venerdì, Marzo 29, 2024
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Il CrowdLaw: tecnologia e partecipazione nel fare le leggi

La modalità di fare le leggi oggi sia nel contesto nazionale che in quello regionale, lascia poco spazio all’intervento progettuale e decisionale dei cittadini. Se si analizzano le diverse fasi che portano alla definizione di una legge, la possibilità di intervenire nei processi da parte dei cittadini si verifica solo quando si parla di proposta d’iniziativa popolare ovvero partecipando con una firma ad una lista di 50.000 altre firme che portano la proposta di legge all’attenzione del Parlamento (nel caso nazionale) o (in proporzioni diverse) del Consiglio Regionale[1].

Una volta che la proposta è stata presa in considerazione e va in esame dalle commissioni competenti proseguendo il suo iter (istruttoria, esame, approvazione, promulgazione, pubblicazione), non c’è più spazio d’intervento per i cittadini fino a quando non diventano, in diverso modo, coloro che vivono gli effetti e le conseguenze della misura.

La difficoltà di comprendere e di accedere ai processi legislativi e decisionali dei governi nazionali e locali ha contribuito ad aumentare la distanza tra i cittadini e i policy-maker. I cittadini, infatti, vivono in un’epoca in cui si costituiscono come una massa ‘intelligente’ ovvero dotata di strumenti che permettono l’interazione e l’organizzazione a lunga distanza tra diverse comunità[2].

Il differenziale tra le potenzialità tecnologiche e la tradizionale attività ‘a porte chiuse’ di chi fa le leggi, mette alla prova la validità dei processi pubblici e le loro modalità.

Ancora nel 2019 l’Edelman Trust Barometer, che misura la percezione di fiducia dei paesi nei confronti di diversi enti tra cui i governi e i media, riconferma l’Italia tra i paesi con il senso di fiducia più basso[3]. Parte di questa mancanza di fiducia potrebbe derivare dalla passività e della distanza con cui i cittadini vivono i processi legislativi e politici.

In risposta a questo fenomeno, alcuni Paesi hanno esteso il concetto di Governo aperto al processo di creazione di una legge. CrowdLaw, letteralmente “legge della folla”, è il fenomeno che descrive questa tendenza e include tutte quelle “leggi e politiche che offrono un’opportunità significativa di partecipare in uno o più fasi della presa di decisione[4].

In particolare, descrive la pratica di utilizzare le nuove tecnologie per migliorare la qualità dei processi legislativi. Le odierne tecnologie presentano la potenzialità di andare oltre la firma per una petizione o una proposta popolare dei cittadini e possono introdurre diversi gradi di collaborazione diretta con i tecnici e i policy-makers.

Lo statunitense The Governance Lab[5], laboratorio di innovazione pubblica all’avanguardia, fa da capofila nella definizione e nella sperimentazione di queste pratiche incoraggiando la connessione tra i membri della comunità globale che si occupa del tema.

Nel suo lavoro di mappatura delle pratiche globali sono state individuate 6 fasi principali in cui i cittadini potrebbero entrare nel processo di creazione di una legge: la definizione del problema, l’identificazione di una soluzione, la creazione della bozza della proposta, la ratifica della decisione, l’implementazione e la valutazione delle performance nella fase della messa in atto.[6]

Non tutti i progetti di Crowdlaw aprono il processo ai cittadini in tutte le 6 fasi sopraelencate e ciò potrebbe dipendere dalla tecnologia a disposizione delle istituzioni, dalle competenze interne alle strutture pubbliche e dalla scala di applicazione delle leggi. Un fattore che sicuramente influisce nella partecipazione è il livello di competenza richiesto ai cittadini nelle diverse fasi.

Oltre a esprimere la propria opinione rispetto a una politica, si possono proporre idee, si può offrire la propria esperienza professionale, portare l’evidenza del funzionamento o del fallimento di una misura o addirittura far parte di qualche azione offline di partecipazione o co-progettazione.

