mercoledì, Aprile 24, 2024
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La futuribile esecuzione della sentenza attraverso la tecnologia blockchain

La futuribile esecuzione della sentenza attraverso la tecnologia blockchain

a cura di Emanuele Gambula

1. Non solo criptovalute e NFT

 La blockchain è una tecnologia, rectius paradigma[1], che può dirsi oramai matura. In sostanza, si tratta di una species rispetto al genus più ampio dei c.d. DLTs (Distributed Ledger Technologies)[2]. Lungi dal voler cimentarsi in una trattazione di carattere tecnico, si menzioneranno brevemente i punti fondamentali di tale tecnologia; questa “catena di blocchi” corrisponde a un registro pubblico distribuito di computer in grado di svolgere operazioni di convalida attraverso un algoritmo del consenso e, quindi, memorizzare le informazioni in modo tendenzialmente irreversibile[3]. Secondo alcuni la rivoluzione apportata dalla blockchain consiste nel modus con cui vengono certificate le informazioni, cioè scindendo “gli interessi di coloro che garantiscono una transazione attraverso il loro calcolo da quelli dei partecipanti alla transazione”[4].

Le applicazioni più note della blockchain riguardano le criptovalute e gli NFT (Non-Fungible Token); tuttavia, sarebbe riduttivo  non considerare anche altri settori, ove tale tecnologia potrà avere un forte impatto in termini di sicurezza e risparmio dei costi di transazione[5].

Più interessanti, ai fini della presente analisi, sono le proposte circa l’applicazione della tecnologia blockchain ai registri informatici, segnatamente a supporto delle garanzie negoziali. In tal senso, l’architettura del sistema garantisce l’opponibilità a terzi nelle procedure esecutive e concorsuali, nonché la necessaria ordinazione cronologica delle iscrizioni. Inoltre, a completare l’idea di potenziamento dell’effettività esecutiva, si può menzionare la eventuale trasparenza e interoperabilità che potranno garantire tali registri distribuiti. D’altra parte, la tanto acclamata “resilienza” dell’ecosistema di blocchi è vanificata laddove sussistano “registri blindati, alimentati da dati non controllati”[6]. Il difficile equilibrio da raggiungere concerne piuttosto sia la veridicità dei dati ex ante sia la loro convalida ex post.

Coerentemente con quanto si dirà successivamente, un’ulteriore applicazione della blockchain è il c.d. smart contract. Il legislatore italiano è stato tra i primi a esprimersi in tal senso[7] anche se riferendosi più in generale alle Tecnologie basate su registri distribuiti, quali genus più ampio rispetto alla blockchain. Il “contratto” (tutt’altro che intelligente) è stato definito da Nick Szabo come quella serie di “protocolli di transazione informatizzati che eseguono i termini di un contratto”. Parte integrante dello smart contract è l’oracle (letteralmente oracolo)[8]; quest’ultimo può figurativamente essere rappresentato come un ponte tra la realtà off-chain e quella on-chain, fermo restando che quanto presente fuori dalla catena potrà sempre sussistere all’interno del cyberspazio e, quindi, slegato dalla realtà fisica. In altre parole, tale strumento sarà ciò che permetterà di verificare le condizioni richieste dallo stesso smart contract e, dunque, un canale di comunicazione dedicato che, caso per caso, potrà gestirle in modi diversi[9].

2. L’esecuzione automatizzata della sentenza: opportunità o ulteriore elemento di complessità?

Si è parlato di automatizzazione della sentenza in altre sedi[10] con riferimento a ben diverse tecnologie che, sebbene separate, non possono affatto non essere valutate complementarmente. A scanso di equivoci, quindi, qui si tratterà non tanto dell’automazione della sentenza attraverso l’impiego di un software basato su Intelligenza Artificiale ma, piuttosto, mediante la tecnologia blockchain; in un’ottica di neutralità tecnologica, tuttavia, ciò non esclude che le due tecnologie possano essere impiegate assieme. In tal senso, un primissimo esempio è rappresentato dalla traduzione dal linguaggio naturale a quello computazionale[11]; infatti, ad avviso di chi scrive, prima di domandarsi in che modo sia tecnicamente possibile rendere automatica l’esecuzione della sentenza, apportando forse una maggior garanzia all’effettività della tutela, sarebbe più sensato chiedersi se si dispone di strumenti in grado di tradurre concetti difficilmente comprensibili al programma quali, ad esempio, quello di buona fede o ragionevolezza.

