giovedì, Marzo 28, 2024
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L’impatto dell’austerità sulla tutela dei diritti umani in Grecia

Le misure di austerità promosse dalla Commissione europea durante la crisi economica sono state spesso accolte da forti critiche, sia per quanto riguarda gli effetti sulle economie dei paesi in difficoltà sia sull’impatto di tagli e restrizioni finanziarie sulla vita dei cittadini. Per affrontare la crisi ed evitare il default, infatti, alcuni paesi hanno dovuto tenere sotto controllo il deficit pubblico, riducendo le spese e ottimizzando i costi: queste manovre, efficaci per ridurre il debito dei paesi in sofferenza, si sono spesso tradotte in severi tagli a settori fondamentali quali istruzione, sanità o a servizi assistenziali.

Questo è ciò che è avvenuto anche in Grecia nel 2009, quando è emerso come i governi di fine anni ’90 ed inizio 2000 manipolarono i conti pubblici per permettere al paese di rispettare i criteri fissati dalle istituzioni comunitarie per entrare in UE. L’allora presidente Papandreou dichiarò il pericolo bancarotta per il paese, mettendo in allarme non solo la comunità europea, ma anche i mercati internazionali. Per fronteggiare il default, il Fondo Monetario Internazionale e l’UE stabilirono pacchetti di aiuto di svariati miliardi, ma la situazione greca era così compromessa che le agenzie di rating declassarono ulteriormente lo status della Grecia, riducendo la sua possibilità di accedere a credito sui mercati finanziari.

Negli anni successivi, il governo greco, guidato ora da Alexis Tsipras, ha ricevuto periodicamente contributi che però dovevano essere compensati da pesanti tagli alla spesa e agli investimenti. Se le misure di austerity hanno avuto il merito di ridurre il pesante debito pubblico che gravava sul popolo greco, dall’altro lato si è assistito ad un aumento vertiginoso del tasso di disoccupazione ed una contrazione del PIL quasi del 20% in un biennio.

In un recente report[1], la Commissioner Dunja Mijatović ha evidenziato alcuni aspetti relativi alla crisi greca e all’impatto avuto dalle misure di austerity ed ha confermato gli effetti negativi di tali misure conservative adottate in Grecia.

Un primo aspetto su cui la Commissioner si concentra in particolare riguarda la questione migratoria, con la Grecia che ha visto arrivare sulle proprie coste, nel giro di pochi anni, centinaia di migliaia di migranti: la gestione di questo fenomeno epocale è diventata pressoché impossibile per un paese già provato da anni di crisi e scarsamente – anzi, per nulla – supportato, in tema di ricollocazione dei migranti, dai partner europei[2]. La stessa normativa comunitaria concorre a creare questa situazione di forte crisi: ai sensi dell’articolo 3 §1 della Convenzione di Dublino, infatti, i migranti sono obbligati a presentare la domanda di asilo nel paese di arrivo; questa previsione pone sul paese tutti gli oneri relativi a primo soccorso, accoglienza e vaglio dello status dei migranti. Questa situazione praticamente insostenibile ha portato le autorità greche a tenere una condotta spesso molto dura nei confronti dei migranti, che sono stati talvolta respinti, anche con la violenza, e riportati sulle coste turche; numerosi testimoni, tra le altre cose, segnalano anche il ricorso a carcerazione e detenzione come strumenti deterrenti nei confronti dei migranti, provvedimenti spesso adottati senza alcuna base legale.

In ogni caso, nel rapporto si evidenzia la terribile situazione dei campi di accoglienza allestiti su alcune isole dell’Egeo a causa del sovraffollamento, della scarsità delle risorse ed dell’impossibilità di accedere alle più basilari cure mediche[3].

Le autorità nazionali, quasi del tutto assenti, abbandonano i migranti nei centri di accoglienza, senza dar loro alcuna prospettiva di accoglienza ed integrazione; questa mancanza è particolarmente gravosa per quanto riguarda i minori non accompagnati, che invece richiederebbero particolari tutele e specifiche misure di protezione. In altre, parole, essendo praticamente impedito ai migranti di abbandonare le isole in cui sono “ospitati”, le autorità greche contribuiscono a creare un limbo, una “zona franca”, fuori dal diritto, caratterizzata da degrado, abbandono, discriminazione ed emarginazione sociale.

Le raccomandazioni che la Commissioner rivolge in relazione alla creazione di programmi di lungo periodo per l’integrazione, l’accesso al mondo del lavoro, l’assistenza e la scolarizzazione dei migranti si scontrano contro la cronica mancanza di risorse economiche dovuta ad anni di crisi.

Di fronte a questo quadro desolante, la Commissione Greca per i diritti umani ha affermato come le misure di austerità abbiano messo in pericolo la tutela concreta dei diritti fondamentali così come previsti non solo dalla Costituzione ellenica ma dalla stessa Convenzione europea dei diritti dell’uomo.

In questo senso, nel rapporto si evidenzia come il pacchetto di tagli e riduzione della spesa pubblica greca abbia colpito svariati settori, tra cui pensioni, sanità, educazione ed investimenti nel mondo del lavoro. I problemi evidenziati per i migranti sono infatti condivisi da tutta la popolazione greca, che, a causa dei pesanti tagli al welfare sociale, ha sempre meno accesso a servizi invece fondamentali in ambito medico-sanitario e scolastico. In questo senso, è inevitabile che questi effetti negativi siano particolarmente avvertiti da settori e fasce della popolazione particolarmente vulnerabili come disabili e minoranze.

