venerdì, Marzo 29, 2024
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Gibilterra: possibile “hard brexit” sullo scenario economico

All’interno del delicato e controverso processo Brexit, i cui negoziati stanno continuando senza sosta per il raggiungimento di un accordo, c’è una delicata situazione che è importante analizzare: le conseguenze della Brexit su Gibilterra.

Come potrebbe evolversi la situazione economica e lo status del cosiddetto Peñon?

E’ opportuno ricordare che Gibilterra è formalmente parte del Regno Unito e della corona britannica dal Trattato di Utrecht del 1713, nonostante la contigua Spagna abbia rivendicato per anni la sovranità sul territorio, che tuttora gode di numerosi privilegi fiscali nonostante la sua limitata estensione territoriale.

Non è formalmente annoverato tra gli stati membri dell’UE ma è sì membro della Comunità Economica Europea (CEE), sebbene mantenga alcune particolarità.

Gibilterra difatti presenta una legislazione indipendente, con tariffe doganali ed una IVA differenti rispetto agli altri stati membri dell’Unione Europea, un’eccezione che inizia a non esser vista di buon occhio ora che la Brexit sta assumendo connotati sempre più rigidi.

L’orientamento di Theresa May e del Parlamento britannico di procedere con una Brexit “dura”, ossia senza rispettare l’iniziale accordo raggiunto con Bruxelles nel novembre scorso, rischia di incrinare i rapporti anche riguardo l’istmo presente in suolo iberico.

La Spagna ha deciso di utilizzare la Brexit per poter ottenere un margine di manovra maggiore riguardo la sorveglianza dell’aereoporto di Gibilterra ed il contrabbando di tabacco e bevande alcoliche, beni che godono di un regime fiscale agevolato rispetto ai Paesi vicini. Dunque, come già dichiarato in passato dal ministro degli esteri spagnolo Picardo, la Spagna avrà un ruolo primario nel decidere come saranno gestiti in futuro i rapporti tra Gibilterra e l’Unione Europea e perfino un diritto di veto”.[1]

Il territorio, inoltre, ospita le sedi di numerose compagnie finanziarie ed assicurative, nonchè di cripto-valute, che sono fortemente attratte da Gibilterra poichè è stata una delle prime a legiferare in questo settore e soprattutto perchè le compagnie che entrano in nuovi mercati “sono interessate ad usufruire di regolamentazioni a loro favorevoli.”[2]

Dal punto di vista economico infatti Gibilterra si presenta come un paradiso fiscale, arrivando a contare più società che persone fisiche risiedenti nel suo esiguo territorio di 6,8 km².

La questione della Brexit potrebbe generare delle ripercussioni non trascurabili, soprattutto per la vicina Spagna; in primo luogo bisogna considerare le migliaia di lavoratori che ogni giorno attraversano la frontiera dalle vicine città andaluse, che si troverebbero fortemente penalizzati dai controlli doganali al confine, nel caso in cui non entrino in vigore misure agevolate per gli appartenenti allo spazio Schengen.

In secondo luogo, dopo la notizia del voto del Parlamento britannico riguardo la Hard Brexit, alcune società e gruppi bancari hanno deciso di lasciare le sedi presenti a Gibilterra e di spostare i propri volumi d’affari: decisione che se dovesse generare un effetto domino sarebbe compromettente per l’economia.

Uno dei primi in tal senso è stato il gruppo danese Jyske Bank.[3]

Un altro punto delicato impugnato dall’Unione Europea, nel caso di una Brexit senza accordo, è stato il tema dei visti. In una nota a pagina 6 di un documento dell’Unione sui visti del 1 Febbraio scorso si legge che :

«Gibilterra è una colonia della Corona britannica, c’è una controversia tra Spagna e Regno Unito che riguarda la sovranità su Gibilterra, un territorio per il quale occorre trovare una soluzione alla luce delle risoluzioni e delle decisioni dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite».

Il termine “colonia” utilizzato all’interno del testo non è stato accolto in maniera positiva da parte del governo britannico, che ha protestato da Downing Street, ritenendo inaccettabile l’appellativo utilizzato nel documento.

Secondo le norme UE l’esenzione dal visto è concessa agli Stati solo a patto della condizione di reciprocità e, riguardo Gibilterra ed il Regno Unito, i cittadini che viaggeranno nello spazio Schengen saranno esenti dal visto per soggiorni brevi, fino a 90 giorni nell’arco di uno spazio temporale di 6 mesi. Questa regola sarà valida finchè non verrà violata, cosa che il governo spagnolo ha sottolineato con forza.

Alla luce di questo instabile scenario, non bisogna sottovalutare le pressioni che potrebbero crearsi da parte del governo spagnolo nel caso in cui si raggiungesse una Brexit senza accordo, pressioni che potrebbero riaccendere dispute sulla sovranità del territorio o che, in alternativa, potrebbero dar vita ad un regime agevolato da parte della Spagna nei confronti di Gibilterra in seguito alla Brexit, allentandone il controllo britannico.

Bisogna ricordare che Gibilterra rappresenta per l’Andalusia uno dei principali datori di lavoro, per una regione che presenta all’interno della Spagna uno dei tassi di disoccupazione più alti d’Europa: si pensi che nel comune più vicino a Gibilterra, Linea de la Concepciòn, la disoccupazione raggiunge il 32,25%.[4]

Senza dubbio, un maggiore controllo della frontiera ed una co-gestione dell’aereoporto di Gibilterra  potrebbero giovare fortemente ai comuni vicini, riuscendo nel tentativo del governo di Pedro Sanchez di ottenere un maggiore controllo sull’istmo e di riavvicinarsi a quella che per la Spagna continua ad essere una partita aperta con il Regno Unito.

 

[1] Certomà S., “Gibilterra e Brexit: una questione spinosa”, Ius in itinere, 6 Maggio 2018,

disponibile qui: https://www.iusinitinere.it/gibilterra-brexit-una-questione-spinosa-9899

[2] El Diario, “Gibraltar, una activa economía que contrasta con sus vecinos españoles”, 23 Novembre 2018,

disponibile qui: https://www.eldiario.es/economia/Gibraltar-economia-contrasta-vecinos-espanoles_0_838867000.html

[3] B.Reyes,”Jyske Bank to sell Gibraltar subsidiary, citing Brexit as a factor”, Gibraltar Chronicle, 17 Gennaio 2019,

disponibile qui:

[4]  Expansiòn – datosmacros.com, disponibile qui: https://datosmacro.expansion.com/paro/espana/municipios/andalucia

Fonte immagine: https://www.eunews.it/2016/01/27/gibilterra-come-lue-potrebbe-applicare-la-sua-legge-e-guadagnare-5-miliardi-allanno/49118

Rachele Renno

Dottoressa in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali  presso l’Università “L’Orientale” di Napoli, Master di specializzazione in Relazioni Internazionali presso l'Instituto de Estudios Europeos di Madrid. Esperienza di ricerca presso il think-tank “Real Instituto Elcano” di Madrid, nel campo della “Politica dell’Unione Europea e della Spagna”. Tra i principali interessi la politica internazionale e la tutela del patrimonio artistico e culturale, motivo per il quale sono socia dell’associazione UNESCO Giovani. Attualmente co-worker presso la società di ricerca e comunicazione "Think Thanks" e contributor nell'area di Politica Economica.

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