venerdì, Marzo 29, 2024
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Fonderie Pisano: lotta per il diritto a un ambiente sano

Nata nella prima metà del’800, Fonderie Pisano & C. è una società che realizza fusioni in ghisa e bronzo. Nel 1961 la sede viene trasferita nella zona industriale nord del Comune di Salerno e diventa una società per azioni.

Il rapporto tra attività industriali e benessere dell’uomo è ormai un tema sempre più presente del dibattito pubblico nazionale[1]. In particolare, numerosi studi scientifici, nonché la giurisprudenza della Corte EDU[2], hanno sottolineato come vi sia un nesso di causalità tra l’emissione di agenti inquinanti e gravi malattie quali ad esempio tumori.

In fatto

Per quanto riguarda il caso delle Fonderie Pisano, il primo esposto ufficiale risale al 2003 quando il sign. Antonio Sabino denunciò al Comune di Salerno la grave situazione di inquinamento ambientale causato dalle attività della società.  Proprio a partire dal 2003, il comitato “Salute e Vita” ha iniziato la sua lotta per la delocalizzazione dell’azienda. L’impatto ambientale e i danni alla salute provocati dalle attività della società sono infatti tali che “il tasso tumorale nell’area è  molto alto e le malattie di carattere respiratorio e leucemia sono frequenti[3].

L’Avvocato Dambrosio, assessore all’ambiente del comune, nel luglio del 2007 ha sollevato la questione dinanzi al direttore dell’ARPAC sollecitando il monitoraggio delle polveri sottili denominate PM10. Nonostante le ripetute richieste e la promessa di effettuare controlli tecnici entro 30 giorni, nell’ottobre dello stesso anno ancora non risultava esser stato svolto alcun controllo delle emissioni prodotte dalle Fonderie[4]. I Carabinieri del NOE hanno in seguito redatto un verbale dal quale emergono diverse irregolarità. La società, infatti, aveva un deposito scoperto di scorie e polveri provenienti dall’attività di fusione e sversava abusivamente sostanze tossiche nel fiume Irno. Tale verbale è poi stato posto a fondamento di diversi sequestri preventivi della società[5].

La questione ha assunto notevole importanza pubblica soprattutto dopo il 2006, quando il Consiglio Comunale di Salerno approvò il nuovo Piano Urbanistico Comunale stabilendo il cambio di destinazione d’uso dei suoli di proprietà di Pisano, divenuti area edificabile favorendo così l’insediamento di altre 1000 persone[6].

La vicenda giudiziaria

Finalmente nel 2007 viene emessa la prima sentenza contro le Fonderie Pisano, ma non è decisamente quella sperata. Il Tribunale di Salerno ha infatti sancito il patteggiamento per i seguenti reati: (i) abbandono di rifiuti speciali e pericolosi; (ii) scarico di acque industriali nel fiume Irno; (iii) superamento dei limiti di soglia per piombo, rame e zinco; (iv) scarico sul suolo di acque meteoriche miste alle polveri derivanti dall’attività prodotta; (v) realizzazione d’impianti produttori di fumi in atmosfera; (vi) eemissioni di gas e polveri atti a molestare gli abitanti locali[7].

Luigi Pisano, unico imputato in questa vicenda, ha subito solo la condanna al pagamento di un’ammenda di 6.375 euro e 200 euro per ogni soggetto che si è costituito parte civile[8].

Non si tratta tuttavia dell’ultimo processo a carico del sign. Pisano. Nel 2014 subisce, infatti, un nuovo rinvio a giudizio per mancata autorizzazione all’emissione in atmosfera, per i composti organici rilasciati contenenti solventi di natura cancerogena e infine per l’omissione dei requisiti di sicurezza necessari per la tutela della salute dei lavoratori[9]. Dal canto suo, il titolare delle Fonderie fa valere l’Autorizzazione Integrata Ambientale rilasciata dall’Arpac nel 2012, riconducendo al traffico autostradale la forte presenza di PM10[10]. Il processo si è concluso con un altro patteggiamento[11] che si risolve nella condanna al pagamento di un’ammenda di 800 euro per l’emissione di fumi contenenti polveri di natura cancerogena provenienti dall’impianto dichiarato “assolutamente incompatibile con il contesto urbano nel quale è inserito[12].

Come si può notare, molte delle ipotesi di reato già contestate nel 2007 sono della stessa natura di quelle che verranno poi contestate nel 2014. I due patteggiamenti hanno dunque consentito al sign. Pisano di continuare nella propria attività in totale spregio delle norme ambientali e di sicurezza, lasciando così che prevalesse la logica del profitto sulla salute dei cittadini.

La vicenda giudiziaria non è ancora conclusa. Ad oggi infatti sono in corso ancora due indagini che vedono al centro le attività delle Fonderie Pisano. La prima riguarda più strettamente la questione ambientale e ha comportato il sequestro preventivo dello stabilimento da giugno a dicembre del 2016. La Procura in tale occasione ha scritto che l’impianto  “è privo di valida autorizzazione in quanto quella esistente è illegittima, illecita e inefficace”e che “non rispetta i limiti e le prescrizioni imposte dalla pur illegittima autorizzazione[13]. Il tribunale del Riesame ha successivamente ordinato la riapertura dello stabilimento, decisione che è stata in seguito annullata dalla Corte di Cassazione con sentenza N. 57958 del 28 settembre 2017. La seconda inchiesta riguarda invece la questione sanitaria.