Prima di passare agli elementi chiave della proposta, è necessario già evidenziare un primo problema circa la c.d. “aterritorialità” della blockchain. Da qui, le difficili questioni che riguardano la competenza e la giurisdizione del giudice, a fortiori in un contesto ove la decentralizzazione del sistema rispecchia quella delle informazioni[12].

Venendo a quanto suggerito dai colleghi nordamericani[13], l’esecuzione della sentenza viene automatizzata attraverso l’impiego di uno smart contract che, recependo determinate informazioni provenienti dall’oracle, la esegue condizionatamente[14]. In altre parole, la sentenza verrebbe decisa off-chain per poi essere recepita on chain, quindi eseguita e registrata sulla catena di blocchi per mezzo dello smart contract. Ciò presuppone anzitutto la veridicità delle informazioni prospettate; in tal senso, si tenga presente che un potenziale punto di fallibilità del sistema potrebbe coincidere proprio con quel recettore dell’informazione, nonché l’innesco stesso dell’esecuzione[15] (v. retro). Inoltre, si auspica che vi sarà un’implementazione ex ante dei comandi eseguibili dallo smart contract a fronte dei diversi meccanismi processuali, quindi la creazione di un archivio digitale contenente i comandi più impiegati nella prassi[16].

Ulteriore elemento rilevante corrisponde alla riservatezza dei dati delle parti poiché “la privacy di per sé non è una caratteristica appartenente a nessuna blockchain”[17]. Con riferimento a blockchain già integrate in altri sistemi giudiziari, l’esperienza cinese dimostra che sarebbe possibile progettare una blockchain con un’architettura simile a quella della c.d. “Tianping Chain”, la quale “has multiple privacy protection mechanisms. The upper chain stores the hash value of electronic data to ensure the data is true and complete and also kept private. In addition, data transmission can be restricted to a specific authorized node, and user permissions can be controlled by using encryption and decryption methods”[18].

Come è noto anche la professione legale sta cambiando[19], con speciale riguardo all’automazione e il modo in cui la si svolge. Specialmente per chi si occupa del settore, ci si è spesso domandato se gli avvocati debbano conoscere i fondamentali della programmazione[20]; tuttavia, è chiaro che la proposta di ammodernamento anzi esposta non potrà essere lasciata solamente ai giuristi. Ci dovrà essere non solo una stretta collaborazione tra le due categorie di professionisti ma anche l’individuazione dei limiti di responsabilità a carico degli informatici (sempre che si possa pacificamente individuare un simile confine) in caso di malfunzionamenti[21], o, peggio ancora, a seguito di un tentativo di manomissione.

3. Conclusioni

Per quanto l’esecuzione mediante smart contract e blockchain possa risolvere importanti (e aggiungerei endemici) problemi legati a questa fase del processo, in realtà, il punto cruciale della discussione riguarderà soprattutto l’impegno economico che le parti dovranno sostenere ab initio[22]. Sul punto è ragionevole pensare che la cauzione versata ai fini della controversia[23], determinante la sconfitta di una o dell’altra parte, includente (in linea generale) le spese dovute dalla parte soccombente[24], funga da deterrente verso tutti quei casi che il codice include nell’art. 96 c.p.c. ossia la c.d. lite temeraria e, dunque, la responsabilità aggravata. Le parti, sapendo che dovranno versare ex ante tutte le somme necessarie ai fini della successiva esecuzione, saranno presumibilmente disincentivate a instaurare, per esempio, controversie con meri intenti dilatori o defatigatori. Inoltre, vien da sé che bisognerebbe anche capire, nell’ottica di un’applicazione concreta del sistema teorizzato, quali saranno le soluzioni tecniche offerte nel caso, ad esempio, di un giudizio soggetto a revocazione ex art. 395 c.p.c; più che altro, sotto il profilo della creazione di blocchi che abbiano ad oggetto una sentenza potenzialmente soggetta a revocazione, quindi la memorizzazione irreversibile delle rispettive informazioni.