Contemporaneamente, le misure di austerity hanno anche portato ad un aumento del costo della vita, con un incremento di diversi punti percentuali dell’IVA su diversi beni e l’introduzione di nuove tasse su lavoratori e pensionati, già gravati da numerosi tagli su benefici ed agevolazioni fiscali.

Questi interventi sono particolarmente gravosi su una popolazione già a forte rischio povertà e con un altissimo tasso di disoccupazione. Infatti, alla luce delle conclusioni dell’ultimo report dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OECD), quasi un terzo della popolazione greca è disoccupata; anche i pensionati, avendo perso gran parte dei social benefits prima concessi, rappresentano un segmento della popolazione particolarmente vulnerabile.

La diffusa povertà in cui vive il popolo greco ha portato ad un abbassamento della spesa non solo per beni non essenziali, ma anche per servizi fondamentali, come le spese mediche. La caduta della spesa totale dei cittadini in questo settore (quasi del 2% rispetto ai livelli pre-crisi) ha obbligato lo Stato a ridurre la spesa, tagliando servizi specializzati, stipendi e “consistenza” del personale medico nonché le risorse a disposizione; la Commissioner, in particolare, rileva come la chiusura e il depotenziamento di molte cliniche locali ha reso particolarmente difficile anche accedere fisicamente agli ospedali – ormai spesso sovraffollati – o ad incontrare un medico. Oltretutto, l’emorragia di personale specializzato, che abbandona il paese cercando migliori salari all’estero, rappresenta un altro problema strutturale che le autorità greche ancora faticano a contrastare.

Sono emblematiche in questo senso le parole della Commissioner, secondo cui “the National Health System was, as a result of these measures, on the brink of collapse[4]. Nelle sue conclusioni, tra l’altro, emergono altri aspetti preoccupanti: in primo luogo, sono sempre più frequenti decessi in ambito medico-ospedaliero, causati principalmente dalla mancanza di strutture, mezzi e personale adeguato a proteggere la vita dei pazienti; in seconda misura, il report evidenzia anche l’aumento di suicidi e malattie mentali tra i pazienti greci, che richiedono sempre maggior assistenza specializzata.

Un ulteriore aspetto su cui si concentra il report è anche il rispetto e la tutela del diritto a ricevere un’adeguata educazione. In maniera non dissimile da quanto visto prima, anche in questo settore si assiste ad un abbattimento del budget riservato alle spese scolastiche, con effetti tragici: corpo insegnanti ridotto e con stipendi sempre più bassi, strutture sovraffollate e con scarse risorse, per un generale abbassamento del livello e della qualità dell’insegnamento a livello nazionale. Se questo tipo di problematiche sono particolarmente sentite nelle aree rurali, non vi è dubbio che la crisi cronica del settore educativo ha come primario effetto la perdita e la dispersione di talenti e di capitale sociale e umano; lungi dall’essere una mera questione socio-politica, nel report si evidenzia come “losing talented students from poor backgrounds […] could hinder Greece’s long-term economic recovery[5].

In questo senso, si può certamente concludere che le misure di austerità promosse nel corso di questi anni hanno certamente causato una contrazione nella tutela dei diritti umani nel paese. Il report però guarda al futuro con una certa speranza: i numerosi interventi legislativi nei settori prima analizzati[6], benché non ancora adeguatamente realizzati a livello pratico, rappresentano un primo passo verso il superamento di un periodo di crisi che ha attraversato tutta Europa ma che ha avuto i suoi effetti più devastanti proprio in Grecia.

[1] Report of the Commissioner for Human Rights of the Council of Europe Dunja Mijatović following her visit to Greece from 25 to 29 june 2018, CommDH(2018)24, Strasburgo 6 novembre 2018 (https://rm.coe.int/report-on-the-visit-to-greece-from-25-to-29-june-2018-by-dunja-mijatov/16808ea5bd)

[2]

[3] Usando le parole del report “The combination of a lack of capacity, continuous arrivals, and few departures results in a generalised overcrowding of the Greek reception facilities, especially on the Aegean islands, where the situation is particularly critical, but also on the mainland”, §13.

[4] Ibid., §106.

[5] Ibid., §129.

[6] Come la legge 4540/2018 in tema di accoglienza, tutela e protezione dei migranti, la legge 4285/2014 sulla lotta alla discriminazione su base etnico-razziale o la legge 4368/2016 sull’assistenza medica per disabili e soggetti particolarmente vulnerabili.

Fabio Tumminello

30 anni, attualmente attivo nel ramo assicurativo, abilitato all'esercizio della professione forense, laureato in giurisprudenza presso l'Università degli Studi di Torino con tesi sulla responsabilità medico-sanitaria nella giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo e vincitore del Premio Sperduti 2017. Vice-responsabile della sezione di diritto internazionale di Ius in itinere, con particolare interesse per diritto internazionale, diritti umani e diritto dell'Unione Europea. Già autore per M.S.O.I. ThePost e per il periodico giuridico Nomodos - Il Cantore delle Leggi, ha collaborato alla stesura di una raccolta di sentenze ed opinioni del Giudice della Corte europea dei diritti dell'uomo Paulo Pinto de Albuquerque ("I diritti umani in una prospettiva europea. Opinioni dissenzienti e concorrenti 2016 - 2020").

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