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Indicatori economici: la nascita del concetto di povertà

Gli indicatori economici, a noi conosciuti, derivano dall’obiettivo di dare una definizione e una misura ad un concetto ben più articolato, infatti la differenza più importante da trattare per la definizione del concetto di povertà è tra:

  • Povertà assoluta: è misurata attraverso indicatori economici di reddito come il PIL e il reddito Pro capite con riferimento ai beni essenziali per la sopravvivenza dell’essere umano;
  • Povertà relativa: è ottenuta in termini di reddito e di consumo attraverso l’uso di specifici indici di distribuzione sensibili all’andamento economico e alla variazione della distribuzione reddituale;

Figura 1 e 2. Incidenza povertà assoluta (in alto) e relativa (in basso) per ripartizione geografica (valori percentuali)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fonte: Istat – Report La povertà in Italia, anno 2017[1]

Con la mancanza di una vera e propria definizione di povertà si è deciso di focalizzarsi sui diversi tipi in riferimento a due proprietà specifiche: a) monetario definendo il concetto come mancanza di risorse economiche, osservando anche l’ambiente con cui l’uomo interagisce e b) multidimensionale – metodo più recente di misurazione – prende in esame variabili economiche e sullo stile e qualità di vita dell’individuo con una spiegazione multivariata del fenomeno osservando ad esempio l’approccio dell’esclusione sociale di René Lenoir[2], l’approccio della capacità di Sen, le teorie fuzzy che osservano gli elementi caratterizzanti della teoria insiemistica e l’indice di povertà umana generato dalle Nazioni Unite; l’approccio è caratterizzato principalmente da due proprietà il funzionamento e la capacità.

La povertà è un elemento sempre esistito nelle società, ma ha iniziato ad essere rilevante e preso in considerazione alla nascita delle società industriali; con la Poor Law Reform Act del 1834 di Elisabetta I si estremizza una distinzione – basilare del concetto di “povero” – tra labouring poor e pauper, dove il primo è il povero in grado di mantenersi autonomamente, mentre il secondo deve dipendere dalla carità.

Prima della legge di Elisabetta I, la regolamentazione e la “protezione” dei poveri era gestita da due sistemi la Old Poor Law e l’economia morale, quest’ultima si basava su principi etici e principalmente di matrice politica finalizzati allo sviluppo di un sistema pubblico che si basava su tre capisaldi: a) assistenza a domicilio; b) workhouse; c) leggi sulla residenza.

Ancor prima della legge del 1834, a seguito della prima rivoluzione industriale e delle enclosures act[3], nel 1795 venti giudici si riunirono nella località di Speenhamland nel Berkshire diedero vita al Speenhamland System[4] che prevedeva l’integrazione salariale sulla base di tre parametri:

  1. Livelli dei salari;
  2. Composizione della famiglia;
  3. Prezzo della farina → bene prezioso per le società di quei secoli

Avendo come obiettivo la garanzia e il mantenimento dei diritti sociali di ogni singolo individuo.

È con l’avvento della civiltà salariale, a seguito della seconda rivoluzione industriale, a cavallo tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, in cui si iniziò a comprendere l’importanza dei diritti sociali e dello status di cittadini che si pensò anche alla possibilità di indagare sul concetto, grazie alle ricerche e alle inchieste di Charles Booth – membro della Royal Statistical Society[5]– si aprì il filone sociologico di indagine sulla povertà[6]; oggi le scale più usate per le indagini economiche sono state definite dall’OCSE e in Italia è stata definita sulla base dei parametri nazionali da Antonio Carbonaro come ad esempio la soglia di povertà e la scala di equivalenza.

Esistono diversi indicatori economici usati per misurare la povertà:

  • Prodotto Interno Lordo (PIL o GDPGross Domestic Product) → misura il risultato finale dell’attività produttiva dei residenti di un Paese. Può essere calcolato in più modi:
  1. Sul lato della domanda, dell’acquirente;
  2. Sul lato dell’offerta, dei produttori;
  3. Col riferimento al reddito;
  4. Con la numerazione dei fattori di produzione;

le dinamiche di calcolo sono scomposte in: Deflattore del PIL osservando l’andamento dei beni e dei prezzi e PIL a prezzi costanti che si riferisce alla quantità dei beni e dei prezzi, è per queste caratteristiche che non viene utilizzato come indicatore internazionale;