Insomma, un’idea certamente intrigante ma non certo scevra da problematiche intrinseche al concetto dell’automatismo, divenuto in tal senso sinonimo di mezzo di conservazione della garanzia patrimoniale.

[1] M. Bellini, “Blockchain: cos’è, come funziona e gli ambiti applicativi in Italia”, febbraio 2021, disponibile qui: https://www.blockchain4innovation.it/esperti/blockchain-perche-e-cosi-importante/

[2] S. Stimolo, “Le differenze tra Blockchain e Distributed Ledger Technology (DLT)”, novembre 2018, disponibile qui: https://cryptonomist.ch/2018/11/25/differenze-tra-blockchain-e-distributed-ledger-technology-dlt/

[3] In tal senso, occorre ben intendersi sul punto. Non è in assoluto impossibile mettere in crisi un sistema blockchain; tuttavia, con l’appressamento dei computer quantistici e la crescente potenza computazionale a disposizione potrà dirsi, piuttosto, che attualmente è solo molto difficile giungere al sabotaggio di un simile sistema. Sull’avanzamento dei computer quantistici e le problematiche in punto di diritto connesse si veda, A. Costa , “Il punto sui computer quantistici”, ottobre 2020, disponibile qui: https://dirigentindustria.it/notizie/innovazione/il-punto-sui-computer-quantistici.html. Sulla sicurezza e privacy della blockchain si veda più ampiamente R. Zhang, R. Xue, L. Liu, “Security and Privacy on Blockchain”, gennaio 2019, disponibile qui: https://dl.acm.org/doi/10.1145/3316481; A. Valeriani, “Blockchain vs GDPR: due opposti inconciliabili?“, Ius in itinere, ottobre 2018, disponibile qui: https://www.iusinitinere.it/blockchain-vs-gdpr-due-opposti-inconciliabili-13520

[4] A. Garapon, J. Lassègue, La giustizia digitale, edizione 2021

[5] In tal senso, si veda quanto ampiamente riportato dalla Risoluzione del Parlamento Europeo alla Commissione (3 ottobre 2018) punto 48 ove si legge: “invita la Commissione a esaminare la possibilità di miglioramento dei servizi pubblici tradizionali (…) digitalizzazione, decentramento dei registri pubblici, catasto, rilascio di licenze, delle certificazioni ai cittadini (ad esempio certificati di nascita e di matrimonio) e della gestione delle migrazioni (…) i processi riguardanti la privacy e la riservatezza degli scambi di dati, nonché l’accesso ai servizi di e-government con identità digitale decentralizzata”

[6] E. Stucchi, “Blockchain e pubblici registri”, aprile 2021, disponibile qui: https://www.filodiritto.com/blockchain-e-pubblici-registri

[7] L’ art. 8-ter comma 2 del D.L. 14 dicembre 2018, n. 135 convertito in legge con L. 11 febbraio 2019, n. 12 recita: “Si definisce “smart contract” un programma per elaboratore che opera su Tecnologie basate su registri distribuiti e la cui esecuzione vincola automaticamente due o più parti sulla base di effetti predefiniti dalle stesse”. Il comma 1 del medesimo articolo definisce le Tecnologie basate su registri distribuiti come “tecnologie e protocolli informatici che usano un registro condiviso, distribuito, replicabile, accessibile simultaneamente, architetturalmente decentralizzato su basi crittografiche, tali da consentire la registrazione, la convalida, l’aggiornamento e l’archiviazione di dati sia in chiaro che ulteriormente protetti da crittografia verificabili da ciascun partecipante, non alterabili e non modificabili”

[8]“Despite its magniloquent name, the idea is quite simple; an oracle is an external source of information, which a script (for example, a smart contract) can refer to and draw inferences from” P. Ortolani, “The impact of blockchain technologies and smart contracts on dispute resolution: arbitration and court litigation at the crossroads, in Uniform Law Review”, giugno 2019, disponibile qui: https://doi.org/10.1093/ulr/unz017

