giovedì, Marzo 28, 2024
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I Principi per l’attività bancaria responsabile e la loro implementazione

I Principles for Responsible Banking (PRB o “Principi per l’attività bancaria responsabile) lanciati nel settembre 2019, nel corso dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, sono sei impegni a libera adesione che propongono di integrare le questioni socio-ambientali nel settore bancario, incentivando le banche a fissare obiettivi di sviluppo sostenibile e promuovendo la misurazione degli impatti delle attività bancarie sulle persone e sul pianeta. Essi si inseriscono nella cornice politico-istituzionale delineata dagli Accordi di Parigi e dall’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile.[1] Il Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres all’evento di lancio dei PRB ha affermato che essi sono una guida per il settore bancario globale per rispondere, guidare e trarre beneficio da un’economia improntata allo sviluppo sostenibile.[2]

Al lancio dei PRB hanno partecipato 130 banche che, collettivamente, detengono oltre 47 bilioni di dollari. La sottoscrizione dei Principi è un prerequisito fondamentale per le banche che desiderino entrare a far parte dell’UNEPFI, ossia l’Iniziativa per la Finanza del Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente. Con l’adesione ai Principi, i sottoscrittori si impegnano ad allineare strategicamente le loro attività e i loro obiettivi all’Agenda 2030 e all’Accordo di Parigi: l’idea fondante è che solo in una società inclusiva, fondata sulla dignità umana, l’uguaglianza e l’uso sostenibile delle risorse naturali possono prosperare consumatori, clienti e imprese.[3]

Lo scopo del presente articolo è identificare i Principi per l’attività bancaria responsabile, comprenderne il ruolo e le modalità di implementazione. In conclusione si forniranno alcune osservazioni critiche e prospettive di applicazione.

1. I Principi per l’attività bancaria responsabile

I sei Principi per l’attività bancaria responsabile sono:

    1. Allineamento:

Allineeremo le nostre strategie di business affinché siano coerenti e contribuiscano ai fini e ai bisogni della società, come espresso dagli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, dall’Accordo di Parigi sul clima e altri rilevanti quadri di riferimento nazionali e regionali.

    1. Impatto e definizione degli obiettivi:

Incrementeremo costantemente i nostri impatti positivi, mentre ridurremo gli impatti negativi e gestiremo i rischi per le persone risultanti dalle nostre attività, prodotti e servizi. A tal fine, selezioneremo e renderemo pubblici gli obiettivi dove possiamo avere l’impatto più significativo.

    1. Clienti e consumatori:

Lavoreremo responsabilmente con i nostri clienti e i nostri consumatori al fine di incoraggiare prassi sostenibili e rendere possibili attività economiche che creino prosperità condivisa per le generazioni presenti e future.

    1. Stakeholder:

Consulteremo, coinvolgeremo e collaboreremo, in modo proattivo, con le parti interessate rilevanti, al fine di realizzare gli obiettivi della società.

    1. Governance e cultura:

Implementeremo il nostro impegno verso la realizzazione dei presenti Principi attraverso una governance e una cultura dell’attività bancaria responsabile effettive.

    1. Trasparenza e responsabilità di rendere conto:

Opereremo una revisione periodica, individuale e collettiva, dell’implementazione dei presenti Principi, saremo trasparenti e renderemo conto dei nostri impatti, positivi e negativi, e del nostro contributo agli obiettivi della società.[4]

I Principi e i loro meccanismi di implementazione e rendicontazione sono racchiusi, primariamente, in alcuni documenti quadro: l’Atto di adesione che ciascuna banca deve firmare (Signature Document), il Modello di autovalutazione e rendicontazione (Reporting and Self-Assessment Template) e i Passi chiave da implementare per i firmatari (Key Steps to be Implemented by Signatories).[5] Al fine di rendere effettivi i Principi, il sito dell’UNEPFI mette a disposizione dei banchieri numerosi strumenti, tra cui il Guidance Document per l’implementazione, un Guidance Document for Impact Analysis che fornisce linee guida al fine di realizzare un’analisi degli impatti puntuale, trasparente e standardizzata.[6]

