giovedì, Marzo 28, 2024
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La finanza islamica: una realtà più vicina di quanto si creda

La si conosce ancora poco e forse è vista, soprattutto in questo ultimo periodo, come qualcosa di sospetto.

La finanza islamica rappresenta poco meno del 3% della finanza mondiale, contando affari per circa 2 trilioni di dollari, anche se dai primi anni 2000 ormai le istituzioni islamiche hanno assunto un peso sempre più significativo.

Negli ultimi anni, infatti, l’attenzione verso la finanza islamica è andata via via crescendo. Nello specifico, le istituzioni finanziarie occidentali hanno agito seguendo due linee parallele: da un lato hanno sviluppato prodotti, servizi e istituzioni interamente dedicati a quest’area; dall’altro hanno creato le cosiddette “islamic windows”, cioè delle strutture interne separate, sia giuridicamente che contabilmente, dalla banca principale finalizzate alla erogazione di prodotti e servizi di finanza islamica.

Ad oggi il Paese europeo che si è maggiormente aperto alla finanza islamica è il Regno Unito (con 10 banche islamiche e più di 20 banche che offrono prodotti retail Shari’ah compliant).

L’Italia invece, che fino ad ora non ha conosciuto iniziative significative in questo campo, sembra intenzionata ad aprirsi alla finanza islamica in maniera concreta.  In particolare il 2 maggio del 2017, il deputato Maurizio Bernardo, presidente della commissione Finanze di Montecitorio, ha presentato alla Camera una proposta di legge (“Disposizioni concernenti il trattamento fiscale delle operazioni di finanza islamica” n°4453), che vuole regolare il trattamento fiscale di operazioni poste in essere osservando i principi della Shari’ah.

Diversi appaiono motivi di interesse che spingono verso questa apertura. In primis, la finanza islamica, considerando la massiccia presenza di popolazione musulmana in Italia (circa un milione e mezzo secondo gli ultimi studi condotti dall’ISMU[i]), offrirebbe agli emittenti e agli intermediari l’opportunità di attrarre e mantenere nel Paese il risparmio dei soggetti islamici; vista invece, nell’ottica del risparmiatore islamico garantirebbe a tutti la possibilità di accedere a servizi e prodotti finanziari, ampliando le scelte di investimento disponibili nel rispetto del proprio credo religioso.

Al di là del futuro del provvedimento, che dipenderà sicuramente dal fattore politico, sembra opportuno analizzare i principali aspetti tecnici di questa nuova tipologia di finanza.

Cercheremo, attraverso una serie di articoli, di chiarire per quanto possibile le caratteristiche fondamentali della finanza islamica e di capire le implicazioni economiche per l’Italia, nel caso di approvazione della proposta di legge sopracitata.

Nel frattempo, introduciamo la materia partendo dalla definizione di Finanza Islamica.

Per finanza islamica si intende l’insieme degli strumenti, delle pratiche, delle transazioni e dei contratti che sono conformi ai dettami della Shari’ah, vale a dire la legge di Dio.

Questo perché nell’Islam i precetti contenuti nella Shari’ah non hanno una valenza limitata alla sfera privata, ma costituiscono principi validi per ogni settore della vita del credente.

Nello specifico possiamo considerare fonti di produzione religiosa del diritto islamico:

  1. Il Corano, libro sacro contenente le rivelazioni del profeta Maometto.
  2. L’Hadit, detti del profeta Maometto, trasmessi prima oralmente e poi trascritti.
  3. La Sunna, racconto della vita di Maometto e dei suoi primi seguaci.
  4. La giurisprudenza, lavoro dottrinale/interpretativo delle principali scuole giuridiche.

Ma se è immediata la definizione di finanza islamica, è più complicato avere un’interpretazione univoca della Shari’ah. Infatti, nei paesi islamici non esiste un’autorità centrale in grado di imporre un unico dogma alle diverse comunità locali. Esistono diverse scuole giuridiche (sunnite e sciite), le quali si prestano ad ulteriori divisioni interne dando vita ad una molteplicità di interpretazioni giurisprudenziali e di prassi. Per ovviare a questa difficoltà, che ostacolerebbe lo sviluppo della finanza islamica, sono stati creati diversi organismi internazionali con lo scopo di fornire indirizzi interpretativi comuni. Tra i più importanti troviamo l’Accounting and Auditing Organization for Islamic Financial Intitutions e l’Islamic Financial Services Board.

Risolto il problema interpretativo, è stato possibile individuare quattro principi fondamentali che sovraintendono alla regolazione di qualsiasi attività economica:

  • Il divieto del ribà (interesse) e il principio della condivisione del rischio e del rendimento;
  • Il divieto di speculare (maysir) e di introdurre elementi di incertezza nei contratti (ghàrar);
  • La proibizione dell’uso, commercio o investimento in beni o attività proibite (haram) come quelle legate al tabacco, alla pornografia, al commercio di armi, all’alcol, alla carne di maiale e al gioco d’azzardo;
  • La zakàh e la distribuzione equa della ricchezza.

Ma quali potrebbero essere le possibili operazioni finanziarie introdotte dal testo di Bernardo?

La novità più rilevante sarebbe l’introduzione dei sukun, ossia certificati di investimento islamico, comunemente indicati come “bond islamici”. A fianco a questa nuova tipologia potrebbero esordire nel nostro Paese altri strumenti quali: il murabaha, un contratto diffuso nel credito al commercio e in quello all’importazione; ijarah, contratto di leasing; istisna’a, due successivi contratti di compravendita utilizzati per finanziare la produzione o la costruzione di beni.

In questa sede abbiamo presentato solo il quadro generale della materia, rimandiamo la spiegazione dettagliata delle singole fattispecie a più avanti.

 

[i] Indagini e Studi sulla Multietnicità. Studio condotto nel 2016.

Claudia Addona

Claudia Addona nasce a Benevento nel 1993. Dopo aver conseguito la maturità scientifica, si laurea in Scienze Aziendali nel 2017, all'università La Sapienza di Roma, con tesi in Marketing. Nel gennaio 2020 consegue la laurea magistrale con il massimo dei voti in Finanza e Assicurazioni, sempre presso l'università degli studi di Roma "La Sapienza". Collabora dal 2017 con Ius in Itinere in seguito alla nascita della nuova area Banking&Finance, di cui ne diventa responsabile nel 2018. La curiosità e la determinazione sono ciò che le permettono di dare il meglio in tutto ciò che fa. Email: claudia.addona@gmail.com

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