[9] F. Mohsin, X. Zhao, Z. Hong, G. de Mel, L. Xia, O. Seneviratne, “Ontology Aided Smart Contract Execution for Unexpetcted Situations”, 2019, disponibile qui: http://ceur-ws.org/Vol-2599/paper1.pdf

[10] J. Nieva-Fenoll, Intelligenza Artificiale e Processo, edizione 2018

[11] Si veda più ampiamente P. Ortolani, “The impact of blockchain technologies and smart contracts on dispute resolution: arbitration and court litigation at the crossroads, in Uniform Law Review”, cit., p. 438

[12] P.L. Michaelson, S.A. Jeskie, “Where the Disputes Lie: When Blockchain Technology Will Need Help Sorting Out Its Contracts”, maggio 2021, disponibile qui: https://papers.ssrn.com/sol3/papers.cfm?abstract_id=3893223

[13] Z.E. Low, “Execution of judgments on the Blockchain: A Practical Legal Commentary”, 2021, disponibile qui: https://jolt.law.harvard.edu/digest/execution-of-judgements-on-the-blockchain-a-practical-legal-commentary

[14] Ferma restando la sua prevalente applicazione in ambito contrattualistico e assicurativo, la sua logica potrebbe analogicamente applicarsi all’esecuzione delle sentenze. I predetti meccanismi di lavoro si basano su sequenze logiche “if…then”

[15]“As always, where there are more intermediating steps, the risk of hacking increases” in Z.E. Low, “Execution of judgments on the Blockchain: A Practical Legal Commentary”, cit., p. 9

[16] Z.E. Low, “Execution of judgments on the Blockchain: A Practical Legal Commentary”, cit.

[17] Si veda l’indirizzo: https://consensys.net/enterprise-ethereum/best-blockchain-for-business/busting-the-myth-of-private- blockchains/

[18] In tal senso “White Paper on the Application of Internet Technology in Judicial Practice” disponibile presso il relativo sito istituzionale: https://english.bjinternetcourt.gov.cn/judicialwhitepaper.html

[19]“Legal tech will profoundly disrupt the legal profession and since these technologies are code-based lawyers need to be able to understand and talk about code to participate in the design of such legal technologies and to maximize their usefulness in supporting all legal work” in M. Fenwick, W. A. Kaal, E. P. M. Vermeulen, “Legal Education in a Digital Age: Why ‘coding for Lawyers’ Matters”, cit., p. 11

[20] S. Miki, “Programming for Lawyers: Why Lawyers Make Good Programmers”, agosto 2020, disponibile qui: https://www.clio.com/blog/programming-for-lawyers/,  M. Truyens, “Why lawyers should learn to code, but not for the reasons you think”, 2020, disponibile qui: https://www.legaltechnologist.co.uk/why-lawyers-should-learn-to-code-but-not-for-the-reasons-you-think/, ma più ampiamente M. Fenwick, W. A. Kaal, E. P. M. Vermeulen, “Legal Education in a Digital Age: Why ‘coding for Lawyers’ Matters”, agosto 2018, disponibile qui: https://papers.ssrn.com/sol3/papers.cfm?abstract_id=3227967

[21] Z.E. Low, “Execution of judgments on the Blockchain: A Practical Legal Commentary”, cit., p. 7

[22] Z.E. Low, “Execution of judgments on the Blockchain: A Practical Legal Commentary”, cit., p. 10

[23] Lo smart contract funge da quello che in common law è definito escrow. In particolare, le parti dovranno versare in anticipo le proprie cauzioni; di seguito, solamente in via successiva alla verifica delle condizioni il programma eseguirà le rispettive prestazioni contrattuali. Si veda quanto ampiamente esposto da K. Werbach, N. Cornell, “Contracts EX MACHINA”, disponibile qui: https://scholarship.law.duke.edu/cgi/viewcontent.cgi?article=3913&context=dlj

[24] Art. 91, 92, 96 c.p.c.

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