venerdì, Marzo 29, 2024
Uncategorized

La Corte di Giustizia sulla (ri)vendita online di libri elettronici: no alla “digital exhaustion”

Introduzione

Esiste un mercato dell’usato dei libri elettronici? O meglio, la rivendita di un e-book, senza la previa autorizzazione del titolare dei diritti di esclusiva, è consentita? In altre parole: il diritto d’autore dell’Unione europea consente la creazione di mercati dell’usato per materiali in formato digitale?

La Corte di Giustizia si è definitivamente pronunciata sullo (spinoso) tema della rivendita online di libri elettronici (e-book), stabilendo che la fornitura al pubblico, mediante download, di un libro elettronico rientra nella nozione di “comunicazione al pubblico” ai sensi dell’art. 3 della direttiva 2001/29 e, come tale, non è soggetta al principio di esaurimento[1]. Pertanto, qualsiasi successiva messa in commercio non autorizzata di libri elettronici costituisce una violazione dei diritti di esclusiva nascenti in capo ai titolari del diritto d’autore.

La vicenda Tom Kabinet

La vicenda trae origine dalla contestazione rivolta, da due delle principali associazioni olandesi a tutela dei diritti degli editori, alla Tom Kabinet, piattaforma online di vendita (e acquisto) di e-book di seconda mano. L’attività di Tom Kabinet, nella ricostruzione effettuata dalle associazioni olandesi, costituiva una comunicazione (non autorizzata) al pubblico di opere protette dal diritto d’autore, in violazione dei diritti dei propri associati. Sosteneva tuttavia la Tom Kabinet che l’attività fornita mediante la propria piattaforma rientrasse al più nella nozione di “distribuzione” ai sensi dell’art. 4 della direttiva 2001/29, soggetta come noto al principio dell’esaurimento e che fosse, pertanto, del tutto legittima.

Le conclusioni della Corte di Giustizia

Il 19 dicembre 2019, a più di un anno dal rinvio pregiudiziale da parte delle Corti olandesi, i Giudici europei hanno messo la parola fine alla lunga vicenda Tom Kabinet: la rivendita, mediante download, di e-book di seconda mano rientra nella nozione di “comunicazione al pubblico” e non, invece, in quella di “distribuzione”, come avviene, a differenza, per la vendita di copie usate di libri stampati.

Ciò che rileva, per la Corte, è essenzialmente la fondamentale differenza, economica e funzionale, che sussiste tra la fornitura di un libro su supporto tangibile e la fornitura di un libro elettronico.  Infatti, le copie dematerializzate, diversamente dagli stampati, non si deteriorano con l’uso, con la conseguenza che le copie di seconda mano saranno esattamente identiche alle copie nuove. A ciò si aggiunge la facilità di scambio di tali copie, che non richiede sforzi né costi aggiuntivi. Da ciò potrebbero dunque derivare molteplici rischi per i titolari del diritto d’autore.

Un primo ordine di rischi riguarderebbe la concorrenza creata da un mercato formato da copie qualitativamente identiche a quelle originali, offerte tuttavia ad un prezzo che è solo una frazione del prezzo originario[2]. Rileva altresì che, in un mercato di copie di seconda mano di libri elettronici, non sarà sempre agevole distinguere tra copie legali e copie contraffatte: l’applicazione delle regole in tema di esaurimento alle copie di libri elettronici rischierebbe dunque di contribuire allo sviluppo della pirateria ed a ostacolarne il contrasto. Altrettanto rischioso risulta la potenziale moltiplicazione di copie dovuta al download dal sito internet, che consiste in una riproduzione della copia sul computer ricevente. Sebbene, in linea di principio, dopo il download, il rivenditore dovrebbe essere obbligato a cancellare la propria copia (così almeno funzionava il sistema implementato dalla Tom Kabinet), il rispetto di tale obbligo è di difficile verifica, in particolare presso privati.

Del resto, le conclusioni raggiunte dalla Corte sono coerenti con quando affermato nei Considerando della direttiva 2001/29. Infatti, il Considerando 28 collega il diritto esclusivo di controllare la distribuzione di cui all’art. 4 della direttiva, all’“opera incorporata in un supporto tangibile”. Allo stesso modo, il Considerando 29 chiarisce che “la questione dell’esaurimento del diritto non si pone nel caso di servizi, soprattutto di servizi «on-line»”.

Occorre inoltre ricordare come la direttiva 2001/29 abbia l’espressa finalità (richiamata anche nel Considerando 15) di dare attuazione e uniformare quanto previsto dal Trattato WIPO sul diritto d’autore[3]: ne consegue che le nozioni di “distribuzione” e “comunicazione al pubblico” devono essere interpretate per quanto possibile in conformità con quanto contenuto nel Trattato WIPO. Ebbene, per “opere originali” e per “copie delle stesse” ai sensi del Trattato WIPO, si intendono esclusivamente copie fissate su supporto materiale che possono essere messe in commercio come oggetti tangibili. Da qui la ricostruzione della Corte di Giustizia sopra analizzata.

Emerge dunque dalla sentenza Tom Kabinet non solo la preoccupazione dei Giudici europei nei confronti un’apertura incontrollata del diritto d’autore all’ambiente digitale,  ma anche il desiderio di tracciare una chiara linea di demarcazione tra diritto d’autore “classico” e diritto d’autore “digitale”. Non resta che attendere ulteriori sviluppi (tecnici o giuridici) nel sempre più complesso scenario del diritto d’autore nell’era digitale.

 

[1] Corte di Giustizia UE, C-263/18, 19 dicembre 2019 http://curia.europa.eu/juris/document/document.jsf?text=&docid=221807&pageIndex=0&doclang=IT&mode=req&dir=&occ=first&part=1&cid=47144

[2] Conclusioni dell’Avvocato generale Szpunar, C-263/18, 10 settembre 2019 http://curia.europa.eu/juris/document/document.jsf?text=&docid=217552&pageIndex=0&doclang=it&mode=req&dir=&occ=first&part=1

[3] WIPO Copyright Treaty, Ginevra 1996 https://www.wipo.int/treaties/en/ip/wct/

 

Camilla Cristalli

Camilla si è laureata con lode in giurisprudenza presso l'Alma Mater Studiorum Università di Bologna nel 2019 discutendo una tesi in Diritto Commerciale. Nell'anno 2017/2018 ha conseguito un LLM in Intellectual Property & Information Law presso la Dickson Poon School of Law del King's College di Londra. È attualmente trainee lawyer.

Lascia un commento