  • Reddito pro capite: equivale al rapporto tra il reddito nazionale e il numero di abitanti, è impiegato per effettuare dei confronti tra le varie economie e per valutare le dimensioni e le potenzialità di un mercato;
  • Coefficiente di Gini: è usato per lo studio delle differenze tra grandezze, quali reddito, ricchezza e voci di spesa. Il calcolo, in valore assoluto, è ottenuto dalla differenze fra le varie coppie di cittadini in base ad un’unità di misura, quale ad esempio il reddito, e di sommare poi queste differenze, il coefficiente varia tra 0 e 1, a valori bassi si ha una buona equidistribuzione, con valore uguale a 0 si ha una perfetta distribuzione del reddito, mentre a valori alti corrisponde una forte diseguaglianza dove 1 è il valore massimo, di conseguenza quanto maggiore sarà la differenza più alto sarà il valore finale della somma;

Figura 3[7]Curva di Lorenz-Coefficiente di Gini

  • Potere d’acquisto : è il valore di una valuta espresso in quantità di beni e servizi che possono essere acquistati da una stessa unità della valuta;
  • Criteri geografici e classificazione di Alfred Sauvy[8];
  • Classificazione in base all’eleggibilità al prestito e Classificazione in base all’indebitamento estero dei paesi poveri (HIPC – Heavily Indebted Poor Countries) → sono criteri – presi in esame dalla Banca Mondiale e dal Fondo Monetario Internazionale – sulla base delle possibilità dei Paesi di richiedere un prestito e sulle differenze di indebitamento dei Paesi poveri;
  • Indici MSCI[9] → indici azionari internazionali – presi in riferimento dai gestori dei fondi comuni di investimento – ideati nel 1970 da una famosa banca d’affari americana la Morgan Stanley Capital International controllata da Morgan Stanley. Sono suddivisi in base all’area geografica e a criteri settoriali, si dividono in:
  1. indici rivolti ai mercati sviluppati (Europa, Usa e Pacifico);
  2. indici per i Mercati emergenti (EM);
  3. indici per tutti i Paesi (AC);
  • Classificazione delle nazioni di recente industrializzazione;
  • Classificazione in base alla soglia di povertà nazionale;

Oltre agli aspetti puramente sociali ed economici, la povertà è stata trattata a livello giuridico, infatti ad oggi in Italia abbiamo ottenuto la legge sulla povertà con il decreto legislativo n.147 del 2017[10] che prevede l’introduzione del REI (Reddito di inclusione), sostegno economico attivo che si basa su dei progetti che accompagnano il nucleo familiare al raggiungimento dell’autonomia finanziaria attraverso l’aiuto dei servizi sociali e il coinvolgimento delle forze produttive territoriali e del terzo settore, cercando di sostituire il SIA (Sostegno per l’inclusione attiva).

[1] Report La povertà in Italia, anno 2017[1], https://www.istat.it/it/files/2018/06/La-povert%C3%A0-in-Italia-2017.pdf

[2] Concetto di esclusione sociale di fattori che hanno un peso maggiore su individui caratterizzati da un reddito basso e quindi tiene conto dei diritti dei cittadini.

[3] È il processo migratorio – nel periodo 18° e 19° secolo – dalla città rurale a quella industriale. http://www.treccani.it/enciclopedia/enclosures/

[4] ” Poor Law” in Diazionario di Economia e Finanza (2012)

Disponibile qui: http://www.treccani.it/enciclopedia/poor-law_%28Dizionario-di-Economia-e-Finanza%29/

[5] È affiliata all’istituto internazionale di statistica, è nata nel 1834 e ha nove sezioni: a) business e industrial; b) environmental statistics; c) general applications; d) medical; e) official statistics; f) quality improvement; g) research; h) social statistics; i) statistical computing. https://www.rss.org.uk/

[6] Morlicchio E. Sociologia della povertà, il Mulino 2012

[7] Curva di Lorenz – Coefficiente di Ginihttp://www.treccani.it/enciclopedia/indice-di-gini_(Dizionario-di-Economia-e-Finanza)/

[8] Alfred Sauvy, http://www.treccani.it/enciclopedia/alfred-sauvy/

[9] Modern Index Strategy Indexes, 

[10]Piano per gli interventi e i servizi sociali di contrasto alla povertà 2018-20, Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, http://www.lavoro.gov.it/temi-e-priorita/poverta-ed-esclusione-sociale/focus-on/Reddito-di-Inclusione-ReI/Documents/Piano-interventi-servizi-poverta.pdf

Fonte immagine: http://www.largine.it/index.php/la-poverta-ce-arrivato-anche-scalfari/

Roberta Iacobucci

Laureata in Sociologia all'Università di Napoli "Federico II", tesi di laurea in Statistica per la ricerca sociale sulla comparazione degli indicatori economici e sociali che si usano per misurare il grado di povertà di un Paese. Laureata con lode in Comunicazione, Valutazione e Ricerca Sociale presso l'Università di Roma "La Sapienza", tesi di laurea in Sociobiologia e Teoria dei giochi, per l'analisi dell'agire strategico cooperativo in riferimento al suo grado di funzionamento all'interno della società. Area di interesse: Politica Economica

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