giovedì, Aprile 18, 2024
Uncategorized

Il rapporto uomo-ambiente nell’omicidio di Melania Rea

Premessa: con una serie di articoli si vuole analizzare, dal punto di vista criminologico, l’omicidio di Melania Rea e, in questa sede, si svolgono alcune riflessioni in merito al rapporto uomo-ambiente. Nei precedenti lavori l’analisi è stata rivolta alla criminodinamica[1] e alla criminogenesi[2].

Introduzione.

Lo studio criminologico, negli anni ’80, cambia prospettiva spostando l’attenzione dal “criminale” al “fatto-crimine”.[3]

Il fatto-crimine viene poi analizzato seguendo teorie di volta in volta diverse. In questa sede, si vuole prendere in considerazione quella relativa all’ Environmental Criminology, che studia il crimine nelle sue quattro componenti: la dimensione legale, la dimensione dell’autore, quella della vittima e, infine, quella spazio-temporale e del luogo.[4] Quest’ultima dimensione è studiata dalla c.d. criminologia socio-spaziale, che considera: il luogo, come quello geografico con confini chiari; lo spazio, come qualcosa che ha un significato più ampio, poiché è legato alle attività sociali che in esso sono esplicate.[5]

Per comprendere tale tipo di approccio, occorre partire dalla considerazione che le persone, sia criminali che non, apprendono informazioni ambientali dai luoghi che frequentano o che attraversano e, sulla base di queste, elaborano delle mappe cognitive dell’area. Tutte le informazioni sono apprese grazie alle esperienze proprie o alla trasmissione da altri. L’elaborazione di queste informazioni confluisce all’interno di un modello comportamentale che viene costruito, in modo controllato oppure automatico. Tale modello influenzerà, poi, il comportamento vero e proprio.[6]

Diversi studi, che si sono occupati del rapporto uomo-ambiente, hanno rilevato come solitamente gli atti criminali vengano commessi nelle vicinanze dei luoghi ove il soggetto agente trascorre la maggior parte della giornata: dove ha la propria abitazione, il luogo di lavoro o di studio, il luogo ove svolge attività ricreative ecc.., nonché nei luoghi di passaggio per raggiungere tali posti.[7] Si tratta dei c.d. luoghi di routine. I coniugi Brantingham (1981), in particolare, studiarono il modo in cui i criminali si rapportano a questo ambiente, che è l’area di caccia, nella quale c’è la massimizzazione della possibilità di commettere un atto criminale con il minimo rischio di essere individuato o catturato.[8]

A ciò va aggiunto che, sempre sulla base di diversi studi, generalmente le distanze che gli autori di reato percorrono per commettere il crimine sono brevi. Anche se sussistono delle differenze a seconda del tipo di reato, è stato rilevato infatti che tra i reati contro la persona e quelli contro il patrimonio le distanze che vengono percorse per i primi sono minori rispetto a quelle percorse per i secondi.[9]

In riferimento a questo, è importante l’ecologia umana, che studia l’effetto dell’ambiente sull’uomo e sulle sue attività e spostamenti. In pratica, si cerca di descrivere le relazioni tra i luoghi e gli aspetti della vita. In particolare, la distanza ecologica è quella che ha un significato non solo spaziale ma anche temporale ed economico e viene misurata in termini di tempo-costo.[10] Con “costo” si intende non solo la spesa economia, ma anche le energie fisiche o cognitive utilizzate.[11]

Gli individui, quindi, organizzano le loro attività di routine influenzati da fattori spazio-temporali; la distribuzione dei luoghi frequentati da un individuo è, a sua volta, influenzata dalla distanza fisica che lo stesso può percorrere utilizzando il mezzo a disposizione: più lento sarà il mezzo e minore sarà il raggio d’azione.[12]

