lunedì, Ottobre 7, 2024
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La Commissione Europea taglia le stime della crescita economica italiana

La Commissione Europea taglia le stime di crescita dell’economia italiana di 1 punto percentuale, rispetto alle previsioni del governo italiano[1].

Lo scorso 7 febbraio, Bruxelles ha reso note le nuove previsioni invernali[2], secondo cui, nel 2019 il Prodotto Interno Lordo italiano sarà dello + 0,2% ossia meno di quanto anticipato nelle previsioni autunnali (+1,2%) e meno anche di quanto stimato dal governo in dicembre (+1%), ovvero proprio dopo la correzione delle stime auspicate dalla Commissione.

L’analisi dell’economia italiana

L’economia italiana ha iniziato a perdere slancio all’inizio del 2018 a causa di un più ampio rallentamento dell’Eurozona e ha subito una contrazione nella seconda metà dell’anno[3].

Il PIL reale è sceso dello 0,2% negli ultimi tre mesi del 2018, dopo una diminuzione dello 0,1% nel trimestre precedente. Se l’iniziale rallentamento era legato all’andamento del commercio mondiale, il recente peggioramento dell’economia è attribuibile alla debolezza della domanda interna, in particolare degli investimenti.

Si giudica che pesi l’incertezza politica del governo e l’aumento dei costi di finanziamento delle nuove misure della Legge di Bilancio. In termini annuali, il PIL reale è cresciuto dell’1,0% nel 2018. Tuttavia, l’attuale indebolimento del settore manifatturiero, e il relativo calo della fiducia delle imprese, impatta negativamente sulle prospettive a breve termine dell’economia italiana.

Di conseguenza, L’analisi della Commissione Europea stima che nel 2019 la crescita annua del PIL reale dovrebbe scendere allo 0,2%, in misura considerevolmente inferiore a quanto previsto nelle previsioni autunnali. Inoltre, la dinamica delle esportazioni sarà influenzata negativamente dal rallentamento di importanti partner commerciali dell’Italia[4].

Con il rallentamento degli investimenti, la crescita delle importazioni potrebbe attenuarsi con la conseguenza che le esportazioni nette forniscano un sostegno marginale alla crescita del PIL. Le prospettive di crescita sono soggette a un’elevata incertezza. Un’economia globale indebolita dal previsto e l’impatto dell’incremento dell’incertezza politica sul sentiment e sulle condizioni di finanziamento del settore privato potrebbero portare a una recessione più prolungata

Nel 2020, si prevede una crescita allo 0,8%, risultato di un effetto positivo di riporto e da altri due giorni lavorativi nel 2020. Tuttavia, le stime sono al lordo degli effetti dell’aumento delle imposte indirette previsto nel bilancio per il 2019 e per il 2020.
Il consumo privato dovrebbe sostenere la crescita del PIL grazie ad un aumento del reddito disponibile reale dovuto al calo dei prezzi del petrolio e marginalmente sostenuto dall’introduzione del sistema del reddito della cittadinanza, ma, allo stesso tempo, attenuato dal peggioramento delle prospettive occupazionali. Per contro, l’investimento delle imprese dovrebbe rallentare bruscamente nel 2019.

Infine, a seguito della nuova Legge di Bilancio, i rendimenti dei titoli sovrani sono diminuiti, ma sono pur sempre superiori ad un anno fa.
L’inflazione complessiva dovrebbe moderarsi nel 2019 grazie ai prezzi dell’energia. Tuttavia, i prezzi al consumo sono aumentati dell’1,2% nel 2018, dovrebbero attestarsi sopra l’1,0% quest’anno e risalire all’1,3% nel 2020. L’inflazione di base è destinata a salire gradualmente nel periodo di previsione 2018-2020 in linea con la crescita dei salari.