Tra le buone pratiche più conosciute nel contesto del CrowdLaw emerge Decide Madrid[7], portale digitale nato nel 2015, tanto consolidato che da questa esperienza è stato sviluppato Consul[8], un software che consente la partecipazione dei cittadini ai processi pubblici adottabile da qualsiasi istituzione. In particolare, la piattaforma permette ai cittadini di Madrid di proporre una legge (con l’1% degli aventi diritto al voto) quindi individuare un problema e una soluzione che gli altri cittadini possono decidere di appoggiare.

Se la legge non viene presa in considerazione, l’amministrazione locale ha l’obbligo di pubblicare un report per giustificare perché è stata rifiutata. Tra le altre funzionalità, dopo che la proposta viene presa in considerazione dalla municipalità e trasformata in testo, Consul offre la possibilità ai cittadini di accedere alla bozza della legge e commentare, così come in un documento condiviso, le diverse parti. Le modifiche possono essere visualizzate direttamente dal revisore amministrativo e dagli altri cittadini che possono commentare o esprimere apprezzamento o meno per il commento. Consul ad oggi è stato adottato da più di 90 municipalità in tutto il mondo.

Una sperimentazione interessante a livello nazionale è E-Democracia[9], una piattaforma sviluppata in Brasile che offre diversi strumenti digitali di partecipazione per il popolo. Tra i diversi meccanismi disponibili, Audiencias Interactiva[10] consente la partecipazione video alle riunioni della Camera dei deputati e la possibilità di commentare i dibattiti e le decisioni in tempo reale. Un altro strumento a disposizione dei cittadini è la piattaforma, Wikilegis[11] che offre la possibilità di giudicare, aggiungere e suggerire modifiche ai testi delle legislazioni articolo per articolo.

 

Immagine screenshot della piattaforma Wikilegis

Un caso interessante in Italia è la Regione Toscana, annoverata tra i casi di studio come regione leader nel mondo per l’istituzionalizzazione del Crowdlaw per le leggi regionali. Prima nel 2007 (legge 69/2007) e poi nel 2013 (legge 46/2013)[12] il coinvolgimento dei cittadini nella creazione e deliberazione delle leggi è stato incoraggiato e poi reso obbligatorio per le opere pubbliche oltre i 50 milioni di euro.

Ciò è stato rafforzato dalla creazione dell’Autorità regionale per la garanzia e la promozione della partecipazione che ha l’obiettivo di “contribuire a rinnovare la democrazia e le sue istituzioni integrando la loro azione con pratiche, processi e strumenti di democrazia partecipativa[13] La piattaforma OpenToscana è il supporto digitale che dà seguito a queste misure offrendo la possibilità ai cittadini di partecipare ai dibattiti pubblici promossi dalla regione e dalle diverse municipalità.

In conclusione, la scommessa alla base del CrowdLaw è la possibile influenza positiva che un maggiore coinvolgimento dei cittadini può avere sul senso di fiducia verso le istituzioni. Se ben gestito, il processo potrebbe favorire una maggiore senso di appartenenza e di legittimità da parte dei cittadini rispetto alle misure portate avanti dagli organi legislativi.

Dall’altro lato, però, va evitato il rischio di utilizzo di questi processi come leva tokenistica, ovvero come mezzo politico per dimostrare un tentativo di coinvolgimento della popolazione senza che in realtà porti a conseguenze effettive sulle decisioni pubbliche.

Oltre al senso di fiducia, il CrowdLaw ha dimostrato di portare un grande vantaggio dal punto di vista della qualità legislativa. Infatti, i cittadini sono i portatori di conoscenze, idee, opinioni e prospettive diverse da quelle delle istituzioni e arricchiscono il processo del creare le leggi con fatti e conoscenze nuove. D’altra parte, questo vantaggio resta rilevante fino a che i processi di partecipazione sono progettati in modo inclusivo cioè se si riesce a coinvolgere persone da diversi contesti economici e sociali.

