venerdì, Aprile 19, 2024
Uncategorized

La Santa Sede firma l’accordo sulla proibizione delle armi nucleari

Il 20 settembre scorso il Segretario per i rapporti con gli Stati S.E. Mons. Paul Richard Gallagher ha firmato per la Santa Sede, anche in nome e per conto dello Stato della Città del Vaticano, il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari, adottato il 17 luglio 2017 al termine della Conferenza delle Nazioni Unite finalizzata alla negoziazione e all’adozione di uno strumento giuridicamente vincolante per proibire il possesso di armi nucleari nel mondo.

Il Trattato impegna i sottoscrittori a non effettuare esperimenti sul proprio territorio e a non incoraggiare o partecipare a tali esperimenti in altri Stati, al fine di limitare la proliferazione, l’ammodernamento e la creazione di armi nucleari di ultima generazione o lo sviluppo, l’aggiornamento e la creazione di nuove generazioni di armi nucleari.

L’adozione del Trattato. I negoziati si sono aperti il 27 marzo nella sede delle Nazioni Unite a New York; la conferenza rischiava di rivelarsi improduttiva a causa dell’assenza di alcuni dei Paesi detentori di armi di distruzione di massa (inter alia, Stati Uniti, Francia, Regno Unito, Israele) e di alcuni loro alleati (tra i quali l’Italia), in quanto, nella visione degli ambasciatori degli Stati non partecipanti alla Conferenza, guidati dall’ambasciatore statunitense Nikki Haley, sarebbe stato “irrealistico” un progetto volto ad arginare la politica di Paesi impegnati nella corsa nucleare –  tra i quali figura la Corea del Nord.

Nonostante tali resistenze, il 7 luglio scorso, Elayne Whyte Gómez, rappresentante permanente del Costa Rica, ha comunicato che 122 nazioni hanno firmato il Trattato giuridicamente vincolante.

Gli ambasciatori statunitense, francese e inglese hanno espresso in una dichiarazione la volontà degli Stati rispettivamente rappresentati, peraltro membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, di non firmare, ratificare o prendere parte all’accordo, nella convinzione che quest’ultimo non tenga conto della realtà effettiva della sicurezza internazionale, ritenendo inoltre che il Trattato sia incompatibile con la politica di deterrenza nucleare.

 Il fondamento giuridico dell’adesione della Santa Sede al Trattato. La possibilità della Santa Sede di aderire a trattati internazionali dipende dalla circostanza che ad essa viene riconosciuta la personalità giuridica internazionale, alla quale fanno capo tutta una serie di attività in campo internazionale che ne determinano la soggettività.

Sono ormai state superate le divisioni circa l’individuazione dell’ente cui spetterebbe la personalità giuridica di diritto internazionale, che facevano riferimento a concezioni moniste e dualiste.

Le prime, sostanziantesi nella posizione di Carlo Arturo Jemolo, ritenevano che il soggetto di dirtto internazionale fosse solo uno, la Santa Sede, sebbene gli enti fossero due, ma lo Stato della Città del Vaticano era da considerare uno “stato fine”. Le concezioni dualiste, invece, individuavano due soggetti di diritto internazionale, la Santa Sede e lo Stato della Città del Vaticano che godevano di distinta personalità giuridica, poiché i fini delle istituzioni sono diversi, così come le attività poste in essere.

In realtà, lo Stato della Città del Vaticano deve essere considerato un’entità territoriale posta a servizio di un soggetto determinato, qual è appunto la Santa Sede, che decide se intervenire, nell’ambito del diritto internazionale, in nome proprio o in nome e per conto dello Stato della Città del Vaticano.

Francesca Salvatore

Francesca Salvatore, napoletana, classe 1993. Studentessa di Giurisprudenza all'Università Federico II, laureanda in Diritto del commercio internazionale con una tesi sul capitolo 11 dell'Accordo Nordamericano di libero scambio, relativo alla tutela degli investimenti stranieri. Iscritta a ELSA Napoli, parteciperà alla 16esima edizione della ELSA Moot Court Competition, organizzata con la partnership della WTO.

Lascia un commento