare a programmi e ad attività dell’Unione anche dopo il 31 dicembre 2020. Ciò è possibile, tuttavia, solo per quelle attività riferibili al quadro finanziario pluriennale (‘QFP’) per il periodo 2014-2020 o per periodi precedenti, ma in ogni caso soltanto fino alla conclusione dei programmi o all’esaurimento dei fondi[20].

Tuttavia, le sorti dell’Erasmus per il Regno Unito una volta completati i programmi già pianificati sono state chiarite dal Primo Ministro Johnson in conferenza stampa. Il PM ha spiegato come, pur trattandosi di una decisione difficile, il Regno Unito intenda comunque abbandonare un programma ritenuto “estremamente costoso” e, in fin dei conti, finanziariamente svantaggioso, considerato soprattutto “l’enorme contributo all’istruzione europea da parte del Regno Unito”, che nel corso dell’ultimo decennio ha accolto un gran numero di studenti europei[21].

Nonostante il successo dell’Erasmus nel Regno Unito, si potrebbe osservare, a sostegno della tesi del Primo Ministro, che la maggior parte (nel 2017, il 66%)[22] degli studenti internazionali che decidono di studiare in Uk non provengono da Stati europei.[23] Il maggior vantaggio economico per il Regno Unito, dunque, risiederebbe nello scambio con paesi esterni all’Unione. Rileverebbe, inoltre, che molti degli studenti provenienti dall’estero studiano in Regno Unito per l’intera durata del percorso universitario, dunque indipendentemente dall’Erasmus.

Di contro, si è osservato che il gran numero di studenti ospiti nel Regno Unito attraverso l’Erasmus sono da considerarsi in ogni caso consumatori che contribuiscono all’economia locale e dunque all’incremento del PIL del paese.[24]

Se ne deduce come la problematica dell’inadeguatezza dell’Erasmus sia legata, più che al fattore finanziario, alle questioni politiche emerse in occasione della Brexit. Con l’uscita dall’Unione europea, alcuni aspetti prettamente europeisti legati all’Erasmus apparirebbero infatti contrastanti con la volontà di autodeterminazione che ha ispirato il progetto Brexit. L’antieuropeismo dei sostenitori della Brexit, tuttavia, ha radici più profonde: già in occasione del Trattato di Maastricht, una piccola parte del partito conservatore manifestò il suo risentimento per quello che considerarono come un attacco alla sovranità del Regno Unito.[25] Questa tendenza è andata sicuramente rafforzandosi, in occasione della Brexit, durante il governo Johnson.

Per questi motivi, il Regno Unito intraprenderà un programma indipendente, il Turing Scheme, dal nome del noto matematico britannico. Il programma dovrebbe avere inizio nel settembre 2021 e, come sottolineato dal Primo Ministro, consentirà agli studenti Britannici di frequentare non solo università europee, ma anche “le migliori università del mondo”.[26]

L’efficacia di questo nuovo sistema, tuttavia, è dubbio per lo European Union Committee della House of Lords, che ha osservato come i vantaggi derivanti dall’Erasmus saranno difficilmente replicabili attraverso un programma nazionale come quello proposto da Downing Street.[27] Al momento il Turing Scheme mancherebbe, infatti, della previsione di fondi a sostegno degli studenti in entrata, previsti per i soli studenti in uscita dal Regno Unito. Se si considera, in aggiunta, che a causa della Brexit gli studenti europei dovranno pagare 800 £ per ottenere visto e assicurazione sanitaria, il Turing Scheme appare sicuramente meno competitivo dell’Erasmus.[28]

Le reazioni

Le reazioni alla scelta britannica non si sono fatte attendere. Michael Barnier, capo negoziatore Ue per la Brexit, ha affermato di rimpiangere la scelta del Regno Unito. Tuttavia, ha assicurato che in tema Erasmus “la porta rimane aperta” per eventuali negoziazioni in futuro.[29]

