Introduzione.
Il caso Unabomber scosse gli Stati Uniti a partire dal 1978 e per un periodo che durò 17 anni. Il caso ebbe inizio quando vennero inviate, a mezzo del servizio postale, una serie di pacchi bomba. In tutto vennero commessi 14 attacchi con 16 bombe, che provocarono la morte di 3 persone, mentre 23 rimasero ferite. L’ultimo attacco risale al 24 aprile 1995. Il Federal Bureau of Investigation (FBI) condusse le indagini sino all’arresto di Theodore Kaczynski, nel 1996.[1] L’FBI, in particolare, chiamò l’indagine “UNABOM” (acronimo che sta per UNiversity and Airline BOMber); solo successivamente i media soprannominarono l’aggressore “Unabomber”.[2]
Il motivo per cui si è deciso di analizzare il presente caso è il seguente.
Come anticipato, ci vollero 17 lunghi anni per giungere alla cattura del reo. Nel caso di specie, la difficoltà che portò ad un protrarsi delle indagini risiedette nel grande numero di attacchi. Quando si tratta di diversi attacchi, infatti, ciò che occorre verificare, in primis, è che la mano sia la stessa. Al contempo, per capire che gli attacchi sono riconducibili alla medesima persona risulta particolarmente utile che questi siano tanti, perché in questo modo è possibile acquisire più elementi dalle scene del crimine. E più elementi si hanno, più si diventa in grado di delineare il profilo criminale.
Ebbene, un esempio di quanto appena esposto si ha, appunto, con il caso Unabomber americano. Caso estremamente interessante, tant’è che Netflix gli ha dedicato una serie, romanzata, chiamata Manhunt.
La serie Netflix Manhunt e alcuni approfondimenti sul caso Unabomber.
La serie inizia nel 1995. La Task Force messa in piedi per far fronte ad Unabomber (quando ormai era chiaro che gli attentati erano riconducibili alla stessa persona) aveva bisogno di un nuovo (l’ennesimo) criminal profiler. Questo fu individuato in James R. Fitzgerald il quale, stando alla serie, aveva appena terminato i suoi studi presso l’Accademia dell’FBI di Quantico.
Come già evidenziato, gli attacchi andarono avanti per un periodo di 17 anni, attraverso l’invio di bombe casalinghe a mezzo del servizio postale. Solo occasionalmente Kaczynski consegnava i pacchi a mano. Questo, però, inizialmente rappresentò un rischio: nella serie si evidenzia, invero, come vi fu una testimone che collaborò per delineare l’identikit del criminale. Si precisa sin da subito che solo in un secondo momento tale rischio fu evitato, quando si scoprì che la descrizione fornita non era corrispondente ad Unabomber, ma ad un’altra persona.
Il 25 maggio 1978 iniziarono gli attacchi. La prima vittima fu Buckley Crist, professore di ingegneria della Northwestern University, che non riportò gravi lesioni poiché il pacco venne trovato nel parcheggio esterno all’edificio del suo ufficio e fu la guardia a subire un infortunio alla mano.
