venerdì, Marzo 29, 2024
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La Net Neutrality: la libertà della rete è in pericolo

Net Neutrality

La Federal Communications Commission (FCC), l’agenzia governativa statunitense che vigila sulle comunicazioni, nella giornata di ieri ha annunciato un piano di riforma delle regole degli Internet Service Provider (ISP, in italiano: fornitori di servizi internet) con l’obiettivo di eliminare il principio della Net Neutrality difeso dall’ex presidente Barack Obama. Il voto per la proposta, “Restoring Internet Freedom Order”, è previsto per il prossimo 14 dicembre e ci si aspetta che passi senza molte difficoltà.

Ajit Pai, il presidente della FCC, in relazione alla proposta sopracitata ha scritto che “Con la mia proposta, il governo federale smetterà di tenere troppo sotto controllo Internet. La FCC chiederà agli ISP maggiore trasparenza sulle loro pratiche, in modo che i consumatori possano decidere di acquistare il piano migliore per loro, mentre gli imprenditori e altre piccole attività potranno ricevere le informazioni tecniche di cui hanno bisogno per portare innovazione”[1]. Ma prima di addurre ulteriori considerazioni, facciamo un passo indietro.

Che cos’è la Net Neutrality?

La prima definizione di Net Neutrality, e con essa anche la sua prima violazione, risale ad una legge federale degli Stati Uniti del 1860 che regolava una linea telegrafica. In particolare si leggeva che: “[…] i messaggi ricevuti da ogni individuo, compagnia, o corporazione, o da ogni linea telegrafica che si connetta a questa da uno dei due capi, deve essere trasmesso in modo imparziale nell’ordine di ricezione, tranne per i messaggi del governo che debbono avere priorità”[2]. In altre parole, l’ordine di trasmissione dei messaggi deve essere imparziale (ecco una semplice definizione di Net Neutrality), ad eccezione di quelli del governo (ed ecco anche la violazione di tale principio).

Trasportando questo concetto nella internet-era, la sua definizione si adegua e si moltiplica. Secondo il Sole24ore[3] la Net Neutrality è “il principio secondo cui gli operatori devono gestire il proprio traffico senza discriminazioni che danneggino concorrenza, innovazione e, in generale, i diritti degli utenti e delle aziende web”. Per Tim Barners Lee, inventore del World Wide Web e direttore del World Wide Web Consortium, la Net Neutrality è “il principio secondo cui tutti i contenuti, siano essi commerciali o politici, devono essere trattati senza alcuna discriminazione. La neutralità delle reti è essenziale per assicurare una forma di concorrenza aperta e giusta nel mercato e per condurre la crescita dell’America nell’era digitale”[4].

Il contesto in cui la discussione sta avvenendo vede contrapporsi diversi giganti dell’era digitale che, tuttavia, appartengono a due categorie diverse. Da un lato abbiamo gli ISP come ad esempio Verizon, AT&T e Comcast negli USA, o Tim, Vodafone, Fastweb e Infostrada in Italia. Dall’altro i fornitori di contenuti come ad esempio Netflix, Facebook, Amazon, Google e molti altri.

In un mondo senza Net Neutrality ogni ISP offrirà diversi pacchetti in base agli accordi stipulati con le grandi aziende operanti nella rete.
Se per esempio un ISP offrirà il pacchetto “social network” includendo Facebook e Instagram, potrà cambiare la propria offerta qualora riesca a stipulare un accordo più vantaggioso con Snapchat o Twitter.
Ancora, questo stesso ISP potrebbe offrire anche il pacchetto “cinema e serie tv” includendo Mediaset Premium e Netflix, ma potendo sempre cambiare offerta o, come nel caso precedente, avendo ottenuto un accordo più vantaggioso con NowTv (Sky) e PrimeVideo (Amazon) o, qualora decida di non voler più offrire questo tipo di intrattenimento concentrandosi invece sul reparto “shopping online”.
Un quadro del genere è già realtà in Spagna e Portogallo dove, esclusivamente per gli abbonamenti da telefono mobile, sono previsti diversi costi per le diverse categorie di pacchetti[5].

Tuttavia, bisogna notare che da un punto di vista economico la discriminazione dei prezzi rendendo il mercato più competitivo, lo rende in qualche modo migliore. Un mercato “in buona salute” è un mercato in cui si investe, si spende e si guadagna. Altra considerazione da fare riguarda i protagonisti di queste future ed eventuali negoziazioni. Fintanto che al tavolo di Vodafone, ad esempio, si accomodino Netflix o Sky, è difficile pensare ad un accordo che propenda solo per una delle due parti. Ma se si dovesse aggiungere un posto a tavola per la start up che punta a diventare la nuova Netflix, le cose si complicherebbero dal momento che il potere contrattuale (ed economico) sarebbe detenuto interamente da una parte.

In conclusione, in attesa del fatidico 14 dicembre si deve prendere atto che un attacco vero e proprio al principio della Net Neutrality si è avuto solo negli USA. Ma, nonostante le regole adottate dall’UE in merito di ISP, tra cui anche quelle relative alla loro responsabilità, resta il timore che un cambiamento così radicale, seppur confinato – per ora – dall’altra parte dell’Atlantico, possa influenzare anche le strategie dell’Unione Europea.

 

[1] La dichiarazione integrale del presidente Pai è disponibile qui:

[2] Pacific Telegraph Act of 1860, disponibile qui: http://cprr.org/Museum/Pacific_Telegraph_Act_1860.html

[3] Alessandro Longo, Che cos’è la Net Neutrality, il Sole24ore, dicembre 2010, disponibile qui: http://www.ilsole24ore.com/art/tecnologie/2010-12-22/cose-neutrality-085318.shtml?uuid=AY6JLotC

[4] Tim Barners Lee, In defense of Net Neutrality, The Wall Street Journal, giugno 2017, disponibile qui: https://www.wsj.com/articles/in-defense-of-net-neutrality-1498171158?mg=com-wsj

[5] Lorenzo Fantoni, Spagna e Portogallo mostrano com’è internet senza la Net Neutrality, La Stampa, novembre 2017 disponibile qui:

Simone Cedrola

Laureto in Giurisprudenza presso l'Università Federico II di Napoli nel luglio 2017 con una tesi in Procedura Civile. Collaboro con Ius in itinere fin dall'inizio (giugno 2016). Dapprima nell'area di Diritto Penale scrivendo principalmente di cybercrime e diritto penale dell'informatica. Poi, nel settembre 2017, sono diventato responsabile dell'area IP & IT e parte attiva del direttivo. Sono Vice direttore della Rivista, mantenendo sempre il mio ruolo di responsabile dell'area IP & IT. Gestisco inoltre i social media e tutta la parte tecnica del sito. Nel settembre 2018 ho ottenuto a pieni voti e con lode il titolo di LL.M. in Law of Internet Technology presso l'Università Bocconi. Da giugno 2018 a giugno 2019 ho lavorato da Google come Legal Trainee. Attualmente lavoro come Associate Lawyer nello studio legale Hogan Lovells e come Legal Secondee da Google (dal 2019). Per info o per collaborare: simone.cedrola@iusinitinere.it

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