venerdì, Marzo 29, 2024
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Le indagini del Russiagate e l’istituto del plea bargaining

Lo scandalo del Russiagate raggiunge quotidianamente sempre più notorietà.  Le ultime notizie diffuse, tralasciano intendere che vi sia la possibilità di un patteggiamento tra Rick Gates e Robert Muller, attuale Procuratore a capo delle indagini del Russiagate, a seguito della inaspettata ammissione di colpevolezza dello stesso Rick Gates.  Ammissione che ha lasciato tutti sorpresi e non capaci di comprendere le ragioni che hanno spinto Gates a tale mossa. Prima di procedere all’analisi delle notizie diffuse, giova ricordare cos’è e come nasce il Russiagate

Le elezioni e la successiva vincita del Presidente Donald Trump hanno da sempre presentato aspetti controversi che facevano presumere un possibile accordo con Vladimir Putin. Nonostante siano semplici supposizioni, dalle indagini effettuate ed ancora in corso sono emersi elementi e fatti interessanti da non lasciare indifferenti.  Lo scopo delle indagini, congiuntamente all’ammissione di Gates potrebbero avere dei risvolti rilevanti, che potrebbero comportare un impeachment[1] contro Trump. Questa è tuttavia una semplice previsione, che attualmente non può essere accertata completamente.[2]

Ritornando all’ammissione di Gates circa la sua colpevolezza e la possibilità di un patteggiamento con Muller, quest’ultima sembra la mossa più adeguata in quanto l’accordo tra le parti permetterebbe, in primis di divenire un collaboratore nelle indagini in corso e non di meno,  di ottenere benefici riguardo il procedimento a suo carico ed eventualmente una riduzione della pena.

Il patteggiamento, nel sistema americano noto come plea bargaining è un istituto di notevole diffusione in quanto permette di giungere alla conclusione del procedimento in tempi brevissimi, comportando un risparmio economico e tempistico nell’attuazione della giustizia. Si pensi che circa il 60% dei procedimenti in America si conclude mediante “accordo” delle parti.

La possibilità di una giustizia negoziata nasce, difatti proprio in America, dove le parti raggiungono un accordo, per concludere il processo.  Anche il nostro patteggiamento trae origine dall’istituto del plea bargaining, tuttavia si presenta con non poche differenze affiché risulti compatibile con i princìpi insiti nella Costituzione.

Ma in cosa consiste il plea bargaining?

Il plea bargaining può essere definito come un vero è proprio accordo, similmente ad un contratto, raggiunto dalla parti (defendant e prosecutor), nella fase predibattimentale.  Codesto accordo prevede una dichiarazione di colpevolezza da parte dell’imputato circa l’imputazione formalizzata dal prosecutor. Tale ammissione di colpevolezza permette all’imputato di poter beneficiare di molteplici vantaggi che possono consistere in una riduzione della pena o la possibilità di scegliere la struttura penitenziaria dove scontare la detenzione.

Perfezionato l’accordo tra le parti, l’imputato dovrà ripetere la sua dichiarazione di colpevolezza dinanzi al giudice, che gli permetterà di bypassare  tutta la fase predibattimentale e giungere alla fase finale ossia il momento della lettura della sentenza. Lampante è la funzione deflattiva dell’istituto, dove ugualmente all’Ordinamento Italiano, si prevede l’omissione di una fase processuale consequenziale ad una chiusura anticipata del processo.

Come il patteggiamento anche il plea bargaining è stato posto al centro di interessanti diatribe dottrinali circa la sua legittimità. Ciò che più si evidenziava era la disparità di trattamento riservato alle parti, in particolare l’eccessiva discrezionalità rimessa al prosecutor che poteva degenerare in arbitrio. [3]Motivo per cui sono state presentate diverse proposte normative idonee a modificare gli aspetti controversi dell’istituto.

Nonostante le critiche mosse, il plea bargaining resta ad oggi lo strumento più utilizzato nei procedimenti penali americani in quanto permette di bilanciare gli interessi di entrambe le parti, attuando in oltre le esigenze deflattive.

Ritornando alle indagini del Russiagate, non sono ancora noti i termini e le condizioni di questo possibile accordo tra Muller e Gates, si spera di ricevere presto notizie in merito.

FONTI

[1] Per un maggior approfondimento dell’impeachment cfr. http://www.treccani.it “Incriminazione, messa in stato di accusa, spec. di un pubblico ufficiale o di un membro del governo. La parola è nota soprattutto in connessione con lo «scandalo Watergate» esploso negli Stati Uniti d’America (1973), allorché fu usata per indicare lo stato di accusa in cui può essere messo un presidente che abbia violato la Costituzione.”

[2] www.money.it

[3] Cfr. R. G. Musso, Il Plea bargaining, tra Common Law e Civil Law, Milano, Ed. Giuffrè, 1985.

Tayla Jolanda Mirò D'Aniello

Tayla Jolanda Mirò D'aniello nata ad Aversa il 4/12/1993. Attualmente iscritta al V anno della facoltà di Giurisprudenza, presso la Federico II di Napoli. Durante il suo percorso univeristario ha maturato un forte interesse per le materie penalistiche, motivo per cui ha deciso di concludere la sua carriera con una tesi di procedura penale, seguita dalla prof. Maffeo Vania. Da sempre amante del sistema americano, decide di orientarsi nello studio del diritto processuale comparato, analizzando e confrontando i diversi sistemi in vigore. Nel privato lavora in uno studio legale associato occupandosi di piccole mansioni ed è inoltre socia di ELSA "the european law students association" una nota associazione composta da giovani giuristi. Frequenta un corso di lingua inlgese per perfezionarne la padronanza. Conseguita la laurea, intende effettuare un master sui temi dell'anticorruzione e dell'antimafia.

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