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La Corea del Nord e le armi che spaventano il mondo

Il 15 Aprile 2017 si sono svolti i festeggiamenti per la 105° Giornata del Sole, una delle più importanti festività della Corea del Nord per celebrabrare l’anniversario della nascita del padre fondatore del Paese: Kim II-Sung.

Come da tradizione, una parata militare sfila tra le strade della capitale Pyongyang, ma quest’anno, oltre ai soldati e ai carri armati, per la prima volta sono presenti anche i nuovi missili balistici intercontinentali.
I nuovi ICBM sarebbero superiori ai già noti KN-08 e KN-14, che secondo la leadership nordcoreana sarebbero capaci di raggiungere le città americane.
La loro presenza non è casuale, il leader nordcoreano Kim Jong-un vuole mandare un messaggio chiaro a tutto il mondo ed in particolare agli Stati Uniti, ovvero che la Corea del Nord sta portando avanti il suo progetto nucleare e, nonostante le numerose recenti sanzioni, non intende fermarsi.

In realtà, il progetto nucleare nordcoreano ha radici lontane: sin dalla fondazione del Paese il Governo ha sempre cercato di sviluppare il proprio arsenale nucleare; chiedendo in origine aiuti sia all’Unione Sovietica che alla Cina, ma ricevendo supporto solo per la creazione di reattori nucleari ad uso civile.

Il progetto di sviluppo di armamenti nucleari rientrava nella più ampia politica di “trinceramento” e militarizzazione della Corea del Nord che aveva proprio come obiettivo ultimo la creazione di un vasto arsenale da utilizzare come deterrente ad invasioni straniere.

Il programma di sviluppo nucleare subì un iniziale rallentamento quando nel 1985 la Corea del Nord firmò per aderire al Trattato di non proliferazione nucleare (TNP).

Il TNP si basa su 3 principi cardine: la non proliferazione, il disarmo ed un uso pacifico dell’energia nucleare.

Nonostante l’adesione al Trattato, la Corea ha rifiutato più volte le richieste di ispezione da parte degli ispettori dell’Agenzia per l’energia atomica (AIEA); fino a che nel 2003 non ha recedutodal TNP in maniera definitiva.

Nel 2006 il Paese ha iniziato i test con missili balistici a lungo raggio e, non essendo parte contraente nè del Trattato sulla messa al bando parziale dei test (PTBT che riguarda test nucleari sottomarini, nell’atmosfera e nello spazio esterno), nè del Trattato sulla messa al bando integrale dei test (CTBT), queste operazioni non sono considerabili come diretta violazione di nessuna legge positiva di diritto internazionale.

Inoltre anche se il PTBT fosse stato riconosciuto come facente parte del diritto internazionale consuetudinario non vieterebbe comunque i test nucleari condotti nel sottosuolo, mentre il CTBT, che invece vieta anche i test effettuati nel sottosuolo, ad oggi non è ancora entrato in vigore.

A seguito dei test però è entrato in azione il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che con la risoluzione 1718 ha ordinato alla Corea del Nord l’immediata cessazione di tutti i test nucleari ed ha imposto un embargo sui beni di lusso e militari.

L’art. 24 della Carta delle Nazioni Unite affida al Consiglio di Sicurezza la responsabilità del mantenimento della pace e della sicurezza internazionale; mentre l’art. 25 obbliga gli Stati membri ad accettare ed eseguire le decisioni del Consiglio di Sicurezza.

Nonostante tale imposizione, la Corea del Nord, che è entrata a far parte dell’ONU nel 1991, continua ad eseguire test missilistici.
Nel 2009, 2013 e nel 2016 vi sono state altre detonazioni di armi nucleari e le continue sanzioni da parte del Consiglio di Sicurezza hanno comportato solo un rallentamento nello sviluppo nucleare, ma non sono mai state sufficienti per una sua definitiva interruzione.

L’unica via percorribile sembrerebbe quella diplomatica, anche se la politica intransigente di Donald Trump nei confronti della Corea del Nord e le recenti dimostrazioni di forza di quest’ultima hanno incrinato i già fragili rapporti tra le due Nazioni, cosa che ha destato i timori della Comunità Internazionale a tal punto che la Cina si è detta disposta ad un seria riapertura dei negoziati a sei (Cina, Giappone, Russia, Stati Uniti, Corea del Nord e del Sud) al fine di trovare una soluzione “pacifica” che ora, però, sembra ancora molto lontana.

Mattia Monticelli

Mattia Monticelli è nato a Napoli nel 1993, diplomato al Liceo Scientifico Elio Vittorini ed attualmente studente di Giurisprudenza presso la Federico II di Napoli, collabora con Ius in Itinere per l'area di Diritto Internazionale. È da sempre appassionato dei risvolti pratici del diritto. Il suo interesse lo ha spinto ad entrare in ELSA Napoli ed a partecipare alla MOOT Court di Diritto Privato fin dal primo anno. Ama viaggiare e scoprire culture e modi di vivere diversi, questo lo ha portato a studiare, fin dal Liceo, l'Inglese conseguendo numerosi certificati. La voglia di viaggiare lo ha motivato a specializzarsi in futuro nel Diritto Internazionale. Email: mattia.monticelli@iusinitinere.it

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