La delusione serpeggia soprattutto all’interno dello stesso Regno Unito. La Scozia, che al momento del voto sulla Brexit si era chiaramente espressa per il “Remain”, ha reso subito noto il suo disappunto e, dunque, il suo desiderio di poter ancora prendere parte all’ Erasmus. Simili intenzioni sono state espresse anche dal Galles. Con una lettera sottoscritta da circa 150 eurodeputati, è stata avanzata, nei confronti della Commissione UE, una richiesta in tal senso. L’esito tuttavia, non è stato positivo: in qualità di “nazione costitutiva” del Regno Unito, la Scozia non può riprendere parte all’Erasmus in maniera indipendente, essendo necessaria, a tal fine, la partecipazione del Regno Unito nel suo insieme.[30]

Alle voci contrarie si aggiunge quella di Hywel Ceri Jones, tra i fondatori del programma Erasmus e a capo della primissima Direzione Generale per l’istruzione e la formazione dell’UE. Jones parla di “un’opportunità mancata per gli studenti britannici” e definisce dannosa la scelta operata dalla Gran Bretagna. Infatti, per Jones l’Erasmus rappresenta molto di più di un programma di scambio, poiché ha reso possibile “la collaborazione tra istituzioni universitarie e l’internazionalizzazione dello studio e dell’apprendimento”, per poi aprirsi anche verso l’istruzione scolastica ed iniziative di volontariato.[31]

Simili reazioni sono sorte anche dal mondo degli stessi studenti britannici: universitari e portavoce delle relative associazioni studentesche ritengono la decisione “insensata” rispetto ad un programma consolidato e che ha, in ogni caso,  consentito un arricchimento del sistema universitario del Regno unito e una crescita tanto professionale quanto personale dei partecipanti[32].

Gli universitari d’oltremanica guardano dunque all’uscita dall’Erasmus come a un passo indietro rispetto ai risultati ottenuti- consentire di prendere parte al programma anche a studenti che, altrimenti, non avrebbero sufficienti disponibilità economiche per una simile esperienza all’estero. Una scelta del genere non farebbe altro che innalzare le barriere di una disparità su base economica, già fortemente presenti nel mondo dell’istruzione.

A sostegno di tali esigenze si è espressa, con un piano concreto, la Repubblica d’Irlanda: il ministro all’istruzione irlandese, Simon Harris, ha comunicato che Dublino finanzierà l’Erasmus per gli studenti dell’Irlanda del Nord.[33] Harris, ritenendo l’Erasmus un importante tassello ai fini dell’internazionalizzazione della formazione, reputa necessario trovare modi concreti affinché i due sistemi educativi possano cooperare.

Con un investimento contenuto, di circa 1,9 milioni di sterline all’anno, il governo irlandese consentirà lo svolgimento dell’Erasmus agli studenti universitari full-time cittadini dell’Irlanda del Nord, estendendo dunque il beneficio anche ai detentori di passaporto britannico, oltre che a quelli di passaporto irlandese.[34] Nel 2019 risulta che siano stati 649[35], considerati studenti e staff, a prendere parte all’Erasmus dall’Irlanda del Nord: il ministro Harris crede che sia importante non invertire questa tendenza e impedire che gli studenti delle generazioni futuro siano lasciate indietro.

Questo investimento, definito dallo stesso ministro come “impegno costante[36] e modo concreto per promuovere la collaborazione tra i due paesi anche dopo la Brexit, è sicuramente indice di una volontà di cooperazione e di promozione di una stabilità sociale. Il Ministro Harris aveva infatti manifestato l’apertura ad una collaborazione tra i due paesi anche su un altro tema cruciale in questo momento storico, ossia la lotta al Covid-19. Il Ministro ritiene difatti opportuno un approccio omogeneo da parte di tutta l’isola, necessario garantire la tutela della salute pubblica, trattandosi di una problematica che trascende confini e tradizioni politiche[37].

Ancora una volta, come nel tema dell’istruzione, emerge la volontà di cercare soluzioni adeguate per il benessere dei cittadini, indipendentemente dalle questioni più strettamente politiche. A ciò si aggiunga che la possibilità, sorta negli ultimi mesi, di una hard Brexit, aveva reso ancora più impellente l’esigenza di assicurarsi il mantenimento della pace politica e sociale sull’isola d’Irlanda[38]. Tale gesto del governo di Dublino, in un settore cruciale come quello dell’istruzione, fa ben sperare in una rinnovata collaborazione che possa, seppur a piccoli passi, proseguire nonostante e dopo la Brexit.

