venerdì, Aprile 19, 2024
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L’interrogatorio e Criminal, la nuova serie tv di Netflix

Introduzione: l’interrogatorio e Criminal.

Criminal è la nuova serie tv di Netflix[1] dal taglio crime, il cui concept è quello di mostrare lo svolgersi delle dinamiche di interrogatorio tra l’ufficiale di polizia e il sospettato di reato. Ebbene, obiettivo di questo articolo è analizzare quali sono i principi e le strategie da seguire per preparare e condurre un interrogatorio valido ed efficace, attraverso un confronto con quello presentato in Criminal[2]. Grazie a tale confronto, si potrà pertanto comprendere se l’interrogatorio condotto nell’apposita stanza della serie tv sia realistico o, al contrario, metta in scena il cd. “Mito di Hollywood”.

Interrogatorio.

Preliminarmente, occorre spiegare brevemente che cosa si intende per interrogatorio, per poter addurre alcune riflessioni utili per il proseguo della trattazione.

L’interrogatorio, in generale, è ”un processo di valutazione di un sospetto […], attraverso la proposta di opportune domande, al fine di trarre informazioni o correlare evidenze che possano essere utilizzate per la soluzione di un delitto”[3]

Da questa breve descrizione si può evincere quale sia l’obiettivo primario dell’interrogatorio: massimizzare la raccolta delle informazioni provenienti dall’interrogato sull’evento oggetto di indagine, per poter essere in grado alla fine di risolvere il caso. Ebbene, quello che in questa sede interessa, in particolare, è comprendere le modalità per raggiungere questo obiettivo. Si precisa fin da subito che per poter preparare e condurre un interrogatorio valido ed efficace – e quindi, in ultima analisi, massimizzare la raccolta di informazioni – non è sufficiente il rispetto delle regole contenute in un codice, ma è necessaria una sinergia con le scienze psicologiche.

Se si valuta l’interrogatorio nella realtà giuridica italiana[4], infatti, nel codice di procedura penale non si leggono procedure standard o protocolli investigativi predefiniti da seguire per la raccolta delle informazioni. Per quanto riguarda la conduzione dell’interrogatorio, peraltro, l’art. 65, co. 2, c.p.p. afferma soltanto che l’autorità giudiziaria deve porre le domande direttamente, senza esplicare come porre quelle domande o che cosa significhi porre domande opportune.

Questa lacuna può essere spiegata considerando che ad oggi, in Italia, sono ancora poche le ricerche sugli elementi psicologici a supporto delle tecniche utili per condurre un interrogatorio completo ed efficace. In Italia, infatti, sul tema degli interrogatori dei sospettati, di rado si frequentano corsi di formazioni sulle tecniche di interrogatorio, apprendendo come condurre un interrogatorio, ad esempio, grazie alle esperienze di colleghi che hanno maturato più anni di servizio. All’estero, invece, un’ampia letteratura mostra interesse nel voler delineare metodi scientifici di ascolto e di valutazione delle dichiarazioni emesse[5]. Per questo motivo, si discuterà delle strategie utilizzate dalla Polizia inglese e/o statunitense[6].

Preparazione dell’interrogatorio e Criminal. 

Criminal Spagna presenta un episodio intitolato “Carmen”. Questo è incentrato sull’interrogatorio di Carmen, appunto, la cui sorella minore è stata trovata affogata nella vasca da bagno. Il primo problema che emerge, non appena l’interrogante inizia a porre delle domande, è che Carmen l’interrogata non vuole parlare, sostiene di non ricordare nulla. A questo punto, l’interrogante, a fronte di questa barriera silenziosa e poco collaborativa, decide di assumere un atteggiamento incalzante e accusatorio per ottenere le informazioni di cui necessita. Quest’ultima, in particolare, insiste sul senso di colpa, utilizzando frasi come “avresti potuto salvarla” (riferendosi alla sorella morta annegata). Questo atteggiamento crea una forte agitazione e un forte stress nella persona interrogata. Come ricorda il noto profiler Douglass, però, «insulti o giudizi morali non sortiscono alcun effetto[7]». La persona interrogata, infatti, si chiude ancora di più in se stessa e, addirittura, appare ancora più confusa rispetto all’inizio. Ogni ricordo riguardo alla morte della sorella, cioè all’evento oggetto di indagine, sembra svanito, quasi non fosse mai accaduto.

