venerdì, Marzo 29, 2024
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La grande Cina: tra comunismo e capitalismo

L’ascesa economica cinese è da ricercarsi in molte strategie che hanno inizio ben 100 anni fa,  complice il naturale sviluppo che nel corso del tempo ha accompagnato gran parte dei paesi appartenenti alla comunità internazionale, quello della Cina è un caso emblematico, che soprattutto nell’ultima parte del 900 e gli inizi del nuovo secolo si è manifestato come un vero e proprio fenomeno economico quasi di natura ibrida e che ancora oggi è oggetto di studio da parte di ricercatori, economisti, sociologi e politici di tutto il mondo. La Cina parte da un’economia basata su attività rurali, principalmente coltivazione di mais, riso e frumenti, infatti è il secondo produttore e consumatore di tali alimenti, al mondo, dopo gli Stati uniti d’America. I terreni coltivabili non coprono più del 16,7% della superficie complessiva del paese e si trovano soprattutto nelle regioni orientali. Il consistente aumento della produzione agricola avvenuto a partire dal 1949 e il raggiungimento dell’autosufficienza alimentare furono dovuti all’introduzione di moderne tecniche di coltivazione e ai cambiamenti apportati all’organizzazione dell’attività[1]. La Cina dopo il periodo di Mao Tse-tung ha conosciuto un notevole sviluppo dal punto di vista economico, ma è importante sottolineare che già durante il regime di Mao furono promosse determinate strategie come il Grande balzo e la Rivoluzione culturale che avevano l’obiettivo di modernizzare il paese spingendo milioni di persone a collettivizzare l’agricoltura e ad appoggiare la modernizzazione imposta dall’industria[2].

E’ opportuno precisare che lo Stato cinese partiva da uno scenario di completa arretratezza, ma col passare del tempo, attraverso delle specifiche politiche economiche che fanno capo al partito comunista che tutt’ora governa il paese, si è riusciti a risollevare tutto il territorio dalle condizioni davvero difficili in cui si trovava fino a trent’anni fa. Uno dei pilastri fondamentali da cui si è partiti per arrivare ai risultati odierni è stato quello di concentrare le proprie forze principalmente sul reinvestire le entrate ricavate dalla vendita, ai paesi esteri, di abbigliamento a basso costo e come già accennato di prodotti agricoli come mais e riso. Quello della Cina è stato uno sviluppo controllato, pianificato e ben misurato, si pensi al ventennio 1985-2005: la quota cinese sul prodotto lordo mondiale si triplica e passa dal 4.8% al 12.5%. Basterebbe anche solo questo dato per capire in che misura Pechino possa aver contribuito allo spostamento del baricentro economico globale dall’Atlantico al Pacifico[3]. Alla luce di questi dati a dir poco sorprendenti si potrebbe affermare che ogni singolo centesimo che è stato investito doveva dare un profitto ben preciso con margini di errori di valutazione davvero minimi. Come è stato possibile tutto ciò? Come è possibile che il guadagno medio sia cento volte superiore rispetto a quello di trent’anni fa? La Cina ora è una  Repubblica socialista mono-partitica con particolari riforme di mercato che basa le proprie strategie economiche di espansione sul capitalismo, o meglio un’economia di mercato orientata alla multiproprietà, con una predominanza del settore pubblico. La priorità di investire tutte le entrate in nuovi progetti, infrastrutture e posti di lavoro, prima di avere lo scopo di diventare tra le maggiori potenze mondiali era quella di per sfamare la popolazione, in Cina c’era un enorme problema che riguardava i tassi di mortalità dovuti non solo alle condizioni igieniche precarie nelle quali vivevano molte famiglie, soprattutto nelle zone rurali della nazione e che quindi svolgevano il lavoro di contadini o agricoltori e che rappresentavano circa l’80 % della popolazione, ma per l’appunto c’erano spesso carestie che causavano la morte di moltissime persone tra le quali anche bambini. Nel 1975, la Cina era uno dei paesi più poveri del mondo con un prodotto pro-capite pari al 3% del livello svizzero del tempo. Il reddito medio cinese era meno della metà di quello nigeriano e meno di ¾ di quello indiano. Oggi il reddito medio cinese è circa ¼ di quello svizzero, tre volte e mezzo quello nigeriano e due volte quello indiano[4].