Le conseguenze dell’economia italiana

L’economia italiana sta attraversando una fase difficile dopo aver raggiunto l’1,6% nel 2017, l’espansione del prodotto reale ha rallentato a causa di un indebolimento del settore manifatturiero e delle esportazioni nella prima metà del 2018. L’attività economica si è arrestata nel terzo trimestre, in parte a causa del rallentamento nel settore automobilistico[5].

La crescita del PIL reale nel 2018 è prevista all’1,1%[6]. Si prevede che una ripresa delle esportazioni e una maggiore spesa pubblica sosterranno moderatamente la crescita nel triennio 2018-2020. Tuttavia, si considera che lungaggini amministrative ritarderanno l’impatto moderato della crescita delle misure di sostegno al reddito nel periodo considerato[7].

Inoltre, gli investimenti privati ​​sono scoraggiati dall’abbandono della politica monetaria accomodante della Banca Centrale Europea. Quindi, gli incentivi fiscali alle imprese si scontrano con condizioni finanziarie più stringenti.

Ciò detto, i consumi privati ​​cresceranno a ritmi costanti, anche se moderati, grazie a salari e occupazione moderatamente in crescita e ad aumenti dei trasferimenti sociali. Tuttavia, l’aumento dei prezzi del comparto energetico peserà, probabilmente, sulla spesa dei consumatori[8].

Nel 2020 la crescita del PIL reale è prevista all’1,3%, sostenuta dagli investimenti, soprattutto nell’edilizia. Le esportazioni sono destinate a crescere in linea con i mercati di esportazione.

Tuttavia, il relativo aumento del disavanzo pubblico, e tassi di interesse più elevati, mette in pericolo la riduzione del rapporto debito pubblico / PIL elevato dell’Italia. È probabile che gli investimenti siano il principale fattore di crescita supportato dagli incentivi fiscali e in condizioni di finanziamento medie ancora favorevoli nonostante le turbolenze dei mercati finanziari.

L’economia italiana è in recessione?

Le prospettive di crescita sono soggette ad un’elevata incertezza. Chiaramente, un prolungato aumento dei rendimenti sovrani peggiorerebbe le condizioni di finanziamento delle banche e ridurrebbe ulteriormente l’offerta di credito, mentre la spesa pubblica potrebbe spiazzare gli investimenti privati.

Non è a priori stimabile precisamente l’impatto sulla crescita reale delle nuove misure politiche varate. Inoltre, pesa l’incertezza sulle politiche del governo che potrebbero influenzare la fiducia e la domanda interna.

Il mercato del lavoro sta migliorando solo lentamente, infatti l’occupazione dovrebbe crescere di circa l’1% all’anno nel 2018-2020 e, quindi, il tasso di disoccupazione dovrebbe scendere al 10% entro il 2020. Tuttavia, il rallentamento del mercato del lavoro significa che le pressioni salariali e l’aumento dei costi unitari del lavoro resteranno probabilmente moderati nel periodo di riferimento[9].

Dopo una stabilizzazione al 2,4% del PIL nel 2017, a causa di costi straordinari a sostegno del settore bancario, il disavanzo pubblico dovrebbe scendere all’1,9% del PIL nel 2018.

Nel 2019, il disavanzo pubblico dovrebbe aumentare al 2,9% del PIL a causa delle nuove misure della Legge di Bilancio. Un aumento significativo della spesa pubblica per il sostegno del reddito di cittadinanza e per l’introduzione della quota 100.

Il nuovo corso dell’economia italiana dovrebbe essere solo parzialmente mitigato dai cambiamenti nel regime fiscale, in particolare per le imprese che assumono o investono, che sosterranno temporaneamente le entrate.

Nel 2020, il disavanzo pubblico dovrebbe raggiungere il 3,1% del PIL. L’impatto ritardato dei tagli fiscali previsti per il 2019 e fondi più elevati per gli investimenti pubblici dovrebbero essere solo parzialmente compensati dalle entrate della fatturazione elettronica e i proventi temporanei da una nuova sanatoria fiscale.