Il rischio potrebbe essere una selezione della partecipazione limitata alle fasce della popolazione più educate e più informate. Per evitare questo tipo di risposta è importante disegnare i processi di coinvolgimento facilmente accessibili e semplici per l’utilizzo oltre a mettere in campo delle strategie di promozione delle opportunità di partecipazione rivolte a tutti.

Un altro fattore fondamentale per la buona riuscita di queste pratiche è una buona gestione dei processi dal punto di vista delle istituzioni. Le amministrazioni devono essere preparate ed educate ad accogliere un input da parte dei cittadini e gli strumenti digitali messi a disposizione devono essere ben integrati nella macchina amministrativa. Il rischio altrimenti è di creare disaffezione nella popolazione e di aumentare il distacco dalle pratiche democratiche.[14]

 

[1] La Camera dei deputati, Il percorso di una legge, disponibile qui http://www.camera.it/leg18/716

[2] S. Caravaca, Crowdlaw: il legal-design come flusso politico, Flows, Ottobre 2018, disponibile qui http://www.flowsmag.com/2018/10/01/crowdlaw-legal-design-flusso-politico/

[3] T. E. Ries, R. Edelman, et al. Edelman Trust Barometer Global Report, Gennaio 2019, disponibile qui: https://www.edelman.com/sites/g/files/aatuss191/files/2019-01/2019_Edelman_Trust_Barometer_Global_Report.pdf

[4] The Governance Lab, CrowdLaw | Introduction, Ottobre 2017 disponibile qui: https://crowd.law/crowdlaw-introduction-baef458325ae

[5] The Governance Lab, Sito Web, disponibile qui: http://www.thegovlab.org/

[6] The Governance Lab, CrowdLaw, Catalog, disponibile qui: https://catalog.crowd.law/about.html#catalog

[7] Decide Madrid, Sito Web disponibile qui: https://decide.madrid.es/

[8] Consul, Sito Web, disponibile qui: http://consulproject.org/en/#

[9] E-Democracia, Sito Web, disponibile qui:

[10] Ibidem, disponibile qui:

[11] Ibidem, disponibile qui:

[12] Dibattito pubblico regionale e promozione della partecipazione alla elaborazione delle politiche regionali e locali.
Bollettino Ufficiale n. 39, parte prima, del 7 agosto 2013, disponibile qui: http://www.regione.toscana.it/-/legge-sulla-partecipazione

[13] Consiglio Regione Toscana, APP, http://www.consiglio.regione.toscana.it/oi/default?idc=47

[14] The Governance Lab, CrowdLaw | 10 reccomendations for designing better Corwdlaw initiatives, Ottobre 2017 disponibile qui:  https://crowd.law/crowdlaw-summary-of-recommendations-84694cc723ef

Fonte immagine: https://seniorfoundationmo.org/a-word-from-sativa-boatman-sloan/activity-board-game-connection-613508/

Claudia Zampella

nata ad Aversa nel giugno 1992. Laurea al Politecnico di Milano in Product-Service System Design in doppia laurea con la Tongji University di Shanghai e con il Politecnico di Torino. Tesi sul ruolo del design per la progettazione di servizi pubblici in paesi con un basso capitale sociale dal titolo "A design toolkit to engage citizens in innovating public policies within weak contexts" Area di interesse: Politica Economica Interessi: il service design thinking per i servizi e le politiche pubbliche, progettazione cittadino-centrica, sperimentazione nelle politiche pubbliche, public procurement innovation, tecnologia e dati per le decisioni pubbliche, tecnologie civiche, sostenibilità e diritti umani Lavoro attuale: Civic Service Designer presso una Società Benefit che si occupa di design e tecnologia per l'innovazione sociale attraverso la consulenza e la formazione Obiettivi futuri: diffusione delle competenze del design per l'innovazione sociale e pubblica in altri contesti; creazione di una community regionale interessata alla pratica e alla sperimentazione di questi temi.

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