Come detto, il partito comunista cinese ha instaurato una forma di governo dove non ci sono le elezioni, ed elegge da se i rappresentanti al governo decidendo le politiche da attuarsi per raggiungere determinati obiettivi, la libertà di stampa non esiste e l’accesso a internet   come ad altri mezzi di informazione anche stranieri è molto limitato. Ovviamente come spesso accade nelle riflessioni che si manifestano quando si cerca di spiegare non solo il progresso economico di una nazione ma anche come questo abbia in qualche modo o meno contribuito ad alzare la qualità della vita della popolazione, soprattutto per coloro che fanno parte del ceto medio o che si trovano in condizioni di povertà assoluta, inevitabilmente c’è da fare i conti con le due facce della stessa medaglia. A tal proposito c’è da porsi non poche domande. Il fatto che molte libertà sono totalmente represse e che in occidente oggigiorno vengono definite fondamentali ci pone dinanzi a dei quesiti che possono essere chiariti con dei dati riguardo a molteplici aspetti, ma anche riguardo alla percezione che quotidianamente vige tra la popolazione cinese riguardo al proprio paese e a come viene visto e valutato il resto del mondo. Analizzando un caso specifico si evince che in Cina fino a pochi anni fa era concesso avere solo un figlio, questo per controllare costantemente la crescita demografica, solo ora è possibile averne due. Molti progressi che oltre all’aspetto economico riguardano anche la sfera sociale del paese sono stati compiuti anche grazie anche all’entrata della Cina l’11 dicembre 2001 alla WTO (World Trade Organization), integrandosi nel sistema internazionale degli scambi. È una data spartiacque. Segna l’approdo di una prima fase della transizione cinese all’economia di mercato. Da quel momento inoltre la velocità di crescita del Paese ha conosciuto un’ulteriore accelerazione. Infine, è poco dopo quell’integrazione che in Occidente sono affiorati ripensamenti e timori sull’impatto della concorrenza con il nuovo partner. L’ingresso della Cina nella WTO ha cambiato per sempre l’economia globale[5]. Per questi motivi era inevitabile che una potenza mondiale di così alto rilievo non entrasse nell’organismo che si occupa di supervisionare numerosi accordi commerciali tra gli stati membri, infatti, la questione si era posta già da tanto tempo in quanto i negoziati, prima dell’adesione, si erano prolungati per circa quindici anni fino a quando le parti non decisero di porre fine alle trattative dopo aver trovato punti in comune a sufficienza. Uno di questi è stato per l’appunto la modifica dell’ordinamento giuridico cinese. Tra i tanti problemi che attanagliano ancora oggi la Cina vi è sicuramente l’inquinamento atmosferico, che limita non poco la qualità della vita ma soprattutto lo stato di salute della popolazione, in città come Pechino e Shanghai l’aria in molte ore del giorno è alquanto irrespirabile e  questo provoca un numero di vittime impressionante. Studi dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e della Banca Mondiale indicano che ogni anno in Cina muoiono tra le 350.000 e le 500.000 persone a causa degli impressionanti livelli di inquinamento. Chen Zhu, ex Ministro della Salute, ha dichiarato che la polluzione atmosferica rappresenta il quarto pericolo per la salute della popolazione cinese, subito dopo malattie cardiache, abitudini alimentari e fumo, e che se i livelli di materiale particolato raggiungessero uno standard di 40 microgrammi per metro cubo, ogni anno circa 200.000 persone si salverebbero da una morte prematura.[6]

Le conclusioni riguardo all’argomento trattato ci portano a delle considerazioni che si intrecciano con diversi aspetti riguardanti la Repubblica popolare cinese e che inevitabilmente sfociano anche con delle riflessioni inerenti al rapporto tra sviluppo economico, diritti umani, welfare, libertà di vario genere e diseguaglianze sociali. In modo alquanto semplicistico potremmo dire che la Cina oggi è un paese che funziona, produce, ha molta occupazione e un prodotto interno lordo in costante crescita da far invidia alle maggiori potenze europee. Tuttavia  lo sviluppo appena esaminato ha avuto e continua ad avere un prezzo da pagare notevole, il modello sul quale viene basato il loro crescente sviluppo è da ricercarsi in una forma di governo che oggi in altri paesi del mondo sarebbe impossibile da proporre e al contempo è utile affermare che ci sono diversi ambiti su cui si deve assolutamente lavorare quanto prima, per poter diventare nei prossimi anni ancora di più un paese dove i diversi aspetti che prima sono stati descritti possano trovare finalmente un giusto equilibrio tra loro, raggiungendo una qualità tale da poter far sviluppare ancor di più la Cina e renderla un paese vivibile a trecentosessanta gradi.

 

[1] “Cina,” Microsoft® Encarta® Enciclopedia Online 2008
© 1997-2008 Microsoft Corporation. Tutti i diritti riservati.

Disponibile qui: http://www.voyagesphotosmanu.com/agricoltura_cina.html 

[2] ‘’L’evoluzione economica e sociale della Cina’’ di Fulvio Caporale, agosto 2012.

Disponibile qui: https://cultura.biografieonline.it/evoluzione-economia-cinese/

[3] ‘’L’ascesa cinese’’ di Eurasia Sito, febbraio 2016.

Disponibile qui: https://www.eurasia-rivista.com/lascesa-cinese/

[4] ‘’Cina: Miti e Realtà’’ di Fabrizio Zilibotti.

Disponibile qui: https://www.rsi.ch/rete-due/programmi/cultura/plusvalore/Cina-Miti-e-Realt%C3%A0-295241.html

[5] ‘’Sistema politico e rivoluzione economica cinese’’ di Federico Rampini – XXI Secolo (2009).

Disponibile qui: http://www.treccani.it/enciclopedia/sistema-politico-e-rivoluzione-economica-cinese_%28XXI-Secolo%29/

[6] ‘’Inquinamento atmosferico in Cina: a che punto siamo?’’ di Ludovica Meacci, maggio 2017.

Disponibile qui:

Mario Nocera

Mario Nocera, nato a Napoli il 04/01/1992 Direttore Area: Politica Economica Responsabile sviluppo business Laurea Magistrale in Scienze delle Pubbliche Amministrazioni presso: l'Università degli Studi di Napoli Federico II. Tesi di Laurea in: Teoria dell Sviluppo umano. Titolo Tesi: ''Le diseguaglianze in Italia : il divario tra Nord e Sud'' Interessi: economia, finanza, politica, attualità e sociologia. Contatti: mario.nocera@iusinitinere.it

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