Successivamente vennero inviate altre nove bombe a diversi bersagli, tra cui dirigenti di compagnie aeree e accademici.[3]
Il primo decesso si ebbe nel 1985. Si trattava di Hugh Scrutton, proprietario del negozio di elettronica di Sacramento. L’ultimo attacco fu il 24 aprile 1995, sempre a Sacramento. Venne ucciso il lobbista dell’industria di legname, Gilbert Murray.[4]
Le indagini partirono in quello stesso anno, nel 1978, e vennero inizialmente portate avanti dalle diverse forze dell’ordine federali, che però lavoravano in modo isolato. Tra le agenzie c’erano l’FBI, il servizio di ispezione postale degli Stati Uniti (USPIS) e il Dipartimento per il controllo di alcool, tabacco ed armi da fuoco (ATF). Proprio l’FBI si rese conto che i singoli espisodi erano, in realtà, tra loro collegati. Tale intuizione si basò sulle somiglianze tra i dispositivi utilizzati. Per questo motivo, tale agenzia li attribuì allo stesso autore (o autori). Non ci volle molto perché si notasse, inoltre, che l’aggressore probabilmente aveva dei collegamenti con l’area di Chicago e la Baia di San Francisco.[5]
Solo nel 1993 venne formata l’Unabom Task Force (UTF) con base a San Francisco. Inizialmente, le indagini dell’UTF si concentrarono sul riesame forense di tutti i componenti delle bombe e sul sentire nuovamente le vittime e i testimoni. Si puntò molto sui comunicati stampa e su una ricompensa del valore di un milione di dollari.[6]
Importante in questa fase fu l’identikit, formato grazie alla collaborazione di una testimone, anche se (come detto) in realtà il volto delineato non corrispondeva a quello del vero Unabomber a causa di una confusione, in buona fede, della testimone stessa.
Un ruolo fondamentale la ebbero anche le lettere che Unabomber inviò nel corso degli anni in cui si susseguirono gli attacchi.
In primo luogo, durante le indagini, sin da prima dell’arrivo di Fitzgerald, infatti, assunse notevole rilevanza una di queste su cui, grazie all’esame forense, era stato rilevato un calco, invisibile ad occhio nudo. Il calco era dovuto al fatto che qualcuno aveva scritto “Chiama Nathan R 19:00” su un foglio di carta separato, ma sopra alla busta della lettera. L’FBI si dedicò alla ricerca di questo “Nathan R.” finché non saltò fuori che tale appunto non era stato lasciato da Unabomber, ma dal dipendente della testata giornalistica che era entrato in possesso della missiva.[7]In merito, la serie è estremamente attenta nel porre in evidenza come l’FBI abbia puntato molto sulla ricerca di Nathan R. in termini di tempo, risorse e speranze.
In secondo luogo, al fine di delineare il profilo del criminale, Fitzgerald decise di ripartire da zero per formulare un profilo coerente con i dati in loro possesso; in particolare, si basò sullo studio di questi scritti. Si chiese se l’individuo che stavano cercando fosse ben più intelligente e istruito di quello che l’FBI fino a quel momento aveva creduto, si chiese se non fosse una persona isolata, priva di affetti e che scegliesse i suoi obiettivi perché per lui rappresentavano qualcosa. Come detto, ciò che fu essenziale per le indagini fu l’analisi testuale delle missive. Tale studio fu estremamente importante. In tutto l’FBI aveva 14 documenti provenienti da Unabomber, firmati con lo pseudonimo FC. Si trattava di lettere nelle quali lo stesso spiegava la filosofia che giustificava gli attentati.[8]
Fitzgerald revisionò quarantamila parole su settanta pagine. Per fare questo, utilizzò l’evidenziazione, con diversi colori, dei vari elementi (es. errori ortografici o grammaticali, il tipo di grammatica e l’ortografia, parole o frasi insolite). Per rendere più rapido l’approccio, Fitzgerald ideò un sistema alfanumerico per distinguere un documento dall’altro, basandosi sull’ordine cronologico dei bolli postali.[9]
Dall’analisi dei testi emerse non solo la filosofia dell’autore, ma anche il profilo dell’autore stesso: si trattava di uno scrittore esperto che aveva una profonda conoscenza della lingua inglese.[10]
Dalla serie emerge come tale profilo andasse in esatto contrasto con quello delineato dall’FBI prima dell’arrivo di Fitzgerald e che consisteva in un uomo poco colto che lavorava presso una compagnia aerea.
Ancora, fondamentale per le indagini fu quando, nell’estate del 1995, l’attentatore inviò alle principali testate giornalistiche il suo manifesto intitolato “Società industriale e il suo futuro”, chiedendo che venisse pubblicato. In quel lavoro Unabomber spiegava come la tecnologia e l’industrializzazione avessero allontanato gli esseri umani dalla natura e li avessero privati della propria libertà. Nella serie si evidenzia come lo studio di questo sia stato determinante nell’attività di profilazione.