Ricordando che obiettivo primario dell’interrogatorio è ottenere più informazioni possibili sull’evento oggetto di indagine, il mutismo di chi viene interrogato o la mancata collaborazione rappresentano un ostacolo che si deve assolutamente cercare di non far accadere o, in caso, di superare.

Ebbene, il racconto di questa parte di episodio ha permesso di mettere in luce la modalità erronea, quella da non seguire per evitare di mettere la persona sottoposta ad interrogatorio nella condizione di non parlare. Dunque, quale il metodo migliore per superare il mutismo ed acquisire più informazioni possibili?

Innanzitutto, si può sostenere senza indugio che la chiave per ottenere dall’interrogato le informazioni necessarie e per rendere l’interrogatorio realmente efficace sia preparare un buon interrogatorio. Se questo è vero, si può allora passare a descrivere, in maniera più precisa, quali siano gli elementi, i principi o, più in generale, le strategie che bisogna tenere a mente per essere effettivamente in grado di preparare un buon terreno per la conduzione dell’interrogatorio.

  • In primis, si ritiene essenziale conoscere i dati e la storia personale della persona interrogata. Si tratta di informazioni che vanno acquisite preliminarmente, prima dell’inizio dell’interrogatorio. Queste informazioni, in particolare, possono aiutare chi deve condurre l’interrogatorio a capire con chi ha a che fare e qual è il modo migliore per porsi durante l’intervista[8].
  • In secondo luogo, è necessario mettere la persona interrogata a proprio agio. Si crede, infatti, che tanto più l’intervistato si sentirà a suo agio durante l’intervista, tanto più sarà in grado di aprirsi e fornire un buon numero di informazioni. Al contrario, più aumenta lo stress, più aumenta la probabilità che l’interrogato si chiuda in se stesso e diminuisce la capacità mnemonica. Questo principio assume ancora più valore se si tratta, appunto, di un sospettato che ha commesso un reato e che si preoccupa per le ripercussioni di ciò che dirà[9].
  • É, ancora, indispensabile chiarire il fine dell’interrogatorio. È bene, cioè, che l’interrogante comunichi al sospettato che scopo precipuo dell’interrogatorio è accertare i fatti e ricostruire la verità, attraverso un racconto dettagliato e accurato. Al contrario, obiettivo dello stesso non è confermare una tesi piuttosto che un’altra, né acquisire informazioni forzatamente accurate, ignorando dubbi o lacune della memoria, che esistono e vanno accettati[10]. Si ritiene, peraltro che, la persona interrogata che non conosce le regole e le procedure del contesto giudiziario potrebbe maturare uno stato di ansia, stress e preoccupazione[11]. Stato quest’ultimo che, in accordo con quanto sopra esposto, deve essere evitato.
  • É, infine, fondamentale creare un rapporto con l’interrogato. La creazione di una relazione positiva tra intervistatore e intervistato è, invero, capace di produrre un ambiente privo di stress e di fattori stressanti, così da mettere la persona interrogata nelle migliori condizioni non solo per superare il mutismo, ma anche per parlare, per fornire delle informazioni. Sarebbe, pertanto, opportuno instaurare un rapporto colloquiale, non minaccioso. A questo fine, in particolare, è importante che si riesca a creare un clima di fiducia, un contesto informale e che la persona interrogata si senta ascoltata, capita, ma non giudicata. Un atteggiamento non corretto dell’intervistatore, al contrario, può spingere l’interlocutore a chiudersi del tutto, fino ad arrivare al mutismo assoluto[12].