2. L’implementazione

In base al primo principio, la banca dovrebbe, attraverso il Consiglio di Amministrazione e appositi dipartimenti e comitati, accertarsi di avere una comprensione complessiva degli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile, dell’Accordo di Parigi, ma anche dei Principi guida su imprese e diritti umani e di tutti i framework nazionali, regionali e internazionali in cui può dare un contributo.[7]

Per adempiere al secondo principio, le banche dovrebbero intraprendere un’analisi dei loro impatti sulla società, sull’ambiente e sull’economia, al fine di identificare i più significativi e definire un minimo di due obiettivi inerenti ad almeno due degli impatti individuati, misurabili in termini qualitativi e quantitativi.[8]

Stando al terzo principio, la banca dovrebbe trattare i clienti in modo equo, comprendendone i bisogni e fornendo i prodotti/servizi di cui necessitano corredati da una informazione trasparente e completa; dovrebbe altresì identificare dove può supportare i clienti nella riduzione degli impatti negativi e nell’incremento di quelli positivi, attraverso nuove tecnologie, prodotti, modelli e pratiche.[9]

La banca è considerata come parte di un sistema sociale nel quale occorre identificare gli stakeholder chiave e comprenderne ruoli, capacità e bisogni, dunque, per conformarsi al quarto principio, occorre venire incontro ai loro interessi e alle loro aspettative. Ciò è possibile, da un lato, lavorando proattivamente insieme alle autorità di regolamentazione e alla politica, al fine di promuovere normative e iniziative in linea con i Principi; dall’altro, lavorando con altre banche e istituzioni finanziarie per concretizzare un cambiamento nell’intero settore.[10]

In riferimento al quinto principio, la banca dovrebbe dotarsi di una struttura di governo e di una cultura aziendale tali da rendere possibile l’implementazione dei Principi, realizzando appropriati sistemi di gestione, procedure, politiche e allocando le risorse in maniera opportuna.[11]

Il principio conclusivo, di particolare rilievo, poiché centrale ai fini del mantenimento dello status di firmatario, riguarda la responsabilità delle banche di fornire tutte le informazioni relative all’implementazione dei Principi, entro 18 mesi dalla firma di questi e in ogni anno successivo. A tal fine, alle banche firmatarie è fornito un Modello di autovalutazione e rendicontazione, da completare con i riferimenti ai loro rendiconti pubblici, bilanci integrati e comunicazioni non finanziarie, ove trovare le informazioni rilevanti circa l’implementazione dei Principi. La banca può lavorare alla realizzazione del principio pubblicando un rapporto annuale e trasparente degli impatti positivi e negativi realizzati, evidenziando i rischi e la progressione nel processo di implementazione dei principi, focalizzandosi sui risultati raggiunti. Questo potrebbe essere integrato nel bilanci e nei rapporti aziendali già esistenti. Si suggerisce di allineare questo tipo di comunicazione agli standard esistenti, come quello GRI (Global Reporting Initiative), SABS (Sustainable Accounting Standards Board) e IR (Integrated Reporting).[12]

Per ogni principio, il Guidance Document fornisce una serie di esempi, di standard e di linee guida internazionali utili all’implementazione dei Principi. Il documento si conclude con un esempio di implementazione dei Principi attraverso il percorso intrapreso da una banca firmataria fittizia, realizzato con il proposito di fornire una guida ai passi da percorrere anno dopo anno, non prescrittivo né in alcun modo vincolante.[13]

La fase finale del processo di implementazione, quella della “responsabilità di rendere conto” richiede che la banca comunichi all’esterno le azioni intraprese e i risultati raggiunti, in accordo con il principio 6. A tal fine dovrà utilizzare il Modello di autovalutazione e rendicontazione fornito dall’UNEPFI. Sulla base dei rapporti individuali aggregati delle banche, ogni due anni i firmatari realizzeranno un bilancio e tramite l’UNEPFI pubblicheranno i loro progressi collettivi. Questi saranno discussi dall’Assemblea generale annuale del settore bancario in seno all’UNEPFI, che può formulare raccomandazioni e realizzare revisioni e aggiornamenti dei documenti necessari all’attuazione dei principi (come le guide e i modelli qui discussi) o, se necessario, dei Principi stessi.[14] Ciò rileva particolarmente, in quanto un istituto che non adotta una condotta appropriata, mancando di rendicontare i propri risultati o di implementare i Principi, può essere escluso dalla lista dei firmatari con decisione del Consiglio bancario (Banking Board) dell’UNEPFI.[15]