Per riassumere le considerazioni sin qui fatte, occorre fare riferimento al principio di prossimità o vicinanza, in base al quale una persona che si trova a dover scegliere un posto/obiettivo lo farà prediligendo quello che gli comporta un minor dispendio di tempo. Per quanto riguarda l’offender, questo sceglierà l’obiettivo raggiungibile con il minor dispendio di tempo, con un facile accesso e collocato nelle vicinanze della residenza.[13]

La riduzione dell’attività con l’aumento della distanza viene descritta con una funzione matematica che rappresenta la c.d. distanza di decadimento.[14]

Per entrare più nello specifico, occorre evidenziare che, in riferimento ad un criminale, possiamo individuare due tipologie di luoghi: la base operativa e il punto di ancoraggio. La prima è il luogo ove l’individuo ha la propria residenza e, dunque, rappresenta il luogo da cui parte e al quale fa ritorno. Il secondo è rappresentato da tutti gli altri punti importanti per l’ecologia del movimento: sono i luoghi di cui si è detto, quelli in cui le persone hanno interessi di particolare rilevanza per la vita quotidiana, per il lavoro o la presenza di loro affetti.[15]

Occorre a questo punto aggiungere che, nonostante il luogo ove è presente la base operativa o il punto di ancoraggio sia più conosciuto e, quindi, ivi sarebbe più facile individuare obiettivi o vittime, è anche vero che il potenziale criminale qui è un soggetto noto e dunque facilmente riconoscibile. Per questo motivo, tale ambiente può essere percepito dall’autore come meno sicuro e, quindi, se ne allontanerà rimanendo comunque all’interno di un’area nota. Gli uomini, in effetti, si sentono al sicuro e a loro agio in certi luoghi e non in altri; i luoghi della città non frequentati rimarranno infatti, da un punto di vista cognitivo, inesistenti e probabilmente verranno percepiti con un senso di insicurezza.[16]. Tutto ciò viene evidenziato in quanto, anche nello studio del crimine, il concetto di sicurezza è fondamentale. Per tale ragione sia la dimensione spaziale che quella sociale devono essere prese in considerazione.[17]

L’omicidio di Melania Rea

Questi studi sono molto importanti quando si tratta di omicidi seriali: in base al punto in cui si verificano gli omicidi, è ben possibile ricavare l’area nella quale è probabile che l’assassino abbia la propria base operativa. In questo modo, sarà dunque possibile restringere il campo di ricerca. Ebbene, tale procedimento investigativo è detto Geographic Profiling. Con questo metodo, l’attenzione è rivolta alle informazioni temporali e geografiche dei reati seriali, al fine di ottenere delle indicazioni circa l’area di movimento dell’offender.[18]

Come detto, è vero che questo approccio ha notevole importanza negli omicidi seriali. É vero, però, che anche l’omicidio di Melania Rea può offrire un interessante applicazione di questi studi, i quali possono comunque applicarsi ad aggressori non abituali o non seriali, poiché anche questi offender sono portati a commettere il reato in zone che rientrano nella propria mappa cognitiva.

Anche in questi casi rileva il rapporto uomo-ambiente, inevitabilmente. E infatti il principio di prossimità o vicinanza, di cui si è detto, parte dall’idea che i luoghi ove sono commessi i fatti delittuosi o dove i corpi delle vittime sono ritrovati non sono casuali, perché dipendono dalla legge di decadimento. [19]

Relativamente l’omicidio di Melania Rea, occorre pertanto ricordare che il 18 aprile 2011 Parolisi formalizzava la denuncia di scomparsa alle ore 21.00 presso gli uffici del Nucleo Investigativo Carabinieri di Ascoli Piceno. Riferiva che verso le 14.00 circa dello stesso giorno con la moglie e la figlia si erano recati a Colle San Marco e che “arrivati al pianoro sostavano presso un prato dove ci sono una staccionata e delle altalene, lì facevamo giocare la bambina all’altalena”. Dopo qualche minuto, Melania manifestava l’esigenza di dover andare in bagno e decideva di andare da sola a piedi, percorrendo una stradina (Via dei Martiri della Resistenza, anche se più lunga rispetto a Via dei Caduti della Resistenza e alla c.d. “scorciatoia”) che conduce ad un vicino chiosco con dei bagni pubblici e al bar Segà. Per Parolisi la moglie si sarebbe diretta al bar, preferendo i bagni di un esercizio commerciale.

