mercoledì, Aprile 17, 2024
Criminal & Compliance

Il reato di evasione: disciplina ed ultime sentenze in materia

L’art. 385 c.p. disciplina il reato di “evasione” prevedendo quanto segue,“chiunque, essendo legalmente arrestato o detenuto per un reato evade, è punito con la reclusione da uno a tre anni. La pena è della reclusione da due a cinque anni se il colpevole commette il fatto usando violenza o minaccia verso le persone , ovvero mediante effrazione; ed è da tre a sei anni se la violenza o minaccia è commessa con armi o da più persone riunite. Le disposizioni precedenti si applicano anche all’imputato che essendo in stato di arresto nella propria abitazione o in altro luogo designato nel provvedimento se ne allontani, nonché al condannato ammesso a lavorare fuori dello stabilimento penale. Quando l’evaso si costituisce in carcere prima della condanna, la pena è diminuita”.

La disposizione presuppone lo stato di arresto o detenzione integrando il reato in questione la situazione in cui il soggetto evade da una struttura ospedaliera, ad esempio, o più, comunemente, dalla struttura carceraria o dalla propria abitazione (in caso di arresti domiciliari). La norma tutela, dunque, l’esecuzione della misura che restringe la libertà personale in maniera legittima [1].

Caratteristiche del Reato

L’evasione è considerata quale un reato proprio, in quanto la qualità personale dell’autore determina la realizzazione della fattispecie: in particolar modo può essere commesso solo ed esclusivamente da persona legalmente arrestata e/o detenuta, essendo condizione di procedibilità, ai fini della configurabilità, l’elusione della misura restrittiva. Il reato in questione è a forma libera, non sono determinanti le modalità tramite le quali il soggetto riesce ad evadere, quanto l’atto stesso.

Presupposto fondamentale è il dolo dell’autore: deve sussistere la precisa, cosciente e concreta volontà del soggetto agente di volersi sottrarre ad un provvedimento che limita la libertà. Ad esempio non può essere imputato per tale reato il soggetto che si allontana dal proprio domicilio a causa di un errata conoscenza del permesso concesso. Il reato si materializza, dunque, nel momento in cui un soggetto di sottrae alla vigilanza dell’autorità: non sussiste, dunque, quando ci si sottragga ad una misura cautelare oramai priva di efficacia oppure quando il soggetto sia sottoposto ad una misura cautelare non detentiva [2].

Quando si parla di fattispecie ex art. 385 c.p. si ha riguardo, dunque, ad uno spazio fisico ben limitato: in particolar modo così come previsto dalla Cass. pen. Sent. n. 13825/2017 in materia di arresti domiciliari, per abitazione si intende l’unità abitativa in cui la persona conduce la propria vita domestica, escludendo altresì ogni altra appartenenza tra cui, ad esempio, le aree condominiali, i giardini o gli spazi comuni che non sono di pertinenza esclusiva dell’abitazione o che non ne costituiscono parte integrante.

Il delitto di evasione si presenta come un reato di natura istantanea: si consuma quando il soggetto si allontana dal luogo in cui si esegue la misura, dovendosi avere riguardo alla situazione esistente anche per l’applicazione delle eventuali cause di giustificazione.

Il bene giuridico tutelato dall’art. 385 c.p è l’interesse dello Stato, nell’amministrazione della giustizia, al mantenimento ed all’osservanza delle misure restrittive della libertà personale disposte nei confronti dell’indagato, imputato o condannato.

Circostanze del Reato

Al secondo comma si prevedono due circostanze aggravanti di natura oggettiva, “la pena è della reclusione da due a cinque anni se il colpevole commette il fatto usando violenza o minaccia verso le persone, ovvero mediante effrazione; ed è da tre a sei anni se la violenza o minaccia è commessa con armi o da più persone riunite”. Dunque costituiscono circostanze aggravanti sia la commissione del reato con violenza o minaccia oppure a mezzo di effrazione, sia l’esercizio della violenza o minaccia a mezzo di armi o tramite la riunione di più persone. Per effrazione si intende, ai fini della configurabilità dell’aggravante, la apertura non autorizzata di sistemi di chiusura o dispositivi di sicurezza.