CONCLUSIONI

In conclusione, è evidente come non si debba guardare all’uscita del Regno Unito come a un singolo evento. Al contrario, va calata nel contesto del più ampio progetto intrapreso con la Brexit, volto al recupero di una sovranità che il Regno Unito ha ritenuto messa in discussione con la permanenza nell’Unione europea. Emerge dunque come Londra miri a creare una “Global Britain[39],  instaurando legami commerciali con regioni geografiche chiave al di là dell’Europa per rendersi più competitiva al di fuori e indipendentemente dall’UE. In questo quadro, il Turing Scheme diventerebbe lo strumento con cui rendere più globale l’istruzione dei propri cittadini, aumentandone le possibilità in termini di occupabilità in diverse aree del mondo.[40] Tuttavia, il progetto è ambizioso. Come osservato, sono diverse le perplessità sul Turing Scheme in termini di inclusività e di mancanza di una effettiva reciprocità tra Regno Unito e gli altri paesi partecipanti. La vera sfida rimane quindi creare un programma adatto alle esigenze sociali, che sia realmente specchio di una “inclusive and open global Britain[41]”.

[1]Brexit, cosa prevede l’Accordo di Natale”, https://www.treccani.it/magazine/atlante/geopolitica/Brexit_cosa_prevede_l_accordo_di_Natale.html

[2]   “Boris Johnson says leaving EU’s Erasmus programme was ‘tough’”,The Independent, 24 dicembre 2020, https://www.youtube.com/watch?v=901q-ul9ZMA

[3] La conferenza ebbe ad oggetto diversi temi, tra cui la sicurezza in Europa e nel Mediterraneo e, nell’ambito della cooperazione nel settore umanitario, la “cooperazione e gli scambi nel campo della cultura”. Gli Stati firmatari dell’Atto finale furono 35, inclusi la maggior parte degli Stati europei (anche esterni all’allora CEE), l’URSS e gli Stati Uniti.

[4] Conferenza sulla sicurezza e la cooperazione in europa, Atto Finale, Helsinki, 1975, disponibile qui https://www.osce.org/files/f/documents/a/c/39504.pdf.

[5] S. Corradi, “Erasmus ed Erasmus Plus. La mobilità internazionale degli studenti universitari”, 2015.

[6] C. Braccesi, “Addio a Domenico Lenarduzzi, padre di Erasmus

[7] S. Corradi, “Erasmus ed Erasmus Plus”

[8] Ibid.

[9] Hywel Ceri Jones tells how Erasmus Programme was born, 2013, https://www.google.com/search?q=Hywel+Ceri+Jones&rlz=1C1AWFC_enIT814IT814&oq=Hywel+Ceri+Jones&aqs=chrome..69i57j69i59l3j69i60l2j69i61.735j0j15&sourceid=chrome&ie=UTF-8

[10] A. Roggero, E. Rabaglietti, Generazione Erasmus Piemonte 30 anni di Erasmushttps://www.unito.it/sites/default/files/generazione_erasmus_piemonte_30anni_2019.pdf

[11] Attualmente, artt. 165 e 166 Tfue

[12] Note tematiche sull’Unione europea, Istruzione e formazione professionale https://www.europarl.europa.eu/factsheets/it/sheet/139/istruzione-e-formazione-professionale#:~:text=Mentre%20la%20formazione%20professionale%20%C3%A8,trattato%20di%20Maastricht%20del%201992.

[13] Art. 165, par.4

[14] https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/en/MEMO_17_83

[15] E. Maddalena, “Tutti i dati della partecipazione italiana a Erasmus nel 2019”, 2019, https://www.indire.it/2019/11/18/tutti-i-dati-della-partecipazione-italiana-a-erasmus-nel-2019/#:~:text=Sempre%20nel%202019%2D2020%20sono,rispetto%20allo%20scorso%20anno%20accademico.

[16] Raccomandazioni del Parlamento europeo e del Consiglio relativa a competenze chiave per l’apprendimento permanente (2006) e sull’istituzione di un quadro europeo di riferimento per la garanzia della qualità dell’istruzione e della formazione professionale (2009)

[17] Il nuovo schema, in cui confluirono i programmi Comenius, Erasmus, Leonardo da Vinci e Grundtvig, mirava a promuovere una forma di apprendimento permanente di qualità all’interno di uno spazio europeo.

