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Il Digital Single Market: di cosa si tratta e che punto siamo

Il Mercato Unico Digitale, o “Digital Single Market” (da qui in poi, DSM) è una strategia adottata dalla Commissione Europea Juncker il 6 maggio del 2015. La Commissione, difatti, avendo realizzato l’importanza delle tecnologie digitali e di internet, ha deciso di impegnarsi per innovare il mercato unico europeo, rendendolo adatto alla digital age.

Fino a quel momento sia le aziende che i consumatori si trovavano di fronte a barriere nell’utilizzo di strumenti e servizi online, che impedivano non solo ai cittadini, ma anche ai governi, di poter beneficare appieno della digitalizzazione.

L’obiettivo posto dalla Commissione Juncker è, quindi, creare un Mercato Unico Digitale in cui sia garantita la libera circolazione di merci, persone, servizi, capitali e dati, e in cui cittadini e le imprese possano accedere in modo trasparente ed equo a beni e servizi online, indipendentemente dalla loro nazionalità e da dove risiedano.

Gli obiettivi espressamente enunciati dalla Commissione Europea sono molteplici:

  • Promuovere l’e-commerce nell’Unione Europea eliminando il geoblocking e rendendo le consegne transfrontaliera più economiche ed efficienti,
  • Modernizzare le norme sul copyright nell’UE per adattarle all’era digitale,
  • Aggiornare le norme audiovisive e lavorare con le piattaforme per creare un ambiente più equo per tutti, promuovere film europei, proteggere i bambini e affrontare l’incitamento all’odio,
  • Aumentare la capacità dell’UE di rispondere agli attacchi informatici rafforzando l’ENISA, l’agenzia europea per la cybersecurity,
  • Beneficiare del potenziale della European Data Economy creando delle norme per il libero flusso di dati non personali tra gli Stati Membri,
  • Assicurare a tutti i cittadini europei la migliore connessione Internet possibile, iafinchè ciascuno possa essere parte dell’economia digitale, ossia garantire la cosiddetta “connectivity for a European gigabit society”,
  • Adattare le regole ePrivacy al nuovo ambiente digitale,
  • Aiutare grandi e piccole imprese, ricercatori, cittadini e autorità pubbliche a sfruttare al massimo le nuove tecnologie assicurando che tutti abbiano le competenze digitali necessarie e finanziando la ricerca dell’UE in materia di salute e calcolo ad alte prestazioni.

Al fine di raggiungere tali obiettivi, la Commissione ha basato la strategia del Digital Single Market su 3 pilastri:

  1. Migliorare l’accesso ai beni e ai servizi digitali, ossia assicurare un migliore accesso, sia ai consumatori che alle aziende, ai beni e servizi online europei. Ciò avviene attraverso la rimozione delle barriere all’ecommerce.
  2. Creare un ambiente dove i network e i servizi digitali possano prosperare, grazie a infrastrutture veloci, sicure e affidabili. Gli elementi chiave sono la cybersecurity, la data protection, nonchè la trasparenza delle piattaforme online.
  3. Il digitale come motore per la crescita, cosicchè ogni cittadino europeo possa goderne i benefici.

La Commissione ha stimato che la realizzazione del Mercato Unico Digitale sia in grado di contribuire positivamente all’economia europea per una cifra di 415 miliardi di Euro all’anno, apra le porte a centinaia di migliaia di nuovi posti di lavoro, creando opportunità per nuove start-up e consentendo alle aziende di crescere e innovare in un mercato di oltre 500 milioni di persone[1].

Il raggiungimento degli obiettivi che consentono di sfruttare appieno i punti di forza del DSM può avvenire solamente se, accanto alle iniziative proprie dell’UE, sono effettuati investimenti nelle competenze e infrastrutture digitali sia a livello statale che a livello dell’Unione che da parte del settore privato. Il completamento del Mercato Unico Digitale richiede in aggiunta un contesto giuridico chiaro e stabile per stimolare l’innovazione e affrontare la frammentazione del mercato. Per questo motivo, la realizzazione del DSM avviene per opera degli interventi legislativi dell’Unione Europea: sono in tutto 29 le proposte legislative che compongono il quadro della digitalizzazione del mercato unico, e non tutte sono state attuate.

Un esempio di politica attuata nell’ambito del Digital Single Market è la cosiddetta consumer triple win, ossia un pacchetto composto da tre proposte, ora divenute Regolamento, finalizzate, in primis, ad abolire i costi di roaming negli stati europei, abolizione avvenuta a partire dal 15 giugno 2017[2], in secundis, a garantire la portabilità transfrontaliera dei servizi e dei contenuti online[3], che comporta la possibilità di accedere ai propri abbonamenti online a film, eventi sportivi, e-book, videogiochi o servizi musicali in tutta Europa, e da ultimo, mira all’eliminazione dei geoblocking ingiustificati, impedendo agli operatori commerciali di discriminare i consumatori di altri Stati membri senza ragioni obiettivamente giustificate[4].

Un’ulteriore proposta cardine all’interno del novero delle iniziative del Digital Single Market è il rinnovamento delle norme sulla Data Protection, avvenuto con il noto General Data Protection Regulation 2016/679[5]. Il GDPR, difatti, si presenta come uno strumento essenziale per tutelare i diritti di protezione dei dati personali nella digital age.

