martedì, Marzo 19, 2024
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Il debito pubblico italiano: cause, disamine ed effetti

Al centro di innumerevoli dibattiti inerenti alla politica economica adoperata dai governi succedutisi nel corso degli anni, ed in particolare dal dopoguerra ad oggi, vi sono state la creazione e la gestione del debito pubblico. Esso, rappresenta la somma dovuta dallo Stato nei confronti di altri soggetti economici nazionali o esteri. In altre parole si può identificare il debito pubblico come il disavanzo che si crea quando in un determinato Paese le spese sono superiori alle entrate.

Di norma le entrate di una nazione sono costituite dai tributi fiscali che i cittadini e le aziende sono tenuti a versare annualmente allo Stato. Cosa succede quando in un Paese queste ultime non riescono a bilanciare le spese alle quali le pubbliche amministrazioni devono far fronte? In questo caso lo Stato emette dei titoli, procurandosi la liquidità necessaria tramite dei prestiti che gli sono concessi sia dal settore privato, sia dalla Banca Centrale. I titoli pubblici emessi prendono le denominazioni di BOT (buono ordinario del tesoro) e BTP (buono del tesoro poliennale). I titoli obbligazionari emessi dal Tesoro, in genere hanno una durata che va da 3 mesi a 30 anni, con un rendimento fisso o variabile, e possono o meno prevedere una cedola. Al giorno d’oggi questo tipo di obbligazioni costituisce l’85% circa del debito pubblico totale.

Il grafico n.1 mostra la differenza in percentuali della composizione dei Titoli di Stato tra il secondo trimestre dell’anno 2017 e il secondo trimestre dell’anno 2018[1]

Il debito pubblico può essere contratto anche con Stati esteri, assumendo in questo caso la definizione di “debito estero”. Ovviamente, ciò risulta essere sconveniente se comparato ad una condizione in cui i capitali una volta resi, vengono ad essere reinseriti nell’apparato finanziario del Paese stesso, come invece si verifica nel “debito interno”. Per misurare la consistenza del debito pubblico di uno Stato, in genere, si è soliti metterlo in relazione al Pil (prodotto interno lordo). In questo modo, in base ai dati forniti da quest’indice, si può iniziare a comprendere se il debito risulta gestibile o meno dallo stesso Stato e di conseguenza provvedere ad una prima analisi di quelle che potranno essere le scelte inerenti alla politica economica attuabili per il governo in carica. Il rapporto tra debito pubblico e prodotto interno lordo è utile per avere una chiara visione della situazione economica e finanziaria del Paese, in quanto risulta essere di primaria importanza far sì che il disavanzo sia controllato da una costante crescita del Pil. Le spese di uno Stato non dovrebbero mai eccedere le entrate, ma la storia ci insegna che non è stato sempre così.

A partire dal secondo dopoguerra, l’Italia si è trovata spesso in una condizione altalenante riguardo al debito pubblico, pur conoscendo diversi periodi di sviluppo, come il boom economico a cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta del XX secolo. La situazione prenderà una svolta decisiva con l’inizio degli anni ’80, in cui l’Italia continuerà a chiudere i bilanci dello Stato con saldi primari negativi, mentre le altre grandi economie europee si abitueranno a tenere conti in attivo. È in quel decennio che il debito pubblico va fuori controllo. Era appena sotto il 60% del Pil nel 1980 ma è già volato al 100% nel 1990[2].

Il 1992 sarà caratterizzato da un repentino cambiamento della condotta economica italiana con la sottoscrizione del trattato di Maastricht. Gli obiettivi di questo documento, con cui si sancisce la nascita dell’Unione Europea, erano quelli di creare una politica estera e di sicurezza comune, promuovere l’unione economica e monetaria attraverso la creazione di una moneta comune e cooperare sui temi di giustizia e affari interni. Da questo momento in poi l’Italia potrà vantare una condotta “virtuosa” rispetto ai conti pubblici, che le permette l’ingresso nell’Unione monetaria. Ma nonostante il Paese continui a chiudere ogni anno il bilancio in attivo, al netto degli interessi sul debito, la riduzione del passivo dello Stato è lenta e viene vanificata dalla grande crisi (vedi nota 2)

L’analisi attinente al nostro Paese ci porta a riflettere su quelle che sono stati i risultati delle politiche economiche adottate dai governi, soprattutto dal 2000 ad oggi. Il mondo è in continua evoluzione e sono molte le variabili che incidono sulla funzionalità di una scelta piuttosto che un’altra, ma è opportuno precisare che molto spesso proprio i fattori esterni che influenzano l’andamento della sfera economica di uno Stato possono essere incentivati se positivi, o bloccati se negativi proprio dalle manovre che la politica decide di attuare. Indubbiamente il nuovo secolo si aprì con prospettive rosee sotto tutti i punti di vista, ma dopo l’attentato dell’11 settembre e ancor di più con la crisi finanziaria del 2008 le cose sono andate diversamente.

Il grafico n.2 mostra come il debito pubblico, rapportato in milioni di euro, sia andato sempre più aumentando.

(Fonte dati Banca d’Italia – Istat).

Secondo la tesi portata avanti da questo articolo che ha l’obiettivo di informare il lettore in maniera puramente tecnica su un primo approccio inerente al debito pubblico italiano, è  opportuno sottolineare che molte volte per propaganda diversi governi hanno vantato degli ottimi risultati in campo economico, durante la propria legislatura, perché si sono verificati degli effetti positivi riguardo a determinate scelte, che però erano state prese alcuni anni prima da altri esecutivi e che per ragioni di tempo non hanno potuto constatare  l’esattezza o meno delle proprie decisioni.

Grafico n.1 Composizione dei Titoli di Stato

Grafico n.2 Debito pubblico italiano rapportato in milioni di Euro

 

Con la stesura dei prossimi articoli si avrà modo di analizzare determinate politiche economiche per cercare di capire come si è arrivati alla situazione odierna e magari ipotizzare come potrebbe essere quella futura anche se, come detto in precedenza, le variabili sono molteplici ed imprevedibili soprattutto in un contesto come quello italiano dove anche i partiti storici  e le ideologie tradizionaliste hanno subito negli ultimi anni una forte crisi dalla quale ancora oggi, l’uscita sembra davvero lontana.

 

[1]http://www.dt.tesoro.it/it/debito_pubblico/dati_statistici/bollettino_trimestrale/ 

[2]https://www.avvenire.it/economia/pagine/come-si-e-formato-il-debito-pubblico-italiano/ 

Mario Nocera

Mario Nocera, nato a Napoli il 04/01/1992 Direttore Area: Politica Economica Responsabile sviluppo business Laurea Magistrale in Scienze delle Pubbliche Amministrazioni presso: l'Università degli Studi di Napoli Federico II. Tesi di Laurea in: Teoria dell Sviluppo umano. Titolo Tesi: ''Le diseguaglianze in Italia : il divario tra Nord e Sud'' Interessi: economia, finanza, politica, attualità e sociologia. Contatti: mario.nocera@iusinitinere.it

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