giovedì, Aprile 18, 2024
Criminal & Compliance

Le indagini “Tacco 12” e il reato di prostituzione minorile

Un recentissimo servizio del noto programma “Le Iene”,  riguardante lo spiacevole fenomeno della prostituzione minorile, ha suscitato forti reazioni da parte dei telespettatori, dovute alla testimonianza dei ragazzi che si ritrovano sfortunatamente nel giro della prostituzione.

Purtroppo la prostituzione minorile ha raggiunto una preoccupante diffusione, dovuta anche alla semplicità con cui i ragazzi riescono ad accedere in questo raccapricciante “mondo”.

Difatti vi è una serie infinita di “app d’incontri” che facilmente scaricabili sul proprio telefono, permettono di poter conoscere nuove persone. Queste applicazioni nate con lo scopo di “incontro”, sono poi destinate ad un utilizzo deviato e improprio, favorendo chi con losche intenzioni ha la possibilità di soddisfare i propri bisogni, venendo a contatto con numerosi ragazzi che attratti dalla semplicità con cui si percepiscono compensi, vendono il proprio corpo.

Nonostante si prevedano pene severe per i reati connessi alla prostituzione minorile, sono purtroppo ancora tantissimi i giovani ed a volte bambini che si ritrovano in questa pericolosa rete. L’articolo 600 bis del codice penale dell’Ordinamento giuridico italiano, prevede una reclusione che va dai sei ai dodici anni unitamente ad una multa che può variare dai 15.000 a euro 150.000 per chiunque:

1) recluta o induce alla prostituzione una persona di età inferiore agli anni diciotto;

2) favorisce, sfrutta, gestisce, organizza o controlla la prostituzione di una persona di età inferiore agli anni diciotto, ovvero altrimenti ne trae profitto.[1]

La norma, si pone con un duplice obiettivo in primis, punire chi è a capo di organizzazioni e favorisce i giovani alla prostituzione ma simultaneamente prevede una tutela per tutti i ragazzi, vittime di questo orribile mondo.

Connesso al reato di prostituzione minorile, è un altro spaventoso fenomeno che né ha ampliato maggiormente la diffusione, il c.d. turismo sessuale minorile.  L’espressione coniata ha un significato ben specifico, come precisato dall’Organizzazione Mondiale del Turismo:

«viaggi organizzati dagli operatori del settore turistico, o da esterni che usano le proprie strutture e reti, con l’intento primario di far intraprendere ai turisti una relazione sessuale a sfondo commerciale con i residenti del luogo di destinazione»[2].

La questione più allarmante è che l’Italia si presenta tra i primi paesi dove vi sono questi “turisti” che partono per viaggi con il solo fine di ricevere rapporti dietro corrispettivo. Motivo per cui si è sentita la necessità di introdurre una specifica norma volta a punire e limitare questi “viaggi”.[3]

In tal senso l’articolo 600 quinquies del codice penale disciplina:

“Chiunque organizza o propaganda viaggi finalizzati alla fruizione di attività di prostituzione a danno di minori o comunque comprendenti tale attività è punito con la reclusione da sei a dodici anni e con la multa da quindicimilaquattrocentonovantatre euro”[4]

La complessa rete di norme che tutelano i ragazzi e bambini, che si ritrovano a svendere il proprio corpo per soldi, non risulta esaustiva per una totale soppressione di questi reati.

Si contano all’incirca due milioni di bambini e ragazzi che si ritrovano sul ciglio della strada e le percentuali aumentano di giorno in giorno con conseguente accrescimento di casi di pedofilia.

La prostituzione minorile trova il suo epicentro nei paesi ancora in via di sviluppo, dove la povertà risulta essere un fattore determinante per le scelte di vita dei ragazzi, spesso costretti e stimolati dai propri familiari ad intraprendere questa spiacevole vita.

Ritornando  alla situazione italiana riguardanti i casi di prostituzione minorile, si menziona una recente indagine conosciuta con il nome di Tacco 12[5],  avviata a seguito di denunce esposte proprio dai genitori di alcune ragazzine che in cambio di piccole prestazioni ricevevano ingenti somme di denaro. Le testimonianze acquisite spiegano che la giustificazione di tale scelta di vita è la facilità con cui si riescono a ricevere soldi, che alletta i più giovani.

Si auspica quindi che delle sentenze più severe possano frenare questo pericoloso fenomeno in preoccupante crescita.

 

FONTI

[1]  https://www.brocardi.it

[2] www.ecpat.i

[3] www.corriere.it

[4] www.brocardi.it

[5] www.ilgiornale.it

Tayla Jolanda Mirò D'Aniello

Tayla Jolanda Mirò D'aniello nata ad Aversa il 4/12/1993. Attualmente iscritta al V anno della facoltà di Giurisprudenza, presso la Federico II di Napoli. Durante il suo percorso univeristario ha maturato un forte interesse per le materie penalistiche, motivo per cui ha deciso di concludere la sua carriera con una tesi di procedura penale, seguita dalla prof. Maffeo Vania. Da sempre amante del sistema americano, decide di orientarsi nello studio del diritto processuale comparato, analizzando e confrontando i diversi sistemi in vigore. Nel privato lavora in uno studio legale associato occupandosi di piccole mansioni ed è inoltre socia di ELSA "the european law students association" una nota associazione composta da giovani giuristi. Frequenta un corso di lingua inlgese per perfezionarne la padronanza. Conseguita la laurea, intende effettuare un master sui temi dell'anticorruzione e dell'antimafia.

Lascia un commento