Nel manifesto, Fitzgerald cercò, prima di tutto, gli “errori” che potessero restringere il campo di ricerca ad un certo gruppo di persone che usavano un particolare “idioletto[11]”. In realtà, nel manifesto non vi erano “errori”, quanto piuttosto antiche forme di linguaggio, che si sono perse o sono cambiate nel tempo. Ad esempio, è stato trovato scritto un modo di dire: “you can’t eat your cake and have it too”: inizialmente, tale formulazione è stata scambiata per un errore, perché nel linguaggio corrente viene detto: “You can’t have your cake and eat it too[12]“; ma poi ci si rese conto che, in realtà, quella usata nel manifesto era la forma più antica dello stesso modo di dire.
Successivamente, il profiler cercò qualcosa che mancasse, argomenti di cui l’autore non poteva parlare probabilmente perché non li conosceva, come ad esempio la cultura pop. Grazie all’aiuto di una linguista, Fitzgerald fu in grado di affermare con certezza che il formato del manifesto corrispondeva a quella di una tesi di dottorato scritta tra gli anni cinquanta e sessanta. Come ogni tesi che si rispetti, aveva note a piè di pagina e riferimenti bibliografici. Dallo studio del manifesto emerse che l’autore aveva usato varianti britanniche, quali le parole “analyse” (analizzare) e “licence” (licenza), nonché altre varianti per “wilfully” (intenzionalmente) e “instalment” (rata), e tali varianti erano presenti anche nelle lettere di accompagnamento delle bombe.[13] La serie evidenzia anche come lo scrittore utilizzasse un linguaggio un po’ datato, viste le parole “negro“, “broad” (donna) e “chick” (pollastra). Si riscontravano, poi, parole distintive quali: “chimerical” (chimerico), “coreligionist” (correligionario), “delimited” (delimitato), “anomie” (anomia) e “middle-class vacuity” (vacuità della classe media).[14]
Solo dopo questa analisi testuale si passò ad analizzare effettivamente l’autore, cercando di comprendere cosa leggesse o a che tipo di cultura fosse esposto. Ben presto si comprese che le ideologie di Unabomber erano basate su opere di Jacques Ellul, in particolare sul suo libro The Technological Society (1964).[15]
Se da un lato l’analisi dei documenti provenienti da Unabomber era essenziale per delineare il profilo, questo però non bastavano per identificare la persona. Il riscontro sarà possibile solo dopo che l’FBI acconsentì a pubblicare il manifesto, nella speranza che qualcuno potesse riconoscere tali idee o tale modo di scrivere. Così avvenne: David Kaczynski, nel leggere il manifesto, spinto dalla moglie, iniziò a sospettare che si trattasse del fratello, Theodore Kaczynski. Per questo motivo inviò, per un confronto, un documento scritto da quest’ultimo all’FBI. Dall’FBI giunse, poi, nelle mani di Fitzgerald, il quale non ebbe dubbi sul fatto che si trattasse della stessa mano che aveva scritto il manifesto: stile e filosofia coincidevano.
A quel punto, David Kaczynski e la madre iniziarono a collaborare con le indagini, inviando ogni lettera o scritto che Ted avesse mai redatto. Questi documenti risultarono fondamentali. Si trattava di lettere personali, alcune delle quali erano piene di rabbia per i torti che Ted affermava di aver subito; in altre si ravvisava lo stesso pensiero in riferimento a potere, società e tecnologia. Si trovavano, poi, le stesse varianti linguistiche.[16]
Come accade alla maggior parte delle persone, anche Kaczynski scriveva nel formato e con uno stile che rimaneva lo stesso a prescindere dal destinatario e del trascorrere del tempo (e in questo caso si trattava di diversi decenni).[17].