Non vedendola tornare, Parolisi metteva la bambina in macchina e andava a cercare la moglie. Senza esito, si fermava quindi al bar, prendeva un caffè e chiedeva se avevano visto la moglie.

A detta dell’uomo, la località dove si erano recati era abbastanza conosciuta dalla coppia (così smentendo una precedente dichiarazione relativa alla non conoscenza del luogo), essendosi ivi recati due o tre volte nell’ultimo mese per fare delle passeggiate. Successivamente, emergeva sul punto che i coniugi erano stati lì l’ultima volta il 10 aprile 2011 con una testimone, la quale riferiva che Melania e il marito conoscevano la “scorciatoia” per andare al bar Segà.[20]

Il 20 aprile 2011 veniva ritrovato il corpo di Melania e, dall’autopsia, l’epoca del decesso veniva individuata nel pomeriggio del 18 aprile.[21]

La dinamica proposta da Parolisi era la seguente: lungo il tragitto per andare in bagno Melania avrebbe incontrato qualcuno che l’avrebbe fatta salire in macchina (probabilmente conosciuto vista l’assenza di segni di colluttazione) per darle un passaggio verso il bar Segà, salvo poi dirigersi per il chiosco di Ripe di Civitella. [22]

La dinamica ricostruita dai giudici è diversa. Melania, non gradendo la scarsa igiene delle altalene, avrebbe proposto di lasciare Colle San Marco e di andare al chiosco della pineta, curiosa di conoscere i luoghi ove si addestrava il marito (di cui si dirà in seguito). I due con la bambina si sarebbero, quindi, spostati con la macchina e, essendo lì la temperatura meno mite, Parolisi si sarebbe coperto con il pantalone militare e la casacca in goretex. Melania si sarebbe abbassata i pantaloni per urinare, lui si sarebbe avvicinato per un rapporto sessuale che sarebbe stato rifiutato da lei. L’umiliazione, l’ennesima, avrebbe portato Parolisi alla reazione violenta. In seguito, si sarebbe tolto gli abiti che indossava sopra i suoi e li avrebbe nascosti insieme al coltello che aveva con sé. A quel punto sarebbe tornato a Colle San Marco, inventando la storia della scomparsa della moglie.[23]

In seguito, sarebbe a tornato a Ripe di Civitella la mattina del 20 aprile, poiché il 19 vi erano i militari del reggimento di Chieti e, in tale occasione, avrebbe recuperato gli oggetti che lo compromettevano, effettuato il vilipendio e disseminato in giro materiali vari per confondere le indagini.[24]

Il rapporto uomo-ambiente

Il corpo di Melania Rea era stato ritrovato in località “chiosco della pineta” a Ripe di Civitella. Località nota ai militari del 235° Reggimento Piceno, cui apparteneva Parolisi, in quanto da un lato era area di addestramento perché era presente un poligono e, dall’altro, era il luogo ove venivano svolte le c.d. “continuative”, vale a dire quelle esercitazioni che durano più giorni consecutivi con pernottamento in tenda. Alla luce di questo, è ben possibile sostenere che il Parolisi conoscesse bene la zona. A ciò va aggiunto che lo stesso era specializzato in topografia e teneva delle lezioni di orientamento.[25]

A ulteriore riprova del fatto che l’uomo conosceva l’area sta il fatto che, quando viene riferito il luogo di ritrovamento del corpo di Melania, un testimone riferiva: “Non fu necessario riportare sulla carta eventuali disegni circa il percorso ed i luoghi indicati perché Salvatore lo capì immediatamente […]”[26]