Per quanto attiene, altresì, l’applicabilità delle circostante attenuanti generiche il Tribunale Napoli sez. I, 29/09/2018, n.10768 ha specificato come in tema di delitto di evasione dai domiciliari sono elementi utili per la concessione delle attenuanti generiche sia la giovane età dell’imputato che il comportamento reso in sede processuale. Non essendo però, secondo la Corte appello Perugia, 27/09/2018, n.910, applicabile la circostanza della giovane età nell’ipotesi in cui il soggetto sia venticinquenne all’epoca dei fatti.

Chiarimenti normativi e Cassazione Penale: le ultime sentenza in materia [3]

La Cassazione penale Sez. VII ordinanza n. 51855 del 14 novembre 2017 ha disposto come risponde del reato di evasione chi è sottoposto agli arresti domiciliari ma che, nel rientrare a casa dal lavoro, trasgredisce con ritardo rispetto all’orario consentito.

La Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 45928 del 5 ottobre 2017 ha previsto come integra il delitto di evasione il mancato raggiungimento, da parte della persona sottoposta agli arresti domiciliari, del luogo di detenzione: in tal caso palesandosi una elusione completa della sorveglianza posta in essere da parte delle persone incaricate.

La Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 23043 del 11 maggio 2017 ha statuito pure in tema di recisione del braccialetto elettronico: in particolar modo non integra l’aggravante dell’effrazione tale atto posto in essere da parte dell’indagato.

Delicato risulta il rapporto tra Lavoro e Misura Coercitiva: in particolar modo il Tribunale Lecce con Sent. n.519 del 21 febbraio 2019 ha previsto la configurabilità del reato di evasione anche nell’ipotesi in cui il sottoposto alla misura si allontani dal luogo in cui è stato autorizzato a svolgere l’attività lavorativa. Infatti la autorizzazione non costituisce una sospensione del regime domiciliare quanto, piuttosto, una sostituzione temporanea del luogo di custodia, costituito dal luogo dove si svolge l’attività lavorativa. In particolar modo è stato condannato il soggetto autorizzato a svolgere la propria attività lavorativa presso un’officina ritrovato, però, in orario lavorativo presso un vicino centro commerciale.

Sent. n. 39828 del 27 Settembre 2019

È particolarmente utile segnalare l’ultima sentenza della Suprema Corte di Cassazione in materia di evasione: in particolare gli Ermellini hanno ribadito l’orientamento giurisprudenziale maggioritario secondo cui per la configurabilità del reato il presupposto della legalità dell’arresto o della detenzione deve essere verificato in riferimento al momento della esecuzione della misura che limita la libertà personale, essendo irrilevanti gli eventuali mutamenti successivi della vicenda processuale sottesa al reato.

Con tale sentenza la Corte ha ritenuto manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale sollevata per teorico contrasto tra art. 385 c.p. ed art. 3 Cost., nella parte in cui non è previsto che siano suscettibili di revisione, stabilendo come “«la questione di legittimità costituzionale risulta manifestamente infondata atteso che la disciplina normativa in oggetto, nella lettura offerta dalla giurisprudenza di legittimità, recepisce puntualmente la scelta operata dal legislatore, che non appare affatto priva di ragionevolezza. Né, d’altro canto, sussiste la pur denunziata disparità di trattamento rispetto alla diversa regolamentazione di quanto avviene per le violazioni delle prescrizioni della misura di prevenzione della sorveglianza speciale, ex art. 75 d. Igs. 159/2011 (già art. 9 della legge 1423/1956), che venga successivamente revocata con immagine efficacia ex tunc” [4]

Fonte immagine: Pixabay.com

[1] Sul punto si veda Brocardi. It

[2] Sul punto Diritto. It, approfondimento di Concas Alessandra “il reato di evasione, definizione e disciplina giuridica”.

[3] Cfr. LaLeggeperTutti

[4] Sul punto Giurisprudenza Penale “Sull’irrilevanza, ai fini della sussistenza del delitto di evasione, del sopravvenuto proscioglimento per il reato con riferimento al quale era stata disposta la misura violata: per la Cassazione nessun profilo di irragionevolezza nella normativa”

Antonio Esposito

Dottore in Giurisprudenza, laureato presso la Federico II di Napoli: si occupa prevalentemente di Diritto Penale e Confessionale. Sviluppa la propria tesi di laurea intorno all'affascinante rapporto tra fattore religioso e legislazione penale (Italiana ed Internazionale), focalizzandosi su argomenti di notevole attualità quali il multiculturalismo, il reato culturalmente motivato e le "cultural defense".

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