3. Luci e ombre dei PRB

Il dibattito sui Principi non è esente da polemiche: in concomitanza con il lancio dei PRB, una rete di ONG guidata da BankTrack, ha pubblicato una lettera intitolata “No More Greenwashing: Principles Must Have Consequences” nella quale si denunciava che molti dei firmatari erano responsabili del finanziamento del settore dei combustibili fossili, della deforestazione, della fabbricazione di armi e in progetti industriali che violano i diritti delle popolazioni indigene.[16] Il gruppo italiano Banca Popolare Etica ha deciso di non aderire, asserendo che i Principi sono troppo blandi, non prevedono impegni vincolanti alla riduzione di specifiche tipologie di investimento, hanno tempi di applicazione troppo dilatati e pongono una eccessiva enfasi sugli aspetti ambientali della sostenibilità, piuttosto che su quelli relativi ai diritti umani.[17]

Tuttavia, è ancora presto per formulare un giudizio definitivo su siffatti Principi. Le banche firmatarie hanno a disposizione 18 mesi per annunciare i loro obiettivi, implementare i principi e produrre le prime rendicontazioni. Se da un lato possono dare adito a fenomeni di greenwashing, essi, se saranno applicati correttamente e se la loro applicazione sarà affiancata da un efficace ed effettivo sistema di controllo, potranno essere un efficace strumento di auto-regolazione internazionale del settore finanziario e creditizio, che potrà funzionare in armonia con i già noti Principles for Responsible Investment[18] e la Tassonomia verde dell’Unione Europea, di recente approvazione.[19]

[1] Cfr. UNEP, 130 banks holding USD 47 trillion in assets commit to climate action and sustainability, Unenvironment.org – Press Release, 22 settembre 2019. Disponibile all’indirizzo: , consultato a ottobre 2020.

[2] Ibid. (traduzione mia).

[3] Cfr. Ibid.

[4] Cfr. UNEPFI, Principles for Responsibile Banking, Unepfi.org (traduzione mia). Disponibile all’indirizzo: https:/ /www.unepfi.org/banking/bankingprinciples/, consultato a ottobre 2020.

[5] Cfr. UNEPFI, PRB Guidance Document, Unepfi.org, p. 2. Disponibile all’indirizzo: https://www.unepfi.org/ wordpress/wp-content/uploads/2019/09/PRB-Guidance-Document-Final-19092019.pdf, consultato a ottobre 2020.

[6] Cfr. UNEPFI, Impact Analysis Guidance and Tool, Unepfi.org. Disponibile all’indirizzo: https://www.unepfi.org/ bankin g/bankingprinciples/resources-for-implementation/impact-analysis-guidance-and-tool/, consultato a ottobre 2020.

[7] Cfr. UNEPFI, PRB Guidance Document, Unepfi.org, pp. 3-5.

[8] SMART è un acronimo che sta per: specifico: dovrebbe essere chiaro il soggetto degli obiettivi, come gli obiettivi sono correlati ai bisogni degli individui e della società, quali miglioramenti nella performance e negli impatti vanno ricercati; misurabile: dovrebbe essere chiaro come prestazioni e impatti possono essere misurati e valutati; realizzabile (achievable): gli obiettivi devono essere concretamente raggiungibili; rilevante: gli obiettivi dovrebbero focalizzarsi nelle aree in cui la banca ha maggiore impatto; temporalmente vincolato: dovrebbe essere chiaro quando gli obiettivi devono essere raggiunti, e la cornice temporale dovrebbe essere tanto ambiziosa quanto quella espressa dagli SDGs e l’Accordo di Parigi. Cfr. Ivi, pp. 6-11.