Il 9 maggio prossimo, i giudici del Tar Campania saranno chiamati a pronunciarsi sulle diverse istanze riunite in un unico procedimento[14]. La speranza è che venga finalmente stabilità la responsabilità per i danni provocati all’ambiente e alla salute della popolazione locale.

Il ricorso alla Corte EDU

Ben 153 sono i ricorrenti che lo scorso autunno hanno rivolto le proprie doglianze alla Corte europea dei diritti dell’uomo. In particolare il loro ricorso si concentra sulla violazione del diritto alla vita e all’integrità psico-fisica, ex art. 2 della Convenzione EDU, e sulla violazione del diritto al rispetto della vita privata e familiare, ex art. 8 della Convenzione[15].

La condotta omissiva dello Stato italiano, il quale non ha adottato misure idonee a prevenire e controllare i rischi derivanti dall’attività delle Fonderie Pisano, ha provocato gravi danni all’ambiente nonché una seria emergenza sanitaria[16]. Inoltre, “la mancata informazione della popolazione locale […], nonché l’assenza di rimedi interni effettivi per opporsi alla violazione su base continuativa delle norme ambientali” ha suscitato sdegno tra la popolazione locale[17].

Superato il primo vaglio di non manifesta inammissibilità del ricorso, la Corte EDU ha dichiarato di volersi pronunciare al più presto sulla questione, trattandosi di un caso in cui è a rischio la salute dei ricorrenti. I legali sperano in un “accoglimento nel merito con una sentenza di principio che imponga allo Stato italiano di adottare le misure necessarie a rendere la produzione delle Fonderie Pisano conforme alle disposizioni ambientali nazionali ed europee[18].

[1] Fonderie Pisano: le principali tappe della vicenda, consultabile al sito: https://salerno.usb.it/fileadmin/archivio/salerno/FONDERIEPISANO/DOSSIER_FONDERIE_PISANO.pdf

[2] Per approfondire vedi caso Tătar c. Romania

[3] Caso Fonderie Pisano tra ambiente e salute: l’aria che tira nella Valle dell’Irno, consultabile al sito:

[4] Fonderie Pisano: le principali tappe della vicenda, op. cit.

[5] Caso Fonderie Pisano tra ambiente e salute, op. cit. 

[6] Caso Fonderie Pisano tra ambiente e salute: l’aria che tira nella Valle dell’Irno, consultabile al sito:

[7] Fonderie Pisano: le principali tappe della vicenda, op. cit., p. 4

[8] Caso Fonderie Pisano tra ambiente e salute : l’aria che tira nella Valle dell’Irno, op. cit.

[9] Ibid.

[10] Ibid.

[11] Per approfondire vedi Tribunale di Salerno sentenza N. 314/2015

[12] Fonderie Pisano: una vergognosa storia infinita, consultabile al sito: http://www.youcamp.net/fonderie-pisano-una-vergognosa-storia-infinita/

[13] Ibid.

[14] Diritto al lavoro e salute, giudizio a Strasburgo sulle Fonderie Pisano, consultabile al sito : https://www.ilmattino.it/salerno/diritto_alla_salute_giudizio_a_strasburgo_sulle_fonderie_pisano-4300201.html

[15] Inquinamento, il caso Fonderie arriva alla Corte europea dei diritti dell’uomo, consultabile al sito : http://www.salernotoday.it/cronaca/fonderie-pisano-ricorso-comitato-corte-europea.html

[16] Ibid.

[17] Ibid.

[18] Ibid.

Giulia Ficuciello

Nata a Torino nel 1993, sono attualmente iscritta all'ultimo anno di Giurisprudenza Ciclo Unico presso l'Università di Torino. Durante la mia carriera universitaria ho sviluppato un grande interesse per il diritto internazionale. Grazie alla partecipazione alle attività di Msoi, sezione Piemonte e Valle d'Aosta, ho potuto approfondire e ampliare le mie conoscenze in tale ambito. Nel 2015 ho iniziato a collaborare con la rivista di politica internazionale Msoi thePost, potenziando le mie capacità in qualità di redattrice per la sezione Unione Europea. Durante l'anno accademico 2016/2017 ho partecipato al Programma Erasmus+ per studio presso l'Università Jean Moulin Lyon III. Stimolata dall'ambiente multiculturale di Lione, ho deciso di tornarci per svolgere un periodo di Traineeship presso il "Centre de droit international" della medesima Università. Tale ultimo periodo mi ha consentito di svolgere in modo appropriato le ricerche per la redazione, in francese, della tesi di laurea. Il titolo è "Catastrophes environnementales et droits de l'Homme: du fait au droit", attraverso lo studio delle più grandi catastrofi ambientali, il mio obiettivo è quello di mettere in evidenza le problematiche sollevate dall'azione dell'uomo sull'ambiente.

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