Melania, a differenza di Parolisi, conosceva poco la zona. E, in merito, occorre evidenziare che in precedenza Parolisi aveva confidato che, proprio presso il chiosco della pineta, si era recato con Melania per cercare l’albero della cuccagna e avevano consumato un rapporto sessuale all’aperto mentre la bambina dormiva.[27]

I giudici evidenziano come l’unico dato “reale” in merito alla conoscenza del luogo da parte di Melania consistesse nel fatto che la stessa aveva tentato in un’occasione di far visita ai luoghi di esercitazione del marito, ma aveva desistito a causa della neve. Una testimone sul punto affermava:“[…] Melania, parlando del più e del meno, mi raccontò che insieme al marito e alla figlia aveva fatto una passeggiata in macchina e Salvatore l’aveva portata a Ripe di Civitella, dove faceva solitamente esercitazioni militari […]”[28]

 

Conclusioni

Il sopralluogo criminologico si caratterizza per il fatto che, analizzando il valore estrinseco delle tracce forensi, consente di trovare il significato nascosto del reato. Tale ultimo significato è racchiuso nel modus operandi, nella firma criminale, nella storia della vittima e nelle possibili relazioni esistenti tra questa e l’autore del reato ed infine anche nelle relazioni geografiche dei luoghi legati al reato.[29]

Come si qui detto, il rapporto uomo-ambiente ha estrema importanza poiché la scelta del luogo, più o meno consapevole, ove si realizza il reato non è casuale e fornisce degli elementi utili sull’offender.

Posto che l’unica certezza è che l’autore del reato e la vittima sono entrati in contatto tra loro in un determinato momento e in un luogo specifico, ogni ulteriore considerazione che può essere fatta prende avvio proprio da quel luogo di contatto e dal comportamento che il reo ivi ha assunto.[30]

È, quindi, interessante evidenziare quanto segue: mentre per Melania quel luogo era praticamente sconosciuto, per Parolisi non era così. Egli conosceva bene il posto e, stando alle considerazioni fatte in introduzione, non può non evidenziarsi come ciò renda tale luogo estremamente appetibile: si tratta di una zona conosciuta dall’autore, non troppo vicina all’abitazione e di cui conosce le strade per raggiungerla.

È possibile dire che, in questo caso, è pienamente applicabile il principio di prossimità o vicinanza e che il luogo si trova entro la distanza di decadimento.

La conoscenza del posto comporta la maggiore facilità con cui può avvenire lo spostamento dalla base operativa al luogo e viceversa, poiché le vie gli sono familiari e il percorso viene percepito come vicino, avendo i mezzi per raggiungerlo; le conoscenze dei sentieri alternativi e delle barriere geografiche ne danno la percezione di sicurezza.

La conoscenza del luogo ha, inoltre, agevolato non solo l’omicidio ma anche il vilipendio del cadavere. Come detto in precedenza, infatti, si ritiene verosimile che (stando ad una testimonianza) la mattina del 20 aprile l’uomo si sia recato a Ripe di Civitella per ripulire la zona degli oggetti che potevano comprometterlo, per effettuare il vilipendio e per spargere nei dintorni altri materiali (tra cui la siringa che ha conficcato nel petto della donna) che aveva prelevato quella mattina stessa andando a fare footing (circostanza compatibile con un aggancio del cellulare ad una cella vicino la Caserma).[31]

Con questo terzo ed ultimo lavoro si conclude l’analisi svolta relativamente all’omicidio di Melania Rea, per svolgere tale approfondimento si è partiti dal criminal profiling che è attività legata intimamente  alla criminodinamica (ossia il susseguirsi di eventi che si sono svolti sulla scena del crimine) e alla criminogenesi (vale a dire quegli elementi che precedono il reato). In questa sede si è voluto porre l’accento sulla scena del crimine, intesa quale rapporto uomo-ambiente e da cui è possibile ricavare elementi importanti per comprendere il crimine e per indirizzare le ricerche.