Ma a tre anni di distanza dall’adozione del Digital Single Market, in che misura è stata data attuazione alla strategia?

Per il 2018 la Commissione europea ha fissato il complesso obiettivo di concludere i negoziati di tutte e 29 le proposte del Mercato Unico Digitale che erano state annunciate nel 2015, e, considerando che 13 proposte sono ancora dibattute, non si può dire che sia un traguardo semplice[6].

Inoltre pochi giorni fa, il 18 maggio, la Commissione ha pubblicato i risultati dell’indice di digitalizzazione dell’economia e della società (DESI) relativo al 2018, con cui l’Unione controlla le prestazioni degli Stati membri in termini di connettività digitale, competenze digitali, attività online e digitalizzazione delle imprese e dei servizi pubblici[7].

L’indice rivela che, nonostante la digitalizzazione dell’UE sia in crescita, i progressi avvenuti sino ad ora non sono sufficienti per permettere all’Europa di tenere il passo con i leader mondiali e ridurre il divario esistente tra gli Stati membri. Da questo risultato la Commissione ha compreso come sia ancora più urgente il completamento della strategia del mercato unico digitale e l’aumento degli investimenti nella digitalizzazione dell’economia e della società.

Fonte: http://europa.eu/rapid/press-release_IP-18-3742_en.htm

Osservando i dati del DESI, Danimarca, Svezia, Finlandia e Paesi Bassi sono gli Stati con il punteggio migliore e fanno parte dei leader mondiali nel campo della digitalizzazione, seguiti da Lussemburgo, Irlanda, Regno Unito, Belgio ed Estonia. Irlanda, Cipro e Spagna hanno registrato il maggior progresso negli ultimi quattro anni, mentre l’Italia si trova ad un misero quartultimo posto, davanti solo a Bulgaria, Grecia e Romania.

Questo denota come, nonostante gli Stati Europei stiano progredendo, le disparità sono ancora notevoli e la strada per raggiungere la piena attuazione del Mercato Unico Digitale non è breve.

 

 

[1]European Commission, Digital single market, Bringing down barriers to unlock online opportunities, accessibile al seguente link .

[2]Regolamento (UE) 2015/2120 che stabilisce misure riguardanti l’accesso a un’Internet aperta e che modifica la direttiva 2002/22/CE relativa al servizio universale e ai diritti degli utenti in materia di reti e di servizi di comunicazione elettronica e il regolamento (UE) n. 531/2012 relativo al roaming sulle reti pubbliche di comunicazioni mobili all’interno dell’Unione, 25 novembre 2015, disponibile qui http://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:32015R2120&from=IT.

[3]Regolamento (UE) 2017/1128 relativo alla portabilità transfrontaliera di servizi di contenuti online nel mercato interno, 14 giugno 2017, disponibile qui .

[4]Regolamento UE 2018/302 recante misure volte a impedire i blocchi geografici ingiusitificati e altre forme di discriminazione basate sulla nazionalità, sul luogo di residenza o sul luogo di stabilimento dei clienti nell’ambito del mercato interno e che modifica i regolamenti (CE) n. 2006/2004 e (UE) 2017/2394 e la direttiva 2009/22/CE, 28 febbraio 2018, disponibile qui https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:32018R0302&from=IT.

[5]Per approfondimenti sul GDPR, si vedano i precedenti articoli nella sezione IP & IT di Iusinitinere, ex multis: Data breach e GDPR (parte II): gli obblighi di notifica agli interessati, Lo schema del decreto legislativo per l’adeguamento al GDPR, Le valutazioni d’impatto (DPIA) del GDPR, Data breach e GDPR (parte I): gli obblighi di notifica all’autorità, Il nuovo scenario in tema di protezione dei dati personali alla luce dell’imminente applicazione del GDPR.

[6]Commissione Europea – comunicati stampa,Riunione del Leader UE a Sofia: completare un mercato unico digitale sicuro a vantaggio di tutti, Bruxelles, 15 maggio 2018, disponibile qui http://europa.eu/rapid/press-release_IP-18-3740_it.htm.

[7]Commissione Europea – comunicati stampa,Quanto è digitale il tuo paese? L’Europa ha bisogno del mercato unico digitale per stimolare le prestazioni digitali, Bruxelles, 18 maggio 2018, disponibile qui http://europa.eu/rapid/press-release_IP-18-3742_it.htm.

Lucrezia Berto

Classe 1992, piemontese di nascita ma milanese d’adozione, si laurea nel 2016 in giurisprudenza alla School of Law dell’Università Bocconi. Dopo l'inizio della carriera professionale negli Stati Uniti e la pratica forense presso uno dei principali studi legali milanesi, decide di seguire le sue passioni iscrivendosi all’LL.M in Law of Internet Technology dell’Università Bocconi. Attualmente vive in Spagna, a Barcellona, dove si occupa di consulenza in materia IP, IT e Data Protection a startup ad alto livello tecnologico. Appassionata di nuove tecnologie, proprietà intellettuale e big data, è un’amante dei viaggi e dello sport. Contatto: lucrezia.berto@iusinitinere.it

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