Orbene, considerate le linee guida appena esposte, si prosegue soffermando l’attenzione sull’ultima parte dell’episodio “Carmen”. È opportuno mettere in luce, infatti, che a fronte della chiusura dell’interrogata e consci degli errori commessi dalla prima interrogante, si decide di cambiare la persona che deve condurre l’interrogatorio. Quest’ultima, a differenza della precedente, riesce a mettere Carmen a proprio agio, rivolgendosi a lei con tono pacato e non accusatorio; la stessa riesce, inoltre, a creare una relazione positiva con l’interrogata, comportandosi in maniera gentile ed empatica, tentando anche un contatto fisico con la stessa. Il risultato, alla fine, è di grande rilevanza: la creazione di questa dinamica positiva permette l’instaurazione di una conversazione, facilita la ricezione delle informazioni e, alla fine, porta l’interrogata a raccontare la verità su quanto realmente successo.

Sulla stessa linea dell’episodio Carmen si pone “Claudia”[13]. Similmente a quanto raccontato prima, anche durante questo interrogatorio avviene un cambio, a causa dell’atteggiamento improprio della prima interrogante. La seconda interrogante, invece, seguendo i giusti principi, adottando le giuste strategie e individuando la corda giusta fa parlare ed aprire Claudia. Per quanto il pattern di questo episodio, come anticipato, risulti simile al precedente, si è ritenuto opportuno riportarlo perché pare di particolare interesse. In questo caso, infatti, chi sta osservando lo svilupparsi dell’interrogatorio mette in luce la differenza tra la prima e la seconda parte, domandandosi in particolare il motivo per cui il primo interrogante in 5 ore non è riuscito ad ottenere nulla, mentre la seconda interrogante in 10 minuti è riuscita ad arrivare al punto d’interesse della questione. Per opinione di chi scrive, si tratta di una domanda retorica formulata per mettere in evidenza che anche un breve lasso di tempo, come 10 minuti, possono essere sufficienti per ottenere le informazioni necessarie, quando si osservano i giusti principi.

Si prosegue, poi, con “Julia”[14]. In questa sede colei che deve condurre l’interrogatorio, per ottenere le informazioni di cui necessita, si pone fin da subito in maniera accogliente, disponibile, non minacciosa e utilizza un tono pacato. L’interrogante, inoltre, al fine di mettere Julia a suo agio, chiarisce fin da subito le regole dell’interrogatorio. Una volta ricevute le prime risposte, l’interrogante ha, peraltro, cura di ringraziare per quanto le viene detto. In questo modo, quest’ultima non solo ha creato un clima privo di stress, ma è anche riuscita ad instaurare un buon rapporto con Julia, generando al contempo un clima di fiducia che porta la ragazza a parlare e fornire informazioni.

Infine, Criminal Germania presenta “Jochen”, un immobiliarista interrogato sulla scomparsa di un tuttofare e sullo scheletro trovato nelle fondamenta del suo primo progetto nella ex Berlino Est. In questo episodio si può desumere che l’interrogante, prima di iniziare l’interrogatorio, si sia preparato cercando di recuperare più informazioni possibili sulla persona che deve intervistare. Lo stesso, in particolare, si è informato su chi è Jochen, su qual è la sua storia, sui suoi legami affettivi, su cosa fa attualmente e sulla vittima dell’omicidio. Si può poi notare che l’interrogante, una volta iniziato l’interrogatorio ed avendo capito con chi ha a che fare, oltre a mettere a proprio agio Jochen per farlo parlare, inizia ad insistere su alcuni aspetti della sua vita personale, per tentare di individuare il possibile movente del delitto. Grazie ad un quadro preciso della sua persona, in effetti, pare che l’interrogante riesca ad individuare la corda giusta per potere procedere alla raccolta delle informazioni necessarie per la risoluzione del caso. Alla fine, infatti, Jochen rivela tutto quello di cui è a conoscenza.

Tutti gli episodi appena descritti confermano, dunque, come il rispetto dei principi e delle strategie più sopra discusse mettono effettivamente la persona interrogata nella condizione non solo di superare il mutismo, ma anche di parlare e di fornire informazioni. In sintesi, il rispetto di quelle linee guida prepara le basi per un corretto interrogatorio.

Conduzione dell’interrogatorio e Criminal.

Se la preparazione di un buon interrogatorio rappresenta un elemento imprescindibile per la buona riuscita dello stesso – in quanto serve per garantire che la persona interrogata superi il mutismo e fornisca informazioni sull’evento oggetto di indagine o, in altri termini, serve a farla parlare – non meno importante è il modo in cui vengono formulate le domande. Da questo, infatti, dipende la quantità e la qualità delle informazioni ricevute o, in altri termini, la qualità delle risposte[15].