[18]“Erasmus compie 30 anni: storia di un progetto da 9 milioni di persone”, 2017, https://tg24.sky.it/mondo/2017/01/30/erasmus-compie-30-anni

[19] The EU-UK Withdrawal Agreement, entrato in vigore il 1 febbraio 2020, disciplina questioni quali i diritti dei cittadini dell’UE e del Regno Unito e, tramite il Protocollo sull’Irlanda e l’Irlanda del nord, il mantenimento della pace sull’isola d’Irlanda.

[20]Quali saranno le ripercussioni della Brexit sul programma Erasmus+?”, https://ec.europa.eu/programmes/erasmus-plus/about/brexit_it

[21]Boris Johnson says leaving EU’s Erasmus programme was ‘tough’”,The Independent, 24 dicembre 2020, https://www.youtube.com/watch?v=901q-ul9ZMA

[22] Scambi culturali Brexit, ecco perché l’Erasmus senza il Regno Unito non conviene a nessuno, 30 gennaio 2020, https://www.linkiesta.it/2020/01/uk-brexit-erasmus/

[23] ibid

[24]   A. Corbett, “Why has the UK ditched participation in Erasmus+?”, https://www.universityworldnews.com/post.php?story=20210101111206409#:~:text=By%20way%20of%20comparison%20and,detail%20can%20be%20found%20here

[25] Ibid

[26]Boris Johnson says leaving EU’s Erasmus programme was ‘tough’”,The Independent, 24 dicembre 2020, https://www.youtube.com/watch?v=901q-ul9ZMA

[27] A. Reuben, “Erasmus: What could happen to the scheme after Brexit?”, BBC, 24 dicembre 2020, https://www.bbc.com/news/education-47293927

[28] J. Murdoch, “The fatal design flaw in UK’s Erasmus-replacing ‘Turing scheme” https://www.thenational.scot/news/18986269.fatal-design-flaw-uks-erasmus-replacing-turing-scheme/

[29] “Brexit: Barnier, ‘su erasmus porta resta aperta”, https://www.iltempo.it/adnkronos/2021/01/30/news/brexit-barnier-su-erasmus-porta-resta-aperta–26052756/

[30] “L’europeista Scozia chiede di poter restare nell’Erasmus, ma per Bruxelles non è possibile” https://europa.today.it/giovani/scozia-erasmus-brexit.html

[31] H.C. Jones,“Erasmus: A missed opportunity for the UK’s young people”, https://www.theparliamentmagazine.eu/news/article/erasmus-a-missed-opportunity-for-the-young-people-of-the-uk

[32]Brexit deal: UK ‘decided not to stay in Erasmus exchange programme’, EU says”, The Indipendent, 24 dicembre 2020, https://www.independent.co.uk/news/uk/politics/brexit-deal-erasmus-eu-university-exchange-b1778667.html

[33]Erasmus: NI students with British passports can access funding”, BBC news, https://www.bbc.com/news/uk-northern-ireland-55455532

[34] Ibid

[35] Ibid

[36] Ibid

[37]“ Simon Harris hopes for ‘close alignment’ with NI on coronavirus strategy”, https://www.irishexaminer.com/news/arid-30997289.html

[38]Brexit e UE: la procedura di infrazione contro il Regno Unito”, novembre 2020, https://www.iusinitinere.it/brexit-e-ue-la-procedura-di-infrazione-contro-il-regno-unito-32001

[39] L. Nicol, “Could the Turing scheme spearhead Global Britain?” https://www.universityworldnews.com/post.php?story=20210203085617663

 [40] ibid

[41]Turing Scheme: Erasmus Holds Lessons for Global Britain”, https://www.chathamhouse.org/2021/01/turing-scheme-erasmus-holds-lessons-global-britain

Marta Desantis

Marta Desantis, laureata in Giurisprudenza presso l'Università degli Studi del Sannio (con votazione di 110/110 e lode) con tesi in Comparazione e cultura giuridica dal titolo "Il risarcimento del danno Antitrust: analisi comparata tra il sistema europeo e statunitense". Praticante avvocato. Collaboratore dell'area di diritto internazionale.

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