giovedì, Marzo 28, 2024
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Le Alternative Dispute Resolution in materia ambientale

Negli ultimi decenni, in particolare in alcuni settori peculiari, si è registrato un forte incremento del ricorso ai metodi alternativi di risoluzione delle controversie rispetto alla giustizia ordinaria. L’acronimo ADR, Alternative Dispute Resolution, sta proprio ad indicare quella procedura di risoluzione alternativa, la cui ratio risiede nella necessità di trovare una più rapida ed extragiudiziale risoluzione delle liti.

 Tale meccanismo ha il vantaggio di ridurre l’eccessivo carico giudiziario ed inoltre evita che i soggetti scoraggiati dai costi e della durata del procedimento giudiziario, rinuncino alla tutela dei propri diritti. Il forte grado di flessibilità di questi strumenti consente di ridurre la complessità del procedimento e la difficoltà nell’individuazione delle regole applicabili. Esse possono costituire un utile strumento soprattutto in quelle controversie, che essendo caratterizzate da un alto grado di tecnicità, richiedono l’intervento di un soggetto con competenze specifiche. Per tali motivi, esse risultano particolarmente adatte alla risoluzione di controversie riguardanti la materia ambientale la quale presenta delle peculiarità, primo fra tutte la peculiarità del bene ambiente.

Le caratteristiche delle ADR sono:

  • l’economicità della procedura, la quale per l’appunto si presenta meno onerosa rispetto ad una procedura giudiziale ordinaria;
  • la rapidità delle procedure, la quale permette di giungere ad una risoluzione in un lasso di tempo non eccessivamente prolungato;
  • l’ alternatività, rispetto alla procedura ordinaria ma che permette comunque di giungere ad risoluzione delle liti o conflitti.

Le Alternative Dispute Resolution come la mediazione, la negoziazione o la transazione, non svolgendo un ruolo semplicemente alternativo rispetto ai procedimenti giurisdizionali, permettono alle parti di instaurare un dialogo che permette ad esse stesse di valutare l’opportunità di fare ricorso ai sistemi tradizionali. Inoltre, laddove il processo cristallizza i conflitti, le ADR si pongono in una prospettiva futura con finalità preventive attraverso la composizione della lite mediante il rispristino del dialogo tra le parti. Soprattutto in materia ambientale favoriscono l’emersione del bene giuridico ambiente quale valore costituzionalmente riconosciuto.

I conflitti nell’ambito ambientale possono sorgere per cause differenti, possono manifestarsi in ambiti molto diversi e nella loro accezione più tradizionale la presenza di un conflitto comporta elementi di complicazione e di allungamento dei tempi per i proponenti. Legittimare gli stakeholders come interlocutori nelle diverse fasi del processo decisionale può aiutare il proponente a migliorare la propria progettualità fino ad evitare che si arrivi ad una situazione di opposizione giudiziale, facilitando e favorendo la prassi delle procedure conciliative alternative.

Come riportato da un documento sulla “Mediazione dei conflitti ambientali” della Camera Arbitrale di Milano, per limitare o prevenire i conflitti d’interesse sono essenziali elementi come:

  • la negoziabilità, ovvero gli interventi e i progetti devono assumere un valore territoriale, intervenendo sulla mitigazione degli impatti ambientali e sulle compensazioni ecologiche, ma anche e soprattutto dall’interazione con attori locali, detentori spesso di conoscenze che altrimenti non sarebbero prese in considerazione;
  • la rapidità, certezza ed efficacia, in quanto le soluzioni condivise, una volta individuate, devono essere stabili nel tempo e per questo, incardinate in accordi che prevedano diritti e doveri per i firmatari;
  • l’inclusione e rappresentatività, in quanto la prevenzione e ricomposizione dei conflitti richiede l’inclusione degli attori nei processi decisionali, con una forte attenzione al bilanciamento delle diverse istanze.

Quali cenni introduttivi a tematiche che saranno approfondite nei prossimi articoli, così come emerge dal documento appena analizzato, la conciliazione è la procedura in cui il mediatore, soggetto terzo neutrale ed imparziale, dirige e facilita il dialogo tra le parti sino a condurle al raggiungimento dell’intesa. La negoziazione invece, non prevede l’intervento di un terzo soggetto ma rappresenta un confronto tra le parti, le quali, assistite, cercano di raggiungere un accordo prima di pervenire ad una fase contenziosa.

Amalia Scaperrotta

Nasce ad Ariano Irpino (AV) il 14/12/1993. Consegue la maturità scientifica ed é attualmente iscritta al quinto anno di Giurisprudenza presso l'Università degli studi del Sannio. Prossima alla laurea intende sviluppare una tesi in Negoziazione e Sviluppo Sostenibile. Da sempre sensibile ai problemi ambientali e ai temi sociali, è un energy broker presso un'azienda che si occupa di energie rinnovabili impegnata anche nel sociale. Ha partecipato al Concorso indetto dalla Fondazione Italiana Accenture, sullo Sviluppo Sostenibile, "Youth in Action for Sustainable Development Goals", in cui è arrivata in finale. È socia di Elsa ( The European Law Student's Assocation ). Nelle sue esperienze universitarie ha partecipato ad un progetto di ricerca, nell'ambito del Diritto Commerciale dal titolo "La liceità del marchio".

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