Posto questo, ciò che si ritiene fondamentale ricordare è che, in sede di interrogatorio, è sempre opportuno iniziare con le domande aperte. La domanda aperta appare la forma migliore di raccolta delle informazioni, poiché in questo modo l’interrogato ha, a sua volta, la possibilità di dare una risposta aperta[16]. Consentire alla persona interrogata di esprimersi mediante un racconto libero, inoltre, contribuisce a metterla a suo agio, a far diminuire lo stress e, in ultima analisi, ad agevolare il ricordo dell’evento. Questa tipologia di domanda, infatti, produce risposte più lunghe e più ricche di dettagli rilevanti rispetto a domande di altro tipo[17].

Solo una volta che l’interrogato ha concluso la sua libera narrazione, è allora possibile iniziare a porre domande più specifiche ed eventualmente chiuse su quanto lo stesso ha riferito in precedenza. Al contrario, porre domande specifiche all’inizio rischia di creare suggestioni in capo alla persona interrogata. Un modo efficace di evitare i fenomeni suggestivi consiste, per l’appunto, proprio in uno stile narrativo libero, senza suggestioni o suggerimenti da parte dell’interrogante.

Orbene, in accordo con quanto appena descritto, si rileva che proprio nell’ultima parte dell’episodio di “Julia” l’interrogante, dopo aver messo l’interrogata a proprio agio e aver creato un rapporto positivo, procede con la formulazione di domande aperte, che in effetti lasciano a Julia ampio spazio di risposta. Grazie al clima di fiducia e alla conduzione del colloquio attraverso la formulazione di domande aperte, la persona interrogata si sente, così, libera di parlare e di esprimersi. Questa libertà di espressione concessa a Julia è stata di fondamentale importanza, in quanto l’ha messa nella condizione non solo di parlare, ma soprattutto di raccontare tutto ciò che si ricordava dell’evento oggetto di indagine. Durante l’interrogatorio, infatti, Julia è arrivata ad aggiungere all’evento oggetto di indagine dei dettagli di cui, se fosse stata del tutto estranea al fatto, non sarebbe potuta essere a conoscenza. La rivelazione di questi dettagli, pertanto, ha assunto un valore fondamentale in termini di risoluzione del caso.

In conclusione, alla luce di quanto sopra esposto, si può sostenere che l’interrogatorio messo in scena da Criminal possa essere considerato realistico. Attraverso la serie tv di Netflix, infatti, emerge un interrogatorio aderente ai principi e alle strategie che è bene seguire per essere, effettivamente, in grado di preparare e condurre un interrogatorio valido ed efficace.

Fonte dell’immagine: pixabay

[1] Criminal è una serie tv antologica divisa in quattro mini – serie tv, composte a loro volta da tre episodi ciascuna, ambientate in Regno Unito, Germania, Francia e Spagna.

[2] Si precisa che verranno prese in considerazione solo alcune delle puntate della serie tv e, segnatamente, quelle che secondo l’opinione di chi scrive sono più attinenti al focus dell’articolo.

[3] M. Picozzi, A. Zappalà, L’apporto del profiling all’interrogatorio, in Criminal Profiling. Dall’analisi della scena del delitto al profilo psicologico del criminale, McGraw-Hill Education, 2001, p. 327.

[4] Per un maggiore approfondimento, si rimanda a https://www.iusinitinere.it/interrogatorio-fattori-buona-condotta-e-efficacia-8525.

[5] L. Caso, N. Palena, Tecniche di interrogatorio con soggetti adulti: una rassegna internazionale, in Rassegna italiana di criminologia, Pensa MultiMedia Editore, 2/2018, p. 131.

[6] È bene, comunque, rilevare che disquisire su principi o strategie nati all’estero acquista senso proprio in virtù di tale lacuna. Questa, infatti, concede ampi margini di discrezionalità sia in punto di assunzione di informazioni sia in punto di modalità di conduzione degli interrogatori. Tale lacuna permette, inoltre, flessibilità e aderenza dell’interrogatorio alle specifiche necessità del caso concreto. Le domande, pertanto, possono essere poste nel modo che ritiene più congeniale colui che le pone.