[9] Tra le altre proposte contenute nel Guidance Document, a proposito del coinvolgimento degli stakeholder, è particolarmente interessante la proposta di offrire “prestiti orientati alla sostenibilità” i cui termini e condizioni siano orientati al progresso di un’azienda verso obiettivi sociali e ambientali (ad esempio, con uno sconto sul tasso di interesse che si attiva quando l’impresa usa i fondi per realizzare un certo obiettivo correlato all’ambiente). L’obiettivo è dar vita ad una “corsa al rialzo” (race to the top) che metta i clienti in concorrenza per aggiudicarsi le condizioni migliori, generando i migliori impatti sociali e ambientali positivi. Cfr. Ivi, pp. 12-16.

[10] Cfr. Ivi, pp. 17-20.

[11] Ad esempio, si possono assegnare specifici ruoli e responsabilità in materia a livello di Consiglio di amministrazione e tra le funzioni della banca e costruendo una expertise interna in materia di questioni ambientali, sociali ed economiche come il cambiamento climatico, la deforestazione, l’inquinamento, la biodiversità, i diritti umani e l’uguaglianza di genere, assumendo specialisti e istruendo il personale interno. Viene proposto, inoltre, di realizzare squadre specializzate di esperti in sostenibilità socio-ambientale (ad es. l’istituzione di un “Dipartimento per la sostenibilità aziendale”) dotate di una forte leadership e chiare responsabilità, nonché comitati e commissioni deputati alla sostenibilità d’impresa. Cfr. Ivi, pp. 21-25.

[12] Cfr. Ivi, pp. 25-27.

[13] Cfr. Ivi, pp. 30-34.

[14] Cfr. UNEPFI, Key Steps to be Implemented by Signatories, Unepfi.org, p. 4. Disponibile all’indirizzo: .org/wordpress/wp-content/uploads/2019/07/Key-Steps-to-be-Implemented-by-Signatories.pdf, consultato a ottobre 2020.

[15] Cfr. UNEPFI, Accountability, Unepfi.org. Disponibile all’indirizzo: http://www.unepfi.org/banking/banking principles/accountability/, consultato a ottobre 2020.

[16] Cfr. BankTrack et al., No More Greenwashing: Principles Must Have Consequences. Civil Society Statement on the new Principles for Responsible Banking, BankTrack.org, 22 settembre 2020. Disponibile all’indirizzo: https://www.banktrack.org/download/civil_society_statement_on_the_new_principles_for_responsible_banking/joint_statement_principles_for_responsible_banking_1.pdf, consultato a ottobre 2020.

[17] Cfr. Elisabetta Tramontano, 130 firme ai principi Onu per le banche responsabili: impegni veri o solo chiacchiere?, Valori.it, 1° ottobre 2019. Disponibile all’indirizzo. https://valori.it/130-firme-ai-principi-onu-per-le-banche-responsabili-impegni-veri-o-solo-chiacchiere/, consultato a ottobre 2020.

[18] Vedi il sito ufficiale UNPRI, disponibile all’indirizzo: https://www.unpri.org/.

[19] Cfr. Selma Abdel-Qader, A EU taxonomy to foster sustainable finance, Ius in Itinere, 2 gennaio 2020. Disponibile all’indirizzo:  https://www.iusinitinere.it/a-eu-taxonomy-to-foster-sustainable-finance-24889 consultato a ottobre 2020.

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Gabriele Turco

Ho conseguito un Master in Finanza Etica presso l'Università degli Studi di Napoli "Federico II", laureato magistrale in Relazioni Internazionali presso l'Università degli Studi di Napoli "L'Orientale" e studente del Master in Circular Economy Management presso la Libera Università degli Studi Sociali (LUISS) "Guido Carli" di Roma. Mi appassionano i temi dello sviluppo sostenibile, dell'economia sociale e circolare, della responsabilità sociale delle imprese, della tutela dell'ambiente e dei diritti umani. Scrivo perché credo che la conoscenza debba essere libera e alla portata di tutte e tutti per costruire un Mondo e una società migliore.

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