giovedì, Aprile 18, 2024
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La lezione del Covid-19: investire per il futuro

“Questa pandemia può essere una grande lezione ed occasione per l’umanità; in ogni Medioevo si prepara il terreno per un Rinascimento” erano la parole ricorrenti nel corso del lockdown. È stato così forte il motivo che  abbiamo quasi finito per crederci. Tra un bollettino della Protezione Civile ed una pizza fatta in casa, curavamo la tristezza con enormi aspettative verso il domani. Con il trascorrere dei mesi l’ottimismo ha lasciato il posto a qualche perplessità, diventata già certezza per alcuni.

Il Covid-19 non è per nulla alle spalle. Se da un lato sembra passato il picco italiano, dall’altro il ritorno di casi in diversi paesi (da Singapore alla Cina, passando per la Corea) ci mette in allarme in vista dei prossimi mesi, soprattutto quelli autunnali.[1]

Cosa abbiamo imparato? Cosa bisogna fare in futuro?

I mancati investimenti di oggi si traducono nei drammi di domani. Scuola, Ricerca e Sanità ne sono testimoni privilegiati.

Un po’ di dati sugli investimenti pubblici degli ultimi anni per chiarirci le idee.

Nel 2017 l’Italia ha speso 66 miliardi di euro per l’istruzione pubblica, dalla pre-primaria sino all’università. Siamo al quarto posto nell’Unione Europea, dietro a Germania (134,6 miliardi di euro), Francia (124,1 miliardi di euro) e Regno Unito (107 miliardi di euro). Le cose peggiorano se si contano gli investimenti sul totale della spesa pubblica. L’Italia con il 7,9% è all’ultimo posto tra gli Stati membri dell’Unione Europea. Il dato diventa impietoso se paragonato a quanto fanno Germania, con il 9,3%, Francia, con il 9,6%, e Regno Unito, con l’11,3%. Rispetto al PIL, la spesa in istruzione pubblica si attesta al 3,8%, davanti solo a Romania, Irlanda, Bulgaria e Slovacchia.[2]

Nel 2017, lo Stato italiano ha speso 30 miliardi di euro per l’istruzione secondaria ed appena 5,5 miliardi per quella universitaria. In questo gap si legge una prima tragica conseguenza: ancora troppi pochi laureati e tassi di abbandono molto al di sopra della media UE. La scuola primaria è l’unica a non essere interessata dai tagli. Ecco spiegata la buona qualità degli studenti della primaria italiana, rapportati al contesto europeo.[3]

Tra il 2010 ed il 2016 lo Stato italiano ha ridotto del 9% la spesa in istruzione per studenti. Questo si è tradotto in un ampliamento delle disuguaglianze socio-economiche. Gli studenti proveniente da famiglie benestanti possono concedersi i device più tecnologici, a fronte di un diritto allo studio negato a tanti altri coetanei. In quest’ottica va letta la diminuzione degli studenti universitari di circa l’8%. Analogamente si spiegano le difficoltà di tanti studenti con la didattica a distanza, tra device datati ed una linea internet  inesistente in alcune zone dell’entroterra.

La spesa pubblica in Ricerca è stata tagliata del 21 % dal 2007 al 2016. Il nostro paese ha speso negli ultimi anni solo l’1,34% del PIL per la ricerca, a fronte di una media UE del 2%. Ed ecco serviti gli aerei pieni di giovani e promettenti menti che lasciano il belpaese in vista di occasioni che consentano di guardare al domani e di ottenere una dignitosa retribuzione. E quanti ancora partiranno a seguito dell’emergenza; diamo il tempo agli aerei di riprendere a volare.[4]

Per la Sanità l’analisi è più sottile.

A ben guardare, dal 2000 al 2018 gli investimenti sono cresciuti del 69%, passando da 68,3 miliardi di euro a 115,4. Si è passati dal 5,5% del PIL al 6,5%, ed un aumento di un punto percentuale di PIL in spesa pubblica non è poca roba.

Dove è il problema?
Gli investimenti sono avvenuti quasi tutti nel primo periodo tra il 2000 ed il 2010, quando la spesa in Sanità era già a 113,1 miliardi. Da quel momento il ritmo degli investimenti è stato in constante decrescita, a fronte di una popolazione con età media sempre più alta.

Le cure per una popolazione più anziana richiedono sforzi economici importanti. Il calo degli investimenti si è tradotto in una media di 8,6 letti in terapia intensiva ogni 100.000 abitanti ad inizio 2020, contro i 33,9 della Germania ed i 16,3 della Francia. Ed eccoci impreparati a combattere la pandemia, con corsie d’ospedale adibite a ricoveri transitori, se non a ultimo letto prima del decesso.[5]

Dinanzi ai dati impietosi, la discussione è tra MES (Meccanismo Europeo di Stabilità)[6], SURE (Support to mitigate Unemployment Risks in an Emergency)[7], EuroBond, CoronaBond e via dicendo.[8]

Sì, ma cosa sono questi acronimi?
Le possibili risposte al bisogno di denaro degli Stati, a partire proprio dall’Italia. La discussione è passata sul piano della pura propaganda politica, diventando argomento di offesa nei confronti dello sfidante. In Italia lo sguardo dei politici proprio non riesce a superare la punta del naso.

Qualunque soluzione si scelga, bisogna ricordare che si tratta di debito pubblico. Le casse dello Stato riceveranno danaro che dovranno restituire, seppure ad interessi vantaggiosi.

E allora: cosa fare?
Investire nei tre settori più martoriati: Scuola, Ricerca e Sanità. Contestualmente, bisogna finanziare lo sviluppo tecnologico italiano, rendendo reale la tanto sbandierata rivoluzione digitale.

Sprecare quest’occasione significherebbe abbandonare la parola futuro. La politica ha il compito di scegliere e lo faccia pensando alle prossime generazioni e non alla prossima campagna elettorale. Sia questo il modo per riportare l’ottimismo che ci ha guidato per diverse settimane tra l’impasto di una pizza e la speranza che Andrà tutto bene!

[1] https://www.who.int/emergencies/diseases/novel-coronavirus-2019/strategies-and-plans

[2]Il costo dell’istruzione resta occulto, di Luisa Ribolzi, 03-06-2019. Disponibilie qui:

[3] https://www.oecd-ilibrary.org/education/education-at-a-glance-2018_eag-2018-en;jsessionid=S6DnhQLROBtk1zWVh3-fe2fI.ip-10-240-5-45

[4]Ricerca in Italia, tagliato il 21% dei fondi in 10 anni, Il Sole 24ore, 20-03-2019. Disponibile qui:

https://www.ilsole24ore.com/art/ricerca-italia-tagliato-21percento-fondi-10-anni-AB8cCHgB

[5]Sanità, verità e bugie sui taglia alla spesa, di Luca Gerotto, Osservatorio conti pubblici italiani, 14-03-2020. Disponibile qui:

https://www.repubblica.it/economia/2020/03/14/news/sanita_verita_e_bugie_sull_aumento_della_spesa-251254662/

[6] https://eur-lex.europa.eu/summary/glossary/european_stability_mechanism.html?locale=it

[7] https://eur-lex.europa.eu/legal-content/it/TXT/?qid=1589957881511&uri=CELEX:32020R0672

[8]La BCE spiegata al tavolino di un bar, di Roberta Carlini. Disponibile qui:

https://www.prismamagazine.it/2020/06/02/limpatto-sulleconomia-della-pandemia/

Fonte immagine: https://www.balcanicaucaso.org/eng/Areas/Croatia/Croatia-the-financial-consequences-of-Covid-19-201468

 

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