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EU Justice Scoreboard 2019: una “pagella” per la giustizia degli Stati Membri

Il 26 Aprile 2019 la Commissione Europea ha diffuso il quadro annuale di valutazione relativo all’efficienza del sistema giudiziario degli Stati Membri, il c.d. EU Justice Scoreboard, la cui attenzione si focalizza prevalentemente sui procedimenti civili, commerciali e amministrativi “per spianare la strada a un contesto favorevole ai cittadini, al business e agli investimenti”[1].

Pubblicata per la prima volta nel 2013, e aggiornata con cadenza annuale, essa rientra tra gli strumenti utilizzati dall’Unione Europea per rafforzare lo stato di diritto e gli standard europei sulla certezza del diritto[2], contribuendo alla promozione di riforme giudiziarie, L’intento è altresì quello di assistere gli Stati Membri al fine di migliorare l’efficienza dei propri sistemi giudiziari, con osservazioni specifiche riguardanti i singoli paesi.

Gli indicatori sulla base dei quali vengono compiute le valutazioni sono tre: indipendenza, qualità ed efficienza del sistema giudiziario. Tuttavia, per il 2019 sono stati utilizzati anche ulteriori standard di valutazione, ovverosia (i) l’utilizzo delle risorse finanziarie in ogni sistema giudiziario; (ii) gli standard applicati per migliorare la qualità dei procedimenti nelle giurisdizioni superiori; (iii) la gestione dei poteri sulle autorità giudiziarie statali, la designazione e la dimissione delle autorità giudiziarie statali; (iv) le autorità coinvolte in procedimenti disciplinari riguardanti magistrati; (v) gli standard e le prassi sulla gestione del carico di lavoro e i ritardi nelle corti.

Quali sono le informazioni utilizzate?

Le informazioni utilizzate per realizzare la Scoreboard sono fornite dalla Commissione per l’efficienza della giustizia del Consiglio d’Europa (CEPEJ), la quale a sua volta ottiene tali informazioni tramite gli Stati Membri. Inoltre, per la realizzazione della Scoreboard e per lo scambio di buone prassi sull’efficienza dei sistemi giudiziari, vengono convocati due referenti per ogni Stato Membro, uno proveniente dalla magistratura, l’altro dal Ministero della Giustizia. Infine, le considerazioni provengono anche da altre fonti, tra cui l’Eurostat e organizzazioni come l’European Network of Councils for the Judiciary (ENCJ), Network of the Presidents of the Supreme Judicial Courts of the EU (NPSJC).

Le riforme giudiziarie

In primo luogo, la Scoreboard 2019 espone i dati relativamente alle riforme giudiziarie attuate nel 2018, e i risultati dell’attività di monitoraggio e supporto della Commissione Europea nei confronti degli Stati Membri al fine di migliorare l’efficienza dei relativi sistemi giudiziari. Successivamente, si descrive che tipo di supporto finanziario ha fornito la Commissione e in che modo sono stati utilizzati i fondi. In particolare, si riporta che 16 Stati Membri hanno utilizzato sia il Fondo Sociale Europeo (FSE) che il Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale (FESR) per migliorare i propri sistemi giudiziari. I fondi sono stati utilizzati in particolare per la digitalizzazione delle attività del tribunale, e la formazione di giudici, procuratori, cancellieri, ufficiali giudiziari, avvocati e anche cittadini, affinché questi ultimi fossero pienamente a conoscenza dei propri diritti.

Efficienza

Passando, poi, all’analisi specifica dei risultati della raccolta dati operata dalla Commissione, il primo parametro a venire in rilievo è quello dell’efficienza dei sistemi giudiziari. Tale analisi passa necessariamente per la constatazione della durata dei processi, espressa dalla Scoreboard in giorni e del numero dei casi pendenti. In particolare, viene quantificato il tempo necessario per la risoluzione delle controversie in prima, in seconda e in terza istanza. In questa edizione, come nelle precedenti, i dati emersi in questa sezione sono quelli che hanno suscitato maggior clamore, almeno per quanto riguarda l’Italia.

Come è ormai noto, infatti, la EU Justice Scoreboard 2019 vede nuovamente l’Italia tra gli Stati Membri col sistema giudiziario più lento d’Europa, nonostante i progressi riscontrati dal 2010 ad oggi. Per quanto riguarda le controversie civili e commerciali il tempo stimato per la risoluzione delle controversie è di circa 500 giorni in prima istanza, circa 900 in seconda istanza, mentre risultano necessari più di 1200 giorni per la conclusione di una controversia innanzi alla Corte di Cassazione. Più clementi, invece i dati relativi alla giustizia amministrativa: il tempo di risoluzione delle controversie è stimato in meno di 1000 giorni sia per il TAR che per il Consiglio di Stato.

