Giornata Internazionale per la prevenzione dello sfruttamento dell’ambiente in tempo di guerra e in situazioni di conflitto armato
“Non solo vittime di guerra, soldati feriti, civili dispersi o città distrutte: le conseguenze di un conflitto si misurano anche in termini di danni ambientali, come acque inquinate, foreste distrutte, coltivazioni bruciate, campi avvelenati, animali uccisi. Raramente ci soffermiamo a considerare la devastazione ambientale che le guerre causano. L’eredità tossica della guerra è spesso ignorata e con esso il danneggiamento a lungo termine per la salute di milioni di persone, che lottano per ricostruire le loro case e la loro vita” (Erik Solheim, capo dell’ambiente delle Nazioni Unite).
Per attirare l’attenzione su queste problematiche il 6 novembre di ogni anno l’ONU celebra la Giornata Internazionale per la prevenzione dello sfruttamento dell’ambiente in tempo di guerra e in situazioni di conflitto armato. La risoluzione dell’Assemblea delle Nazioni Unite (A/RES/56/4) invita gli Stati membri, gli organi del sistema delle Nazioni Unite e altre Organizzazioni internazionali e regionali a porre la propria attenzione su questa giornata, in considerazione dei danni all’ambiente in tempi di conflitto armato, che compromettono gli ecosistemi e le risorse naturali ben oltre il conflitto e spesso vanno oltre i limiti dei territori nazionali e della presente generazione.
Negli ultimi 60 anni il 40% dei conflitti è stato legato alle risorse naturali: parti del Belgio e della Francia soffrono ancora della contaminazione dei metalli pesanti utilizzati nelle armi della prima guerra mondiale; decenni di conflitti in Afghanistan hanno distrutto più della metà delle foreste del paese; in Colombia e nella Repubblica Democratica del Congo, tra i più vasti punti di forza della biodiversità del pianeta, decenni di guerra hanno distrutto alcuni degli ecosistemi più vibranti del mondo.
La mancata risposta in modo appropriato a questi problemi, significa uccidere l’ambiente e di conseguenza uccidere noi stessi. Nella Conferenza dello scorso anno, le Nazioni Unite hanno affermato che l’azione in materia ambientale fa parte dell’attività di prevenzione dei conflitti, e delle strategie di peacekeeping e peacebuilding, perché non vi può essere pace durevole se le risorse naturali che danno sostentamento e nutrono l’ecosistema vengono distrutte. L’ONU sta elaborando nuove leggi per proteggere l’ambiente durante i conflitti armati ed inoltre a Dicembre ospiterà la terza “Assemblea delle Nazioni Unite per l’Ambiente a Nairobi” sulla prevenzione dell’inquinamento in tutte le sue forme.
L’Agenda 2030 riconosce esplicitamente che “lo sviluppo sostenibile non può essere realizzato senza la pace e la sicurezza; e che pace e sicurezza sono a rischio senza di esso”. L’umanità può lavorare insieme per eliminare la minaccia dell’inquinamento e della distruzione del nostro pianeta. Con l’Obiettivo 16 l’Agenda 2030 intende promuovere società pacifiche e inclusive per lo sviluppo sostenibile, fornire accesso alla giustizia per tutti e creare istituti efficaci, responsabili e inclusivi a tutti i livelli. Nel perseguire tali obiettivi, una migliore comprensione dei legami tra ambiente e sicurezza umana è fondamentale per un’efficace prevenzione dei conflitti, la ricostruzione post-conflittuale e la promozione delle società pacifiche e inclusive.
Come ha affermato il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente, lo sfruttamento delle risorse non deve oltrepassare la loro capacità di riproduzione e la distribuzione dei beni sia ordinata nel segno della giustizia, senza costringere i più deboli alla marginalità e senza depredare di opportunità le generazioni che verranno.
Nasce ad Ariano Irpino (AV) il 14/12/1993. Consegue la maturità scientifica ed é attualmente iscritta al quinto anno di Giurisprudenza presso l’Università degli studi del Sannio. Prossima alla laurea intende sviluppare una tesi in Negoziazione e Sviluppo Sostenibile. Da sempre sensibile ai problemi ambientali e ai temi sociali, è un energy broker presso un’azienda che si occupa di energie rinnovabili impegnata anche nel sociale. Ha partecipato al Concorso indetto dalla Fondazione Italiana Accenture, sullo Sviluppo Sostenibile, “Youth in Action for Sustainable Development Goals”, in cui è arrivata in finale. È socia di Elsa ( The European Law Student’s Assocation ). Nelle sue esperienze universitarie ha partecipato ad un progetto di ricerca, nell’ambito del Diritto Commerciale dal titolo “La liceità del marchio”.