Il caso Unabomber – La sua personalità
Nelle ultime puntate il punto di vista cambia, ci si concentra su Ted e sul suo passato, portando chi guarda la serie a capirlo meglio.
Si tratta di una persona estremamente intelligente, che si trova a frequentare corsi scolastici di due anni più avanzati rispetto alla sua età. È un tipo solitario, che ha difficoltà nel rapportarsi con i coetanei.[18] Si diploma a 16 anni e inizia a frequentare l’Università di Harvard. Qui partecipa ad uno studio dello psicologo H. Murray. In particolare, lo studio è volto a cercare di manipolare i soggetti più deboli e viene condotto nel seguente modo: prima si chiede agli studenti di esprimere le proprie filosofie personali e successivamente, collegati a degli elettrodi, i ragazzi sono sottoposti a forte critica e attacchi personali.[19] Kaczynski vi partecipò per tre anni, volendo probabilmente dimostrare che la sua mente non si sarebbe piegata. Dopo la laurea, conseguì un master e un dottorato e, poi, insegnò all’università di Berkeley da cui, però, si dimise. Tornò a casa dai genitori e lavorò per il fratello, finché questi non lo licenziò perché aveva lasciato una serie di messaggi con insulti ad una collega. Andò a vivere nel Montana, in una capanna isolata in mezzo al bosco senza né acqua né elettricità e vivendo di caccia e agricoltura.[20]
Come detto, fu grazie a David Kaczynski che fu possibile individuare il colpevole, ma l’FBI aveva bisogno di un mandato di perquisizione per la capanna, in maniera da poter trovare tutti gli elementi necessari per legare finalmente Ted agli attentati. Occorreva studiare tutti gli scritti forniti dalla famiglia, ma il tempo fu sensibilmente accelerato quando la CBS News informò l’FBI che, essendo venuti a conoscenza della storia, l’avrebbero trasmessa alla TV nel giro di poco tempo.[21] La serie, quindi, mette in luce come l’FBI dovesse arrestare Ted prima che la notizia fosse diffusa in TV.
Fitzgerald fu messo sotto pressione e trovò delle valide connessioni linguistiche, tanto da consentire di basare su queste il mandato di perquisizione nonostante, sino a quel momento, le prove derivanti da analisi testuali non fossero ancora consentite nei tribunali federali.[22]
L’FBI otteneva così il mandato nel 1996, trovava nella capanna diversi materiali probatori e, finalmente, procedeva all’arresto di Kaczynski.[23]
Nella serie si pone l’accento sull’intelligenza di Ted. Lo stesso voleva far cadere il mandato, proprio facendo leva sul fatto che non erano mai state ammesse prove basate su analisi testuali. Ovviamente senza il mandato sarebbero venuti meno anche tutti gli elementi di prova raccolti nella capanna e questo gli avrebbe consentito di uscire di prigione, scagionato da ogni accusa. Purtroppo per lui, i suoi avvocati puntarono la difesa sull’infermità mentale. A quel punto Kaczynski, piuttosto che farsi dichiarare infermo di mente, si dichiarò colpevole di tutte le accuse, rinunciando alla possibilità di appello.
Orbene, per spiegare la personalità di Theodore Kaczynski occorre tenere a mente che lo stesso fosse un uomo istruito, che vedendo come il mondo si stava evolvendo rimaneva deluso dalla società. Per allontanarsi e ritrovare la connessione con la natura, Ted va a vivere nel bosco. Purtroppo però non riesce ad affrancarsi dallo sviluppo industriale che giunge nell’area limitrofa alla sua casa. Così nel 1975 vandalizzò alcuni cantieri.[24]
Dagli scritti emerge che i limiti imposti dalla società costituissero la massima fonte di rabbia.
Kaczynski presenta in sé una forte contraddizione: da un lato è una persona estremamente colta, geniale, ma dall’altro ha forti carenze della personalità.[25] Difatti, pur essendo eterosessuale non ha mai avuto una relazione significativa con l’altro sesso. Questa sua limitata capacità sociale lo ha portato ad allontanarsi dagli altri uomini.