Si tratta di risultati sconcertanti se paragonati a quelli relativi a altri Stati Membri come la Francia o la Spagna, ove non si sfora il tetto di 600 giorni per la conclusione dei giudizi, o come la Germania, che vanta invece un tempo di risoluzione delle controversie di circa 300 giorni. Tuttavia, è evidente il miglioramento registrato negli ultimi anni anche per quanto riguarda l’Italia, come ha sottolineato anche Věra Jourová, Commissario europeo per la Giustizia, i consumatori e l’uguaglianza di genere. [3]

Un dato nettamente positivo riguarda il calo drastico, dal 2010 ad oggi, del numero di casi pendenti, che si registra in modo particolare per il nostro Paese ma in linea generale per la quasi totalità degli Stati Membri.[4]

L’efficienza dei sistemi giudiziari relativamente alle aree interessate dal diritto UE

Un focus specifico è dedicato poi alle materie in cui viene maggiormente applicato il diritto comunitario: la concorrenza, le comunicazioni elettroniche, i marchi comunitari e lotta contro il riciclaggio di denaro. In questi settori, fatta eccezione per alcuni casi particolari (come, ad esempio il caso della Danimarca in materia di concorrenza o del Portogallo per quanto riguarda le comunicazioni elettroniche), la risoluzione delle controversie risulta abbastanza celere per la maggior parte degli Stati Membri, ma un po’ meno per quanto riguarda le controversie in materia di marchi.

Qualità

Quanto alla qualità dei sistemi giudiziari, la Scoreboard chiarisce che vengono presi in considerazione: (i) l’accessibilità della giustizia per i cittadini e per le imprese; (ii) l’adeguatezza delle risorse materiali ed umane; (iii) la messa a punto di strumenti di valutazione; (iv) l’utilizzo di standard di qualità.

L’accessibilità della giustizia, in particolare, richiede la fruibilità, soprattutto per i cittadini, delle informazioni necessarie sul sistema giudiziario, sulle modalità di azione e sullo stato dei procedimenti, possibilmente anche online, soprattutto per quanto riguarda quest’ultimo aspetto. Importante è anche l’accesso al gratuito patrocinio, diritto fondamentale riconosciuto dalla Carta di Nizza.[5] Non tutti gli Stati Membri prevedono la copertura totale delle spese legali per il gratuito patrocinio, che può anche ricoprirle solo parzialmente.

Altri elementi considerati sono le spese legali necessarie per l’instaurazione di un giudizio, la possibilità di iniziare l’azione e seguire le controversie online, l’accesso alle sentenze online, l’incentivo all’utilizzo delle ADR (Alternative Dispute Resolutions), nonché il costo dell’attività dei Tribunali, il numero dei giudici e degli avvocati per 100.000 abitanti, l’utilizzo delle risorse, la presenza di donne nelle Giurisdizioni Superiori.

Indipendenza

La Scoreboad si conclude con i dati relativi all’indipendenza dei sistemi giudiziari degli Stati Membri, elemento chiave del diritto al giusto processo e a un ricorso effettivo dinanzi a un organo giurisdizionale, anch’esso sancito dall’Articolo 47 della Carta di Nizza. L’indipendenza del sistema giudiziario garantisce inoltre la certezza del giudizio, e secondo la Commissione, crea un ambiente favorevole alla crescita e agli investimenti. Di grande importanza, in questo senso, è la percezione che i cittadini hanno dell’indipendenza della Giustizia del proprio Paese, che può essere intaccata dall’influenza dei poteri economici e politici sul sistema giudiziario.[6]

Essenziale per garantire l’indipendenza del sistema giudiziario è anche la garanzia dell’assenza di pressioni da parte del potere politico nei procedimenti disciplinari riguardanti i giudici, come statuito anche dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea[7], nonché le garanzie di giusto processo ed equità delle sanzioni irrogate ai magistrati.

Conclusioni

Al termine dell’analisi dei dati, la Commissione rileva dunque un impegno generale della maggior parte degli Stati Membri al miglioramento dei propri sistemi giudiziari, pur permanendo delle criticità relative alla lunghezza dei procedimenti in alcuni Stati e alla scarsa fiducia dei cittadini nella giustizia, soprattutto in ragione della cattiva percezione da parte di essi della certezza del diritto e dell’indipendenza delle autorità giudiziarie.

L’obiettivo per il futuro è senz’altro garantire che qualsiasi riforma della giustizia rispetti gli standard comunitari e le norme europee in materia di certezza del diritto.

 

[1]

[2] The EU Justice Scoreboard, Communication from the Commission to the European Parliament, the Council, the European Central Bank, the European Economic and Social Committee and the Committee of the Regions COM(2019) 198/2,  p.9

[3] https://www.repubblica.it/politica/2019/04/26/news/giustizia_civile_jourova_commissione_europea_ue-224908138/

[4] Eu Justice Scoreboard 2019, p.17

[5] Articolo 47 della Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea (Carta di Nizza).

[6] Vedi EU Justice Scoreboard, p.45.

[7] CGUE, Sentenza del 25 Luglio 2018, LM, C-216/18 PPU, ECLI:EU:C:2018:586, paragrafo 67.

Rossella Russo

Nata nel 1995, laureata in Giurisprudenza presso l'Università degli Studi di Napoli Federico II. Accanto alla pratica forense in diritto civile e del lavoro, da sempre mi dedico allo studio del diritto internazionale ed eurounitario. Attualmente frequento il Corso di Perfezionamento in Diritto dell'Unione Europea a cura del professor Roberto Mastroianni.

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