 

Fonte immagine: www.pixabay.com

 

[1] Per un maggiore approfondimento sul punto si veda: https://www.iusinitinere.it/lomicidio-di-melania-rea-la-criminodinamica-36957.

[2] Per un maggiore approfondimento sul punto si veda: https://www.iusinitinere.it/criminogenesi-dellomicidio-di-melania-rea-38720.

[3] D. Curtotti, L. Saravo, Manuale delle investigazioni sulla scena del crimine – Norme, tecniche, scienze, edizione 2013, p. 846.

[4] Ivi, p. 847.

[5] Ibidem.

[6] Ivi, p. 848

[7] Ivi, p. 847.

[8] Ivi, p. 850.

[9] Ibidem.

[10] Ivi, p. 842

[11] Ivi, p. 852.

[12] Ivi, p. 845.

[13] D. Magliocca, Il sopralluogo criminologico “sulla scena del crimine”, gennaio 2021 in https://www.sicurezzaegiustizia.com/il-sopralluogo-criminologico-sulla-scena-geografica-del-crimine/

[14] D. Curtotti, L. Saravo, Manuale delle investigazioni, cit, p. 850

[15] Ivi, p. 844.

[16] Ivi, p. 850.

[17] Ivi, p. 846.

[18]D. Magliocca, Il sopralluogo criminologico, cit..

[19] Ibidem.

[20] Tribunale di Teramo, n. 232, 26 ottobre 2012 (dep. 02 gennaio 2013), pp. 6-10.

[21] Ivi, p. 21.

[22] Ivi, pp. 58-59.

[23] Ivi, pp. 59-61.

[24] Ivi, p. 62.

[25] Ivi, p. 18.

[26] Ivi, p. 52.

[27] Ibidem.

[28] Ivi, p. 53.

[29]  D. Magliocca, Il sopralluogo criminologico “sulla scena del crimine”, gennaio 2021 in  https://www.sicurezzaegiustizia.com/il-sopralluogo-criminologico-sulla-scena-geografica-del-crimine/

[30]  Ibidem.

[31] Ivi, p. 62.

Maria Luisa Canale

Maria Luisa Canale, dott.ssa in giurisprudenza, abilitata alla professione forense ed esperta in scienze forensi. Si laurea il 28 marzo 2014 in giurisprudenza presso l'ateneo LUMSA di Roma con una tesi in diritto processuale penale dal titolo Il trattamento penitenziario dello "straniero". Con tale lavoro l'11 novembre 2015 vince il Premio di Laurea indetto dal Comune di Milano in memoria di Luca Massari. Ha svolto la pratica forense presso il foro di Roma, in uno studio di diritto civile, ove ha imparato a scrivere gli atti e i pareri, a rapportarsi con clienti, avvocati e magistrati ed ha approfondito soprattutto il diritto di famiglia. Ha frequentato la Scuola di specializzazione per le professioni legali presso la LUMSA che le ha dato la possibilità di svolgere il tirocinio presso la Corte di Cassazione sez. II e VII penale. Qui si è occupata dell'esame delle sentenze di merito e dei ricorsi, della ricerca giurisprudenziale, dello studio dei casi sottoposti, della redazione di ordinanze di manifesta inammissibilità e ha partecipato alle udienze. Successivamente, si è iscritta al Master di II livello in Scienze forensi (Criminologia, Investigazione, Security e Intelligence) presso l'università La Sapienza di Roma. Ha concluso questo percorso il 17 febbraio 2018 con votazione 110/110 e la tesi dal titolo Le problematiche del diritto di difesa in un caso di omicidio - la previsione di una tutela a futura memoria. Il 23 novembre 2021 Maria Luisa si abilita alla professione forense. Collabora con l'area di Criminologia di Ius in itinere. Da febbraio 2022 lavora come Consulente assicurativo e finanziario presso Filiali di Direzione, Generali Italia.

Lascia un commento