Inoltre, i rischi per le proiezioni del disavanzo comprendono premi di rischio più elevati sui rendimenti dei titoli sovrani, risparmi inferiori alle attese dalla revisione della spesa e maggiori spese dovute al possibile rinnovo dei contratti di retribuzione pubblica. Mentre, l’eventuale attivazione della clausola di salvaguardia nel 2020 e la non assicurata riuscita delle nuove misure di politica fiscale rappresentano rischi al rialzo per le previsioni di crescita.
A causa di quanto scritto, quindi, il rapporto debito / PIL dell’Italia dovrebbe rimanere stabile intorno al 131% nel triennio[10].

I dati[11] non lasciano presagire ottimismo ma è presto per parlare di una recessione certa. I prossimi mesi saranno decisivi per capire la linea dell’economia italiana perché il 22 febbraio, l’agenzia Fitch rivedrà il rating dell’Italia mentre Moody’s lo farà a metà marzo.

Nello stesso mese, l’Istat e Bankitalia diffonderanno la stima definitiva sull’economia italiana. Infine, il prossimo aprile, il governo dovrà presentare il Documento di Economia e Finanza con l’aggiornamento delle nuove stime sull’economia italiana.

 

[1] Analisi completa della Commissione Europea sull’andamento economico degli Stati Membri.

Disponibile qui https://ec.europa.eu/info/sites/info/files/economy-finance/ip096_en.pdf

[2] Per approfondire i tecnicismi della Commissione Europea, consultare specchietto informativo.

Disponibile qui https://ec.europa.eu/info/sites/info/files/economy-finance/winter_2019_economic_forecast_-_box1.pdf

[3] Per ulteriori approfondimenti, consultare relazione della Commissione Europea sull’economia italiana.

Disponibile qui https://ec.europa.eu/info/sites/info/files/economy-finance/ecfin_forecast_winter_07_02_19_it_en.pdf

[4] Relazione della Commissione Europea.

Disponibile qui https://ec.europa.eu/info/sites/info/files/economy-finance/winter_2019_economic_forecast_-_overview_0.pdf

[5] Per ulteriori approfondimenti, consultare le statistiche Istat sulla produzione industriale.

Disponibile qui https://www.istat.it/it/files//2019/02/Produzione-industriale_dicembre2018.pdf

[6] Consultare statistiche della Commissione Europea.

Disponibili qui https://ec.europa.eu/info/sites/info/files/economy-finance/winter_2019_economic_forecast_-_statistical_annex.pdf

[7] Per ulteriori approfondimenti, consultare audizione Istat sul reddito di cittadinanza e sulle pensioni.

Disponibile qui https://www.istat.it/it/files//2019/02/Produzione-industriale_dicembre2018.pdf

[8] Per ulteriori approfondimenti, consultare dati Istat sul commercio.

Disponibile qui https://www.istat.it/it/files//2019/02/CS_Commercio_al_dettaglio_1218.pdf

[9] Per ulteriori approfondimenti, consultare dati Istat sull’occupazione.

Disponibile qui https://www.istat.it/it/files//2019/01/CS_Occupati-e-disoccupati_DICEMBRE_2018.pdf

[10] Per una visione completa, consultare statistiche della Commissione Europea sulle economie degli Stati Membri.

Disponibili qui https://ec.europa.eu/info/sites/info/files/economy-finance/saee_autumn_2018_en.pdf

[11] Per ulteriori approfondimenti, consultare nota mensile sull’andamento dell’economia di gennaio 2019 dell’Istat.

Disponibile qui https://www.istat.it/it/files//2019/02/notamensile_gennaio_2019.pdf

Fonte immagine: https://www.webeconomia.it/economia-italiana-vere-cause-declino/4072/

Marco Di Domenico

Dottore in Studi Internazionali presso l'Università degli Studi di Napoli "L'Orientale". Appassionato di politica ed economia internazionale.

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