[7] J. Douglas, M. Olshaker, Mindhunter, Longanesi, 2017, p. 123.

[8] L. Caso, A. Vrij, L’interrogatorio giudiziario e l’intervista investigativa, Il Mulino, 2018, p. 83.

[9] Ibidem.

[10] T. Fornaciari, Il ruolo della psicologia investigativa nella raccolta e nell’analisi delle testimonianze nelle indagini di polizia, in https://poliziamoderna.poliziadistato.it/articolo/56c4914527e67340237768, 1 gennaio 2014.

[11] L. Caso, A. Vrij, L’interrogatorio giudiziario, cit., p. 80.

[12] M. Picozzi, A. Zappalà, L’apporto del criminal profiling, cit., p. 334.

[13] Claudia è un episodio di Criminal Germania.

[14] Julia è un episodio facente parte di Criminal Regno Unito.

[15] L. Caso, A. Vrij, L’interrogatorio giudiziario, cit.,  p. 84.

[16] Ivi, p. 103.

[17] D. Particelli, Tecniche investigative: come condurre al meglio un interrogatorio e cosa spinge un sospettato a confessare, in , 1 gennaio 2011.

Avv. Maria Vittoria Maggi

Avvocato penalista, esperta in Scienze Forensi, Vice Responsible dell'area di Criminologia di Ius in Itinere. Maria Vittoria Maggi nasce a Padova il 29/07/1992. Dopo un percorso complesso, ma ricco, si laurea  in giurisprudenza il 7 dicembre 2016 con voto 110/110, con tesi in procedura penale, dal titolo "L'esame del testimone minorenne". Prima della laurea, Maria Vittoria svolge uno stage di sei mesi presso il Tribunale di Trento: i primi tre mesi, svolge mansioni legate alla  sistemazione dei fascicoli del giudice e alla citazione di testimoni; per i restanti tre mesi, affianca un magistrato nell'espletamento delle sue funzioni, con particolare riferimento alla scrittura dei capi di imputazione e dei decreti, alla partecipazione alle udienze, alla risoluzione di problematiche giuridiche inerenti a casi in corso di udienza. Una volta laureata, il 7 febbraio 2017 Maria Vittoria decide di continuare il percorso iniziato in precedenza e, così, diventa tirocinante ex art. 73 d.l. 69/2013 presso il Tribunale di Trento. Durante i 18 mesi previsti di tirocinio , la stessa ha assistito un Giudice Penale partecipando alle udienze e scrivendo le motivazioni delle sentenze. Contestualmente al primo anno di tirocinio, Maria Vittoria ha voluto approfondire in maniera più seria la sua passione. Ha, così, iniziato un Master di II livello in Scienze Forensi (Criminologia, Investigazione, Security, Intelligence) presso l'università "La Sapienza" di Roma. Ha concluso questo percorso il 16 febbraio 2018, con una votazione di 110/110L e una tesi dal titolo "L'interrogatorio e l'analisi finalizzata all'individuazione del colpevole". Una volta concluso anche il tirocinio in Tribunale, Maria Vittoria ha intrapreso la pratica forense presso uno studio legale a Trento, approfondendo il diritto civile. Dal 29 ottobre 2018 si è, quindi, iscritta al Registro dei praticanti dell’Ordine degli Avvocati di Trento. Dopo questa esperienza, nell'ottobre 2019 Maria Vittoria decide di frequentare anche un rinomato studio penale di Trento. Questa frequentazione le permette di completare, a tutto tondo, l'esperienza penalistica iniziata con un Pubblico Ministero, proseguita con un Giudice e conclusa con un avvocato penalista. Il 23 ottobre 2020, Maria Vittoria si abilita all'esercizio della professione forense. Dal novembre 2020 Maria Vittoria fa, inoltre, parte di LAIC (Laboratorio Avvocati-Investigatori-Criminologi). Collabora per le aree di Diritto Penale e Criminologia di Ius in itinere. email: mvittoria.maggi92@gmail.com

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