A questo punto, per concludere, occorre chiedersi quale sia stato il fondamento che lo ha portato a scegliere determinati bersagli piuttosto che altri. Ebbene, si trattava di obiettivi che per lui rappresentavano un problema. Ad esempio le università: non ha avuto il successo professionale come insegnante che si aspettava. I suoi primi attentati si spiegano con il disprezzo per l’industria dei computer e i progressi della tecnologia. Per quanto riguarda gli attentati legati all’industria aerea, questi si spiegano con il fatto che due volte al giorno sopra la sua casa passavano degli aerei, tale rumore lo viveva come violazione dei suoi diritti di proprietà verticale. Inoltre, inviò un pacco ad un lobbista forestale perché vicino casa sua era stata aperta una segheria dal rumore intollerabile per Kaczynski.[26]
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[1] C. Passoni, Alla scoperta del Criminal Profiling (il caso Unabom), maggio 2021 in https://www.scienzeforensi.net/blog/?alla-scoperta-del-criminal-profiling–il-caso-unabom-
[2] Ibidem.
[3] Ibdem.
[4] Ibidem.
[5] Ibidem.
[6] Ibidem.
[7] Ibidem.
[8] Ibidem.
[9] Ibidem.
[10] Ibidem.
[11] Lingua individuale, cioè la particolare varietà d’uso del sistema linguistico di una comunità che è propria di ogni singolo parlante, in https://www.treccani.it/vocabolario/idioletto/
[12] Che in italiano corrisponde al detto: “Non puoi avere la botte piena e la moglie ubriaca”.
[13] C. Passoni, Alla scoperta del Criminal Profiling, cit..
[14] Ibidem.
[15] Ibidem.
[16] Ibidem.
[17] Ibidem.
[18] Ibidem.
[19] Ibidem.
[20] Ibidem.
[21] Ibidem.
[22] Ibidem.
[23] Ibidem.
[24] Ibidem.
[25] Ibidem.
[26] Ibidem.

Maria Luisa Canale, dott.ssa in giurisprudenza, abilitata alla professione forense ed esperta in scienze forensi.
Si laurea il 28 marzo 2014 in giurisprudenza presso l’ateneo LUMSA di Roma con una tesi in diritto processuale penale dal titolo Il trattamento penitenziario dello “straniero”. Con tale lavoro l’11 novembre 2015 vince il Premio di Laurea indetto dal Comune di Milano in memoria di Luca Massari.
Ha svolto la pratica forense presso il foro di Roma, in uno studio di diritto civile, ove ha imparato a scrivere gli atti e i pareri, a rapportarsi con clienti, avvocati e magistrati ed ha approfondito soprattutto il diritto di famiglia.
Ha frequentato la Scuola di specializzazione per le professioni legali presso la LUMSA che le ha dato la possibilità di svolgere il tirocinio presso la Corte di Cassazione sez. II e VII penale. Qui si è occupata dell’esame delle sentenze di merito e dei ricorsi, della ricerca giurisprudenziale, dello studio dei casi sottoposti, della redazione di ordinanze di manifesta inammissibilità e ha partecipato alle udienze.
Successivamente, si è iscritta al Master di II livello in Scienze forensi (Criminologia, Investigazione, Security e Intelligence) presso l’università La Sapienza di Roma. Ha concluso questo percorso il 17 febbraio 2018 con votazione 110/110 e la tesi dal titolo Le problematiche del diritto di difesa in un caso di omicidio – la previsione di una tutela a futura memoria.
Il 23 novembre 2021 Maria Luisa si abilita alla professione forense.
Collabora con l’area di Criminologia di Ius in itinere.
Da febbraio 2022 lavora come Consulente assicurativo e finanziario presso Filiali di Direzione, Generali Italia.